NBA 2K14 Next-Gen – Recensione

Il passaggio da una generazione all’altra è sempre complicato, specialmente per gli sviluppatori costretti a sviluppare versioni specifiche per le console next-gen di prodotti già lanciati sulle precedenti. È il caso di NBA 2K14, disponibile sui sistemi di vecchia generazione, ma che debutta adesso anche su PlayStation 4 e Xbox One, confermando non solo il talento estremo dello sviluppatore che solletica l’appetito degli appassionati che sognano un gioco di calcio firmato Visual Concepts, ma soprattutto le aspettative della vigilia: siamo di fronte probabilmente a uno dei titoli, insieme alle esclusive più importanti, in grado di esprimere al meglio le prime potenzialità delle nuove macchine.
Partendo dall’aspetto grafico che ovviamente risalta prima di tutto, specialmente in un gioco per console di nuova generazione, è impressionante lo stacco che è riuscita a compiere Visual Concepts dalle edizioni per PC, PlayStation 3 e Xbox 360. Il fotorealismo adesso è davvero sfiorato: merito non solo di un sistema di illuminazione splendido e in grado di riprodurre vari effetti in maniera efficace, ma anche di un potenziamento estremo che riguarda modelli poligonali di giocatori e arene, “ricoperti” da texture e shader di altissima qualità. Impressionante è inoltre il lavoro svolto con la tecnologia Ego-Motion, motore per animazioni facciali che rende i volti dei protagonisti in gara, specialmente quelli più famosi, spaventosamente vicini a quelli reali. 
Cura nel dettaglio che ovviamente riguarda non soltanto la riproduzione praticamente perfetta di ogni palazzetto presente nel gioco, ma anche le animazioni dei giocatori in campo: riconoscerete LeBron James, Kobe Bryant e altri personaggi di spicco del mondo della NBA anche dal solo movimento in campo, prima ancora di guardarli in faccia. Non manca qualche imperfezione dovuta al fatto che si tratta soltanto del primo gioco per le console di nuova generazione, come uno stacco a volte eccessivo tra una animazione e l’altra, qualche episodio di compenetrazione poligonale e una fisica delle canotte irrealistica, ma quando vedrete girare il titolo a 1080p e 60 frame per secondo (30 nei replay), sarete più concentrati a godervi lo spettacolo. Da segnalare giusto un po’ di aliasing nella versione Xbox One (quella da noi testata), ma niente di grave che comprometta l’esperienza.
Il nuovo comparto tecnico porta evidenti vantaggi anche al gameplay. Se la base è quella splendida vista già sulle console di scorsa generazione, poco immediata per i novizi, ma incredibilmente profonda e votata alla simulazione estrema per gli amanti del genere, sono le piccole cose donate dalla potenza di PlayStation 4 e Xbox One a rendere il tutto ancora più bello da giocare. È soprattutto la fisica ad aver ricevuto maggiori vantaggi in questa versione: i contatti tra i vari giocatori in campo sono resi ancora più realistici e decisivi ai fini dell’esito dell’incontro, cosa che darà un vantaggio naturale agli atleti che possono far valere il proprio fisico per avere ragione sull’avversario. Ci sono miglioramenti sotto tutti i punti di vista: le azioni offensive sono ancora più spettacolari e vicine alla NBA reale di quanto non lo fossero in passato e adesso anche le sezioni difensive, vero punto dolente specialmente per i novizi del genere, riescono a essere particolarmente coinvolgenti.
Neanche qui però mancano dei difetti che saranno sicuramente limati in NBA 2K15, dando il tempo necessario allo sviluppatore di sfruttare al meglio le potenzialità di PlayStation 4 e Xbox One. Sebbene la gestione dei contrasti sia come detto estremamente migliorata, ogni tanto si incappa ancora in qualche compenetrazione poco realistica che rovina un po’ il risultato finale. Niente che raggiunga i livelli visti su PS3 e Xbox 360, ma si tratta comunque di problematiche che gradiremmo non vedere più sulle console di nuova generazione. 

L’intelligenza artificiale, poi, doveva essere uno dei punti di forza di questa edizione, ma non ci ha ancora pienamente convinto. In generale, sembra che Visual Concepts abbia lavorato più su un maggior equilibrio, che su un effettivo miglioramento di tutte le fasi. Specialmente i compagni di squadra risultano ancora troppo statici in certe situazioni, mentre riescono a costruire azioni veramente spettacolari in altre. Per gli avversari perlomeno abbiamo potuto notare, appunto, un miglior equilibrio tra i vari livelli di difficoltà. Ma anche al livello più basso il margine di errore concesso al giocatore sarà veramente minimo. NBA 2K14, come da tradizione della saga, è un titolo disposto a perdonare pochissimo. 
Infine, per chiudere l’analisi sul gameplay, Visual Concepts ha finalmente reso davvero indipendente la palla dalle mani dei giocatori, che non hanno più quella sorta di “magnete” virtuale che da sempre contraddistingue le simulazioni di pallacanestro. Il sistema indubbiamente funziona e trascina la produzione verso nuove vette di realismo, ma è ancora imperfetto e deve essere sicuramente perfezionato in futuro. Nelle situazioni più concitate può capitare infatti che la palla scappi via dalle mani di un giocatore in maniera poco realistica, forse per un eccesso di zelo da parte delle routine chiamate a gestire la cosa che finiscono per dare un peso eccessivo a contatti che, nella realtà, non produrrebbero gli effetti visti nel gioco. Tutti difetti legati quindi ai tempi stretti necessari per lanciare il gioco su piattaforme di vecchia e nuova generazione, e per quanto ci riguarda, Visual Concepts con NBA 2K14 è riuscita addirittura ad andare ben oltre le aspettative.

