Le hit musicali del futuro saranno tristi, molto tristi | C’entrano le Ai

musica fatta con Ai, immagine fatta con ai

I tool musicali basati su intelligenze artificiali si fanno sempre più sofisticati.

Il dibattito sui tool di intelligenza artificiale, specialmente riguardo le critiche mosse riguardo ai rischi per le posizioni lavorative degli artisti, non riguardano quasi mai l’ambito musicale. Si è sentito parlare spesso dei rischi che gli algoritmi text-to-mage come Midjourney provocherebbero nella tenuta lavorativa di grafici e disegnatori, o di quanto gli LLM stiano erodendo le già precarie posizioni lavorative dei giornalisti e redattori web. Sono poche però le voci che si levano preoccupate nei confronti del futuro dell’industria musicale, forse perché si tratta di un ambito in cui l’elettronica è presente in modo capillare da decenni.

D’altronde nessuno ha mai avuto troppo da ridire sulla musica elettronica, celebrata anzi da molti come uno degli ambiti più interessanti dello sviluppo di questa affascinante forma d’arte sonora. Né il profluvio di campionamenti, loop e basi che sono funzionali a interi generi quali rap, trap, dance e compagnia vengono considerati particolarmente problematici. Forse perché, al di là di tutto, si pensa che tutta questa tecnica faccia sempre e comunque capo a una mente umana: l’artista che mescola tutti questi ingredienti per comporre un brano musicale che trova nel suo afflato umano la sua legittimazione ontologica. E se in futuro non fosse più così?

Musica fatta dalle AI

Il futuro della musica è nelle AI?
Il futuro della musica è nelle AI?

Dagli esperimenti di musica generativa cui Brian Eno ci ha abituati fin dagli anni Settanta ai distopici intermezzi rumoristici inseriti dai Dream Theater nella rock opera The Astonishing (che immagina un futuro in cui la musica composta da umani e vietata e sostituita da musica generata da automi), non si può certo dire che l’idea di un brano musicale interamente composto da un’intelligenza artificiale sia un’idea nuova. Solo che ora è realtà effettiva, come dimostra il lancio Stable Audio 2.0, ultimo update del software AI-based sviluppato da Stability AI (gli stessi di Stable Diffusion) che si preannuncia tanto straordinario quanto inquietante.

La startup londinese ha rilasciato l’ultimo aggiornamento della sua applicazione pochi giorni fa, promettendo novità a dir poco incredibili. Infatti l’azienda sostiene che Stable Audio 2.0 sia in grado di offrire un nuovo standard nella generazione musicale basata su AI, in particolare essendo in grado di comporre autonomamente tracce complete coerenti di alta qualità in formato stereo con campionamento a 44.1kHz e della durata massima di 3 minuti: in sostanza, delle hit da classifica!

AI da classifica

Stable Audio è un software AI-based che, fin dalla sua prima iterazione, permette di generare musica tramite prompt text-to-music: in pratica possiamo scrivere “crea una base elettronica sincopata ispirata al synth-pop anni ’80” oppure “voglio un arpeggio per chitarra spagnola in stile flamenco” e ascoltare il risultato. Con la versione 2.0 però si arricchisce di una nuova funzione audio-to-audio. In pratica è possibile somministrare al software un campione audio – a patto che si tratti di un brano copyright-free, quindi da noi composto – e chiedergli di trasformarlo con tutte le variazioni che ci vengono in mente. Potete vedere – e soprattutto ascoltare – alcuni brevissimi esempi nel video qui sopra.

Un software del genere inevitabilmente solleverà un coro di dubbi e/o proteste da parte dei musicisti abituati a sudare sette camicie per produrre la loro arte e che non vedranno certamente di buon occhio uno strumento del genere. Almeno dal punto di vista dell’addestramento dell’algoritmo, però, sembra esserci poco da lamentarsi: Stable Audio è stato addestrato con un dataset proveniente dalla libreria musicale AudioSparx, creata su base volontaria economicamente ricompensata, e verso cui gli artisti coinvolti hanno diritto di recesso in ogni momento. Se questo strumento possa costituire un serio competitor per gli artisti in carne e ossa potremo misurarlo solo nel lungo periodo. Vero è che se lo si intende come un mezzo e non come un fine, anche questo tool può concorrere a scatenare o supportare la fantasia e la creatività artistica, e passare dall’essere una minaccia a una risorsa.