Kingdom Come Deliverance II | Recensione PC | Audentes Fortuna Iuvat!

Una figura a cavallo con uno stendardo sulle spalle su sfondo grigio

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Quasi un mese fa, scrivevo nell’anteprima Kingdom Come Deliverance II (KCD2), che le prime ore mi avevano mostrato tanto potenziale ma non del tutto convinto. Le quest fino a quel momento, il gameplay che condivideva molti dei dubbi del primo capitolo della saga, e una generale timidezza da parte del gioco nelle prime ore mi avevano lasciato con un misto di curiosità e dubbio per ciò che sarebbe seguito.

E ciò che è seguito è stato molto!

Kingdom Come Deliverance II si fa carico sulle spalle di un ruolo importante. Il primo capitolo infatti aveva dimostrato il suo potenziale, ma rimaneva pur sempre un diamante grezzo, limitato in parte dalla sua produzione non ancora AAA. Il secondo invece capitolo pone le basi per superare, in realtà proprio annichilire, il capitolo precedente in termini di qualità di produzione e grandezza, e presentare KCD2 come forse Warhorse sogna, o perlomeno quella è la sensazione.

Lasciate ordunque ch’io canti della grandezza e dei limiti di questo Ludico prodotto, e della sua meravigliosa Boemia.

Esplorare il 15° secolo, una missione alla volta

Henry in armatura cavalca in un vilaggio ricoperto di nebbia e fumi di carbone che brucia

Kingdom Come Deliverance 2 ha luogo poco dopo il primo capitolo della saga e Henry, l’amichevole scudiero di Villaggio, ha raggiunto la posizione di paggio, guardia del corpo e tutto fare per conto di Lord Hans Capon. La loro missione a inizio gioco è semplice: consegnare un messaggio ad un signore locale, per avviare trattative diplomatiche e portare tale signore dalla parte di Re Venceslao, piuttosto che Sigismondo.

Perché sebbene Henry e Lord Capon siano due, quasi minuscole, pedine, il conflitto civile, la guerra in corso, sullo sfondo di tutto il gioco si fa sentire e crea un atmosfera uggiosa ben riuscita. In diverse occasioni, Henry farà i conti con le conseguenze della guerra e toccherà con mano, e a volte sarà egli stesso la mano, la morte e la distruzione che ne segue.

Le prime circa dieci ore di gioco carburano lentamente, il gioco è timido, e per contestualizzare un “secondo” tutorial costringe la trama in uno topos che gli sta stretto: una botta in testa, una ferità di lì e via che Henry si è dimenticato come si combatte, si parla, si creano pozioni e tutto quanto (tranne leggere per fortuna).

Questa manovra narrativa, crea un debito importante per tutte le prime ore di gioco, in cui narrativamente il gioco cerca di recuperare terreno e di coinvolgere il giocatore su altri fronti, introducendo diverse tematiche ed elementi della Boemia del 15° secolo, affiancando all’esplorazione un Codex ben sviluppato e incredibilmente ispirato graficamente, riuscendo potenzialmente ad insegnare molto ai giocatori interessati ad approfondire.

Superata una quest particolare della prima parte, diciamo la quest che pone fine al “prologo” (che tanto prologo non è vista la sua durata), il gioco cambia tempi e sembra risvegliarsi da un torpore artificioso, quasi come se gli sviluppatori avessero iniziato a divertirsi nel scrivere dialoghi, trame e quest.

Uno scorcio delle strade della città di Kuttenberg

Il comparto narrativo di Kingdom Come Deliverance 2 è un delizioso binomio: Laddove l’intreccio principale del gioco è macroscopico, e naviga i conflitti che colpiscono la Boemia intera e le faccende tra nobili, le quest secondarie sono tutte lenti di ingrandimento personali e culturali e permettono al giocatore, e ad Henry, di scoprire tutta una serie di sfumature, credenze, modi di fare ed esistere che caratterizzerebbero la Boemia del 15° secolo (ma molti sono estendibili al Sacro Romano Impero in generale).

Da fermare i bracconieri, aiutare villaggi vicini a risolvere una disputa sul territorio di pascolo, protrarre dispetti per conto di rivali, fino a serial killer, gilde di maestri d’arme rivali, tornei, duelli, missioni diplomatiche, furti rocamboleschi e chi più ne ha più ne metta. Ogni quest secondaria è stata scritta con amore per i temi e con una o più finestre di approfondimento in mente.

