Chibi-Robo! Zip Lash – Recensione

Recensione di Gianluca “DottorKillex”Arena

Ebbi modo di provare Chibi Robo Zip Lash! Qualche mese fa, sullo showfloor losangelino, dove Nintendo aveva allestito una sezione appositamente dedicata alle novità per la sua console portatile: per quanto una prova di quindici minuti in fiera possa non dire molto sulla qualità finale di un titolo, le prime impressioni erano state positive.

Dopo diverse ore di test, ahinoi, solo alcune di quelle buone impressioni sono state confermate: scopriamo insieme cosa va e cosa no nell’ultima fatica Nintendo.

Favoletta golosa

Impegnato a fare le pulizie (come suo solito) su una stazione spaziale nell’orbita terrestre, il caro vecchio Chibi Robo scopre, quasi per caso, che una razza di improbabili alieni, denominati Gyoriani, intende prosciugare tutte le risorse naturali del nostro amato pianeta, a cominciare da alcuni degli snack più golosi. Inaccettabile.
Ecco perché, con l’aiuto del fido Telly Vision, l’impavido robottino accende i motori e fa rotta verso la Terra, deciso a fermare gli invasori e preservare quanto di buono rimane sul globo terracqueo.
Come per la quasi totalità dei platform a marchio Nintendo, da Mario in giù, la trama, in Chibi Robo Zip Lash! non è che un divertente pretesto per tuffarsi in una serie di livelli a scorrimento perlopiù laterale, in una sorta di due dimensioni e mezzo, i primi sei dei quali porteranno il nostro in Oceania.
Il computo totale degli stage, di poco inferiore a quaranta, assicura di certo una buona varietà di situazioni, con livelli che vanno dai ghiacci del Polo sud all’Europa e una manciata di stage veicolari, dal ritmo decisamente diverso rispetto alla consueta progressione sincopata.
Il monte ore totale, che si attesta tra le sei e le nove ore, a seconda di quanto tempo spenderete esplorando i livelli, viene però alterato dal fato, visto che, tra uno stage e l’altro, ci si dovrà confrontare con la ruota della fortuna, una delle trovate meno azzeccate di questa produzione.
Al termine di un qualsiasi livello, invece che proseguire linearmente con il successivo, il giocatore sarà costretto a misurarsi con una sorta di roulette, che stabilirà, in maniera del tutto casuale, quanta strada si potrà percorrere: questo significa che, in caso siate sfortunati, potreste trovarvi a rigiocare stage già completati, tanto quanto a balzare avanti di tre livelli, lasciandovene altri non completati alle spalle.
Se è pur vero che si può ovviare a questa assurda dinamica spendendo monete raccolte nei livelli, in modo da condizionare l’esito della roulette, non si può fare a meno di chiedersi il perché di una scelta di game design tanto astrusa.

Accessibilità al prezzo di ricercatezza

Il titolo del paragrafo dice tutto: quello che sullo showfloor losangelino non era possibile valutare, ovvero la compattezza e la brillantezza del level design lungo i sei mondi di gioco, si rivela essere il lato debole della produzione, che sacrifica forse un po’ troppo sull’altare della semplicità d’uso.
Caratteristica fondante del robottino è il cavo di ricarica, prerogativa abbastanza unica nel genere, che avrebbe potuto dar vita a soluzioni di gameplay esaltanti, come appare evidente da frangenti in cui la precisione richiesta nell’utilizzarlo può fare la differenza tra una run normale e una in cui si è scoperto qualcosa di nascosto.
Alla pressione singola di uno dei frontali di 3DS, si attiva un attacco rapido, dalla gittata assai limitata, comunque più che sufficiente per disfarsi della stragrande maggioranza degli arrendevoli nemici, mentre una pressione prolungata caricherà un lancio lungo, utile per raggiungere piattaforme altrimenti inaccessibili o nemici lontani.
Il contatore a schermo, che ricorda al giocatore quanto tempo manca all’esaurimento della batteria del nostro robottino, funge anche da barra della salute, facendo assurgere il tempo a principale protagonista del gioco, salvo poi offrire un level design che invece premia l’esplorazione, la metodica ricerca in ogni anfratto, sullo stile degli ultimi due giochi dedicati a Kirby e Yoshi su WiiU.
Una volta agganciati punti d’interesse, alla pressione del tasto A si potrà riavvolgere il filo, raggiungendo così punti apparentemente inarrivabili dei livelli, che comunque non dispensano mai quella sincera sensazione di scoperta e di soddisfazione per aver scovato qualcosa di celato dagli sviluppatori.
Quindi, riassumendo, il giocatore dovrà tenere sempre un occhio sul contatore della carica residua (in una triste parodia di quello che siamo costretti a fare tutti i giorni con i nostri smartphone), ma, se vuole indirizzare la succitata ruota tra i livelli o scovare qualcosa di peculiare tra le pieghe del level design, deve necessariamente prendersela comoda, girovagando il più possibile tra una piattaforma e l’altra, in una dicotomia che di certo non giova al prodotto.
Leggermente meglio quando, alla fine di un mondo, si affronta un boss, visto che questi avversari sfoderano pattern d’attacco peculiari e godono di una barra della salute decisamente più consistente di quella dei nemici comuni, ma questi momenti non bastano, da soli, a rimediare ad un design generale abbastanza piatto.

Grafica molto carina

“Carino” è un aggettivo che raramente uso all’interno di una recensione, perché non designa un comparto grafico come valido o non valido, e tende troppo a scadere nella soggettività: nel caso di Chibi Robo Zip Lash!, però, faccio davvero fatica a trovarne uno più adatto a descrivere la tenerezza che traspare da ogni frame di animazione, dall’intro, perfino da alcuni dei nemici.
Certo, il 3DS non è mai messo alla frusta, ma difficilmente ce lo si poteva aspettare da un progetto che ha tutta l’aria di un esperimento, mirato ad applicare ad un franchise minore alcuni degli stilemi che hanno fatto grandi i giochi a piattaforme di Nintendo nel corso degli ultimi trent’anni.
Purtroppo, nonostante una durata di tutto rispetto, qualche buona idea gettata nel calderone e la relativa penuria di uscite di questo autunno/inverno sulla console portatile Nintendo, la concorrenza è troppo agguerrita per poter consigliare l’ultima fatica della grande N.

Commento finale

C’è del buono, Chibi Robo Zip Lash!, dall’accessibilità all’originale meccanica del rampino, passando per il timer per le ricariche che funge anche da barra della salute, ma mancano tanti, troppi degli elementi che hanno contribuito a fare di Nintendo la regina dei giochi a piattaforme: il level design non spicca mai il volo, il livello di difficoltà non si rivela stimolante e l’idea di sottoporre il giocatore ai capricci del fato alla fine di ogni stage è francamente incomprensibile.
Nonostante tutto, l’ultima fatica Nintendo potrebbe fare la felicità di nipotini, figli e fratelli minori in vista delle prossime festività natalizie.