Outlast 2 – Video recensione


Articolo a cura di Pietro Gualano 

 

Il 18 novembre 1978, a Jonestown, più di 900 persone persero la vita in quello che alcuni storici considerano il più grande suicidio di massa di sempre. Questa, naturalmente, non vuole essere una lezione di storia o di religione ma è la dovuta premessa per introdurre Outlast 2, la nuova fatica del team Red Barrels. 

La triste vicenda infatti, come confermato dagli stessi sviluppatori, è stato il punto di partenza per la realizzazione di questo nuovo capitolo di una saga che, dopo il successo ottenuto nel 2013, torna alla ribalta con un titolo che promette molta, molta paura. Pronti a sfidare l’oscurità?

 

Benvenuti all’inferno

Blake Langermann e consorte, Lynn, sono in viaggio, a bordo di un elicottero, alla ricerca di un villaggio inaccessibile tra le montagne dell’Arizona, per riuscire a fare chiarezza sulla morte di Jane Doe (nome tutt’altro che casuale), una donna incinta. Jane Doe infatti è il nome utilizzato negli Stati Uniti per identificare una vittima di cui si ignora l’identità e questo aspetto farà capolino nel corso della storia. 

Torniamo però, lasciando da parte questo brevissimo excursus, al nostro elicottero. All’improvviso, dopo aver preso dimestichezza con i primi comandi basilari di gioco, il vostro velivolo inizierà a deragliare trasformando quello che sembrava un tranquillo viaggio in un vero e proprio incubo. Vestendo i panni di Blake vi ritroverete così soli, tra paesaggi spettrali e oscuri, armati solamente dei vostri occhiali e della vostra telecamera. 

Con queste semplici premesse verrete catapultati nell’universo di Outlast 2, un mondo spesso avvolto nella più totalità oscurità. Letteralmente. Già, perché spesso l’unica fonte di illuminazione sarà la vostra camera e il vostro filtro a infrarossi: questo espediente, tanto semplice quanto di successo, è il vero cuore pulsante del gameplay, come lo era stato per il primo capitolo. Dosare le batterie e scrutare ogni angolo per cercare rifornimenti, a costo di correre qualche pericolo, sarà infatti di vitale importanza per evitare di giungere nei momenti più cruciali senza bende, per curare le ferite, o senza batteria per la videocamera, restando intrappolati nel buio più profondo, tra foreste con fitti alberi, grotte, cunicoli o luoghi abbandonati.

La domanda che però è lecito porsi, essendo Outlast 2 un titolo horror è: il gioco fa paura? La risposta è semplice. Sì. 

Da questo punto di vista il titolo infatti può essere promosso a pieni voti. Se da un lato i jump scare non sono così frequenti, ma neanche così sporadici, dall’altro l’atmosfera e la tensione sono costantemente alte, senza di fatto lasciarvi un periodo di pausa in cui potersi rilassare. Alla lunga però, avvicinandosi alla fine della storia, avrete preso confidenza con questo mood che potrà quindi non trasmettervi più la stessa paura e quelle sensazioni riscontrabili nelle prime ore di gameplay. A fare da contro-altare a questo “calo” ci pensa però la storia: la trama studiata da Red Barrels (i riferimenti alla già citata vicenda di Jonestown sono ben evidenti) saprà catturarvi sempre più mentre cercherete di ritrovare la vostra amata Lynn, al punto da divorare le ultime ore, nella speranza di fare luce in un mondo circondato di mistero e orrori.

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La luce in fondo all’oscurità

La ricchezza della trama di Outlast 2, tutt’altro che banale come invece spesso accade quando si parla di horror (anche in ambiente cinematografico), è dovuta alla scelta da parte degli sviluppatori di trattare argomenti impegnati e maturi, toccando corde sensibili e non adatte a un pubblico facilmente impressionabile. Il vostro personaggio sarà inoltre costretto a far riemergere alcuni ricordi creduti ormai dimenticati e sepolti anche se, a tal proposito, non ci spingeremo troppo oltre per non fornirvi spoiler di alcun tipo. 

