Chiudiamo l’anno con l’ennesimo fallimento di Elon Musk | La sua Hyperloop può andare all’Inferno

elon musk monorotaia

Hyperloop One, da altri conosciuta con il nome originale di Virgin Hyperloop, si sta preparando a chiudere i battenti a fine 2023, vendendo asset e licenziando gli ultimi dipendenti; il progetto sembra essere stato fin troppo ambizioso.

Un’altra “Elonmuskata” nel mondo tech

Hyperloop One, quella che doveva essere l’azienda che avrebbe portato una rivoluzione nel campo dei trasporti pubblici ad alta velocità, ha ufficialmente fallito, secondo quanto riporta la testata giornalistica americana Bloomberg.

L’azienda si sta infatti adoperando per vendere tutte le proprietà fisiche, chiudere uffici e licenziare dipendenti, in vista della chiusura ufficiale alla fine dell’anno, probabilmente a maggior beneficio dello stakeholder di maggioranza dell’azienda, l’operatore portuale di Dubai DP World

L’azienda, fondata nel 2014, era riuscita ad attirare investimenti da tutto il mondo, arrivando nei primi anni di attività a raccogliere fino a $450 milioni di dollari; la fine della più grande azienda nel campo hyperloop sembra porre fine, al netto di diverse altre startup nel mondo che stanno sperimentando con l’idea, al “sogno” del cosiddetto “Alpha Paper” del 2013 di Elon Musk.

Musk infatti teorizzò che capsule di alluminio dalla forma aerodinamica potessero venir caricate di merce o passeggeri e letteralmente sparate in un tubo quasi “sottovuoto” per raggiungere velocità rasenti le 760 miglia orarie, 1223 chilometri orari per intenderci. Suddetti tubi sarebbero dovuti venire installati su piloni per sollevarli dal suolo, o nelle profondità di questo, per collegare destinazioni all’interno di città o tra città diverse.

Certo, l’idea di un viaggio Los Angeles – San Francisco in poco meno di 30 minuti era molto allettante, alimentando la frenetica immaginazione degli ingegneri di tutto il mondo.

L’azienda, fondata sotto il nome di Hyperloop Technologies, ha poi cambiato nome in Hyperloop One nel 2016, e poi nuovamente in Virgin Hyperloop One dopo l’acquisizione da parte della compagnia di Richard Branson. Sembrava che la direzione dell’azienda fosse solida, e che le prospettive tecniche fossero altrettanto solide e innovative da giustificare investimenti nell’ordine delle decine di milioni di dollari.

I problemi iniziano nel 2017, quando un accordo in tribunale termina la disputa con uno dei co-fondatori dell’azienda, Brogan BamBrogan, riguardo ad accuse di molestie e sabotaggio. Lo stesso fato “colpirà” un altro co-founder, Shervin Pishevar, cacciato dall’azienda a causa di accuse di abusi sessuali.

Hyperloop One sembrava essere sempre a corto di denaro. Con l’acquisizione da parte di Virgin, Branson infuse nell’azienda $50 milioni di dollari, necessari a coprire i pagamenti per i dipendenti; erano dunque necessari nuovi fondi: l’azienda riuscì a portare a casa $172 milioni di dollari in nuovi investimenti nel 2019, $90 milioni di questi provenivano dalla emiratense DP.

I critici affermavano che l’Hyperloop, per quanto fattibile tecnologicamente nel mondo delle idee, sembrava essere nient’altro che aria fritta, una “visione utopistica” che avrebbe avuto problemi non solo tecnologici ma anche finanziari. I sostenitori del progetto invece portavano in palmo di mano Virgin e affermavano che ci sarebbero stati “hyperloop funzionanti in tutto il mondo entro il 2020”. Non stupitevi se non avete un hyperloop fuori dalla vostra finestra.

Ad oggi, dopo la fuga da parte di praticamente tutto il direttivo durante il periodo della pandemia, il progetto hyperloop sembra essere completamente fallito, e persino il tunnel di test voluto da Musk in California è stato dismesso, probabilmente perché l’attenzione del milionario sembra essere più indirizzata a mal gestire Twitter/X che a risolvere i problemi di logistica del mondo.