Google ha perso una causa legata alla privacy e dovrà pagare 62 milioni di dollari

sede di google

Nel 2018 l’Associated Press ha dato inizio a un’indagine contro Google che, poco dopo, ha dato inizio a una class action di grande portata; quest’ultima recentemente è arrivata a un punto di svolta portando Google a dover pagare un sostanzioso risarcimento.

A dichiararlo è stata la corte presieduta da Edward Davila, giudice distrettuale degli Stati Uniti che ha come l’azienda di Mountain View abbia violato la privacy degli utenti attraverso il tracciamento e la memorizzazione delle informazioni legate alla propria posizione geografica, il tutto senza aver ottenuto in consenso specifico da parte dell’utente.

Salata (ma bruscolini per altri) è la multa che dovrà pagare Google, con ben 62 milioni di dollari che devono volare via dal portafogli dell’azienda.

Su che contesto si sviluppa la causa?

Google campus

Partiamo con le informazioni contestuali: All’epoca dei fatti Google aveva garantito ai suoi utenti che, disabilitando l’impostazione di tracciamento sui dispositivi, l’azienda non avrebbe più avuto accesso al GPS dello smartphone e di conseguenza alla loro posizione geografica. 

L’indagine portata avanti da Associated Press, però, ha mostrato una realtà differente: nonostante le rassicurazioni, infatti, Google ha continuato a raccogliere e conservare tali informazioni: questo non poteva venir bloccato in nessun modo, nemmeno attraverso la disattivazione della cronologia delle posizioni. La violazione della privacy, quindi, è risultata essere persistente!

Chi ha esposto la querela ha utilizzato le leggi sulla privacy della California per fare leva contro Google, accusando l’azienda di intrusione indebita nella sfera privata degli utenti. Le Ulteriori indagini, inoltre, hanno sottolineato come la posizione degli utenti venisse comunicata all’azienda ogni volta che il proprietario dello smartphone interagiva con una qualsiasi delle app di Google sul dispositivo.

Per tutta questa serie di motivazioni la corte californiana ha deciso di imporre a Google il pagamento di un risarcimento pari a I 62 milioni di dollari, distribuiti a 21 organizzazioni no profit che si dedicano alla difesa del diritto alla privacy degli utenti..

Ci sono voluti 6 anni di processo per arrivare a questo punto ma fa capire quanto stia diventando più importante che mai iniziare a tenere in considerazione certosina la cura dei propri dati.
Google, in seguito allo scandalo mosso da Associated Press, si è impegnata a implementare una serie di modifiche legate alle sue politiche e tecnologie così da offrire all’utente maggiore spazio di manovra e, sopratutto, maggiore trasparenza.

Tra le nuove misure introdotte, infatti, troviamo la possibilità per gli utenti di accedere attraverso una dashboard alla totalità dei dati raccolti da Google con la possibilità poi di cancellarne delle porzioni in qualsiasi momento; non abbastanza, certo, ma meglio di niente.