Amazon vuole iniziare a tracciare il vostro benessere psicologico

Secondo molti analisti, uno dei motivi per cui Amazon ha il successo che ha è legato alla capacità dell’azienda di processare i dati che gli utenti lasciano navigando all’interno del suo e-commerce. Amazon secondo quanto raccolto da TechCrunch ed i suoi misteriosi informatori, sta pensando di creare una serie di oggetti in grado di andare a carpire dati particolarmente privati della persona come il suo stato emozionale.

La divisione hardware di Amazon sta, in sostanza, lavorando ad un braccialetto speciale che sia in grado di determinare lo status emotivo del suo utilizzatore; i primi in assoluto a parlarne sono stati quelli di Bloomberg, dotati di documenti altrimenti riservati destinati alla circolazione interna nell’azienda.

Una storia che potrebbe assumere risvolti inquietanti, quasi come quella volta che il mondo scoprì le intenzioni di Activision/Blizzard ed il tracking delle gravidanze delle sue dipendenti. Vediamo insieme cosa è successo stavolta e quanto potrebbe diventare distopica la situazione nel peggiore dei casi.

Un bracciale per far sapere ad Amazon come stai.

amazon wearable patent

Secondo i documenti recuperati da Bloomberg, l’azienda di Jeff Bezos starebbe sfruttando un brevetto recentemente registrato che permette ad Alexa di modificare le sue risposte nei confronti dell’utente in base allo stato d’animo di quest’ultimo. Secondo quanto dichiarato all’interno del brevetto, Alexa sarà in grado di comprendere emozioni come la felicità, la gioia, la rabbia, il dolore, la tristezza, la paura, la noia e lo stress, una lista niente male di stati d’animo per un assistente vocale.

L’oggetto che aiuterà Alexa in questa sua missione è un bracciale dotato di dispositivi elettronici in grado di comprendere grazie al battito cardiaco, alla frequenza della respirazione e al tono di voce, lo stato d’animo del suo utilizzatore. Tale dispositivo sarà controllabile dallo smartphone e sarà realizzato grazie ad una collaborazione tra due team: quello responsabile di Alexa stessa e quello di Lab126. Al momento il lo smart bracelet sta venendo testate internamento e porta il nome in codice di Dylan.

Lo sviluppo di questo particolare dispositivo potrebbe essere il risultato degli incentivi che Jeff Bezos sta dando ai suoi team di ricerca hardware, spronando quanto più possibile la sperimentazione in relazione al mondo dell’IoT e in relazione ad Alexa. L’ultima volta che Bezos incentivò questo genere di iniziative, il risultato fu la creazione degli Amazon Echo Buttons, dispositivi che ancora oggi vengono potenziati attraverso nuove funzioni.

Purtroppo le informazioni legate a questo nuovo, misterioso oggetto, si fermano qui poiché il regime di sicurezza interno di Amazon non ha permesso ulteriori fughe di notizie; gli informatori contattati da Techcrunch ed i documenti ottenuti da Bloomberg non parlano di molto altro.

Elettronica emotiva.

Sembra che nel corso dei nostri prossimi anni di vita ci ritroveremo a dover combattere con delle pubblicità ancora più invadenti di quelle attuali.

Il brevetto leakato su Bloomberg parla di un prodotto in grado di suggerire ad Alexa dei messaggi pubblicitari in relazione allo stato emotivo dell’utente, facendo comprare allo stesso un gelato se è triste o un punchball se arrabbiato. Il dibattito sulla privacy, in sostanza, rischia di diventare ancora più importante perché stavolta in mezzo ci sono alcuni dei nostri dati più sensibili: quelli legati alla sfera emotiva.

Certamente non è la prima volta che la sfera emotivo è stata utilizzata per influenzare gli acquisti degli utenti, da quando esiste Internet abbiamo visto più e più volte questa scena ripetersi; quello che stavolta funge da novità è la precisione e la frequenza con cui potremmo avere dei prodotti consigliati in base al nostro stato d’animo; una situazione che fino a qualche anno fa avremmo collegato a dei racconti di fantascienza e che invece ora rischia di diventar reale.

Amazon si sta muovendo verso un tracciamento praticamente assoluto dei suoi utenti e questo braccialetto sembra molto più subdolo di qualcosa come il riconoscimento facciale. Lo stesso riconoscimento facciale di Amazon (Amazon Rekognition, NDR) aveva fatto registrare numerose polemiche nel corso degli ultimi mesi a causa di problemi legati al riconoscimento in persone appartenenti a minoranze.

Normale amministrazione?

I test realizzati dalla polizia dell’Oregon hanno mostrato come un sistema imperfetto sia in grado di fare danni; c’è il rischio che il wearable di Amazon sia in grado di mostrare dei dati incorretti e far passare messaggi pericolosi, sostanzialmente. Questo wearable di Amazon potrebbe essere un ulteriore passo verso quella piccola distopia che, invece, è già Shenzen, enorme città cinese dove esistono telecamere in ogni dove dotate di riconoscimento facciale.

Abbiamo già parlato del sistema a punteggio sociale che sta lentamente cambiando la vita degli abitanti cinesi; nella sopracitata città cinese tale sistema riesce a multare i pedoni irrispettosi che attraversano le strade con il rosso.

Il riconoscimento facciale in Cina è argomento quotidiano, specie in una capitale tech come Shenzen; una stazione della metropolitana del luogo è in grado di usare il riconosicmento facciale per agevolare i pagamenti dei biglietti. Ogni abitante della città può farsi scannerizzare il volto e linkarlo ad un determinato sistema di pagamento, sarà possibile acquistare il biglietto o entrare direttamente in metro una volta passati al di sotto di una telecamera/scanner.

Anche in questo caso ci sono evidenti vantaggi e svantaggi: la comodità d’uso di un simile sistema è pressoché assoluta, visto che non è più necessario avere dispositivi fisici o semplicemente valuta dietro di se ma diventa anche molto più pericoloso dal punto di vista della privacy; d’altro canto l’ente che si occupa di trattare i dati di tale sistema (e nel caso cinese abbiamo a che fare con un azienda tech con un membro del partito comunista nel CDA) potrebbe semplicemente tracciare il percorso di un dato abitante per poi utilizzarlo per altri scopi, questi non sempre altrettanto rispettosi della privacy altrui.

La tecnologia non è ne buona ne cattiva, come sappiamo, ma più andiamo avanti, più ci avviciniamo ad un mondo dove i confini tra un utilizzo rispettoso ed uno irrispettoso si fanno sempre più labili.