Little Misfortune | recensione di uno dei giochi più oscuri di sempre

Spesso non bisogna farsi ingannare da un’estetica e una grafica un po’ cartoonesca e “tenera”, perché in molti casi dietro l’apparenza si nasconde una vena estremamente dark, come nel caso di Little Misfortune, l’avventura interattiva dark-fantasy sviluppata e pubblicata nel 2019 dallo studio svedese Killmonday Games e ambientata nello stesso universo di Fran Bow

I am just a little lady, you know

La storia ruota intorno alla figura di Misfortune, una bambina di otto anni che già dal principio si presenta come un personaggio molto particolare: Misfortune è molto carismatica ma vive in un mondo senza amore costellato da piccole e grandi tragedie; dalle sue risposte si capiscono tanti comportamenti tossici dei genitori, che la trascurano negandole ogni tipo di attenzione. Queste mancanze l’hanno plasmata, la bambina ha una visione del mondo triste e senza speranza e spesso ci si chiede quanto di questo universo sia frutto della sua immaginazione e quanto sia reale. 

La protagonista Little Misfortune

Così la trama gira intorno al suo rapporto con Mr. Voice, una voce incorporea che lei “sente nella sua testa”. Mr. Voice rompe spesso la quarta parete e coinvolge lo spettatore/giocatore attivamente nella storia, rivelandogli che la bambina alla fine dell’avventura morirà e creando un senso di complicità che mette a disagio. Egli coinvolge anche Misfortune in un gioco il cui scopo è ottenere The Eternal Happines che la piccola vuole donare a sua madre, così infelice e sola; intraprende quindi un viaggio in giro per Openfields alla ricerca di questo tesoro. 

Il ventaglio di personaggi è molto ridotto: oltre Misfortune e Mr. Voice, ci sono altri piccoli compagni della bambina, tra cui Mr. Stoney, una pietra sporca di sangue, e un teddy bear. Il padre non viene mai rappresentato; della madre e dei suoi comportamenti tossici si parla spesso, ma viene raffigurata o di spalle o con indosso la “maschera del sorriso”, una maschera che serve a nascondere le lacrime e continuare a sorridere quando si è troppo stanchi per farlo. Un altro personaggio è Benjamin, una volpe antropomorfa dai comportamenti un po’ ambigui, di cui Misfortune sembra innamorata e Mr. Voice cerca costantemente di allontanare; non si capisce, però, fino alla fine come le sue azioni influiscono sulla storia, positivamente o meno.

Benjamin la volpe

Yikes forever!

E’ chiaro sin dal principio che Little Misfortune sia ambientato in Svezia (in una cittadina chiamata Openfields), come suggeriscono i cartelli tutti in svedese; su un giornale si può leggere l’anno 1993, ma non si parla mai esplicitamente della posizione spazio-temporale.

Il gioco è in 2.5 D con bellissimi scenari e frequenti cutscene che cambiano un po’ lo stile del disegno. Molti minigiochi sono ben inseriti e sembrano funzionali, non spezzano il progresso della storia. Il gameplay infatti è basilare, il progredire lineare: Little Misfortune non vuole mettere alla prova le nostre capacità da videogiocatore, ma utilizzare un gameplay ridotto all’osso per farci vivere un’esperienza malinconica e dark. Per questo è inevitabile che il gioco paia trascinarci verso la conclusione e non offra molta scelta esplorativa. E per quanto il setting e il character design siano ben curati, sono poche le animazioni che riguardano il movimento di Misfortune e la sua interazione con l’ambiente circostante. Un punto a favore sicuramente va al doppiaggio realizzato egregiamente, che vede Misfortune doppiata da Natalia Martinsson.

Little Misfortune in viaggio

Il mondo in cui agiscono i personaggi è triste e tetro e si scontra con l’ingenuità di Misfortune, macchiata da tutto ciò che ha vissuto ma che cerca di aggiustare con dei glitter il disastro che è la sua vita, di cui lei non ha alcuna colpa.

Il titolo però non tocca mai punte scabrose o macabre e per le scene “più forti” si ricorre ad un racconto edulcorato della bambina o si lascia spazio all’immaginazione del giocatore. Purtroppo, data la linearità del racconto, già dal principio il giocatore presagisce cosa succederà e alla fine dell’esperienza non saremo stupiti; ma è una di quelle storie dove ciò che succede nel mentre costituisce il fulcro dell’opera: Little Misfortune tocca le corde dello spettatore che riesce a capire la sua sofferenza, il suo desiderio di amore, nonostante il suo essere estremamente problematica e complicata.

Giudizio finale

Little Misfortune va dritto al punto, in modo lineare, ma lo fa toccando il giocatore con le sue sfumature dark e inquietanti. E’ un titolo che rispetta i suoi propositi, ovvero raccontare una storia triste e bizzarra curando l’estetica nei minimi dettagli. Ma Misfortune sembra star vivendo qualcosa più grande di lei: giunti alla conclusione non si ha una completa visione delle motivazioni dell’antagonista e degli altri personaggi. C’è qualcosa di irrisolto, come se la componente mistica e onirica non fosse stata del tutto esplicitata. Nonostante ciò, Little Misfortune inquieta e riesce a raccontare bene dal punto di vista di una bambina spesso ostinata la continua battaglia tra Bene e Male, vita e morte.