Passando alle modalità di gioco, lo sviluppatore ha preferito optare per un profondo rinnovamento senza confermare quanto visto sulle console old-gen. Ecco quindi che spariscono alcune modalità viste su PC, PS3 e Xbox 360 come LeBrone Path to Greatness, Associazione e Stagione, per fare posto a sole due modalità principali che provano comunque a racchiudere il meglio delle assenti: My Player e My GM.
Andando per ordine, My Player permette al giocatore di creare il proprio alter ego e lanciarlo alla ribalta del campionato di basket più famoso e ambito al mondo. Questa volta però lo sviluppatore ha deciso di mettere l’utente al centro della vita potenziale di qualsiasi star NBA: non ci sono solo partite e allenamenti, ma tutto un contorno fatto di rapporti con stampa, dirigenza, compagni di squadra e tifosi, stile di vita da condurre, piccole scelte gestite tramite un apposito sistema che delineeranno il destino della carriera e così via. In buona sostanza, si dà agli appassionati ciò che avevano sempre sognato: la possibilità di vivere una “vita alternativa” nei panni di una stella, o potenziale stella, della NBA, con tutte le sfaccettature, i pro e i contro del caso. Anche qui, ripetendo il discorso già affrontato per il gameplay, è necessario qualche miglioramento per le edizioni future, ma oggi possiamo solamente ritenerci soddisfatti per il lavoro effettuato.
My GM, acronimo di My General Manager, ci trasporta invece direttamente in panchina, nei panni di un coach NBA. È una modalità dai canoni più tradizionali dunque, ma che si lascia scappare qualche chicca che aiuta nel coinvolgimento. Oltre alla consueta gestione della squadra durante la settimana e nelle partite, bisognerà fare i conti con i proprietari i quali, a seconda della propria personalità, pretenderanno certi obiettivi e cercheranno anche di instaurare un rapporto, si spera positivo, con il proprio allenatore. Vi capiterà spesso di imbastire veri e propri dialoghi con il proprietario, specialmente nei momenti più difficili in cui si cercherà insieme una soluzione per uscire dalla crisi. Funziona, diverte e coinvolge. C’è da dire comunque che avremmo almeno mantenuto la modalità Stagione: non tutti avranno voglia di perdersi tra le varie opzioni di gestione della franchigia che contraddistinguono la My GM. 
Anche il multiplayer è particolarmente ricco di possibilità grazie a My Team e The Park. La prima è in buona sostanza l’edizione cestistica della nota Ultimate Team di FIFA, che dà la possibilità al giocatore di costruire la propria squadra acquistando dei pacchetti contenenti i vari atleti. Non abbiamo gradito l’eccessivo sbilanciamento a favore dei pacchetti acquistabili con moneta reale e che dunque forniscono subito i giocatori più forti, né una strutturazione poco chiara e che va a sfavore dei giocatori in cerca di immediatezza. 
The Park è invece una sorta di mondo virtuale in cui interagire con altri giocatori di tutto il mondo. Si trasporta il proprio alter-ego all’interno di una piazza popolata da un massimo di cento giocatori contemporaneamente con i quali impostare semplici chiacchiere oppure organizzare sfide 1 vs. 1, 3 vs. 3, a metà campo o tutto campo. Insomma, la piena libertà di decidere come divertirsi online. 
Non manca infine il solito corollario formato da semplici amichevoli o Stagioni Online completamente personalizzabili. Insomma, anche dal punto di vista del multiplayer, NBA 2K14 in salsa next-gen ci ha decisamente convinto.
Chiudiamo segnalando una chicca che riguarda in esclusiva la versione Xbox One che, ovviamente, sfrutta in maniera intelligente Kinect. Oltre ai vari comandi vocali che potremo impartire per gestire le varie opzioni di gioco o la squadra in campo, bisogna fare veramente attenzione a quel che si dice: il linguaggio inappropriato (leggasi: parolacce o insulti diretti agli arbitri) di fronte l’attento orecchio del microfono di Kinect farà scattare automaticamente il fallo tecnico. Eccesso di realismo? Forse, ma è una perla che merita di essere segnalata, visto che funziona dannatamente bene. In ogni caso, se volete essere liberi di imprecare durante la vostra partita, i comandi vocali possono essere disattivati in qualsiasi momento.
Commento finale
NBA 2K14 è tutto, anche di più, quello che ci saremmo aspettati dal debutto next-gen della saga di basket più apprezzata degli ultimi anni. Parte innanzitutto dalla solida base formata su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 e la ripresenta all’ennesima potenza, sfruttando il primo potenziale di PlayStation 4 e Xbox One. Tutte le caratteristiche del gioco sono state rafforzate: dalla grafica, che ormai sfiora il fotorealismo, al gameplay, che raggiunge vette qualitative di simulazione difficili oggi da trovare in altri sportivi. C’è qualche imperfezione dovuta all’innegabile giovinezza delle nuove console e ai tempi strettissimi per arrivare in tempo per Natale subito dopo aver lanciato il gioco su sistemi old-gen, ma se questo è l’inizio, non vediamo già l’ora di provare NBA 2K15.