Call of Juarez: Gunslinger – Recensione

Nonostante l’indubbio fascino esercitato da questo periodo storico, il selvaggio Far West è stato raramente esplorato dal mondo dei videogiochi, che ha sempre preferito andare sul sicuro con setting probabilmente più adatti ai fenomeni di massa come la Seconda Guerra Mondiale. Call of Juarez è una delle poche saghe che è riuscita a far tornare la moda del Far West anche nell’industria videoludica, grazie a due episodi che riuscirono ad appassionare fan di videogiochi e delle ambientazioni che hanno fatto la fortuna dei film di Sergio Leone. The Cartel, terzo capitolo della serie, ha provato invece ad abbracciare la moderna Los Angeles e il suo lato oscuro fatto di traffici di droga tra gli Stati Uniti e il Messico, con risultati per niente esaltanti. Per questo con Call of Juarez: Gunslinger, Techland ha preferito tornare sul sicuro: pubblicare esclusivamente sulle piattaforme digitali a un prezzo fortemente conveniente e tornare al caro vecchio Far West. Il risultato è quello sperato dagli appassionati.
Call of Juarez: Gunslinger racconta la storia di Silas Greaves, leggendario cacciatore di taglie che, sedutosi ai tavoli di un vecchio saloon, inizia a narrare ai presenti che lo hanno riconosciuto alcune delle sue avventure più strepitose. Lo sviluppatore sfrutta questo espediente per dare vita a un sistema di narrazione non particolarmente innovativo, ma fresco e originale, visto che quasi ogni azione del giocatore sarà commentata in prima persona da Silas mentre procede nel suo racconto. In certi casi ci si troverà persino a vedere completamente stravolto il mondo di gioco perché i ricordi dell’ormai vecchio cacciatore di taglie sono sbiaditi dal tempo e dell’anzianità, cosa che certamente porta un po’ di brio e allegria nel corso di un’avventura che si protrarrà per circa sei ore (qualcuna in più se decidete di andare alla ricerca dei segreti che danno modo di approfondire alcuni aspetti dell’epoca e dei personaggi).
Freschezza e originalità sono due elementi che certo non appartengono al gameplay, come era lecito attendersi. Il nuovo Call of Juarez non è altro che uno sparatutto in prima persona ambientato nel vecchio west, con un level design fortemente lineare e che lascia poca libertà di scelta al giocatore costretto in fin dei conti a sfruttare sempre le stesse metodologie per sconfiggere gli avversari. D’altro canto però è un difetto che non pesa troppo nell’economia di gioco: il sistema di gioco si presenta semplice, immediato, gradevole e particolarmente divertente, merito anche di due piccole trovate da parte degli sviluppatori che aggiungono pepe ai vari combattimenti. La prima riguarda l’attivazione di una sorta di “bullet-time”, chiamata in questo caso “Concentrazione”, che permette di rallentare il tempo per pochissimi secondi e marcare, manualmente, i nemici per ottenere un’importante vantaggio in battaglia. La seconda è una feature automatica che si attiva in caso di morte imminente: è una sorta di ultima possibilità concessa al giocatore che, ancora con il tempo rallentato, questa volta potrà evitare i proiettili sparati dagli avversari.
Nonostante la linearità della campagna di gioco, in Gunslinger non ci si annoia mai, anche perché si tratta di un prodotto abbastanza impegnativo, seppur mai frustrante: bastano pochi colpi infatti per mandare a terra il giocatore, cosa che suggerisce un certo acume tattico per uscire vivi da determinate situazioni. In aggiunta, ogni uccisione fornirà dei punti esperienza con cui sbloccare o migliorare alcune abilità che daranno modo all’alter ego controllato dal giocatore di essere ancor più efficace in battaglia.
Si capisce insomma come Techland abbia dato fondo a tutta la sua creatività per questo nuovo episodio per compensare al meglio quelli che, secondo molti, potrebbero apparire come limiti della struttura di gioco. E non si parla solo di quanto scritto nei paragrafi precedenti, ma del modo simpatico con cui gli sceneggiatori riescono a intrattenere l’utente fino alla fine. Ci riferiamo nel dettaglio a dialoghi ben scritti e mai banali e una storia complessivamente non ricca di colpi di scena ma ad ogni modo interessante fino ai titoli di coda e che soprattutto riprende appieno lo stile dei famosi spaghetti-western.
A dare ulteriori punti a questa produzione interviene il comparto visivo, con uno stile fumettistico molto simile a quello adottato ad esempio da Gearbox per la serie di Borderlands. Non siamo di fronte a un aspetto visivo eccezionale o indimenticabile, ma trattandosi di una produzione pur sempre disponibile solo sui canali digitali di PC, PlayStation 3 e Xbox 360 non ci si può affatto lamentare, nonostante una certa staticità del mondo di gioco dovuta ai limiti del Chrome Engine 5. La versione messa a nostra disposizione è quella PC che, mancanza di opzioni per la gestione dell’anti-aliasing a parte (che va dunque forzato tramite le impostazioni della scheda grafica), risulta ben ottimizzata ed esente da difetti grossolani. Promosso a pieni voti il comparto sonoro: campionamento dei vari effetti semplice ed efficace, convincente e mai noioso il doppiaggio in lingua inglese, per fortuna accompagnato dai sottotitoli italiani che, tuttavia va ammesso, possono distrarre dall’azione nel caso non si avesse dimestichezza con la lingua di Shakespeare.
Commento finale
Call of Juarez: Gunslinger si affaccia su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 in punta di piedi, senza promettere nulla di clamoroso o fare voli pindarici. L’unico obiettivo era restituire ai fan della serie l’essenza e lo spirito dei primi due capitoli della serie: Techland ci riesce, mettendo nel piatto anche qualcosa di nuovo che fa apparire questo Gunslinger come un prodotto gradevole, fresco e in grado di accontentare tutti i fan del genere degli sparatutto in prima persona e naturalmente chi è in cerca di un videogioco ambientato nel Vecchio Far West ben fatto e molto divertente. Venduto a soli 15 euro, vale ogni singolo centesimo.