Le Mie Ragguardevoli Sessioni – #3 Battute squallide sugli elfi

Le mie ragguardevoli sessioni #3

Le mie Ragguardevoli Sessioni è una nuova rubrica a cura di Admin T, fondatore della nota pagina Sesso Droga e D&D ,  ospiteremo un loro articolo ogni mercoledì.
Indice :
#1 – Botte Eretiche e Fagioli Spaziali
#2 – Come tutto ebbe inizio

 

Pine-ruolo*, anno Domini 2004.

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

La ridente città di Pine-Ruolo
Un evergreen oramai.

Il nostro party si era formato da poco, ma con Mumu, Risso e Porpo avevo già vissuto tante avventure da scrivere una saga fantasy di tutto rispetto; anche se Mumu lo diceva sempre: “Troppe saghe fanno male!“.

A capo di tutto, guida illuminata del party*, il nostro magnifico master dalla fervida fantasia: Jack, sovrano della pietra grigia e messia dei funghi luminosi.
Se vi siete persi il racconto di come ci siamo conosciuti, della nostra prima sessione, della pietra grigia e dei funghi luminosi, potete recuperare qui (LINK).

Oggi vi racconterò di come sono nate le nostre continue e ormai scontate battutone sugli elfi, le cui origini risalgono appunto all’epoca. Il tutto fu a causa di una vendetta del master nei nostri confronti.

Eravamo a casa di Jack per la sessione settimanale e il futuro non poteva sembrarci più roseo in quel pomeriggio primaverile: cinque nerd imberbi (anche se io ho la barba lunga da quando sono nato) attorno ad un tavolo, alle prese con quella che sarebbe stata la passione più grande della nostra vita.

Ovviamente non sto parlando del gioco di ruolo, né del mangiare patatine scadenti e bere bibite scadute, ma del far cadere i dadi dal tavolo.

Porpo era specializzato nel fare la torre di dadi, impilandoli in equilibrio precario, al fine di dimostrare ὕβϱις (tracotanza) e sfidare l’autorità indiscussa del master. La torre di Babele in confronto era stata una sciocchezza e nemmeno Icaro l’aveva fatta così fuori dal vaso, tentando di volare verso il Sole.

Infatti la torre crollava puntualmente e i dadi, impazziti, schizzavano ovunque per finire negli anfratti più reconditi della casa e dando il via ad interminabili ricerche archeologiche.

Un cimitero di dadi

A questo punto sarebbe bellissimo dire: “E pensate che oggi fa l’architetto”, ma purtroppo non è così. Nemmeno l’archeologo se è per questo.
Mumu era il più gaggio* di tutti, perché il ragazzo della sorella dell’amico del cugino, da parte di madre, gli aveva spiegato come far girare i dadi.
Al contrario di me, che facevo girare ben altro. Con la giusta rotazione delle dita e una spinta sufficiente, i dadi di forma più prossima ad una sfera cominciavano a girare come trottole sul tavolo.

La fisica ci faceva un baffo, perché questa era magia ma, purtroppo, la magia aveva un limite. Appena prima di fermarsi, il dado pendeva pericolosamente su una delle facce e questo causava una frattura nello spazio-tempo, per cui il dado un attimo prima era lì e un attimo dopo era sotto il divano, impossibile da raggiungere.

Per quanto mi riguarda, cercavo di imitare la maestria dei due qui sopra, con l’unico risultato di far cadere i dadi dal tavolo; mentre Risso era di tutt’altro avviso.
I dadi, se toccano terra, erano sporchi e maledetti da ogni divinità malvagia di ogni phanteon, quindi non avrebbero mai più fatto buoni tiri.
Infatti correva immediatamente a comprarne un nuovo set*, quelle rare volte in cui cadevano dal tavolo anche a lui. Questo era un chiaro esempio del suo essere zen e non potevo fare altro che ammirarlo. Ovviamente lo ammiravo a causa della sua disponibilità economica.

Questo non era un preambolo. È esattamente quello che stava succedendo a casa di Jack quel pomeriggio… e dovevamo cominciare a giocare da almeno un’ora.
Al che il master, dopo aver ristabilito l’ordine intimando a Porpo di interrompere le ricerche del dado mancante, decide di punire il party e sceglie proprio me come capro espiatorio.

