Per i piccoli creator è sempre peggio | Spotify dice di tutelarli ma sta prendendo in giro tutti

Spotify contro gli artisti sconosciuti

Nelle scorse settimane abbiamo parlato di come Spotify fosse intenzionata a cambiare le regolamentazioni sulle royalty, che attualmente permettono agli artisti di guadagnare in base al numero di riproduzioni delle canzoni caricate sulla piattaforma. Questa decisione da parte dell’azienda non venne presa molto ben, perché fin da subito si comprese come andasse a sfavorire pesantemente i piccoli creator (che già fanno fatica a campare). Ebbene pare che questa decisione si concretizzerà nel prossimo futuro e sarà una vera e propria doccia fredda per molti di quelli che sono attivi su Spotify.

Una scelta davvero deprecabile

Come già detto all’inizio dell’articolo, di questo argomento ne abbiamo già parlato nelle scorse settimane. Qui di seguito troverete un breve riassunto che vi permetta di comprendere la scelta fatta da Spotify. Essenzialmente, dai prossimi mesi e anni, un musicista indipendente per poter avere un ricavo significativo, dovrà raggiungere di mese in mese le centinaia, se non migliaia di riproduzioni.

Alcuni riescono a raggiungere questo traguardo, specie coloro che producono tracce che diventano virali: l’esempio più concreto riguarda “Fluxxwave” di Clovis Reyes, di cui parlammo già nel precedente articolo sull’argomento. Tuttavia, nel caso in cui non sappiate chi sia, si tratta di un musicista di appena 15 anni, nato in Francia che con la suddetta canzone è riuscito a raggiungere i 26 milioni di streaming e che ha ogni mese 3,6 milioni di ascoltatori alla data attuale. Appunto per questo da tale traccia ha comunque avuto un certo ricavo, che di mese in mese è sicuramente aumentato.

Ciononostante, non tutti riescono a raggiungere a queste cifre e avere per questo un guadagno dignitoso non è fattibile per molti. Pertanto questo sistema andrà senza ombra di dubbio a limitare la presenza dei piccoli artisti, andando a favorire quelli grandi e la compagnia stessa.

Pertanto molti di essi potrebbero decidere di cambiare piattaforma dove produrre e caricare la propria musica, ma vi sono diverse incognite: perché dover per forza cambiare quando ti sei già creato un’ottima fanbase? Effettuando, tra l’altro, un numero incredibile di sacrifici? Non sarebbe meglio che Spotify favorisse la meritocrazia e permettesse anche ai pesci piccoli di avere una possibilità? A quanto pare no e adesso ne abbiamo la certezza assoluta.

A Spotify non frega nulla dei piccoli creator

Spotify

L’annuncio di questo cambiamento da parte di Spotify è adesso realtà e sarà ancora più pesante rispetto a prima: infatti tutte le canzoni caricate sulla piattaforma che non raggiungeranno le 1000 riproduzioni ogni anno non verranno in nessun modo monetizzate (di conseguenza non garantiranno un guadagno). L’aspetto ancora più assurdo è che questa condizione viene raggiunta da soltanto 1/3 delle canzoni presenti su Spotify, molte delle quali lo hanno raggiunto perché presenti al suo interno fin dalla sua apertura più di 15 anni fa o perché prodotte da grandi nomi della musica moderna.

Pertanto questa è una vera e propria mazzata, in particolare per i piccoli creator, e allo stesso tempo questo denota una tendenza assai preoccupante: infatti queste tracce genereranno comunque soldi, che in questo caso verranno distribuiti a coloro che raggiungono questa cifra annualmente e favorendo così coloro che hanno già un nome al suo interno.

Per di più questa decisione andrà a limitare la creatività di molti piccoli artisti attivi su Spotify, siccome per far sì che i loro pezzi abbiano successo dovranno comporli attenendosi all’algoritmo presente sulla piattaforma favorendo così la loro comparsa nelle playlist e avendo maggiori possibilità di essere ascoltate: ciò porterà a una pesante limitazione nei testi e nei generi delle canzoni. Un vero e proprio scempio, che si aggiunge a molti altri dell’epoca contemporanea dal Duemila a oggi.