The Witcher 3 Blood and Wine – Recensione

Recensione di Gianluca “DottorKillex”Arena

Dopo la straordinaria storia narrata in Hearts of Stone, Cd Projekt Red mette un ulteriore punto esclamativo alle vicende di Geralt di Rivia, uno degli eroi più amati e carismatici degli ultimi anni: come altro definire un’espansione che aggiunte dalle venti alle trenta ore di gioco per tutti gli appassionati dello Strigo?
Solo il tempo potrà dirci se Blood and wine rappresenterà davvero l’addio al Lupo Bianco o solamente un arrivederci, ma, in entrambi i casi, si tratterebbe di un’uscita di scena con il botto, più che degna per una della saghe più apprezzate tanto dalla critica quanto dal pubblico.
Se siete curiosi di sapere cosa celano le verdeggianti pianure di Touissant, non vi resta che continuare a leggere.

Reami fiabeschi

Contrariamente a quanto fin qui fatto nelle trasposizioni videoludiche dei libri dello scrittore Andrzej Sapkowski, Cd Projekt porta il giocatore in un reame fantasy in linea con tutti gli stereotipi classici del genere, dai cavalieri senza macchia né paura alle cortigiane di fulgida bellezza, passando per i tornei cavallereschi, le feste sfarzose e i fiumi di vino ad accompagnarle.
Lo stesso Geralt sembra un pesce fuor d’acqua: non condivide gli ideali di plastica che sembrano muovere la società di Touissant, trova eccessive le smancerie e i salamelecchi obbligatori alla corte della duchessa Henrietta, e non si stupisce più di tanto nello scovare, sotto la patina di onore e lealtà, un marciume che ha corrotto le fondamenta della società, che qualcuno sta tentando di ripulire a suon di omicidi.
Prendendo in prestito qualche spunto dal mai dimenticato Seven di David Fincher, e popolando il ducato di Touissant di personaggi a trecentosessanta gradi, condendo il tutto con dialoghi pregnanti e splendidamente doppiati, il team polacco riesce ad immergere il giocatore in un contesto credibile, dove ogni personaggio (compresi gli antagonisti) segue una sua linea di condotta morale ben precisa, che, condivisibile o meno, ne caratterizza i comportamenti e gli atteggiamenti nei confronti del nostro eroe.
Come spesso ci è capitato nei titoli a firma CD Projekt (e non con molti altri, purtroppo) abbiamo riscoperto il gusto di esplorare ogni singola voce selezionabile nei dialoghi, intrattenendo conversazioni per il semplice gusto di farlo, approfondendo personalità insospettabili: memorabile, in tal senso, la chiacchierata alle prime luci dell’alba con un vecchio amico, passandosi una bottiglia di alcool seduti su due tombe all’interno del cimitero del ducato.
La narrativa di Blood and wine è tutta qua: dialoghi e personaggi scritti in maniera eccellente, un intreccio che si svela pian piano e che, ancora una volta, si diverte a giocare con la concezione di bene e male e con le convinzioni pregresse del giocatore, troppo abituato da film, libri e videogiochi, a distinguere nettamente tra il bene ed il male.

