Robot con il cervello che imparano a lavorare in un secondo: ecco il futuro

androide che si indica la testa
Robot con il cervello che imparano a lavorare in un secondo: ecco il futuro - player.it

Una società specializzata sta cercando di insegnare ai robot molte cose e lo sta facendo attraverso un cervello nuovo.

Le società che si occupano di Intelligenza Artificiale non fanno altro che ripetere che i loro sistemi sono equivalenti ai cervelli degli esseri umani e che anzi imparano molto più velocemente. Ma la verità è che l’unico vero modo per cui un’Intelligenza Artificiale o un robot con all’interno un’Intelligenza Artificiale potrebbe essere come noi è se avesse un cervello.

E non stiamo parlando dello spaventapasseri del Mago di Oz che chiede l’intelligenza salvo poi scoprire di averla già. In questo caso c’è un team di esperti che sta cercando in pratica di riprodurre per i robot il sistema complessivo che permette proprio a noi umani di sopravvivere in questo mondo.

Chissà se tutto questo studio porterà a una migliore comprensione anche proprio di quello che abbiamo nella scatola cranica.

I robot di domani hanno bisogno del nostro cervello

La società svizzera Flexion ha di recente pubblicato un press release in cui parla dei fondi che è riuscita a caparrare da colossi come NVIDIA e Moonfire. I fondi serviranno a espandere il centro di ricerca e sviluppo di Zurigo e a entrare anche negli Stati Uniti per accelerare “la commercializzazione dei nostri cervelli autonomi“.

robot al pc
I robot di domani hanno bisogno del nostro cervello – player.it

Ma in che cosa è esattamente la nuova tecnologia di Flexion diversa da quella che abbiamo visto finora? Si tratta di un sistema che è in realtà molto simile a quello che succede al cervello degli esseri umani quando questi iniziano a muoversi nel mondo.

Per i robot secondo Flexion non c’è bisogno di script, non c’è bisogno di operatori che dalla distanza eseguono i comandi né di una logica specifica per singolo compito. Il sistema è adattivo ed è in grado di imparare da solo.

Quello che è affascinante è il fatto che i comandi sono costruiti secondo un linguaggio naturale che è quello che si trova quando si fanno ragionamenti tra esseri umani con compiti descritti nello stesso linguaggio naturale che poi vengono risuddivisi e così facendo aumentano anche gli elementi per comprendere l’ambiente in cui il robot si trova.

Il secondo livello è quello legato ai movimenti che è addestrato su dati sintetici ma con un substrato ulteriore di dati reali. Da ultimo c’è il livello di controllo che è quello che in pratica mette tutto insieme ed è in grado di trasformare le conoscenze acquisite dal nuovo cervello dei robot in qualcosa che si può usare anche in situazioni diverse.

Sempre nello stesso press release si fa notare come questo lavoro di creazione di robot in grado di interagire con gli esseri umani senza che ci debba essere un altro essere umano a sorvegliare ogni mossa deriva semplicemente dalla consapevolezza che la popolazione mondiale sta invecchiando e che quindi ci sarà necessariamente bisogno di assistenti umanoidi ma non umani per le faccende domestiche e per l’assistenza specifica ai membri più fragili di questa popolazione.

Di tante sceneggiature che abbiamo sentito riguardo l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per portare via lavoro alle persone, forse questa è una delle poche volte in cui invece tutto potrebbe avere un po’ di senso.