Recensione di Gianluca “DottorKillex”Arena – versione testata Ps4
Forti del grande successo di Wolfenstein The New Order, che ha riportato in auge non solo una saga e un immaginario amatissimi dal pubblico ma anche un modo di intendere e programmare gli sparatutto in prima persona, Bethesda e Machine Games ci riprovano, un anno dopo, con questo Old Blood, prequel stand alone ambientato diversi anni prima rispetto agli eventi del titolo del 2014.
Il prezzo è budget (poco meno di venti euro), ma le ambizioni non sembrano ridimensionate: vediamo se vale la pena tornare a vestire i panni di B.J. Blazkowicz.
Un salto nel passato
Sin dalla schermata di avvio, e proseguendo con i primi istanti di gioco, Wolfenstein the Old Blood appare come un omaggio al passato di questa gloriosa saga, una di quelle che hanno tenuto a battesimo il genere degli sparatutto in prima persona e che, ancora oggi, riescono a smuovere le masse grazie ad ambientazioni e nemici particolarmente ispirati: passano le ere, infatti, ma i nazisti sono sempre (insieme agli zombie) la carne da macello preferita quando c’è da dar fondo ai caricatori.
Ambientata in un 1946 alternativo, quando il conflitto mondiale, pur pendendo decisamente dalla parte dei tedeschi, non si è ancora risolto in loro favore, la vicenda sottesa a The Old Blood parte con il nostro Blazkowicz sotto copertura, insieme ad un infiltrato inglese, per rubare dei documenti riservati ad Helga Von Schabbs, braccio destro del generale Wilhelm Strasse, una delle personalità più influenti del regime nazista.
Grazie a documenti falsi (e non prima di uno spassosissimo siparietto con le guardie addette al controllo), i nostri riescono ad infiltrarsi nel castello Wolfenstein, situato tra le montagne di Paderborn, roccaforte scientifica al centro dell’imponente macchina da guerra messa in piedi dai crucchi, ma, sfortunatamente, niente andrà come inizialmente pianificato.
Senza svelare altro, basti dire che l’intreccio è godibile e verosimile esattamente quanto lo era quello di The New Order, che i personaggi e i dialoghi, nonostante la drammaticità di molte sequenze, tendono a non prendersi troppo sul serio e che gli esiti di entrambi i segmenti che saremo chiamati a giocare andranno a riallacciarsi brillantemente con il lore del gioco e con gli eventi accaduti nel titolo originale.
Il carisma dell’eroe che saremo chiamati ad impersonare è palpabile, e durante le circa sette ore necessarie a visualizzare i titoli di coda non mancherete di lasciarvi scappare qualche sorriso compiaciuto.
Stealth e pallottole
In qualità di prequel stand alone, The Old Blood non si discosta significativamente, in quanto a gameplay, da quanto visto nel titolo dell’anno scorso, proponendo ancora una efficace mescolanza di sparatorie violente ed adrenaliniche e momenti stealth puri, in cui far scattare un allarme può significare dover ricaricare l’ultimo salvataggio.
L’avventura, divisa in due episodi concatenati, propone nella prima parte un omaggio al castello Wolfenstein e alle atmosfere classiche della serie e, contemporaneamente, alle dinamiche di gioco che hanno decretato il successo di The New Order: alternandosi tra fasi in cui trucidare nemici a colpi di spranga e un aggressivo e chiassoso dual wield, il giocatore può sempre contare sulla disponibilità di almeno due approcci diversi ad ogni situazione, il che, oltre ad aumentare la rigiocabilità della campagna, favorisce la sperimentazione e spezza la monotonia tipica del genere, in cui spesso corridoi e stanze ricolmi di nemici si susseguono senza sosta.
Come in precedenza, i pregi di The Old Blood sono da ricercarsi in un level design intelligente e mai banale, nella sensazione di pesantezza restituita dalle armi e dai colpi con esse sparati e da un livello di difficoltà sempre tarato verso l’alto, che tende a punire i giocatori incauti e i novelli Rambo.
La frequenza dei checkpoint e cinque diversi livelli di difficoltà eviteranno la frustrazione ed assicureranno un’avventura scalabile e godibile tanto dai veterani quanto dai neofiti, ma già dal quarto dei cinque livelli presenti le cose si fanno decisamente complicate, soprattutto in occasione di incontri con nemici particolari, come i Supersoldaten e dei fucilieri molto robusti introdotti in questa espansione.
Oltre ad una manciata di nuovi nemici, The Old Blood introduce anche due nuove armi, un fucile di grande potenza (in dotazione ai fucilieri di cui sopra) e l’esplosiva Kampfpistol, vera star della situazione, i cui proiettili-bomba toglieranno le castagne dal fuoco in più di una circostanza.
Se il primo episodio gioca sul sicuro, proponendo un’avventura più vicina alle atmosfere del titolo originario, il secondo, ambientato nella lugubre cittadina di Wulfburg, prova a mescolare le carte, variando ritmi e ambientazioni e cavalcando l’onda-zombie: la diversa natura del bestiario nemico costringerà quasi sempre ad un approccio diretto, senza esclusione di proiettili, e richiamerà alla mente dei giocatori più navigati le dinamiche di gioco del capostipite della saga, veloce, violento, viscerale.
Se da un lato il cambio di ritmo è apprezzabile, e aggiunge varietà al pacchetto, il risultato finale, pur buono, è leggermente inferiore a quello della prima parte, complici anche un level design assai più elementare e la scarsa intelligenza artificiale degli avversari.
Ripulita generale
I giocatori che avessero giocato The New Order su console old gen resteranno colpiti dalla fluidità del motore di gioco (ancorato stabilmente ai 60 fps) e dalla nitidezza della risoluzione full HD, ma anche quanti abbiano indossato i panni di Blazkowicz su PS4 e Xbox One apprezzeranno il generale lavoro di ripulitura del codice, esente da bug nella versione da me testata (quella Sony) e dotato di texture leggermente meglio definite, sebbene le basi rimangano le stesse del titolo che ha debuttato meno di un anno fa.
Più che il conteggio poligonale, a colpire sono il design degli ambienti, le animazioni dei nemici, la convincente fisica di gioco, che si concede piccole pause solo in occasione di qualche posa post-mortem quantomeno bizzarra da parte dei soldati nazisti.
La qualità del doppiaggio rimane la stessa, e quindi di alto livello, e la quantità di contenuti è più che buona, se rapportata al prezzo budget a cui il titolo viene proposto: se portare a termine le due avventure vi richiederà tra le sei e le sette ore al massimo, a seconda dell’approccio che prediligerete, una buona quantità di collezionabili e i già menzionati livelli di difficoltà multipli potrebbero indurvi ad una seconda run, magari dopo aver lasciato decantare il prodotto per qualche settimana.
Se la qualità dei contenuti scaricabili fosse sempre quella di The Old Blood, insomma, nessuno se ne lamenterebbe: questo è poco ma sicuro.
Commento finale
I ragazzi di Machine Games fanno nuovamente centro, dopo gli ottimi risultati ottenuti con The New Order: Wolfenstein The Old Blood è un prodotto curato ed impegnativo, che racchiude l’essenza degli sparatutto single player che oggi (purtroppo) sembrano essere passati di moda, tra uccisioni stealth, sparatorie furibonde e un level design sempre sul pezzo.
Il prezzo aggressivo, la bontà del gameplay e i rimandi ad altri episodi della saga rappresentano ulteriori motivi per procedere al download, visto che per le versioni retail ci sarà da aspettare ancora una decina di giorni.