“State percorrendo il sentiero nel bosco, alla ricerca di un po’ di dignità. Le foglie sono verdi e la terra è marrone. All’improvviso (tirate su Ascoltare) venite accerchiati da diverse figure sugli alberi, di forma umanoide.” narra Jack, pregustandosi la vendetta.

Un tipico bosco potenzialmente abitabile dagli elfi (Foto credit : Il nostro project manager)

“Faccio una prova di Conoscenza per capire che tipo di creature sono, tanto ho punti-abilità come se piovesse.” interviene Risso, dall’alto della sua professione di Power-Player.
“Sono elfi.” risponde tranquillo il master.

“Evviva! Gli elfi!” esclamo io, che stavo giocando una sorta di ranger elfo specializzato nel tiro con l’arco, di nome Rasta-Elf. All’epoca, oltre che di musica irlandese e metal, ero appassionato di reggae.

Il gruppo di orecchie-a-punta non voleva farci la pelle, ma semplicemente portarci nel loro villaggetto sugli alberi per passare un gradevole pomeriggio a scambiarci informazioni e convenevoli, sorseggiando tisana di foglia e gustando pasticcini di bruco. Ci cimentiamo, dunque, in una sessione diplomatica per reperire il maggior numero di notizie sulla regione a noi ignota. Non manca il duello, in amicizia, col campione del villaggio e il giretto dal mercante per far incetta di oggetti magici, esotici e introvabili.

Il mio PG era molto interessato ai veleni da applicare sulle punte delle frecce e chiede quindi al mercante se ne è provvisto. Purtroppo non tratta articoli del genere in quanto gli sembrano adatti a pratiche malvagie.

Porpo: “Ma non è da malvagi se vien fatto a fin di bene!”
Mumu: “Invece sì, è da codardi combattere così… di conseguenza è sbagliato e malvagio!”
Risso: “Andiamo a leggere sul manuale!”
– Due ore di discussione out game sugli allineamenti*

Arriva quindi al termine la nostra visita in questo luogo ameno, con queste persone così cordiali. Ristorati e felici ci accingiamo a riprendere il nostro viaggio, quando il capo degli elfi mi chiama: “Giovane arciere, vogliamo farti un dono prima che tu parta. Questa è una boccetta del veleno di un rarissimo ragno che vive in questi boschi. Usala con saggezza”. Cammina verso di me reggendo in mano un piccolo contenitore di vetro, contenente un liquido rosso. Mi fiondo subito ad accettare il dono, quando il capo fa cadere la boccetta dalle mani e questa raggiunge il suolo… ma resta intatta. Mi chino a raccoglierla e da dietro sento una voce: “Ohohoh! Sei caduto nel tranello degli elfi frufrú!”. Il resto è storia.
Questo è il motivo per cui ho odiato a lungo gli elfi.

Gnomo Fritz in atteggiamenti da Teknovichingo (Cit.)

Per fortuna la boccetta conteneva davvero veleno e, in cambio della mia dignità, dopo gli abusi, ho potuto tenerla.
Purtroppo per poco, perché fuori dal bosco ci stava aspettando la nostra nemesi: lo gnomo Fritz (vedi puntata precedente).
Come al solito ci ha truffato e abbiamo dovuto lasciargli tutto, compresa la boccetta, in cambio di confezioni di armi con dentro mattoni e pietre.

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*Pine-ruolo: ovvero Pinerolo, capoluogo delle valli del pinerolese. Patria di tanti giocatori dal temperamento goliardico.
*Party: sta ad indicare un gruppo di persone che si diletta nella nobile arte del gioco di ruolo.
*Gaggio: fico o anche figo, giusto, grande… insomma ci siamo capiti. Questa espressione non è propriamente piemontese, ma deriva dalla sigla di He-Man doppiata in Sardo.
*Set: di dadi. Curioso che siano sette, altrimenti con uno in più si sarebbe chiamato sicuramente Ot.
*Allineamenti: il funzionamento dell’asse bene-male e dell’asse legge-caos in D&D, con tutti i punti in cui le due assi si intersecano. Solitamente è IL motivo di discussione principale all’interno della comunità dei giocatori di ruolo.

 

Un articolo a cura di Admin T per – Sesso Droga e D&D