L’anteprima di Exoborne ci ha fatto venire ancora più paura del cambiamento climatico

Exoborne

Quello degli extraction shooter è un panorama complicato, in cui emergere è oggettivamente difficile. I player più giocati sul mercato sono chi “ha creato il genere” o chi ha una massa critica di giocatori talmente elevata da poter creare una modalità parallela del suo prodotto di punta per capitalizzare un pochino sul game design del genere.

Capiamo bene fin da subito. quindi, che Exoborne si piazza all’interno di questo contesto non esattamente bellissimo con tutta una serie di caratteristiche piuttosto complicate: parliamo di un prodotto premium all’interno di un mercato in cui il free to play va molto forte, parliamo di un progetto che mescola prima e terza persona, parliamo di un videogioco che ha un’impronta arcade piuttosto marcata, in netta contrapposizione con le caratteristiche dei prodotti di maggiore successo del genere.

Eppure la sfida di Sharkmob, dopo il decente (ma non esattamente ben accolto dai fan) Vampire The Masquerade – Bloodhunt, si può dire intrapresa nella maniera corretta da più punti di vista. Scopriamolo insieme all’interno di questa anteprima di Exoborne!

Che futuro misero ci aspetta…

Exoborne

Exoborne, a differenza di molti altri titoli dello stesso genere, parte da un presupposto di carattere fantascientifico: il pianeta, infatti, è sconvolto da molteplici catastrofi climatiche che ciclicamente si ripetono ed è tutto colpa, come al solito, del capitalismo. La megacorporazione Rebirth, infatti, a causa dei suoi esperimenti ha gettato il mondo in un caos costante da cui non sembra esserci salvezza.

Quest’ultima è però costantemente ricercata da chi, giustamente, desidera qualcosa che assomigli a una vita normale: ecco che entra in gioco una coalizione di resistenza, molto determinata a svelare la verità dietro la corporazione e a fermarne il predominio. Tutto questo avviene all’interno di Colton County, una zona in cui diverse fazioni rivali si contendono le poche risorse rimaste e gestite da una folta “fauna” locale, anche e sopratutto di umani disperati e rabbiosi come noi.

Exoborne

Ecco quindi che si delinea la struttura del gioco: uno sparatutto in terza persona in cui giocatori ed environment si pongono come minacce nei confronti del giocatore; un vecchio e caro PVPVE, quindi, con una trama a far da collante tra le varie missioni che serve a giustificare tutti i nostri viaggi. Non che della trama un extraction shooter se ne faccia molto, parliamoci chiaro, ma senza dubbio un aggiunta “decente” che può aiutare i più interessati alla narrativa a trovare il contesto alle azioni di gioco.

L’altra faccia della medaglia

Chi scrive qui, però, è un giocatore gameplay first che avrebbe tranquillamente giocato ad Exoborne in una versione completamente priva di trama e questo grazie a un sacco di scelte interessanti lato giocabilità pura, di quelle che ti fanno venire voglia di fare un altro tentativo. La maggioranza degli extraction shooter si pone nei confronti del giocatore come lenti pachidermi, in cui ogni passo conta e in cui muoversi è questione di vita e di morte.

Exoborne

Il titolo di Sharkmob, invece, si pone in maniera sostanzialmente opposta a quanto fa Tarkov, premiando più il divertimento che il realismo. Ogni giocatore è infatti equipaggiato con un Exo-Rig, un esoscheletro che mobilità aumentata, abilità esclusive e potenziamenti di vario genere.

La mobilità, in tal senso, è esaltante: ogni giocatore ha a disposizione un rampino con cui aggrapparsi alle superfici più disparate e un deltaplano, che permette di muoversi rapidamente una volta saliti abbastanza in alto; mancano i danni da caduta (scelta che premia le scelte spericolate) e vene data al giocatore anche la possibilità di scattare più rapidamente del normale per un breve periodo di tempo, cosa che rende il movimento ancora più dinamico.

