NeverDead – Recensione

Articolo scritto da Danilo Neve

NeverDead apparve per la prima volta all’E3 del 2010. Un Action Adventure in Terza Persona di Konami sviluppato presso la software house britannica Rebellion. Senza ombra di dubbio il gioco colpì non poco il pubblico per via della caratteristica principale dell’intero titolo: l’immortalità. Se avete seguito la gestazione di NeverDead, saprete sicuramente che il protagonista non può morire in nessun modo e possiede la straordinaria capacità di rigenerarsi. Questa feature basterà a rendere il gioco abbastanza convincente da conquistarsi uno spazietto nel cuore degli amanti degli action?

HIGHLANDER? …NAAAAH

Una volta avviato il gioco ci ritroveremo, in epoca medioevale, ad affrontare un grottesco nemico nei panni di Bryce Boltzmann in compagnia della sua dolce metà. In questa sezione di gioco potremo imparare i comandi di base e conoscere un po’ più a fondo il background del nostro cacciatore di demoni.


NeverDead – Trailer Tokyo Game Show 2011 disponibile sulla GamesVideoTV

Sconfitto il nemico verremo catapultati in avanti di cinquecento anni, dove il protagonista in secoli e secoli di vita si è fatto sempre più cinico e scontroso oltre ad essere mutato anche nell’aspetto, ora segnato da una profonda cicatrice sul viso e da un occhio demoniaco. Come nel medioevo il suo compito è rimasto invariato, salvo il fatto che nel presente si assocerà  ad società chiamata NADA che ha il compito di contenere e distruggere le entità demoniache che invadono il pianeta con l’utilizzo di ogni risorsa possibile.

Ogni agente deve sempre avere un compagno e infatti Bryce sarà accompagnato nel corso dell’intera avventura nel presente da Arcadia, una giovane ragazza che non si trattiene dal giudicare e criticare il comportamento del protagonista. Essa come molti altri personaggi sarà poco caratterizzata, lasciando un vuoto rispetto alle parti ambientate nel passato del nostro caro immortale. Se l’introduzione ci fa ben sperare, ci penseranno il gameplay e la monotonia del titolo a farci cadere le braccia.

HO PERSO LA TESTA? NO, TUTTO IL RESTO…

Sicuramente il piatto forte dell’intero gioco è lo smembramento del protagonista. La possibilità di dividersi in pezzi e di rigenerarsi infatti è senza ombra di dubbio interessante e ci offre numerose possibilità sia negli scontri con i nemici sia nella risoluzione degli enigmi. Molto spesso troveremo una porta bloccata a sbarrarci la strada e dovremo trovare qualche stratagemma per rimanere solo con la testa ed introdurci nei condotti dell’aria raggiungendo così l’altra parte.

Tuttavia non si può di certo essere entusiasti dello sviluppo di questa capacità durante gli scontri. Quasi ogni nemico e ogni attacco ci farà perdere un arto o addirittura il busto. Se inizialmente sarà divertente recuperare i vari pezzi, oppure rigenerarci completamente aspettando un breve lasso di tempo, andando avanti inizierà a diventare frustrante a causa dell’incapacità di attaccare i nemici. Come detto prima, Bryce sarà immortale, ma non per questo non potremo vedere il Game Over sul nostro schermo. I nemici normali potranno causare solo la perdita delle varie parti del corpo, tuttavia c’è una creatura chiamata Grandbaby che è in grado di risucchiare la nostra testa e di consumarci con i succhi gastrici per l’eternità. Per sfuggirvi potremo usare lo scatto e nel caso in cui anche questo tentativo fallisse, basterà aspettare di essere all’interno della creatura e premere il Pulsante A con tempismo per essere sputati immediatamente. Nonostante la varietà dei nemici, questo è l’unico modo per “morire”.

Per controbilanciare questo elemento gli sviluppatori hanno reso molto vulnerabile Arcadia, che andrà protetta e curata durante l’avventura. Questo espediente però si rivela essere più un elemento negativo che un vero sistema per rendere avvincente il titolo. L’immortalità del protagonista e il peso della compagna renderanno l’intera avventura semplice e al tempo stesso molto noiosa.

