Max Payne 3 – Recensione

Nove anni di attesa per un videogioco tanto apprezzato dal pubblico, qual è Max Payne, sono davvero tanti e sin dall’annuncio di questa terza iterazione ci si aspettava molto: un Max Payne a tutti gli effetti, capace di coinvolgere come in passato. Remedy ha però ceduto il passo a Rockstar Studios per lo sviluppo di questo terzo capitolo: saranno riusciti a riproporre l’anima del brand senza andare a stravolgere il gameplay ma anzi migliorandolo? Vediamolo con la nostra recensione.

Andiamo a San Paolo

Il brutale omicidio della moglie e della figlia avevano trasformato Max in un uomo pronto a tutto pur di vendicarsi, ma in Max Payne 3 ritroviamo un uomo rassegnato, caduto in una sorta di limbo in cui non riesce a far altro che far passare il tempo tra alcolici e pillole. Un giorno, in un bar del New Jersey, un presunto compagno di Max dal nome Passos lo convince a lavorare insieme a lui per una facoltosa famiglia brasiliana, la famiglia Branco. Ed ecco che Max cambia città – San Paolo – ma, a livello umano, nulla varia: svolto il proprio lavoro da completamente ubriaco, torna a casa bevendo whisky fino ad addormentarsi stordito e senza sensi, ma ben presto si renderà conto che l’ingaggio che gli è stato trovato gli porterà più guai del previsto.

Occuparsi infatti della sicurezza dei Branco non è così semplice come gli si voleva fare credere: un gruppo di criminali ben organizzato prende di mira alcuni membri della famiglia e Max dovrà andare alla loro ricerca, facendosi largo tra proiettili e sfruttando i momenti di adrenalina. Preferiamo non svelare di più sulla trama, dato che rovinerebbe l’esperienza di gioco, ma la sceneggiatura è abbastanza buona e ci si ritroverà spesso davanti a colpi di scena inattesi, personaggio ambigui e un percorso fatto anche di flashback che ci accompagneranno lungo i 14 capitoli di cui è composta l’avventura.

Il gameplay

Max Payne 3 potrebbe esser definito come un film interattivo: le sequenze cinematografiche si alternano continuamente alle sequenze giocabili, dando una continuità di sviluppo che va ad esaltare il ritmo dell’azione, esclusi i primi capitoli che abbiamo trovato un po’ meno appassionanti in tal senso. La campagna in single player dura una decina di ore, purtroppo abbastanza poco per un gioco che costa così tanto (anche se non manca l’esperienza multigiocatore per chi volesse prolungare oltre l’avventura), e propone un puro gioco d’azione in terza persona dove presenzia imponente il Bullet Time, ovvero quella caratteristica introdotta da Remedy proprio con questa serie. La giobabilità ricorda molto le altre produzioni recenti di Rockstar: non si ha a che fare con la guida di veicoli o la possibilità di esplorare alcuna mappa, ma il titolo si basa puramente sull’azione. Correre, sparare, uccidere, l’avventura procede capitolo dopo capitolo in questo modo, trascinando Max in ambientazioni sempre diverse e piuttosto dettagliate.

