X (Twitter) vuole “incentivare la verità” | Ma come al solito fallisce alla grande

Elon musk che guarda un uccello

Il problema della diffusione di fake news è una piaga che si è diffusa in tutti i social network: da Facebook a Twitter, Instagram e persino Pinterest, in qualunque social network ad oggi si nascondono malintenzionati che, pubblicando post sensazionalistici senza alcun fondamento riescono anche a guadagnare somme discrete. Adesso Musk vuole potenziare “incentivare la verità” dando più potere ai fact checker, ma sarà veramente efficace?

Niente più soldi se passa il fact-checker

Domenica scorsa, Elon Musk ha annunciato, tramite un post sulla sua piattaforma, che da lì in poi, per tutti i post corretti dal fact-checking interno di X, “@CommunityNotes”, non sarà più possibile accedere alla monetizzazione.


“L’idea è quella di massimizzare l’incentivo verso l’accuratezza piuttosto che il sensazionalismo dichiara Musk, rassicurando gli utenti che “qualunque tentativo di rendere @CommunityNotes un’arma per demonetizzare qualcuno sarà immediatamente ovvio, essendo tutto il codice ed i dati open source.”

Immediatamente il post di Musk è stato assaltato da innumerevoli risposte di utenti che chiedevano maggiori informazioni su come effettivamente questo provvedimento sarà applicato. Alcuni sottolineano che CommunityNotes viene usato anche per precisare o segnalare l’accuratezza di un post, piuttosto che per fare solo fact-checking; altri ancora fanno notare che alle volte CommunityNotes commenta post per fini umoristici. Ovviamente la preoccupazione è che anche questi ultimi casi comportino la fine della monetizzazione.

Ad oggi, Musk ha ignorato la maggior parte dei commenti su X, ma ha risposto direttamente ad almeno due utenti, commentando su questo aggiornamento e su un prossimo aggiornamento egualmente grande. Al primo post che affermava la possibilità, con questo nuovo aggiornamento, per i creatori di contenuti “reali” di guadagnare di più non avendo da lottare con la competizione sleale, Musk ha risposto solo riconfermando che l’obiettivo è “incentivare la verità”. Al secondo post, che mostrava sospetto verso il fatto che tutto il codice di X sia open-source, tranne le informazioni sul delisting degli account, la risposta ufficiale è stata che X sta lavorando su metodi per essere più trasparente, e che ci si dovrebbe aspettare queste informazioni entro fine anno.

Al momento della scrittura, X non ha ancora incluso questo metodo di limitazione dei guadagni agli standard di monetizzazione ufficiali di X; per ora gli standard limitano i guadagni ai contenuti ovviamente violenti, ingannevoli o fuorvianti, ma non specifica alcuna azione dei fact-checker come causa scatenante della rimozione della monetizzazione.

Tutto questo non è successo perchè Musk si sia reso effettivamente conto dell’uso scorretto della sua piattaforma, ma perché è arrivata l’Unione Europea: da quando è scoppiato nuovamente il conflitto tra Israele e Hamas, Twitter/X era diventata la piattaforma preferita dai diffusori di informazioni false; questo ha portato l’UE ad investigare X per infrazioni del cosiddetto “Digital Services Act” per cui le piattaforme devono analizzare e mitigare la diffusione di disinformazione. L’UE ha dato alla piattaforma un ultimatum fino al 31/10 per rispondere alle richieste della Commissione Europea riguardo alla disinformazione su X, oppure subire delle penalità.

Ovviamente tutto questo arriva in un momento molto delicato per la piattaforma; l’obiettivo di Musk di trasformare X in una “piattaforma totale” sembra poggiarsi principalmente sulla fiducia che gli utenti riversano su X, fiducia che sta diventando sempre minore a causa della poca chiarezza da parte del CEO di Twitter/X