Lavoro e Intelligenze artificiali: la lista nera dei lavori a rischio

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Numerose professioni rischiano di essere ridimensionate o addirittura spazzate via dalla nuova tencologia.

Il mondo dell’informatica sta cambiando e con essa l’intero panorama delle tecnologie digitali, trasformate dalla orza dirompente di un’invenzione che promette di introdurre un nuovo cambiamento radicale nel funzionamento delle nostre società: l’intelligenza artificiale. Come Internet ha cambiato il modo di fruire e condividere l’informazione, l’AI potrebbe radicalmente sconvolgere la catena dei processi industriali ma non solo: intere pipeline di lavoro legate al settore terziario potrebbero essere gestite completamente dagli algoritmi, e addirittura l’ambito artistico, considerato da sempre appannaggio unico ed esclusivo della razza umana, potrebbe essere presto affiancato dalle prime opere d’arte completamente artificiali, il che porterebbe ad interrogarsi filosoficamente sulla definizione stessa di arte.

Insomma come tutte le nuove tecnologie dalla portata trasformativa radicale, l’avvento dell’IA è accolto con un misto di fascinazione e terrore, speranze e timori. Quel che è certo sono i contraccolpi negativi per lo stato occupazionale di molti professionisti, i cui mestieri potrebbero esser emessi sempre più a rischio nei prossimi anni, financo a rischiare di sparire per sempre, sostituiti dalla spietata precisione dell’algoritmo.

Diaspora digitale

Resistere al cambiamento o abbracciarlo? Questo è il problema
Resistere al cambiamento o abbracciarlo? Questo è il problema

Nel mondo della programmazione e sviluppo informatico l’intelligenza artificiale promette di sconvolgere totalmente i processi produttivi, anzi lo sta già facendo. Sulla carta, i vantaggi sono evidenti: risparmio economico considerevole, tempi di lavoro dimezzati, aggiornamenti costanti a costi bassissimi, controlli qualità immediati e affidabili: qualunque azienda non vedrebbe l’ora di implementare uno strumento simile per efficientare la sua produttività e stimolare la crescita del proprio business. Ovviamente c’è un prezzo da pagare: se l’algoritmo occupa uno spazio finora ricoperto da un lavoratore umano, quest’ultimo sarà costretto a reinventarsi o andarsene.

Qualsiasi ricambio tecnologico, si potrebbe ribattere, ha sempre richiesto un aggiornamento di competenze per rimanere al passo coi tempi. Senza la volontà di cambiare e la giusta disposizione nel farlo, non ci sarebbero salti tecnologici: addio rivoluzione industriale, addio ricerca scientifica, addio agli elettrodomestici, eccetera eccetera. L’evoluzione umana e tecnologica è un continuo trade-off tra vantaggi apportati dall’introduzione di un nuovo strumento e rinuncia alla precedente configurazione, il che comporta inevitabilmente una certa dose di fatica nell’adattarsi al nuovo modello, comprendendone le novità ma anche cogliendone i rischi. E in queste delicate fasi di passaggio non tutti riescono ad adattarsi, per i più svariati motivi, dall’ideologico all’anagrafico.

Comunque, non saranno i catastrofismi più o meno legittimi di chi si oppone all’avanzata delle intelligenza artificiali ad arginare un cambiamento che è sotto gli occhi di tutti e che è di fatto inarrestabile. Tutto scorre, e la scelta tra resistere alla corrente e seguirne il flusso cercando di stare a galla è sempre dolorosa, ma inevitabile. Per capire se saremo costretti a reinventare noi stessi e/o il nostro lavoro nei prossimi anni, è innanzitutto importante capire quali siano i lavori più a rischio di sostituzione, in modo da poter valutare le alternative che ogni individuo ha dinanzi a sé.

La lista nera

L'AI Sora è in grado di realizzare video di 1 minuto incredibilmente realistici a partire da semplicissime righe di prompt
L’AI Sora è in grado di realizzare video di 1 minuto incredibilmente realistici a partire da semplicissime righe di prompt

Ovviamente tutti i lavori relativi a data entry e data analysis sono a rischio sostituzione da parte delle intelligenze artificiali. Nessun umano è più veloce di un algoritmo nell’analizzare enormi quantità di dati ed estrapolarne informazioni statistiche, né sarebbe mai altrettanto rapido nell’immissione di dati in matrici, archivi, database e così via. Senza contare che la sostituzione degli uomini con le IA ridurrebbe esponenzialmente il rischio di errori, per non dire che li eliminerebbe del tutto.

Nell’ambito software, e qui entra anche il videogioco, il testing si rivela fondamentale, e le IA possono giocare un ruolo chiave nell’abbattimento dei tempi e dei costi relativi al cosiddetto controllo qualità (QA in inglese), tanto necessario nelle attività di sviluppo software. Se pensiamo ai videogiochi, questo controllo viene condotto dagli stessi team di sviluppo, ma più spesso è esternalizzato a società specializzate proprio in questo compito. In futuro, tali società potrebbero fare affidamento non più o non soltanto a tester umani incaricati di verificare la tenuta di ogni singola componente del gioco, ma incaricare un algoritmo di eseguire tutte queste prove, almeno dal punto di vista del debugging. In effetti, le IA potrebbero evolvere tanto da rendere la componente umana totalmente superflua in questo processo di controllo e verifica.

Un settore in cui l’avanzamento delle intelligenze artificiali è già una realtà concreta è quello legato all’assistenza clienti, specialmente per quanto riguarda il settore del commercio online. La maggior parte dei grandi siti di e-commerce ormai integra funzioni di chatbot che consentono ai clienti di interfacciarsi con un’assistente digitale completamente AI-based, facendo venir meno la necessità di un supporto operativo umano, magari dislocato chissà dove nel mondo e a stento in grado di comprendere la nostra lingua. Lato cliente questo è un indubbio vantaggio, mentre lato lavoratore sicuramente il personale degli help desk informatici avranno sempre meno lavoro in futuro.

Il marketing e le comunicazioni social stanno sperimentando molto l’utilizzo di algoritmi di AI per gestire o addirittura creare e pianificare da zero i contenuti di intere campagne di comunicazione. Ciò ci porta anche all’ambito artistico, poiché con il proliferare di IA specializzate nell’elaborazione di immagini, voci, suoni e addirittura video (come dimostra la recente introduzione di Sora) persino il lavoro di illustratori, fotografi, videomaker e artisti in generale, da sempre considerato insostituibile per definizione, inizia ad essere percepito come non più così esclusivo. Ovviamente tutto dipende dall’utilizzo che le aziende decidono di fare di questi algoritmi: possono intenderli come utilissimi tools a disposizione degli artisti per stimolare e velocizzare il loro lavoro, ma nel momento in cui si inizia a considerarli come possibili surrogati degli artisti stessi, allora lo stesso statuo di opera artistica inizia a scricchiolare. Senza contare l’enorme zona grigia di sfruttamento di materiale protetto da copyright utilizzato per addestrare questi algoritmi, in barba a qualsiasi legislazione – o meglio, sfruttando i vuoti legislativi causati dalla lentezza con cui le istituzioni affrontano sempre le questioni legate alle tecnologie emergenti.

Insomma, per assicurare che questo delicato salto tecnologico possa avvenire nel modo più indolore possibile e soprattutto per poterne cogliere appieno le potenzialità, è necessario abbracciare il cambiamento senza farsene travolgere: calma, sangue freddo e regole chiare sono la base su cui costruire qualsiasi rapporto di fiducia, in questo caso anche nei confronti di una nuova tecnologia ricca di potenziale.