Con la nuova tecnologia della IA arriva anche una nuova malattia: si chiama Vergogna IA. Ma che cosa significa e chi pare soffrirne?
n po’ come i problemi fisici che ora sembriamo avere tutti perché passiamo ore seduti davanti al PC, ogni tecnologia porta con sé dei cambiamenti che a volte non sono positivi.
Tra i cambiamenti portati dall’arrivo e dall’introduzione massiccia ed entusiasta dell’intelligenza artificiale negli uffici e nei percorsi lavorativi c’è ora da registrare quella che è considerata a tutti gli effetti una nuova forma patologica: si chiama “vergogna IA”.
C’è da dire che da una parte siamo veramente contenti che questa nuova patologia stia prendendo piede, anche se non è bello augurare al prossimo il male. Vediamo però che significa soffrire di “vergogna IA” e che cosa provoca questa condizione.
Con l’introduzione massiccia dell’IA abbiamo anche nuove malattie
Secondo un sondaggio su 1000 lavoratori portato avanti da WalkMe e incentrato specificatamente sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno del posto di lavoro, tanti sono quelli che utilizzano gli strumenti di intelligenza artificiale ma che si vergognano poi di dirlo apertamente e soffrono quindi di questa “vergogna IA”. E il sondaggio mostra che tra quelli che lo utilizzano i più entusiasti e allo stesso tempo quindi quelli che se ne vergognano di più sono quelli che si trovano a livelli dirigenziali.

Ma perché essere in questa condizione di vergogna per uno strumento che viene invece mostrato e venduto dalle società come una soluzione per aumentare la produttività? Parte del problema è dovuto al fatto che si tratta di una tecnologia nuova che nessuno in pratica sa bene come inserire all’interno del posto di lavoro e su cui, e probabilmente di nuovo è colpa dei claim e del marketing, non si fa abbastanza training.
Ma c’è probabilmente, a un livello più sotterraneo che diretto, anche il problema delle reazioni popolari a chi utilizza l’intelligenza artificiale. Il modo in cui questi strumenti sono stati costruiti, utilizzando senza permesso le opere creative di chiunque abbia pubblicato qualcosa online, aumenta di certo la sensazione che si sta utilizzando qualcosa che non viene visto di buon occhio.
E allora la domanda diventa: se chi utilizza anche in modo entusiasta e totale gli strumenti di intelligenza artificiale non lo dice apertamente per il giudizio del mondo e per l’incertezza riguardo il modo in cui questo strumento viene percepito, è il caso di fare un passo indietro e di rivedere forse non tanto il nostro rapporto con questa tecnologia quanto il modo in cui la tecnologia è stata costruita?
Nessuno si è mai vergognato di dire di aver utilizzato un PC invece di carta e penna per scrivere, nessuno si è mai vergognato di dire che utilizza lo strumento di correzione automatica di Word oppure quello che c’è all’interno di Google Docs, eppure chi utilizza gli strumenti di intelligenza artificiale ora comincia a soffrire di questa forma di “vergogna IA”.
