Don’t Starve – Recensione

Articolo a cura di Claudio Consoli

I titoli dedicati al crafting stanno moltiplicandosi, ed ancor piú quelli legati a meccaniche di sopravvivenza. Titoli come Minecraft hanno fatto diventare di interesse globale un genere apparentemente di nicchia, trasformandolo in fenomeno di massa. Negli ultimi mesi stiamo assistendo alla nascita di titoli che mescolano creazione di oggetti e sopravvivenza in grande quantità, ognuno con meccaniche di base piuttosto simili, ma identificati da direzioni artistiche diverse e distintive. In questo panorama, Don’t Starve può essere riconosciuto come uno tra i più interessanti esponenti del genere, per profondità delle meccaniche e stile grafico unico. Dopo aver stupito giocatori e critica nell’aprile 2013 con la versione PC, MAC e Linux, il titolo indie sviluppato da Klei Entertainment é stato scelto da Sony per diventare il terzo titolo gratuito offerto ai possessori di Playstation Plus su PlayStation 4, dopo Contrast e Resogun.

Evitare di morire di fame… e non solo

Il buon Wilson é uno scienziato che si trova catapultato da un demone in un territorio inquietante ed apparentemente inesplorato. Senza alcuna spiegazione o tutorial, il giocatore prende i panni dello strampalato personaggio, imbattendosi sin da subito in un sistema di crafting intuitivo. Qualche fibra d’erba e pochi sassi bastano per realizzare strumenti basilari per abbattere alberi e scavare rocce, cosi da ottenere legna e pietre più o meno preziose. Con oggetti semplici realizzeremo le prime macchine scientifiche, necessarie per ottenere strumentazioni avanzate e materiali lavorati, con i quali ambire a costruire tende, recinti e ripari.

Tutto semplice, apparentemente, se non fosse che l’ambiente nel quale Wilson deve muoversi si dimostra incredibilmente inospitale, e perlopiù abitato da creature ostili che fanno di tutto per danneggiare il protagonista. Gli sviluppatori hanno avuto infatti la riuscitissima idea di creare un ciclo giorno/notte in tempo reale estremamente veloce. Le 24 ore di una giornata in Don’t Starve equivalgono a circa 10 minuti reali, e l’avanzare dei giorni porta al cambio delle stagioni. Il giocatore si trova quindi ad affrontare un costante cambiamento di scenario, anche climatico. Durante la notte, peraltro, alcune creature dell’oscurità attaccano Wilson senza remore, obbligandolo a restare sempre e comunque illuminato, che si tratti del sole naturale, del bagliore di un fuoco o di luce artificiale. Restare al buio solo pochi secondi equivale a morte certa, e poco importa siate resistiti cinque, dieci o cento giorni  sino a quel momento: l’auto salvataggio sovrascrive i progressi della partita, e si riparte da capo.

Se già il procurarsi costanti fonti di luce mentre si craftano materiali non fosse abbastanza complesso, ecco che fame, salute fisica e stato mentale si dimostrano alleati, o nemici, di primo piano. Non cibarsi significa morire affamati nel giro di tre giorni circa, la salute scende vistosamente ad ogni attacco di animali e mostri anche apparentemente innocui, e non riuscire a trovare riparo per dormire tranquilli, finendo per restare svegli a lungo, o mangiare cibi dannosi, provoca danni alla mente, portando il personaggio alla pazzia e quindi alla morte.

Abbiamo descritto alcuni tra gli scenari peggiori, ma con una buona abilità il giocatore puó evitare la morte a lungo, traendo grosse soddisfazioni dal sopravvivere. Il costante miglioramento degli attrezzi e degli oggetti creabili, e la continua esplorazione di una mappa inizialmente oscurata, e generata proceduralmente ad ogni partita per presentare mondi unici e mai identici tra loro, arriva ad offrire già dopo pochi giorni virtuali importanti novità. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, ma immaginate una bella fattoria ben protetta, allevamenti e coltivazioni, da difendere magari con armi da fuoco, e non solo.