Il lavoro svolto dai ragazzi di Red Barrels ci è parso curato anche dal punto di vista tecnico e grafico. Discreta la resa dei dettagli anche se, dati i toni cromatici profondamente scuri, è difficile poterli analizzare con estrema precisione; ottima invece la colonna sonora, che riesce ad adattarsi perfettamente alla storia e alle atmosfere di Outlast 2, diventando una sorta di seconda protagonista. Spesso l’audio sarà un fedele aiuto verso la salvezza ma al contempo riuscirà a tenervi sule spine fino alla via di fuga.

Non mancano però alcune lacune, come piccoli e sporadici bug che bloccheranno alcuni degli abitanti indigeni in determinate posizioni, impedendone l’avanzamento e facilitandovi ogni spostamento. Un peccato dover riscontrare questi difetti anche durante le sequenze finali, andando a rovinare parzialmente la qualità delle ultime scene. Accanto a questo è doveroso segnalare come la realizzazione dei personaggi non riesca a raggiungere gli stessi livelli toccati altrove, forse a dimostrazione di come per il team fosse più importante concentrarsi su altro, come le atmosfere e le sensazioni da trasmettere. Anche i movimenti potevano essere maggiormente approfonditi: talvolta si avrà l’impressione che i personaggi scivolino lungo il suolo e non che ci stiano correndo o camminando, facendo smarrire quella sensazione di veridicità e di immersione nel gioco riscontrabile nelle sequenze più ricche di tensione. 

A onor del vero però, in difesa di questa scelta, alla fine poco importa se i volti umani sono poco realistici perché la tensione arriverà diretta a voi dal vostro pad, trasudando continuamente paura e suspance. 

Trova la tua via

Dal punto di vista del gameplay, Outlast 2 è un gioco ben riuscito anche per le sue semplici premesse. Voi non sarete dei combattenti e la vostra unica arma sarà la fuga. 

Un approccio stealth, per quanto spesso possa sembrare rischioso, saprà dare i suoi frutti, a patto di riuscire a sopportare la tensione che questo comporterà. Il titolo però saprà “guidarvi” a suo modo: il percorso da intraprendere difficilmente sarà nascosto o complesso da trovare, grazie anche all’utilizzo della telecamera a infrarossi, così come i piccoli puzzle che incontrerete non saranno ostacoli insormontabili. Di fatto si tratta esclusivamente di recuperare un oggetto e utilizzarlo in un determinato punto per poter procedere. 

Non mancano infine emozioni anche per i puristi e i collezionisti. Per i primi è possibile affrontare il titolo in diversi livelli di difficoltà fino al più spietato, denominato non a caso “Folle”, mentre per i secondi il team ha inserito l’occasione di collezionare una serie di video o di istantanee che andranno a comporre il vostro film di Outlast 2. Questi elementi sono dei punti fissi, stralci di un diario o determinati elementi del paesaggio: ottenerli, a patto di trovarli tutti, sarà estremamente semplice dal momento che basterà inquadrarli per pochi istanti con la vostra camera. 

Red Barrels ha confermato quanto di buono fatto ormai 4 anni fa e Outlast 2, grazie anche al suo costo non elevato, si candida per essere uno dei migliori horror di quest’anno.

Commenti finali

Se avete paura del buio state lontani da Outlast 2, a meno che non vogliate affrontare di petto la vostra fobia. Il capitolo di Red Barrels si dimostra un ottimo horror, per trama, contenuti e comparto tecnico, e le imperfezioni presenti non rovinano l’esperienza di gioco, elemento estremamente fondamentale per i prodotti di questo genere. Il gameplay, intuitivo e immediato, e una colonna sonora che ben si sposa con quanto portato sullo schermo, permettono un’immersione totale nel titolo, facendo vivere quelle sensazioni tanto ricercate in un titolo horror.