Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan – Recensione

Articolo a cura di Samuele Zaboi

C’era una volta un tramonto, poi una palestra, due persone che si allenano e un bastone di legno che si spezza. Alcuni di voi potranno ricordare queste immagini che, semplicemente, componevano le prime sequenze della sigla del cartone animate delle Tartarughe Ninja. Per molti giocatori, appartenenti alle più disparate fasce d’età, le Tartarughe Ninja sono una questione di cuore e la notizia che Platinum Games abbia preso nelle propri mani questo mondo, insieme ad Activision, può aver fatto scattare reazione contrastanti. Da una parte la speranza di vedere un gioco degno di Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo, dall’altra il timore di veder rovinato un mondo tanto amato. Vediamo com’è andata.


Alla conquista di Manhattan

Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan, questo il titolo tutt’altro che breve del gioco, arriva praticamente a ridosso dell’uscita del nuovo film con protagoniste le quattro rinomate tartarughe. Come spesso accade in questi casi, l’uscita di un titolo videoludico, più o meno inerente alla pellicola cinematografica, corrisponde a un prodotto di non eccelsa qualità, dallo sviluppo travagliato e condizionato da una release ravvicinata e improrogabile. Purtroppo questo è il caso anche di TMNT: Mutanti a Manhattan.
Dopo aver affrontato un breve tutorial, con il quale è possibile prendere confidenza con i comandi di gioco (dove si notano le prime avvisaglie del classico gameplay di Platinum Games, volto a premiare l’abilità e la precisione degli utenti), sarà possibile avventurarsi nella campagna principale del gioco. Questa è struttura in 9 diversi stage, ognuno dei quali caratterizzato da un boss finale, tra i quali si trovano personaggi più o meno noti al pubblico, come Rocksteady, Bipop o Shredder, solo per citarne alcuni. Creare un gioco dedicato alle Tartarughe Ninja non deve essere semplice: quando si decide di realizzare il gameplay, non si può ignorare il fatto che i quattro eroi combattono e si spostano sempre in gruppo, come una vera squadra. Come trasformare e trasportare tutto questo all’interno di un videogioco? Platinum Games ha studiato un’idea decisamente brillante, ma solo sotto certi aspetti: lo studio sviluppatore ha deciso infatti di lasciare tutte e quattro le Tartarughe in campo, sia in single player che nel multiplayer. In quest’ultimo caso Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan manifesta tutto il suo potenziale, a patto di riuscire a trovare compagni collaborativi, fatto non così scontato. Se affrontato in singolo, il titolo mostra un gameplay che più che tecnico appare confusionario. Pur controllando una Tartaruga (sarà possibile switchare in piena libertà), le restanti tre si muoveranno con una certa libertà grazie alla propria IA. Questo fa sì che nelle Boss Fight i vostri compagni si fionderanno sul nemico in maniera automatica mentre voi, volendo, potete restare immobili a osservare quanto succede; se invece decidete di tuffarvi nella mischia ecco che la confusione tornerà in modo prorompente, con impossibilità di capire chi sta attaccando, quando scansarsi oppure quando parare colpi. A questo si aggiunge il fatto che il boss in questione ripeterà in maniera meccanica le solite mosse, senza reagire, per la maggior pare delle volte, alle vostre azioni.

Dai tetti alle fogne

Per raggiungere le boss fight menzionate in precedenza, in Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan si dovranno affrontare delle missioni all’interno della città di New York. Queste verranno assegnate da April O’Neal (la cui presenza, come quella di Splinter, resta marginale nel gioco) e consisteranno nell’eliminare orde di nemici, sventare una rapina oppure eliminare un determinato obiettivo, giusto per fare qualche esempio. Queste missioni verranno assegnate con estrema rapidità impedendovi, di fatto, di esplorare in piena libertà le diverse zone della città, che siano sopra i tetti della metropoli, nel quartiere residenziale o nelle fogne. Questo riduce lo spessore della trama (il gioco è completabile in una manciata d’ore) e la qualità del level design.
Tutto quanto presente in TMNT: Mutanti a Manhattan non è però da cestinare. Lo stile grafico, una sorta di ibrido tra un fumetto e un cartone animato, riesce a soddisfare tutte le diverse tipologia di fan e di seguaci delle Tartarughe Ninja. A questo si vanno ad aggiungere le abilità Shuriken dei quattro eroi, in grado di dare vivacità e spettacolarità al gameplay, con la possibilità di creare combo devastanti e molto efficaci. Non manca inoltre la possibilità di raccogliere, lungo tutta Manhattan, degli oggetti collezionabili che a qualcuno, giocatore di una certa esperienza, possono ricordare un vecchio Spider-Man per PlayStation 1. Ribadiamo infine come la modalità multiplayer, se affrontata a dovere, sarà regalare momenti di puro divertimento, trovando il vero senso d’essere di Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan che, nel complesso, resta un rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere e non è stato stato, nonostante un costo relativamente contenuto.

Commenti finali

Teenage Mutant Ninja Turltles: Mutanti a Manhattan è un titolo che nel complesso mostra tante, forse troppe lacune, nonostante un discreto fanservice di base che riesce ad attirare l’attenzione di molti fan. Un gameplay spesso frenetico e confusionario, un’intelligenza artificiale talvolta non soddisfacente non riescono a far crescere la qualità del gioco che riesce ad esprimere tutto il suo potenziale se affrontato in multiplayer, a patto di trovare utenti disposti ad affrontare con raziocinio le missioni proposte.