Il passaggio a PS4

Disponibile per PlayStation 4 dal 7 gennaio 2014, Don’t Starve perde il rapido controllo di mouse e tastiera possibile su PC per un piú macchinoso sistema di controllo via Gamepad. Niente da temere, in oni caso, dato che il gioco via gamepad si dimostra possibile e agevole grazie a scelte sagge da parte del team di sviluppo. Tenendo premuto il tasto raccolta e interazione il personaggio si avvicina agli oggetti utili in maniera automatica, senza necessitare quindi la continua pressione del tasto stesso. Ai dorsali più leva analogica destra è dedicato il controllo dei menù degli oggetti realizzabili e l’utilizzo di quelli raccolti, mentre il d-pad consente di lasciar cadere oggetti, analizzarli, usarli sullo scenario o su se stessi. Il controllo sul personaggio avviene direttamente, e l’attacco passa dalla pressione del tasto quadrato, per un sistema di combattimento semplice ma divertente. 

Comparto tecnico

Diciamo la verità, l’abbiamo pensato un po’ tutti gettando il primo sguardo a Don’t Starve: sembra un’opera di Tim Burton, il che non può che essere un complimento. Lo stile gotico e tetro del titolo sviluppato da Klei Entertainment mescola l’atmosfera di magia e scienza al limite dello steam punk, ricordandoci molto gli strani laboratori del film Edward Mani di Forbice, salvo poi catapultarci nella versione folle di una foresta abbandonata, ricca di animali ispirati a quelli reali, ma con variazioni estetiche più o meno evidenti a renderli inusuali e a tratti spaventosi. Ecco quindi che un normale maiale diventa un umanoide intendo a difendere il proprio territorio, i cinghiali diventano mostri aggressivi e i ragni, quelli più grossi che scoverete nel tempo, giganteschi esseri da film horror. Senza rovinarvi ulteriormente la sorpresa, le creature, gli oggetti realizzabili e in generale le risorse reperibili nell’inquietante territorio, sono state realizzate tutte con dovizia di particolari, e con una continuità di stile apprezzabile.

Nel caso di PlayStation 4 non lasciatevi tradire dalla volontà di vedere la nuova console muovere scenari 3D oltre l’immaginabile. Don’t Starve é da apprezzare non per la potenza grafica, ma per lo stile, la direzione artistica e per la scelta, assolutamente voluta, di una bidimensionalità forzata, anche nei cambi di inquadratura. É puro stile, come osservare una scena teatrale.

Sul versante audio siamo altresì su buoni livelli. La colonna sonora accompagna finemente solo fasi specifiche dell’azione, come quelle in cui si rischia un attacco, il pericolo che anticipa una frana, o la minaccia della pioggia. Nelle fase piú tranquille, sono solo gli effetti ambientali ad accompagnare le immagini su schermo. Dal rumore prodotto da esseri non inquadrati dalla telecamera virtuale, a quello di ambientazioni ed attimi di presagio, tutto serve a coinvolgere il giocatore e a calarlo nell’ambiguo stile della produzione.

Commento finale

 

 

Don’t Starve è uno tra i migliori titoli in quello che sembra fare genere a se’. Il mix tra sopravvivenza e crafting che tanto va di moda in questo periodo videoludico, è ben calibrato nel titolo Klei Entertainment. Dotato di uno stile grafico accattivante ed un comparto audio semplice ma funzionale, il prodotto si fregia di meccaniche semplici da comprendere per prime partite senza pretese, ma estremamente profondo quando si tenta di sopravvivere per lunghi periodi, scoprendo finezze inizialmente inimmaginabili.  Prendere sottogamba Don’t Starve sarebbe un errore di valutazione grossolano, sono necessari infatti almeno una quindicina di giorni di sopravvivenza per compendere quanto diventi complesso e soddisfacente scampare a malattie fisiche e mentali, affrontare condizioni climatiche sempre più avverse, ed esplorare terre costantemente in evoluzione. La conversione a PS4 di Don’t Starve non perde i suoi pregi, sebbene il controllo via gamepad risulti più macchinoso di quello  via mouse e tastiera. Servirà qualche minuto anche agli esperti della versione PC per afferrare il corretto uso dei comandi. Considerando la gratuità se abbonati a PS Plus, consigliamo la prova a qualunque nuovo giocatore senza remore, suggerendo di tenere duro se i primi attimi di gioco non convincessero a sufficienza, mentre ai vecchi giocatori PC, non possiamo che suggerire di continuare per la strada già intrapresa, giacchè oltre alla comodità del sistema di controllo, resta aperta una porta verso un mondo di Mod in crescita continua, che a giocatori della versione console resta preclusa.