Coi Pokémon non si scherza: uno studio cinese l’ha imparato a sue spese

pokemon tribunale

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Gli avvocati di The Pokémon Company colpiscono ancora: a farne le spese questa volta è una software house cinese.

Negli ultimi mesi i Pokémon sono stati protagonisti più in tribunale che nei videogiochi: il caso giudiziario più eclatante dell’ultimo periodo è stato sicuramente quello che ha coinvolto Palworld, la cui software house Pocket Pair è stata citata in giudizio da Nintendo e The Pokémon Company per la violazione di alcuni brevetti, ma a quanto pare la furia di TPC non si è placata e questa volta a farne le spese è stata uno studio di sviluppo cinese.

La situazione in questione è molto diversa da ciò che è accaduto con Palworld, a partire proprio dalle accuse: se con Pocket Pair si è trattato di violazione di brevetto, in questo caso invece parliamo di appropriazione indebita di proprietà intellettuale e dunque sostanzialmente violazione di copyright dato che questa società cinese (anche se molto probabilmente ci sono più studi di sviluppo alle spalle) ha lanciato un gioco che sostanzialmente è un “rip-off” dei titoli Pokémon, come si suol dire in gergo.

palworld pokemon

Si tratta di un caso che in realtà non è assolutamente isolato dato che il mondo dei giochi mobile soprattutto è pieno di applicazioni che copiano spudoratamente musiche, modelli, artwork e altri elementi da giochi più famosi sfruttando la loro nomea per ottenere quanti più download possibili; Pokémon è uno dei titoli più colpiti da queste pratiche e stavolta TPC ha deciso di intervenire col pugno duro.

Uno studio cinese dovrà pagare un risarcimento a The Pokémon Company

La causa tra The Pokémon Company e questo studio di sviluppo, il quale ha alle spalle diverse società tech cinesi tra cui Guangzhou Maichi Network Technology e Khorgos Fangchi Network Technology, andava avanti in realtà da diversi anni e alla fine il tribunale cinese ha condannato la software house di questa applicazione a pagare un risarcimento sostanziale nei confronti di The Pokémon Company, anche se la cifra non è stata resa pubblica.

Dopo la sentenza i creatori dell’app si sono scusati pubblicamente per aver sfruttato la proprietà intellettuale di Pokémon e aver violato più volte il diritto d’autore, una serie di colpe che in realtà per chi conosce il brand dei mostriciattoli tascabili erano già palesi guardando anche semplicemente immagini e video promozionali di questa app che rubava anche il nome, dato che si chiamava Pocket Monster: Remake.

In ogni caso se state cercando un’alternativa a Pokémon che sia perfettamente legale in attesa di scoprire le prossime novità in arrivo il 27 febbraio dopo l’annuncio dello scorso anno di Leggende Pokémon Z-A, vi consigliamo di provare Cassette Beasts: un RPG monster collector nel quale le creature non si catturano, ma è possibile trasformarsi in esse utilizzando delle musicassette, con una storia avvincente tra il terreno e l’ultraterreno.

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