4 motivi per tornare a giocare a Fez su Nintendo Switch nel 2021

fez nintendo switch

È difficile provare a parlare di Fez senza dire cose che non siano state già dette infinite volte da altri. Il gioco di Phil Fish e Polytron è per molti una delle pietre fondanti di un certo indie videoludico mondiale ed è per mille altri motivi un gioco affascinante, uno di quelli che davvero segnano il tempo per come si impone sul resto.

Con l’arrivo di Fez su Nintendo Switch abbiamo però deciso di provare a parlarvene in altro modo, sottolineando quattro buone motivazioni che faranno meno pesare i 14€ che il gioco costa.

Quindi, senza badare troppo ai convenevoli subito, iniziamo subito a vedere perché è sempre cosa buona e giusta giocare a Fez, anche se è il 2021 e siamo incastrati sul trono di ceramica con una Nintendo Switch in mano durante un brutto mal di pancia.

Fez è divertente oggi come allora

Fez non è invecchiato di una virgola.
Giocando a Fez oggi non abbiamo sentito alcun segno di stanca rispetto al nostro primo playthrough, datato 2012/2013, segno che l’impianto di game design di Phil Fish è ancora solido come la roccia.

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L’incantesimo di Fez ha origini lontane nel tempo ma vicine nello spazio.
Nelle varie interviste Phil Fish ha più volte dichiarato di come il seme del suo titolo provenga dalle idee di Shigeru Miyamoto, da Super Mario Bros & The Legend of Zelda.

Queste idee sono state poi raffinate secondo la filosofia di design di Fumito Ueda che lavora per sottrazione, lasciando da parte tutti gli elementi inutili in favore di un equilibrio e di un eleganza difficilmente riscontrabili altrove all’interno del mondo dei videogiochi.

Non esiste game over, ne esiste morte, esiste soltanto un’esplorazione rilassata e piena di piccoli traguardi, da cui è impossibile non farsi accalappiare.

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Il punto più grezzo del game design di Fez proviene invece dalla storia del PC Gaming americano.

Il gioco di Polytron è impregnato di enigmi, alcuni facili e più basati sulle meccaniche platformer mentre altri decisamente più imperniati su aspetti di metagioco.
Da Myst, la storica saga di avventure grafiche in prima persona di Cyan Worlds, Phil Fish ha preso lo spunto per la creazione di un sistema numerico ed un alfabeto, parti fondamentali della seconda run di qualsiasi giocatore e fonte di numerose emicranie.

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Gli enigmi dedicati ai completisti richiedono la traduzione dell’alfabeto e del sistema numerico, oltre che a qualche buona idea per comprendere come effettuare la traduzione quando si trova un testo in un monolite. Il tutto con l’idea geniale di dotare il protagonista di una modalità in prima persona, giusto per confondere ulteriormente le idee.

Tecnicamente ancora attualissimo

In maniera quasi collaterale, uno dei motivi per cui giocare a Fez oggi è come giocarlo nel 2013 è sicuramente il comparto grafico. Le avventure di Fez nel mondo tridimensionale devono moltissimo del loro fascino all’idea di Fish e Berard di utilizzare anziché una classica Pixel Art, una grafica tridimensionale basata sul concetto di Trixel (che è simile al Voxel ma non del tutto, vi rimandiamo qui per le spiegazioni di carattere tecnico).

I trixel poi sono soltanto una parte della meraviglia che è il gioco è.
Ancora oggi molti degli scenari concettualizzati da Fish sono incredibilmente ficcanti, complice uno stile minimale che riesce a offrire un’ ampia varietà di location senza scadere nelle banalità del mondo del fuoco o il mondo del ghiaccio.

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Come se non bastasse ancora oggi le skybox offerte da questo titolo sono i n c r e d i b i l i, offrendo infinito materiale per wallpaper.
Lo stesso Fish, in una sua intervista pre uscita gioco a Gamasutra, ha dichiarato di essersi fatto ispirare dagli incredibili cieli blu presenti in diversi film dello studio Ghibli, trasportandoli poi all’interno delle ambientazioni atemporali del titolo.

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Data la natura tecnicamente modesta del titolo (che funzionava senza problemi di sorta sull’hardware di Xbox 360) su Nintendo Switch il videogioco è esattamente come ce lo ricordavamo, tra colori e fascinazioni.
Unico appunto da fare: lo schermino di Nintendo Switch chiaramente non è sempre la scelta migliore per godersi tutta quella bontà.

Musicalmente ancora incredibile

Se non avete mai giocato a Fez vi siete persi uno dei più interessanti lavori di colonna sonora videoludica degli ultimi quindi anni comodi.
Richard Vreeland, conosciuto dai più come Disasterpiece, con Fez è alla sua sedicesima colonna sonora e decide di sfruttare tutta l’esperienza pregressa per mettere insieme il miglior prodotto possibile.

Partendo da una base di musica chiptune, desiderosa di richiamare le strutture melodiche e timbriche dei videogiochi a 16-bit, Disasterpiece decide di smontare gli stereotipi utilizzando in maniera intelligente il riverbero e i pads sintetizzati, avvicinando la chiptune ai sintetizzatori tipici degli anni ottanta.

Dal punto di vista timbrico è importante notare come molti dei pezzi di Fez facciano ampio uso di tecniche come il bitcrushing per allargare i suoni prodotti, donando alla musica immagini sonore decadenti.

Dal punto di vista del puro sound design troviamo scelte intelligenti come la creazione di modifiche melodiche in base al momento della giornata in cui si arriva in una precisa zona, tutte scelte che rendono l’esperienza più gradevole e affascinante.

Il risultato finale è mediamente stupefacente, con composizioni ariose e stratificate, dove i suoni si sommano in maniera continua fino a lasciare spazio a soundscapes ampi come arene. A dieci anni di distanza la colonna sonora di Fez riesce a scrollarsi di dosso quell’alone da giochino anni ottanta in favore di una specie di eterna immortalità, molto più interessante e sentita della solita nostalgia tossicheggiante.

Nintendo Switch continua a rivelarsi il posto giusto per determinati videogiochi

La struttura a quadri di Fez ben si adatta alla natura portatile di Nintendo Switch.

Nonostante, come abbiamo già detto, lo schermo dell’ibrida Nintendo non sia il migliore dei modi per godersi la splendida pixel art di Polytron, poter giocare per cinque minuti alla volta riprendendo sempre dall’ultimo checkpoint in totale comodità è un graditissimo valore aggiunto.

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Il sistema di controllo dato dai Joycon ben si adatta al platforming di media difficoltà del titolo ed i grilletti laterali sono perfetti per effettuare gli scambi di prospettivi.

Ulteriore plauso va fatto ai joycon come metodo risolutivo per risolvere gli enigmi con i diapason, con tanti applausi a Shigeru Miyamoto e soci per aver realizzato un sistema di vibrazioni intelligente ed efficace come quello della piccola consolina.

In sostanza Nintendo Switch, viste le richieste tecnica del titolo, diventa la casa perfetta per un videogioco digeribile anche attraverso esperienze mordi e fuggi come Fez: non c’è più nessun motivo per non andare a conoscere Gomez e amici.