Guitar Hero World Tour: Recensione

Recensione di Giovanni Bellocchio

Guitar hero World Tour: La versione testata è quella xbox 360

guitar-hero-world-tour-8Musica da cameretta

In principio fu la plastica. Semplice plastica a buon mercato, incapace di melodia o anche solo di semplice suono. Ma la forma era quella giusta, combinata con luci e colori riusciva a cristallizzare la suggestione del Rock. Se non la musica, almeno l’irruente gestualità. “E’ solo un giocattolo” irridevano gli scettici, “roba da nerd senza speranza”. Quattro anni e altrettante iterazioni successive, gli scettici devono fare i conti con milioni di copie vendute e un fenomeno di costume vero e proprio. Stiamo chiaramente parlando di Guitar Hero e del cugino Rock Band, i rythm game più famosi nella storia dei videogiochi.

 

Il concetto di base è immediato: si tratta di premere i tasti giusti al momento giusto su un controller chitarriforme, seguendo le indicazioni che scorrono veloci sullo schermo. Immediato ma tutt’altro che facile, poiché – come in una normale, noiosa chitarra – la mano sinistra decide quale tasto premere mentre la destra segna il tempo con la pennata: riuscire a combinare i due movimenti richiede una certa coordinazione e astute varianti di questa meccanica essenziale portano la giusta varietà alla formula di base.

I ferri del mestiere

World Tour introduce rispetto alle edizioni precedenti una zona sensibile al tocco sul manico della chitarra: di fatto una seconda tastiera, utilizzabile in alcune sequenze per azzeccare le note senza eseguire l’appropriata pennata; i possessori di controller differenti potranno continuare a usare la consueta tecnica del ‘legato’. Un ampio pulsante sul ponte attiva lo Star Power senza dover scuotere il manico della chitarra, anche se non comprendiamo per quale motivo si possa rinunciare a questo gesto glorioso, mentre la barra del tremolo è stata allungata per un più comodo utilizzo. Nel complesso il nuovo controller – wireless ovviamente – risulta essere solido e di buona fattura, un enorme passo in avanti rispetto alle prime versioni. 

 

Quanti batteristi occorrono per svitare una lampadina?

La vera novità di questa edizione: sulla scia del rivale Rock Band, il parco strumenti ora comprende un microfono (scomodamente wired) e un controller addizionale percussivo. In pratica, una batteria. Trattasi di una mostruosità di plastica montata su un supporto smontabile, dotata di tre pad, due “piatti” e un pedale. Completano il corredo due bacchette di legno che hanno tutta l’aria di essere delle vere bacchette da batterista. 

Ci vuole un certo fegato per piazzare una simile cosa al centro del proprio salotto, sia per le doverose considerazioni ergonomico-estetiche sia per la rumorosità intrinseca del controller. E’ evidente che questa batteria vuole essere percossa, e con una certa veemenza: un chiaro atto di ostilità nei confronti di coinquilini e vicini di casa. 

(Segnaliamo che un gran numero di controller in circolazione presenta vari difetti di fabbricazione: sensibilità sballata, pad inerti, totale rifiuto al funzionamento. Se possibile, provare prima di comprare.)

Dal punto di vista della meccanica di gioco non vi sono grosse differenze tra l’uso della batteria e della chitarra: le note scendono verso di voi e vanno “suonate” a tempo. Le differenze più significative riguardano gli accenti, ossia colpi da imprimere con maggior forza, e le sezioni di improvvisazione, in cui possiamo dar sfogo alla nostra creatività batteristica.
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Cruda finzione

Per utilizzare efficacemente la batteria in Guitar Hero World Tour  è importante prendere coscienza dello scollamento tra quello che si sta suonando e quello che arriva alle nostre orecchie. Percuotendo il controller al momento giusto si ordina al gioco di suonare un frammento della traccia di batteria, proprio come avviene con la chitarra. Un ipotetico, vero, batterista sarà invece tentato di riprodurre sul controller quello che gli dicono le sue orecchie e il suo istinto, fallendo miseramente. Questo perché Guitar Hero preferisce valorizzare le capacità mnemonico-visive a scapito di quelle prettamente musicali: una finzione dunque, ma chi ha voglia di mettersi a protestare nel bel mezzo di The Wind Cries Mary? 