Normalmente tutto questo sarebbe poco interessante, se non fosse la grande mappa di Exoborne ha una struttura più verticale della media, offrendo continuamente al giocatore occasioni per guadagnare vantaggio sui propri avversari. Il level design, in tal senso, è piuttosto interessante e lavora in maniera sinergica con tutte le opportunità offerte dal movimento!

Personalizzazione soddisfacente (per ora)

Exoborne

Tutti questi salti, saltelli, voli e planate sono permessi dall’avere in dotazione un exo-rig, ovvero un potente esoscheletro personalizzabile che funge da “classe principale” per il nostro personaggio. Nella build da noi provata erano disponibili unicamente tre classi

  • Kodiak: il tank con armature robuste e capacità di assorbire ingenti danni.
  • Kestrel: il DPS ideale per chi predilige un approccio offensivo.
  • Viper: il cecchino del gruppo, letale a lunghe distanze.

Tutti gli esoscheletri possono essere modificati con potenziamenti e abilità di vario tipo, queste craftabili attraverso i materiali raccolti durante il normale svolgimento del gameplay e affrontando le situazioni più complesse dal punto di vista del PVE. Purtroppo nella beta da noi provata ancora non c’era tanto materiale su cui lavorare, ma le potenzialità per costruire un sistema approfondito ci sono tutte e ci lasciano ben sperare per il futuro.

Quello che invece sembra già ben rodato anche in questo contesto è l’interazione del clima con il giocatore; Exoborne parla delle catastrofi climatiche come vettore di rivoluzione e queste ultime entrano nel gameplay a gamba tesa durante tutto il corso delle partite, che in 20 minuti di durata possono ospitare tornadi di fuoco, raffiche di vento sferzanti, pesante nebbia, tempeste di fulmini e così via.

Exoborne

Ogni evento climatico porta con sé tutta una serie di bonus e malus: i tornado, ad esempio, permettono di muoversi molto velocemente con il deltaplano (ma soltanto nella direzione in cui soffia il vento) mentre le tempeste di fulmini bombardano il terreno, giocatore compreso, con potenti fulmini che possono azzerare gli scudi del giocatore.

Questo genere di dinamismo nel gioco obbliga il giocatore a modificare in maniera costante ed efficace la sua strategia di gioco, andando quindi a combattere la staticità imperante della maggioranza delle proposte sul mercato senza lesinare in profondità strategica. Dalla sua Exoborne si offre come videogioco cooperativo per squadre da 3 giocatori in mappe da trenta giocatori; la cooperazione si rivela sostanzialmente fondamentale per affrontare le sfide più impegnative, sia quando si tratta di confrontarsi con altre squadre che quando invece bisogna affrontare le sfide PVE più complesse. 

Unreal 5, ancora tu!

Tecnicamente parlando abbiamo a che fare con un videogioco molto competente e che vede in Unreal Engine 5 il suo motore grafico. Durante le nostre sei ore di prova non abbiamo mai sperimentato crash o problemi tecnici gravi, anzi, l’esperienza di gioco ci è sembrata gradevole in sostanzialmente tutti gli ambiti.

A risultare anonimo, purtroppo, è il comparto estetico che è ondivago e poco interessante, tra il militarismo spicciolo e della fantascienza hard molto canonica. Le situazioni colorate non mancano ma al momento Exoborne non è un videogioco che si ricorda per mettere davanti agli occhi del giocatore cose che ti fanno dire “che bello”; di certo in questo risultato è coinvolta anche la scelta di fare in modo che il gioco sia realistico per impostazione ma poco male, il gameplay regge e questo è ciò che conta di più della proposta.

Conclusioni

Exoborne ci è sembrato essere un videogioco piuttosto promettente, che vira un genere molto “serioso” all’interno di un contesto più arcade-y senza lesinare in strategia e inventiva. I fattori climatici sono spaventosi da vedere e ben integrati nel gameplay, offrendo un mutamento continuo a un genere tendenzialmente statico nel suo approccio agli scontri. Restano da chiarire alcuni dettagli anche molto importanti (come l’economia di gioco o il grado di personalizzazione degli esoscheletri) ma ciò che abbiamo visto, per ora, ci è piaciuto assai!