Grande affluenza alla 35° edizione del Romics – Festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cinema e Games, che accoglie per ben due volte all’anno tutti gli appassionati della cultura pop nel grande centro di Fiera di Roma.
Sebbene distante dal centro storico della capitale, il Romics è facilmente raggiungibile coi mezzi pubblici che si intasano di giovani in cerca di qualche giornata di divertimento e acquisti nerd. Se chiedete a chi la fiera la frequenta da più anni vi dirà che è un mercatone con merchandise neanche troppo interessante, ormai facilmente reperibile a prezzi molto più bassi online, ma siamo invece rimasti stupiti dai numerosissimi small business e artisti indipendenti che hanno popolato l’edizione autunnale di quest’anno.
L’autenticità umana al primo posto
In questo mondo capitalistico in cui qualunque cosa è prodotta in massa e distribuita anche dall’altra parte del globo, si fanno sempre più spazio gli artisti indipendenti. Presso la Self Area, erano oltre 40 gli artisti dotati dei loro piccoli stand, spesso divisi tra più persone per ammortizzare i costi, che vendevano il loro merch disegnato a mano, tra spillette, borse, portachiavi e tanti altri piccoli oggetti dedicati a personaggi noti di anime e videogame o originali.
Possiamo notare come sempre più gente preferisca l’autenticità di un prodotto disegnato e progettato a mano a merce industriale – venduta tra l’altro a prezzi sempre più alti e poco competitivi. Peccato solo non aver unito tutti, ma proprio tutti, gli artisti della Self Area in un unico padiglione, cosa che avrebbe creato uno splendido “effetto DoKomi” (fiera di Düsseldorf dedicata ad anime e manga rinomata per la sua ricchissima Self Area di carattere internazionale).
Oltre 50 poi i disegnatori e fumettisti in Artist Alley, sempre disponibili per una dedica o commissione, provenienti da tutta Italia e dall’estero. Numerosissime le mostre: da quella per i 75 anni dei Peanuts! di Schulz con tavole originali e memorabilia in collaborazione con il Charles M. Schulz Museum; Fabio Civitelli con la mostra “L’eleganza del segno”, con oltre sessanta tavole di Tex; Francesca Baerald ha ci ha conquistati con le sue mappe fantasy illustrate, protagoniste ne “La geografia dell’immaginario e del sogno”; e ancora i 40 anni di Lone Wolf, la mostra Mutanti e Metaumani tra supereroi di ieri e di oggi con tavole originali provenienti da tutto il mondo e rare statue da collezione, il grande fumetto europeo con Oscar Martín “Da Tom & Jerry all’epica di Solo”, la sperimentazione visiva di Paolo Mottura con “MatericaMente”, dove le icone del fumetto prendono vita in tecnica mista e su materiali di risulta sorprendenti.
Creare videogiochi in Italia è ancora possibile
Questo il sogno che viene venduto da tante accademie di game design della regione ai giovani che vorrebbero davvero fare dei videogiochi il loro mestiere. Per quanto sappiamo sia complicato, nelle fiere non c’è cosa più bella che andare a provare i prototipi degli alunni, ancora immersi negli studi o appena usciti, nel pieno delle loro energie creative.
È il caso di Negroni Studio, vincitori della RomaGameJam 2024, adesso alle prese con il rilascio ufficiale del loro Fullmetal Smackdown, un “card game coi robottoni” in cui l’obiettivo è distruggere i componenti dell’avversario prima che a essere distrutto sia il nostro mecha. Nonostante si tratti ancora di una demo senza particolari fronzoli, il core gameplay potrebbe diventare strategicamente interessante, quindi auguriamo loro il meglio per questa prima release.
Presenti anche panel, forse un po’ generici, ma unicamente intriganti, sui temi dello sviluppo di videogiochi indie, tenuti da studi indipendenti italiani come Morbidware, Yonder, Aucritas e Biunivoca. Poi ancora tanti progetti didattici ed educativi come quelli di Matematica Superpiatta che propone un software bassato sulla gamification dell’insegnamento della matematica nelle scuole, graficamente simile a Minecraft, ma interamente progettato da zero per garantire un’esperienza di apprendimento valida, ma anche divertente.
Dov’è il GDR?
Cinque padiglioni di stand, ma uno dedicato al gioco di ruolo proprio no. Una scelta che non abbiamo ben compreso, vista la sempre maggior apertura a questo mondo anche nelle fiere di settore più piccole. Si capisce dunque la necessità del Roll!Fest di Bracciano di dedicare un intero evento al GDR, visto che la maggiore fiera del Lazio ha deciso di non dare spazio a questa passione.
Fatta eccezione per l’area Galactus che metteva a disposizione dei giochi da tavolo per i visitatori, non vi erano zone dedicate al GDR, né editori o particolari stand di dadi e accessori per giocatori di ruolo. Ricchissima invece la sezione card game, in particolare Pokémon: questa scelta è però risultata sconveniente agli stessi venditori che si sono ritrovati una competizione spietata e dunque minori incassi. Il troppo stroppia, soprattutto quando affittare un tavolo per quattro giorni costa migliaia di euro e si rischia di far fatica anche a rientrare in pari.
Nonostante alcune carenze anche sul lato dei panel non particolarmente numerosi, la forte presenza di artisti e il clima di coesione ci hanno mostrato un Romics che ha superato le aspettative. Magari non sarà l’evento più adatto a chi è interessato a conferenze e sessioni di gioco dal vivo (fatta eccezione per le postazioni con console e PC invece abbondanti), ma con la sua nuova direzione attira sicuramente gli appassionati d’arte e di collezionismo. Fate solo attenzione al pavimento sulla via tra l’ingresso e i padiglioni perché la strada è lunga e i dislivelli sono più numerosi dei giochi di ruolo che abbiamo visto in fiera!