Lifting leggero ma efficace

La struttura di gioco e le dinamiche che hanno portato al successo tanto il gioco base quanto la prima espansione non necessitavano di pesanti revisioni per divertire, anche ad un anno pieno dall’uscita, e difatti il team di sviluppo ha preferito concentrarsi su determinati aspetti, lasciando immutata la gran parte delle meccaniche, dal combattimento all’esplorazione degli splendidi scorci di Touissant.
Prima di tutto, l’update che accompagna questa corposa espansione ridisegna l’interfaccia e i menu di gioco, offrendo un’esperienza generalmente migliorata quando si naviga tra sottomenu: il font è più leggibile, l’organizzazione degli spazi e del quest log più ordinata e sulla mappa del mondo è adesso possibile appuntare decine di segnalini di varia natura per aiutarsi a ricordare luoghi di interesse e missioni secondarie.
Già a monte delle prime due missioni di Blood and wine, il giocatore si trova a gestire le due novità più rivelanti, ovvero il rinnovato sistema di mutazioni e la gestione di Corvo Bianco, una meravigliosa tenuta decaduta che si avrà l’occasione di riportare ai fasti di un tempo.
Per quanto concerne il primo, questo si sbloccherà al completamento di una quest denominata “Affrontare l’ignoto”, e consentirà di accedere ad un ulteriore menu dove gestire i mutageni di alto livello, che, spesi unitamente ai punti abilità ottenuti al passaggio di livello, consentono l’accesso a nuove, letali tecniche di combattimento.
Ce n’è per tutti i gusti: da quelle adatte ai più dediti al corpo a corpo, a quelle per coloro che prediligono l’uso dei segni, senza trascurare nemmeno coloro i quali hanno tentato di sviluppare un personaggio bilanciato.
Visto il buon livello di sfida che i mostri di Touissant offrono, le nuove abilità aiutano non poco il giocatore nel corso della sua permanenza nelle sue verdeggianti località.
Corvo Bianco, dal canto suo, ricalca, a grandi linee, quanto visto con la Monteriggioni del secondo, indimenticabile capitolo di Assassin’s Creed: è possibile rimodernare ogni aspetto della struttura, aggiungere rastrelliere per le armi, una migliore stalla per Rutilia, un laboratorio alchemico, e molti dei miglioramenti applicabili garantiscono dei buff temporanei al nostro Geralt, facendo così della villa il punto di partenza ideale prima di ogni nuova missione.
Se a questo aggiungiamo un mazzo di carte inedito per il Gwent, dedicato alle Skellige, una manciata di nuovi nemici, set esclusivi di armature da witcher da rinvenire sulla mappa, ed un totale di missioni secondarie che sfiora le tre cifre, appare evidente come, al di là della mera qualità, la quantità di contenuti e di cose da fare superi di diverse spanne quella di moltissimi prodotti tripla A venduti a prezzo pieno.

Ispirazione

Per quanto i caricamenti piuttosto lunghi (quantomeno nella versione PS4 da noi testata) permangano, come unico difetto dell’intera produzione, anche il versante tecnico ed artistico di Blood and wine ha subito una rinfrescata rispetto a quanto di buono si era già visto nel recente passato: Touissant gode di effetti di illuminazione, texture di superficie e animazioni dedicate per la vegetazione che non erano presenti nella precedente espansione né nel gioco base, ma più di questi smussamenti al comparto tecnico, è l’ispirazione di quello artistico a colpire l’occhio.
La nuova regione consta di campi rigogliosi di vegetazione, di una manciata di nemici inediti, di costruzioni che ricalcano lo stile mediterraneo (immaginate il sud della Francia o le aziende vinicole delle colline toscane) ma anche di case c avvolte nella foschia, cimiteri maledetti e poco salubri zone lacustri: la varietà di ambientazioni è notevole, e anche dopo il centinaio di ore passate in compagnia del titolo, non abbiamo mai avvertito quella spiacevole sensazione di deja vu che certi contenuti scaricabili si portano dietro.
Oltre ad una colonna sonora impeccabile, poi, il rapporto qualità/prezzo di quest0ultima avventura di Geralt è semplicemente inarrivabile: il più frettoloso dei videogiocatori potrebbe impiegare “solo” una decina di ore a portare a termine la main quest, ma, giocando il titolo come il team di sviluppo avrebbe previsto, si possono ricavare da Blood and wine oltre trenta ore di divertimento, che peraltro non passano mai attraverso quest e personaggi banali.
In pratica, tre volte la durata media di un titolo completo, pagato una settantina di euro: se non è questo il modo migliore di confezionare un’espansione, allora non sappiamo dire quale sia.

Commento finale

In ambito videoludico, come in tutti gli altri campi della vita, siamo convinti che la perfezione non esista, ma stavolta Cd Projekt ci è andata dannatamente vicino: Blood and wine è probabilmente la migliore espansione di tutti i tempi, per ambizione, estensione della mappa, numero di missioni disponibili e last but not least, rapporto qualità/prezzo.
Tutto ciò che c’era di buono nel gioco base (che già non era poco) è stato ampliato e raffinato, dalla nuova interfaccia alle aggiunte al sistema dei mutageni, e il versante narrativo, da sempre fiore all’occhiello delle produzioni del team polacco, non delude, proponendo ambientazioni e personaggi di grandissimo spessore, di cui non vorrete perdervi nemmeno una linea di dialogo.
Imprescindibile per tutti gli amanti dello Strigo, Blood and wine rappresenta un ulteriore motivo per godervi anche il gioco base, qualora non lo aveste ancora fatto.