The Crew – Recensione

Articolo a cura di Giulia Ambrosini

A distanza di alcuni mesi dalla Closed Beta su PC, The Crew è arrivato sugli scaffali dei nostri negozi e i server sono stati riaperti definitivamente per ospitare i giocatori che popoleranno questo MMO racing game di Ubisoft. Già tempo fa avevamo inevitabilmente fatto un parallelo fra questo particolare titolo e i suoi compagni di genere, mettendone in luce i punti di forza e qualche lacuna che speravamo venisse risolta per un lancio con meno imprevisti rispetto ai recenti titoli della software house. In questo caso non si tratta propriamente di uno studio principale bensì di Ivory Tower, che pur avendo maturato una certa esperienza sul genere necessitava forse di un aiuto maggiore da parte di Ubisoft per gestire un titolo dalle aspettative così alte. Nonostante le buone premesse e il tempo sufficiente a rifinire certi dettagli, ci troviamo di fronte ad un titolo con una personalità meno forte del previsto e, a distanza di una settimana, ancora gravato da alcuni pesanti problemi di stabilità.

CREW TROPPO MARGINALI
Come già annunciato, The Crew prevede una campagna affrontabile in single player che occuperà il giocatore per circa 15-20 ore. Nei panni di Alex vivremo una storia di vendetta dal sapore a tratti insipido che tuttavia riuscirà sempre a fare da filo conduttore fra le diverse missioni che ci verranno affidate. Spinto a collaborare con l’FBI perché accusato ingiustamente della morte di suo fratello, Alex dovrà cercare di incastrare i veri colpevoli dell’omicidio aiutati da un agente di polizia corrotto. La campagna costituisce indubbiamente il fulcro dell’offerta e se da una parte quest’ultima rivela una buona quantità di contenuti e una discreta varietà, dall’altra limita di fatto la natura online del titolo. Le numerose missioni infatti presentano una struttura più adatta al singolo e a meno che l’utente non abbia un gruppetto di amici con cui portare avanti la storia in cooperativa, egli difficilmente troverà un buon motivo per effettuare il matchmaking e cercare altri giocatori. Ciascuna sessione di gioco può ospitare un massimo di 8 giocatori ma ad ogni matchmaking i server individueranno solamente tre giocatori da affiancarci. Passando in una diversa regione della mappa verrà inoltre effettuata una nuova ricerca per individuare i giocatori online in quella zona. La creazione della Crew sembra quindi principalmente un pretesto per rimanere in contatto all’interno del mondo di gioco con i propri amici, piuttosto che un metodo funzionale per trovare nuovi compagni d’avventura. Naturalmente potremo incontrare gli altri giocatori presenti nell’area, ma non è possibile interagire con loro per dare il via ad una sfida testa a testa o per invitarli direttamente al gruppo e l’invito tramite il menù resta la soluzione preferita.


QUANTITA’ INCREDIBILE MA QUALITA’ ALTALENANTE
The Crew vanta indubbiamente la mappa di gioco più vasta per il suo genere. Il gioco propone infatti una riproduzione in scala degli Stati Uniti d’America, e in ciascuna regione proseguendo nella storia sarà possibile sbloccare un’officina dove personalizzare i propri veicoli e verranno sbloccate cinque differenti fazioni a cui potremo decidere di unirci per svolgere una serie di attività aggiuntive. I diversi gruppi sono rappresentati da un animale e possiedono un logo identificativo, che tuttavia non viene riportato sulla nostra vettura nel corso delle competizioni dedicate. L’idea di introdurre questi contenuti slegati dalla campagna poteva arricchire in maniera interessante il titolo, ma la gestione ha rivelato una certa superficialità. Al di là del logo identificativo assente che non permette di identificarsi con la fazione scelta, le missioni si sono rivelate piuttosto articolate e un giocatore poco attento o poco interessato ad approfondire potrebbe lasciarle totalmente in disparte. Proseguendo nella campagna verranno sbloccate nelle diverse regioni anche delle stanze dedicate alla ricerca delle partite online PvP, dove sarà possibile scegliere fra due tipologie di attività: Tutti contro Tutti e Guerra tra Fazioni. La prima conta un massimo di quattro giocatori per partita – un numero piuttosto basso che rende la competizione meno serrata – al termine del quale il vincitore potrà scegliere le condizioni per il match successivo. In Guerra tra Fazioni invece il limite è di otto giocatori divisi in due squadre, rappresentate da un logo particolare. La squadra di appartenenza corrisponde alla fazione scelta nel corso della campagna e qui il logo è visibile sulla carrozzeria della vettura.


