WhatsApp: l’Unione Europea sta imponendo un’opzione controversa | Ecco cosa succederà all’app nelle prossime settimane

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Fare uso di app di messaggistica istantanea è diventato estremamente comune, grazie alla diffusione degli smart-phone e anche di connessione di rete mobile sempre più efficienti e veloci. Tra le applicazioni più importanti e diffuse abbiamo sicuramente WhatsApp (specie in Occidente), ma ve ne sono molte altre come Telegram oppure LINE (app di messaggistica istantanea molto diffusa in Asia, in particolare in Giappone). Ebbene proprio di recente, da parte di alcune di queste app è stato annunciato l’arrivo di un’importante cambiamento.

Sarà possibile comunicare con app di terze parti!

Whatsapp, c'è la versione Android 2.24.5.11

Proprio in questi giorni qui su Player abbiamo parlato del fatto che su WhatsApp sarà possibile, molto probabilmente a partire da marzo, di comunicare e inviare messaggi con app di terze parti: infatti Meta ha sottoscritto il cosiddetto Digital Markets Act (DMA) voluto dall’Unione Europea al fine di tutelare i consumatori e gli utenti dalle grandi aziende del settore informatico (come Meta e Google). Con esso è stata garantita agli utenti della suddetta app, la possibilità di poter interagire con persone attive su altre piattaforme di messaggistica senza per forza doverle scaricare.

Stando a quanto emerso di recente, tale funzione potrà essere attivata liberamente da parte dell’utente e permetterà di comunicare solamente con altri utenti presenti nell’UE, ma che fanno uso di altre app di messaggistica. In ogni caso Meta stessa ha lanciato due allarmi, riguardanti da un lato l’uso di una differente versione della crittografia end-to-end (che non è la stessa presente in WhatsApp) e dall’altro l’uso di differenti policy che influenzeranno pesantemente la gestione della privacy degli utenti stessi. Non solo, questo allarme è stato anche lanciato da parte di altre applicazioni.

Non tutti sono d’accordo

Sull’argomento si sono anche espressi altri colossi di questo settore. Tra di essi abbiamo Signal – app molto simile a WhatsApp – che ha visto la sua CEO chiamata Meredith Whittaker esprimersi su quest’obbligo, affermando come esso andrebbe a minare la qualità del servizio e anche la sicurezza stessa che vogliono garantire agli utenti:

I nostri standard riguardanti la privacy sono molto alti e non li abbasseremo. Collaborare con WhatsApp comporterebbe un peggioramento dei nostri standard di protezione dei dati

Insomma, non la manda sicuramente a dire, ma non è finita qui: infatti si è anche espresso un portavoce di Threema (app di messaggistica istantanea molto simile alle precedenti, nata e sviluppata in Svizzera) che ha detto quanto segue:

Il nostro standard di sicurezza non è compatibile con l’interoperabilità. Non possiamo e non vogliamo cambiare questi standard

Che dire, per quanto da un lato tale possibilità sia molto utile e sicuramente comoda per gli utenti, presenta comunque alcune problematiche soprattutto a livello di sicurezza e privacy visto che l’interoperabilità di applicazione diverse tra loro non è così semplice da gestire a causa di differenze proprio sotto i suddetti punti di vista. Tuttavia molte di quest app, in linea teorica, saranno obbligate a sottoscrivere il suddetto documento, ma in particolare quelle facenti parte della categoria “Gatekeeper”: ovvero quelle app aventi oltre 45 milioni di utenti nello spazio economico europeo.