Scienziati fanno nascere il primo animale da due Papà | Altro che la pecora Dolly

è nato il primo topo da due papà

Degli scienziati giapponesi sono riusciti a far nascere un topo che non ha una madre, bensì due padri biologici.

La sensazionale scoperta potrebbe essere una soluzione per tutti i casi di grave infertilità, e allo stesso tempo dare la possibilità a tutte le coppie LGBT di avere un figlio biologico.

Un topo da laboratorio tra le mani di uno scenziato.

Nasce in Giappone il primo topo nato da due papà

Dei ricercatori giapponesi hanno creato degli ovuli partendo dalle cellule di topi rigorosamente maschi e hanno dimostrato che, una volta fecondati e impiantati in topi femmina, gli ovuli possono svilupparsi in una prole apparentemente sana e fertile.

La scoperta è stata presentata l’8 marzo a Londra, in occasione della Terza Conferenza Internazionale sull’Editing del Genoma Umano, presso il Francis Crick Institute, ma non è ancora stata pubblicata ed è ben lontana dall’essere utilizzata sulle persone. Tuttavia, si tratta a tutti gli effetti di una prima prova che dimostra la sorprendente efficacia della tecnica sviluppata dal team giapponese: una scoperta che potrà trattare alcuni casi di grave infertilità e addirittura consentire la creazione di embrioni monoparentali. “Si tratta di un progresso significativo con importanti potenziali applicazioni”, afferma Keith Latham, biologo presso la Michigan State University di East Lansing.

La ricerca del team di Katsuhiko Hayashi

“Questo è il primo caso di produzione di ovociti robusti di mammifero da cellule maschili”, ha dichiarato Katsuhiko Hayashi, scienziato di fama mondiale nel campo della riproduzione in laboratorio e coordinatore della ricerca sui topi presso la Kyushu University. Secondo Hayashi, entro un decennio sarà teoricamente possibile produrre un ovulo umano partendo da una cellula della pelle maschile.

Alcuni, tuttavia, considerano la previsione di Hayashi fin troppo positiva e ingenua: non solo la scienza non è ancora riuscita a produrre ovuli umani sani coltivati in laboratorio, ma bisogna anche considerare tutte le implicazioni sociali e legislative necessarie per portare avanti progetti del genere.

Fasi embrionali di un topo

Il bioeticista Tetsuya Ishii, dell’Università di Hokkaido, sostiene che le ramificazioni del lavoro di Hayashi potrebbero anche portare la riproduzione umana in un contesto ancora inesplorato. Se applicata agli esseri umani, questa ricerca potrebbe aiutare le coppie di uomini ad avere figli biologici insieme, con l’aiuto di madri surrogate, ma non solo: secondo Ishii questa ricerca “suggerisce anche che un uomo single potrebbe avere un figlio biologico in un futuro lontano”.

A questo proposito Hayashi ha dichiarato che le applicazioni di una tecnologia del genere non richiederanno solo il perfezionamento tecnico del metodo biologico, ma anche una più ampia discussione sociale sull’etica e sulle implicazioni del loro utilizzo: “Non so se questo tipo di tecnologia possa davvero adattarsi alla società umana”.

Le tappe della scoperta

Nel 2020, il team guidato da Hayashi, ora all’Università di Osaka in Giappone, ha descritto i cambiamenti genetici necessari alle cellule per maturare in laboratorio. Nel 2021, gli stessi ricercatori hanno dimostrato di poter ricostruire l’ambiente delle ovaie di topo per far crescere uova che producono una prole sana. Con questi strumenti in mano, Hayashi e i suoi colleghi hanno cominciato a creare ovuli utilizzando cellule prelevate da un topo maschio adulto.

Feto umano realizzato in CGI

La ricerca si basa su una sequenza di passaggi piuttosto complessi che puntano a trasformare una cellula della pelle umana, portatrice della combinazione cromosomica maschile XY, in un ovulo, con la versione femminile XX. Le cellule della pelle maschile vengono riprogrammate per portarle ad uno stato simile a quello delle cellule staminali, e così creare le cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte (iPS): il cromosoma Y di queste cellule è stato poi eliminato e sostituito da un cromosoma X “preso in prestito” da un’altra cellula, tutto per produrre delle cellule iPS con due cromosomi X identici.

Il Prof. George Daley, preside della Harvard Medical School, ha definito il lavoro “affascinante”, ma ha aggiunto che altre ricerche hanno indicato che la creazione di gameti cresciuti in laboratorio da cellule umane è più impegnativa rispetto alle cellule di topo: “Non abbiamo ancora capito abbastanza della biologia unica della gametogenesi umana per riprodurre il lavoro provocatorio di Hayashi con i topi”.


Fonti: The Guardian