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The Witness gratis sull’Epic Games Store

Continua la politica del nuovo e discusso store di Epic Games di regalare ai propri utenti un videogioco ogni due settimane. Quasi sempre si trattava di titoli validi, ma questa volta si sono decisamente superati: dal 4 al 18 aprile 2019 potrete infatti scaricare gratis (e tenere per sempre!) il pregevolissimo The Witness (a questo link). Non vi azzardate a farvelo scappare, anche se ora non pensate vi interessi, ché altrimenti vi mangerete le mani in futuro – garantito.

Ma che cos’è questo The Witness, per chi non ne avesse sentito parlare?

The Witness è un puzzle game del 2016 di Jonathan Blow, lo stesso designer di Braid. Un gioco dal design sopraffino e dal comparto artistico studiato nei minimi particolari – ogni tassellino è al suo posto, proprio dove dovrebbe. Un gioco che giustamente è stato accolto da recensioni molto positive.

The Witness è una coloratissima, pacifica ed evocativa isola piena di rompicapo in ogni dove. Senza personaggi al di là di voi, senza dialoghi (anche se incontrerete tracce audio e video che rinforzano i temi del gioco).

Appena usciti dall’asettico corridoio iniziale, vi ritroverete circondati da paesaggi variopinti.

Ma The Witness è anche una metafora del metodo scientifico: man mano che si procede, i puzzle conterranno dei simboli, e risolvendoli penserete “ah-ha! Quindi questi simboli significano questo!”, e andando avanti con la vostra ipotesi riuscirete a risolvere anche puzzle successivi – finché, a volte, a un certo punto, non funzionerà più. Com’è possibile? Spremendosi le meningi e tentando altre soluzioni, arriverete al “Come ho potuto non vederlo prima!”, al capire che c’è un altro significato assegnabile a quegli stessi simboli che “spiega” e risolve sia i nuovi puzzle che quelli vecchi. E non potrete più vederla nel modo di prima.

E The Witness è un viaggio: un viaggio in cui nessuno vi spiega nulla, e pian piano familiarizzate con i simboli dei puzzle interiorizzandoli, sbloccando nuove zone dell’isola con nuovi simboli, che a loro volta interiorizzerete, fino a diventare madrelingua di questi simboli – saranno una seconda pelle, agirete d’istinto perché il significato sarà cristallino, in un processo di una soddisfazione indescrivibile.

Nonostante non venga mai spiegato cosa fare e non ci sia tecnicamente un tutorial (ma c’è chi dice che l’intera isola sia un tutorial per la sfida segreta finale…), The Witness non è mai spaesante – non vi sentirete oppressi e sopraffatti dall’imperscrutabilità degli enigmi: vi mette alla prova, ma a modo suo è corretto e trasparente. Sarà sempre chiaro l’obiettivo – il punto è arrivarci, ma ogni singolo puzzle è logico, e ogni simbolo ha un significato.

Il primo “puzzle”, che sblocca l’accesso all’isola, è semplicissimo. Da lì in poi si aggiungeranno man mano complicazioni, con una curva di difficoltà semplicemente perfetta.

Tutto ruota attorno all’idea di pannelli con percorsi da delineare, partendo da un cerchio e arrivando a un’estremità. Detta così non sembra niente di intrigante, ma invece Blow è riuscito a giocarci attorno e spaziare attraverso più livelli di significato in modo geniale – qualunque cosa può essere isomorfa alle linee o ai pannelli o alla soluzione: qualunque. E per converso, tutto è integrato, così che la piccola barchetta che vi permette di raggiungere diverse zone dell’isola si utilizza tramite pannelli equivalenti agli altri puzzle, così come interruttori e ascensori vari seguono la medesima logica – l’onnipresente logica dell’isola con mille variazioni sul tema.

A volte saper guardare la foresta anziché gli alberi aiuta.

Una logica che si insinuerà come un virus nella vostra mente, e grazie alla “mechanical transference” per qualche settimana dopo aver giocato non potrete camminare per strada, entrare in ristoranti, guardare pareti, sedili, paesaggi senza vedere ovunque le linee e i simboli di The Witness.

L’obiettivo dell’autore era infettare, trasmettere l’ossessione per i codici e i messaggi nascosti di cui si parla – l’ossessione dell’autore stesso, come anche di Bach e di chi ha passato la vita a cercare messaggi nascosti nella Bibbia o in Shakespeare (si può trovare un eccezionale video a riguardo in The Witness). E il gioco riesce egregiamente nel suo compito – nel farvi vivere l’esperienza e l’ossessione di Blow, nel replicare il suo stato mentale, nell’innestarvi la chiave di lettura che è faticosa da costruire, ma che una volta acquisita sarà irresistibilmente e spontaneamente applicata a tutto (il breve video qui sopra lo spiega molto bene).

Il monastero.

L’unico difetto di The Witness è che è un viaggio che si può vivere una volta sola – dopo averlo compiuto, dopo essere divenuti madrelingua del simbolismo dell’isola, non è possibile ricominciare e rivivere il senso di scoperta e di attribuzione di significati per tentativi ed errori. Perché ormai quei simboli li vedrete immediatamente per il significato che hanno.

Non posso più rivivere quell’esperienza unica che è stata The Witness. Ma come l’ossessione ha infettato la mia mente, ora vuole espandersi nelle vostre.

Voi potete ancora vivere The Witness. E per di più gratis.

Fatelo. Vogliatevi bene.

This post was published on 3 Aprile 2019 14:06

Alex Grisafi

Classe '93, siciliano di origini, bresciano di nascita, a Milano per studi e lavoro. Ho iniziato con i giochi di ruolo in seconda media con D&D 3.5, arrivando a giocarne una settantina (a novembre 2019), dai più noti agli indie. Ho approfondito parecchio questioni di game design dei GDR e di come i sistemi permettono di raccontare alcune storie e non altre - e intersecando il tema con un altro che mi sta a cuore, ossia della rappresentazione e inclusività di categorie marginalizzate.

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