Per la prima volta nella storia, degli scienziati hanno capito che cosa “vede” un uomo prima e dopo la morte.
Per far intendere che si è temuto di stirare le zampe, si usa da anni, specie in contesto cinematografico, un’espressione davvero particolare… Si dice: “Ho visto tutta la mia vita scorrermi davanti“. Il primo a usare questo tipo di immagine per descrivere un’esperienza pre-morte fu un esploratore.
Un geologo svizzero, chiamato Albert Heim, che descrisse ciò che credeva di aver visto dopo una caduta da un dirupo. Durante la caduta, Heim sperimentò qualcosa di molto particolare… diceva di aver visto una sequenza vivida di immagini della propria vita. Una specie di film mentale. Anche se Heim non parlò mai di film, dato che la caduta avvenne nel 1890 o giù di lì, quindi in un’epoca in cui il cinema ancora non esisteva.
Di Heim ci interessa sapere che pubblicò le sue osservazioni in un articolo scientifico, aprendo così la strada allo studio delle esperienze di pre-morte. Le cosiddette NDE, le Near Death Experiences. Da allora si è parlato tantissime volte del fenomeno del film mentale o del grande tunnel che conduce alla luce.
Molti sopravvissuti al coma profondo e tantissime persone che sono andate vicine alla morte hanno raccontato di aver vissuto esperienze simili. Da un punto di vista scientifico, la questione è sempre stata controversa. Ora però un gruppo di studio è riuscito a registrare l’attività cerebrale di un essere umano nei momenti immediatamente precedenti e successivi alla morte.
Esperienze pre-morte e post-mortem: cosa vede l’uomo durante il decesso; i dati dell’EEG
I ricercatori, guidati dal dottor Ajmal Zemmar, in un ospedale del Canada hanno potuto studiare il fenomeno in un uomo di 87 anni, affetto da epilessia, che si era sottoposto a un elettroencefalogramma di routine. Durante la registrazione, il poverino ha avuto un arresto cardiaco ed è deceduto.

Così, i ricercatori hanno colto l’occasione per analizzare l’attività cerebrale nei 30 secondi prima e dopo la morte clinica. L’EEG ha mostrato un’impennata di onde gamma. Cioè delle oscillazioni cerebrali più rapide, in neuroscienza associate a processi cognitivi complessi come il ricordo profondo, i sogni lucidi, la meditazione e la pura consapevolezza di sé.
Tali onde hanno continuato a svilupparsi anche dopo che il cuore si è fermato. Quindi, per qualche secondo, dopo la morte fisica, il cervello ha continuato a vedere qualcosa. Secondo i ricercatori, le oscillazioni celebrali erano compatibili con il fenomeno del life review , cioè del rivivere la propria vita in pochi istanti. Una sorta di cascata di ricordi che invade il cervello nei suoi ultimi istanti di esistenza.