Giocare tutto Kingdom Come Deliverance 2 vuol dire imparare le tradizioni antiche, le dinamiche sociali e le curiosità della Boemia del 15° secolo una missione alla volta. Il carattere e lo spirito con cui questo contenuto è scritto eclissa quella che è un ottimo intreccio principale, ma che quasi pare pallido in confronto.

Narrativamente parlando, e questo vale anche nello storytelling indiretto, attraverso level design e comparto grafico, è limpido e chiaro l’amore e la cura che gli sviluppatori hanno dedicato al gioco, e questo riesce quasi del tutto ad annullare l’amaro che le prime ore di gioco lasciano in bocca.

Il contenuto di Kingdom Come Deliverance 2 riceve un ulteriore miglioramento quando alla fine del primo capitolo il gioco cambia mappa, trasportando Henry e la trama in una mappa grande quasi il doppio (e forse anche più) della precedente, in cui il contenuto sembra sbocciare come fiori senza mai sovraccaricare il giocatore di stimoli. Infatti sebbene le quest secondarie siano moltissime, molte di queste sono localizzate e altre invece si sbloccano col tempo, evitando l’agorafobia tipica di molti GDR.

Per chi ama esplorare missioni secondarie e luoghi, KCD2 promette oltre il centinaio di ore di gioco.

Emulazione Vs Divertimento

Henry e Ser Hans capon cavalcano giù da un forte con il paesaggio sconfinato delle foreste Boeme

Il precedente capitolo della saga era stato bersaglio diverse critiche aprendo anche il dibattito sul confine tra divertimento ed emulazione. Ad esempio va bene emulare le difficoltà di essere un apprendista fabbro, ma quanto può essere divertente essere un signor nessuno a lungo? In diverse occasioni gli approcci erano anche incoerenti tra loro. Se una parte cercava l’estremo realismo, l’altra, come le guardie e l’intero comparto di “giustizia”, era fin troppo arcade.

Kingdom Come Deliverance 2 pone un punto fermo alla diatriba, e mostra l’audacia che era tanto necessaria anche nel capitolo precedente. Il leitmotiv del design di KCD2 è quello dell’immersione all’interno della sua ricca Boemia, anche a costo dell’emulazione (perché le due cose sono ben differenti!).

Perché ebbene sì, Warhorse pare aver trovato un equilibrio decisamente migliore tra gli aspetti emulativi, fondamentali per mantenere i piedi fermi nel contesto storico del gioco, e il suo aspetto ludico. Le guardie non sono più onniscienti, le pene saranno finalmente proporzionali e arricchirsi con metodi di dubbia morale non è più ostacolato artificiosamente dal gioco stesso.

Anche l’esperienza stessa del combattimento, della gestione dell’inventario e delle caratteristiche ha preso una forma più consona a un GDR e meno emulativa. Avere tre set di equipaggiamento e switchare tra questi all’occorrenza permette di avere diversi stili di gioco, e dunque di godere di più del contenuto offerto senza dover necessariamente sacrificare uno stile per giocarne un altro.

Insomma è possibile essere un cavaliere, un diplomatico e un ladro provetto senza troppa difficoltà tutte nella stessa partita, sacrificando l’immersione, ma favorendo un’esperienza ludica più a tutto tondo. Insomma Uber-Henry è realtà.

Herny in armatura a cavallo seguito da Mutt

KCD2 non è tanto audace nell’aggiunta di nuove meccaniche o elementi, che comunque ci sono, ma nel trovare un suo equilibrio e non aver paura di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

Una meccanica interamente nuova degna di menzione è invece il cane, il piccolo (mica tanto) Mutt. Un loppide praticamente immortale che aiuterà Henry nel risolvere diverse missioni altrimenti irrisolvibili, e che saltuariamente sposta l’ago della bilancia di alcuni combattimenti con qualche assalto ben piazzato (e dei talenti ben scelti in Cinofilo). Sebbene sia un fedele e utile compagno, la sua IA poteva, e forse doveva, essere fatta meglio, proprio in ottica di emulazione contro divertimento. Ho perso il conto di quante volte sono entrato furtivamente in un luogo solo per poi avere Mutt entrare dalla porta principale o in qualche altro modo e farmi scoprire perché giustamente i padroni del posto volevano cacciare il cane ficcanaso. Non è sempre facile ricordarsi di dare l’ordine al cane di stare fermo quando si entra in una zona proibita, e questo mi sembra uno di quei comportamenti facilmente aggiustabili che però renderebbero l’esperienza sicuramente più limpida.

