Una proposta alquanto inaspettata da parte del Governo mette in luce un potenziale rischio per milioni di utenti.
Sarebbero vari e molto gravi i sospetti che hanno motivato l’azione istituzionale. E si parla di un divieto totale di commercializzazione e uso per un dispositivo diffusissimo. Tutti i dubbi dipendono dal risultato di alcune indagini che sarebbero state compiute in sordina negli ultimi mesi.
I prodotti in questione sono i router a marchio TP-Link. Un nome molto noto anche in Italia. Parliamo di uno dei marchi leader nel settore del networking domestico e aziendale, con una presenza consolidata sia nel mercato consumer che in quello professionale. L’azienda vende soluzioni per PMI e ISP ma anche router, modem, sistemi mesh e smart home.
Negli ultimi anni TP-Link è diventato pure uno dei veri leader nel mercato dei router negli USA. Nel 2019 occupava quasi il 20% del mercato. Ora è oltre il 50%.
Più di 300 provider internet americani forniscono router TP-Link ai propri clienti. E per il Governo Trump è un problema. Un sospetto sta infatti emergendo dopo che diversi dipartimenti federali hanno avviato delle indagini su TP-Link. Si parla di rischi concreti per la sicurezza nazionale.
Il Governo Trump fa la guerra a TP-Link: router vietati?
La proposta del Governo degli Stati Uniti sarebbe quella di vietare completamente i router TP-Link a causa di presunti legami con la Cina da parte del marchio.

Secondo il Washington Post, i funzionari del Governo potrebbero ritenere che i prodotti TP-Link possano essere soggetti a delle pressioni da parte del Governo cinese. Sarebbero insomma, almeno potenzialmente, dei dispositivi spia. In effetti, l’azienda è stata fondata a Shenzhen nel 1996 e, anche se ha una divisione operativa che ora è negli USA, è ancora una realtà profondamente radicata in Cina.
La TP-Link nega però con forza di essere controllata dalla Cina. La divisione statunitense, la TP-Link Systems, ha sede in California e sostiene di essere al 100% indipendente. Inoltre l’azienda ribadisce che nessun Governo straniero ha accesso ai suoi prodotti.
Dal punto di vista tecnico, alcuni modelli della TP-Link sono già stati colpiti da falle di sicurezza sfruttate da hacker e botnet. Nei mesi scorsi si è parlato per esempio della botnet Ballista che ha infettato router non aggiornati. La CISA, l’agenzia USA per la cybersecurity, ha inoltre segnalato delle vulnerabilità critiche in modelli come Archer C7 e TL-WR841N. E sono state scoperte falle non ancora corrette che permettono l’accesso remoto ai dispositivi.
Le autorità americane temono che la TP-Link possa essere soggetta a pressioni governative cinesi con il fine di raccogliere dati o di introdurre backdoor. Ma non ci sono prove pubbliche che confermano questi sospetti. Negli USA il sospetto basta a generare possibili restrizioni, come già successo con Huawei. Il Governo Meloni seguirà l’esempio di Trump?