MA NON TI AVEVO UCCISO UN ATTIMO FA??

Le creature demoniache presenti nel corso di tutta l’avventura saranno quasi sempre le stesse, ovvero i mostri a quattro zampe e la lama munita di gambe. Oltre a queste due razze troveremo ovviamente altri nemici più potenti e i boss, presenti alla fine di ognuno dei nove livelli di cui è composta la storia.

Nonostante la presenza di armi da fuoco, saremo quasi sempre spinti ad usare la spada. Essa a differenza di altri titoli sarà controllabile tramite la levetta analogica di destra. In questo modo dovremmo essere in grado di direzionare ogni fendente. Purtroppo a causa della scarsa interattività dei colpi subiti dai nemici, ci ritroveremo spesso a muovere la levetta in modo casuale solo ed esclusivamente per fare più danni possibili.

Come ogni gioco Action che si rispetti, ogni area sarà limitata fintanto che non avremo sconfitto tutti i nemici. Tutto questo si “complica” perché in ogni zona in cui dovremo affrontare i mostri, ci sarà una matrice che continuerà a generarli finché non verrà distrutta completamente. La ricerca della fonte dei demoni verrà riproposta fino allo sfinimento. Unendo questo fatto all’incapacità del protagonista di rimanere integro per più di cinque secondi, gli scontri diventeranno piuttosto noiosi e frustranti, fatta eccezione per le boss fight decisamente più interessanti. Per difenderci e attaccare al meglio, sparsi nei livelli troveremo degli oggetti rossi da raccogliere. Questi ci permetteranno di potenziare gli attacchi e le abilità del personaggio, dando un maggiore spessore al titolo. Ad esempio: un potenziamento ci permetterà di entrare in una modalità simile al Bullet Time di Max Payne.

USO PISTOLE E SPADE, MA NON MI CHIAMO DANTE!

Parlando del comparto tecnico non si può non elogiare la modellazione dei protagonisti, che seppur non brilla per ispirazione, merita qualche plauso per la qualità. Purtroppo però i personaggi secondari rivelano un lavoro abbastanza grezzo nella produzione di NeverDead.

Graficamente il titolo si presenta abbastanza bene, anche se non eccelle in nulla. Le texture e la modellazione dei paesaggi di media fattura vanno a scontrarsi con la buona distruttibilità degli ambienti che seppur non subiscano grandi cambiamenti, rendono l’azione più divertente. Sempre parlando della distruttibilità degli elementi di contorno, è giusto far notare il frame rate ballerino che molto spesso precipita a causa della presenza di detriti e nemici su schermo. L’intelligenza artificiale dei nemici è praticamente nulla. Essi ci attaccheranno con il loro schema di attacco sempre e comunque. Stessa cosa vale per i compagni di avventura che saranno quasi sempre più un peso che un aiuto.

La colonna sonora oltre ad incrementare il tasso di adrenalina durante gli scontri, ha la capacità di rendere il tutto più fastidioso nel caso non riuscissimo a massacrare tutti i demoni. Qualche volta a causa di bug nel codice ci ritroveremo alla disperata ricerca dell’ultimo superstite, nascosto in qualche area non raggiungibile, con una musica martellante che si ripete all’infinito.

Buono invece il doppiaggio in inglese che si rivela abbastanza divertente da far apprezzare il protagonista durante la sua storia. Peccato però che i sottotitoli non abbiano la stessa dose di humour.

CONCLUSIONE

L’idea di base di NeverDead era davvero interessante. Grazie a questa scelta di gameplay è riuscito a cogliere l’attenzione della community video ludica anche senza un marketing opprimente. Tuttavia la monotonia e la ripetizione infinita degli stessi schemi di gioco portano il gioco a non raggiungere la sufficienza piena. Da tenere in considerazione soltanto se siete amanti del genere action che sanno chiudere un occhio su una storia narrata in maniera molto lenta e su una realizzazione tecnica non al passo con i tempi.

Un gioco mediocre, niente di più. Speriamo però che gli sviluppatori riescano a dare ascolto alle critiche dei fan per creare al meglio un ipotetico NeverDead 2.

VOTO: 5.8 SU 10