Il sistema di controllo del personaggio è di rapido apprendimento, e si può scegliere di affrontare i nemici sia sparando colpi a raffica cercando di fare piazza pulita nel minor tempo possibile, sia sfruttando un sistema di copertura. Ma Max Payne 3 non è come Gears of War ed è preferibile non affrontare gli scontri riparandosi dietro a muretti ed angoli, anche perché le coperture vengono smantellate dai proiettili dei nemici e in questo caso a poco servono. Meglio gettarsi nella mischia, piantando pallottole a destra e a manca e sfruttando il Bullet Time non appena che l’apposita barra sarà piena, o ancora tuffandosi al rallentatore con lo Shootdodge per colpire qualcuno con effetto scenografico. Diciamo che quest’ultima possibilità va usata di tanto in tanto anche perché permette di superare una specifica situazione che presenta il gioco, ma non di liberarsi di tutti i nemici. Un’altra caratteristica di Max Payne 3 è il sistema di vitalità che si basa sugli antidolorifici, mentre un aspetto che ci è poco piaciuto risiede nell’arsenale: Max può raccogliere pistole, fucili, mitragliatrici, lanciarazzi ma portarle con se in modo estremamente limitato: due armi leggere e una pesante per volta. Altro aspetto poco ottimizzato sempre relativo alle armi, è il fatto che talvolta accade che al termine di una fase ci si ritroverà con in mano una pistola invece del fucile che avevamo scelto, magari scarica peraltro, cosa che può dare non pochi fastidi se ci si ritrova al centro di una fase d’azione concitata. Infine v’è la possibilità di combattere corpo a corpo, possibile tramite il grilletto o la Y una volta che ci si ritroverà accanto a un nemico. Attenzione all’impostazione della mira, che può essere automatica, semiautomatica o manuale, e che influisce in modo importante su quello che sarà l’approccio personale ai combattimenti.

Sparatorie di gruppo

Completati i 14 capitoli che compongono la storia per giocatore singolo, Max Payne 3 offre due modalità arcade che consentono di affrontare una Sfida a punti o la cosiddetta Ultimo respiro; la prima consente di rigiocare ogni singolo livello del gioco principale accumulando punti per quei colpi andati a segno e perdendone, invece, per quelli incassati o per gli antidolorifici che decideremo di usare. La seconda mette a disposizione un tempo limitato per completare il livello. Insomma, niente di troppo sfrutturato – in fondo sono i medesimi capitoli del single player – ma comunque qualcosa che riuscirà, forse, a intrattenere per un altro po’ dopo le 10 ore di gioco principale. Per quanto riguarda invece il multiplayer vero e proprio, troviamo quattro modalità per un massimo di sedici giocatori in contemporanea, ovvero il classico deathmach tutti contro tutti oppure a squadre, Payne Killers e Gang Wars. La prima è stata strutturata in modo simile al Dead Man Walking presente in Max Payne 2, mentre la seconda invece offre una serie di partite a obiettivi variabili in cui l’esito dei match determina la direzione intrapresa dalla storia.

Tecnicismi

Quattro i livelli di difficoltà proposti in Max Payne 3. L’intelligenza artificiale dei nemici funziona bene ma c’è da sottolineare che non di rado ci siamo ritrovati di fronte alcuni uomini totalmente coinvolti nell’azione e pronti a scaricarci sopra una smodata quantità di proiettili, mentre altri loro compagni stavano a guardare cercando di restare nascosti pur essendo vicini a Max. L’ambientazione è invece splendida, le favelas brasiliane sono riprodotte ottimamente e anche gli altri luoghi come ad esempio la discoteca o le fasi di gioco da affrontare sui veicoli. Il comparto grafico è di ottima fattura in praticamente ogni dettaglio, mentre ciò che non ci è piaciuto assolutamente riguarda il mancato doppiaggio in italiano, in perfetto stile Rockstar: i sottotitoli sono davvero di piccola dimensione, e immaginiamo come si possano leggere su schermi di dimensioni ridotte. In fondo, non tutti possiedono un HDTV con un pannello di ampia diagonale.

Conclusioni

Max Payne torna dopo ben 9 anni e vede un cambio di testimone tra chi lo ha prodotto: da Remedy si è passati a Rockstar e in effetti l’impronta del produttore si vede chiaramente in ogni minimo dettaglio. Se amate i giochi Rockstar, Max Payne 3 vi soddisferà, altrimenti potreste non apprezzarlo in tutta la sua interezza. Dotato di un comparto grafico decisamente buono, un gameplay semplice che propone anche un sistema di copertura ma che spinge il giocatore a immergersi nell’azione, questo terzo capitolo propone una trama ben strutturata con un Max più segnato che mai da ciò che gli è successo in passato. Peccato per i sottotitoli in italiano, praticamente non leggibili.

Voto: 8.5/10