Dunque il comparto ludico e di gameplay di KCD2 sebbene sia più coerente con se stesso ed eseguito meglio del capitolo precedente, non è smussato né rifinito come quello narrativo. Molti dei suoi problemi sono risolvibili con patch correttive, ma l’esperienza al lancio mostra ancora alcuni lati grezzi, come ad esempio mercanti che esauriscono il denaro bloccando qualsivoglia vendita per giorni (non ho capito se ho creato l’inflazione artificiale nella mia run o si è buggato il gioco), o il meno risolvibile salvataggio gratuito quando si esce dal gioco, che quindi trasforma il riavvio in una vera e propria meccanica quando si è poveri di grappe del salvatore (pozioni necessarie a salvare il gioco).

Altri sistemi sono invece un po’ buggati, o sembrano “rotti”. Un esempio di questo è il viaggio rapido, che per qualche ragione è più veloce se lo si esegue quando si è a piedi rispetto a quando si è a cavallo. Tutte queste sono piccole tacche che non rovinano l’esperienza di gioco ma la macchiano, tirando spesso fuori dalla sudatissima immersione il giocatore.

Insomma KCD2 fa sicuramente dei passi avanti e offre un’esperienza più bilanciata, pulita e divertente rispetto al capitolo precedente e sebbene su questo comparto il percorso da fare è ancora lungo, Warhorse è sulla strada giusta.

Boemia mia, Boemia bella

Il paesaggio Boemo di una fattoria in mezzo alla natura

Il comparto tecnico del gioco è sostenuto dal sempreverde CryEgnine che dona scorci incredibili e un buon impatto d’insieme. Dal punto di vista grafico Kingdom Come Deliverance 2 esegue con precisione e accuratezza i propri compiti: disegna e crea una Boemia del 15° secolo esatta, realistica e immersiva, preferendo l’accuratezza allo stile. Una scelta che sebbene possa non piacere risulta coerente con il resto del prodotto.

Infatti la sensazione è quella di camminare davvero in uno dei territori più importanti del Sacro Romano Impero, tra un villaggio e l’altro, in foreste sconfinate tra lupi cervi e cinghiali. KCD2 bilancia la sua esecuzione quasi asettica con uno storytelling e worldbuilding indiretto attraverso i luoghi e gli scorci che crea. La vista dalla torre di un forte, un campo di taglialegna nel bosco, i villaggi di carbonai, le case dei mastri cacciatori fino alle periferie e i quartieri della città di Kuttenberg.

Il comparto grafico, così come anche quello sonoro, sono dunque a supporto del leitmotiv del gioco e contribuiscono a costruire l’atmosfera pesante, giocosa o di pura leggerezza, anche sdoganando quella che può essere l’immaginario stereotipico che le persone possono avere di una città dell’epoca.

Dal punto di vista di ottimizzazione, il gioco ha ancora molta strada da fare. Non è chiaro se per limitazioni del CryEngine stesso o ulteriori motivi, il gioco risulta molto pesante e mettere sotto torchio una RTX 4070 anche con DLSS attivo, specialmente di notte con diverse torce accese sullo schermo. Dall’inizio della nostra prova, le performance si sono stabilizzate, e ci aspettiamo continueranno a migliorare nel corso dei giorni e delle patch, ma preparatevi ad un’esperienza incostante, specialmente a settaggi più alti.

Conclusioni

Kingdom Come Deliverance 2 è un passo avanti importante per Warhorse, e rappresenta un distillato di passione e lezioni imparate importante per la saga. Il diamante grezzo è stato rifinito, grazie anche al successo e alla fama del capitolo precedente, offrendo un seguito vasto, divertente e ricco di amore e passione tangibili in tutti gli angoli della Boemia esplorati nel gioco. Warhorse insomma supera dunque sé stessa e avvera il motto stesso che la trama del gioco fa sua: Audentes Fortuna Iuvat, La Fortuna Aiuta Gli Audaci

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PRO

  • Missioni secondarie deliziose
  • Ottimo Pacing
  • Paesaggi meravigliosi
  • La passione degli sviluppatori per il mondo di gioco è tangibile

CONTRO

  • Le prime ore di gioco possono risultare pesanti
  • Per alcuni l'aspetto emulativo del gioco potrebbe essere ancora un ostacolo
  • Glitch e bug macchiano l'esperienza

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8.5

Storia - 9 / 10

Grafica - 8 / 10

Longevità - 9 / 10

Gameplay - 8 / 10

Sonoro - 7.5 / 10