 

Usare il basso – eterno comprimario – non si discosta in modo significativo dalla chitarra pur disponendo di una nota extra ottenibile plettrando senza premere alcun tasto sul manico. Per i cantanti GHWT offre il classico karaoke, in cui si richiede – la crudeltà! – un effettivo senso del ritmo e intonazione. Impostando il livello di difficoltà si può rendere il gioco più o meno tollerante alle stecche, ma come per tutti i karaoke il divertimento che se ne può trarre rimane inestricabilmente legato alla scelta delle canzoni disponibili.

Musica del diavolo

GHWT presenta un repertorio di tutto rispetto, 86 tracce che spaziano tra classici immortali, becerissime hit (Beat It?) e perle rare, con la possibilità di acquistare canzoni extra dal negozio online. Parlando di contenuti scaricabili, nonostante la Activision sia partita col piede giusto si trova inevitabilmente a inseguire Rock Band e le sue oltre 500 canzoni disponibili. Sarà interessante osservare la sfida tra i due titoli, una competizione da cui trarremo vantaggio soprattutto noi giocatori.
Le cover di pezzi “resi famosi da…” ormai appartengono al passato (“nonno, davvero una volta c’era un cantante che imitava Zack de la Rocha in Killing in the Name Of? Sì figliolo, siediti che ti racconto..”), nel complesso la qualità sonora risulta ineccepibile.

Con l’aggiunta dei nuovi strumenti si rafforza la vocazione multiplayer, che stavolta gioca un ruolo decisivo nella selezione musicale: tanto per cominciare è stato abbandonato il chitarrocentrismo che contraddistingueva le precedenti edizioni: sopravvivono alcuni pezzi sacrificati all’esigenza di onanismo solistico (Stranglehold su tutti) ma nel complesso si punta più alla performance di gruppo e alla riconoscibilità delle canzoni.

In secondo luogo manca una vera progressione della difficoltà dei pezzi, questo Guitar Hero predilige l’assaggio casuale, capricciosi morsi dati lungo l’intera estensione della scaletta tipicamente dettati dalla conoscenza delle canzoni da parte del cantante.
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Money for nothing

Sarebbe facile smarrirsi nella ricchezza di contenuti non strettamente pertinenti all’esperienza pseudomusicale, ma non dimentichiamo che sempre di contorno si tratta. Tanto per cominciare, è possibile creare il proprio personaggio su misura, senza tralasciare il logo della band e le grafiche sugli strumenti musicali; altri oggetti e possibilità di personalizzazione verranno sbloccati con il progredire del gioco.

 

Un decisivo passo in avanti viene compiuto offrendo la possibilità di comporre musica in uno studio di registrazione semplificato. Grazie a una serie di tutorial possiamo imparare a registrare tracce di batteria, basso, chitarra ritmica e solista. Queste tracce possono poi venire modificate e corrette nota per nota usando uno scarno ma funzionale sequencer. L’interfaccia impiegata non è proprio intuitiva, soprattutto a causa dell’inappropriatezza del controller, ma con un minimo di impegno potremo scrivere nuovi pezzi e pubblicarli su GHTunes. Ogni canzone su GHTunes può essere scaricata e riprodotta come se facesse parte del repertorio ufficiale, escludendo la traccia vocale per intuibili motivi di copyright.

 

Sotto il profilo grafico GHWT svolge il solito ottimo lavoro, sfoggiando modelli e animazioni pienamente convincenti. Difficile staccare lo sguardo dalle note in arrivo, ma nei rari momenti di tregua ci accorgiamo che sullo sfondo si sta consumando un live credibile e ricco d’immaginazione. Fanno sorridere le comparsate di eroi del Rock come Ozzy, Sting e Ted Nugent – soprattutto quando si ritrovano tutti assieme a suonare La Bamba sullo stesso palco – ma rientra alla perfezione nello spirito irriverente che da sempre caratterizza l’intera serie.

Standing ovation?

Nuovo spirito festaiolo, nuovi dilemmi. Come gioco single-player chitarristico ci troviamo di fronte a un netto passo indietro rispetto alle precedenti edizioni che potrebbe scontentare gli affezionati della serie. 

Considerando invece le ambizioni multiplayer GHWT colpisce decisamente il bersaglio, offrendo un’esperienza varia e accessibile, senza contare le possibilità creative offerte dallo studio di registrazione.

Rispetto al diretto rivale Rock Band 2 soffre di un repertorio leggermente meno entusiasmante, ma la compatibilità tra i due titoli permetterà di acquistare tra pochi mesi la versione “solus” di RB2 e godere della superiore strumentazione di GHWT.

 

 

GIUDIZIO FINALE: 85/100