IN GIRO PER GLI STATES
L’esplorazione dell’ambiente era, assieme alla possibilità di condividere con i giocatori un mondo vivo ricchissimo di attività, un potenziale punto di forza straordinario, che purtroppo viene sostenuta solo in parte da una serie di Prove disseminate lungo le strade, a cui sarà possibile partecipare semplicemente attraversando la zona indicata da un indicatore. Si tratta di sfide di abilità brevi che consistono ad esempio in slalom tra il traffico cittadino, percorsi con una traiettoria definita, salti, distruzione di oggetti particolari ed altro ancora. La varietà anche per le sfide secondarie è buona ed offre al giocatore la possibilità di accumulare esperienza e sbloccare potenziamenti per le proprie vetture usate nelle prove. Un aspetto particolare di The Crew consiste nella possibilità di affrontare in maniera assolutamente lineare tutte le missioni della storia, al termine delle quali vengono sbloccati i potenziamenti per salire di livello, ma capiterà di imbattersi in gare particolarmente impegnative che richiedono al giocatore un livello specifico, ottenibile solo mediante l’esecuzione delle prove secondarie. L’esplorazione dell’ambiente diventa quindi in certi frangenti obbligatoria, mentre generalmente l’avanzamento è forse fin troppo lineare e ci porta a percorrere tutta l’East Coast fino a Los Angeles in un lungo tour inframezzato da qualche sequenza narrativa ben studiata ma mai capace di superarsi. Dopo aver giocato per alcune ore alla campagna, completando anche qualche sfida di abilità secondaria, si finisce col conoscere bene tutti i contenuti che il gioco può offrire e una volta completata la storia la spinta a proseguire è legata alla possibilità di raggiungere il level cap (50), nel caso non lo si fosse già raggiunto. Il sistema di crescita è gestito in maniera differente rispetto ad altri racing game e si avvicina di più ai GDR classici, dove ad ogni sfida portata a termine vengono rilasciate delle ricompense casuali basate sulla difficoltà e sulla medaglia ottenuta, con valore tra l’1 ed il 50. La stima complessiva del valore dei pezzi ottenuti con le gare determina il livello di potenziamento raggiunto, che andrà poi ad influire sulle prestazioni della vettura. Presso le officine quindi non sarà possibile effettuare un upgrade manuale delle diverse componenti delle vetture, modificando a piacere trazione, freni, pneumatici ecc, ma sarà possibile solo modificare l’estetica del veicolo. Qui fortunatamente le opzioni sono numerose, con la possibilità di personalizzare gli interni e di applicare diverse modifiche come spoiler e alettoni. Per quanto riguarda il parco macchine la varietà non ci ha lasciato particolarmente stupiti. Delle 50 macchine a disposizione la maggior parte sono modelli americani e per un titolo così mastodontico in termini di ambienti di gioco, ci aspettavamo qualche vettura in più inserita di base. Segnaliamo infatti la presenza di microtransazioni e la presenza di DLC che aggiungeranno progressivamente altre auto.


TIRANDO UN PO’ LE SOMME
The Crew rivela un’organizzazione un po’ affrettata dei contenuti; tra missioni cooperative che comunque finiscono per puntare sulla vittoria del singolo e un sistema di gioco che lascia troppo spazio alla guida scorretta. Spesso recandosi in una località per svolgere una missione principale si passa inevitabilmente attraverso un’area che delimita una Prova senza volerlo, e l’esplorazione finisce troppo spesso per ridursi al passare da un luogo all’altro per seguire la storia. Le lacune più gravi del titolo tuttavia si riscontrano sul modello di guida, elemento essenziale per ogni racing game che aspiri a lasciare il segno, e in questo The Crew fallisce miseramente. La fisica dei veicoli si era dimostrata già in fase Beta piuttosto deludente, con una esagerata propensione delle vetture ad entrare in derapata e sfortunatamente non abbiamo riscontrato nessun miglioramento nella versione definitiva del gioco. Il modello di guida è assolutamente arcade ma le auto finiscono per diventare ingestibili e l’effetto elastico consistente rende frustrante le gare più complesse. Anche il livello di difficoltà non presenta una crescita costante adatta a chi vuole imparare a padroneggiare le meccaniche del titolo. Dopo una serie di gare banali ci si può imbattere in una competizione molto più ardua senza una buona continuità. Da un punto di vista tecnico il titolo presenta numerosi difetti; da una modellazione poligonale discreta solo per pochi veicoli ad una pulizia d’immagine assolutamente scadente. Il filtro anti aliasing sembra assente e gli scorci ambientali non hanno particolare fascino con alcune aree anche piuttosto spoglie. In questo senso l’ampiezza degli ambienti non riesce a soddisfare il desiderio di libertà e di esplorazione che un titolo di questo tipo dovrebbe offrire. Infine abbiamo l’elemento che determina la bontà di ogni gioco always online che si rispetti: la stabilità dei server. Attualmente l’esperienza di gioco ha riservato parecchia frustrazione per via delle frequenti disconnessioni e la lentezza del matchmaking (un altro motivo per cui si finisce per giocare da soli alla campagna nonostante la possibilità di affrontarla in coop). I fenomeni di lag sono frequenti e pesanti, tanto che le competizioni con gli altri giocatori finiscono per diventare delle resse caotiche con vetture che appaiono di colpo o finiscono fuori strada. L’esperienza di gioco, se valutata per le sue importanti features online, risulta quindi attualmente insufficiente, mentre ha ancora qualcosa da offrire a chi non vuole per forza di cose cimentarsi nella cooperativa o nelle gare online, poiché possiede una campagna solida. Non possiamo tuttavia non rimanere turbati dalla qualità tecnica altalenante dei titoli Ubisoft che in un modo o nell’altro vanno fixati con svariate patch. In questa prima settimana il bilancio è appena sufficiente, staremo a vedere se la situazione migliorerà nei prossimi mesi.