Il pugno di ferro di Nintendo si è abbattuto sui leaker (e ha fatto male)

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Secondo i documenti del tribunale depositati martedì, The Pokémon Company ha risolto con successo una causa intentata nel novembre 2019 contro due leaker che avevano diffuso online contenuti della guida strategica di Pokémon Spada e Scudo prima della release del gioco.

Gli imputati sono tenuti a pagare a The Pokémon Company 150.000 dollari ciascuno in danni e spese legali.

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Quando The Pokémon Company ha intentato la causa per la prima volta, aveva solo gli screenshot delle guide pubblicati in una chat Discord.

Nel corso della causa, The Pokémon Company ha scoperto che uno dei due imputati ha scattato le foto mentre era impiegato presso l’azienda assunta per stampare la guida strategica. Il secondo imputato ha poi condiviso le foto su Discord, da cui si sono diffuse ad un “pubblico mondiale”, secondo quanto affermato da The Pokémon Company nella denuncia originale. Le foto rivelavano caratteristiche che non erano state viste prima, come le forme Gigantamax di alcuni Pokémon.

The Pokémon Company ha detto in quella denuncia che ha “reagito rapidamente” alle fughe di notizie, che tuttavia sarebbero varie: prima e dopo che queste immagini fossero disponibili online, un sito web portoghese ha leakato e pubblicato una serie di notizie, fatto che lo ha portato a essere inserito nella lista nera di Nintendo. Pubblicati su internet anche video del gioco.

Il caso #GameFreakLied

La mano dura di Nintendo verso dei leak non dovrebbe sorprendere, tenendo presente l’ostilità dell’azienda verso tutte quelle azioni che possano danneggiare i suoi interessi, ma questo caso si ricollega a un altro, il #GameFreakLied, una vera e propria campagna social scatenata da una parte dei fan del brand all’epoca contro l’azienda produttrice del gioco (qui un report dettagliato).

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Secondo i leaker infatti la loro azione sarebbe stata mossa dall’intento di dimostrare prima dell’uscita del gioco che Game Freak avrebbe riutilizzato modelli di Pokémon dei giochi precedenti nonostante Spada e Scudo fosse ambientato in una zona completamente nuova con all’interno specie nuove (sempre secondo la parte del fandom che ha iniziato la polemica).

Va detto che si tratta di una situazione complessa: il gioco è stato contestato dall’intera community per un insieme di motivi quali animazioni inesistenti e grafica non soddisfacente, mentre l’argomento dei modelli uguali a quelli dei precedenti episodi del brand è contestato da parte dei fan.

Entrando nello specifico della polemica, tuttavia, all’epoca il producer Junichi Masuda spiegò la questione in modo tecnico, argomentando che l’innovativo livello di dettaglio di Nintendo Switch imponeva di lavorare su una quantità molto esigua di Pokémon dal concept nuovo di zecca, in modo da potersi concentrare sulla resa grafica.

I fan hanno preso questo fatto come una sorta di affronto, in quanto interpretato come un andar contro la famosa filosofia dell'”Acchiappali tutti” e del “I Pokémon son tutti differenti” (sui quali di fatto si basa il concept dell’intero brand e del gioco).

Se a questo aggiungiamo che all’epoca vari giocatori fecero presente che le animazioni dei giochi Pokémon non fossero mai così elaborate da necessitare chissà quali ritocchi grafici sofisticati, ecco che le accuse di riciclo di modelli acquisivano un peso ancora maggiore.

Politiche protezioniste e pericoli di tossicità

E’ chiaro che la situazione che si è andata a creare è una fotografia interessante di uno dei fandom più potenti e storici del gaming mondiale, e anche delle conseguenze delle sue dinamiche interne.

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Se come detto prima le politiche di protezione di Nintendo sulle sue IP e dei prodotti da essi derivati appaiono come al solito un esempio di ferocia raro da trovare nel campo dell’industria del videogioco, in grado di scatenare guerre della durata di anni contro chiunque danneggi i piani dell’azienda (anche e soprattutto in termini di marketing), dall’altro emerge una situazione di affezione a un brand da parte di alcune fazioni di fan che si avvicina terribilmente alla tossicità.

Intendiamoci: non c’è assolutamente niente di brutto nello zoccolo duro che Nintendo è riuscita a costruire attorno ai Pokémon nel corso di più di venti anni, curati con una cura maniacale e una capacità da maestri di strutturare un impero commerciale di uscita in uscita. E se ci pensiamo è comprensibile che un giocatore di lungo corso, nato e cresciuto con l’idea di mettere le mani su giochi che permettano di esplorare mondi fantastici alla ricerca di creature sempre nuove, possa sentirsi preso in contropiede da un riciclo di design delle suddette creature.

Tuttavia, attacchi all’azienda produttrice attraverso leak e campagne organizzate conducono sempre a pieghe spiacevoli (come le minacce di morte che hanno colpito Game Freak). Uniamo a questo il fatto che i leak sembrano essere partiti dall’interno dell’azienda, e la situazione sembra sempre più uno di quei classici casi tanto ingarbugliati da far venire il mal di testa.

Un ennesimo esempio del complicato rapporto che Nintendo ha con i propri fan, evidenziato da vari episodi: dalle cancellazioni di progetti fan made con sue IP a prescindere dalla volontà di lucrare al non deprezzare mai i giochi per rispetto nei confronti di chi acquista al Day One.