Deus Ex Human Revolution: Recensione

Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino

Non ricordo l’anno esatto ma durante il primo periodo delle superiori avevo scovato in un mercatino di libri usati un autore che non mi diceva nulla: il suo nome era William Gibson. Anni dopo, con una certa cultura alle spalle, ho saputo che Gibson è additato insieme a Sterling come i due papà del Cyberpunk, una corrente letteraria di cui non ho potuto più fare a meno. Il Cyberpunk è un sottogenere “povero” della fantascienza che ha ispirato diversi scrittori o registi a creare capolavori come Blade Runner o Akira per citare i primi due grandi nomi che mi vengono in mente.

Il gioco di cui ci andiamo ad occupare in anteprima oggi fa parte del genere Cyberpunk e corrisponde al nome di Deus Ex Human Revolution. Non un nome qualsiasi ma anzi spero che chi legge queste righe abbia avuto già il privilegio di gustarsi i due titoli precedenti essendo Human Revolution il terzo capitolo della saga iniziata nel 2000 dal grandissimo game designer Warren Spector. Human Revolution è un titolo immensamente ambizioso che vuole riportare alla luce delle atmosfere a dir poco fantastiche per chi è appassionato di Cyborg e compagnia varia.

MACCHINA DELLA MORTE
Human Revolution è sviluppato da Eidos Montreal sotto la supervisione di mamma Square Enix e il compito affidato ai ragazzi Eidos non è stato sicuramente facile perché si parla di un gioco che a suo tempo aveva dato un forte scossone al genere degli Action RPG su PC. In Human Revolution si respira una atmosfera fortemente marcata e ricercata, data in buona parte dal buon impatto estetico generale ma anche dal taglio cinematografico delle sequenze di gioco – sia per quanto riguarda quelle giocate che quelle filmiche che vengono confezionate con lo stesso motore ma riviste con qualche effetto di post produzione in più. Nel gioco in questione impersoneremo Adam Jensen un onesto agente impegnato nella sicurezza privata: l’inizio del titolo vero e proprio si apre con Jensen che deve difendere una società dal nome di Sarif dagli attacchi di un gruppo di Cyborg sconosciuti. Senza rovinare troppo la sorpresa della trama (che tratteremo meglio in fase di recensione), sappiate che nei primi eventi drammatici, qualcosa va storto e voi vi risveglierete su un tavolo operatorio con qualche pezzo di carne umana in meno e qualche gadget tecnologico in più.

Come gameplay del gioco, tutta la prima parte sarà puramente action, con un Jensen in grado di sparare o usufruire delle varie coperture nei laboratori della Sarif. Successivamente ai primi eventi, il gameplay generale assume molte varianti e saremo in grado di scegliere se comportarci come veri e propri commando o ponderare per un approccio più stealth. Diciamo che Eidos è stata davvero molto brava a miscelare per benino le situazioni di gioco senza mai andare per la strada action o per quella dello stealth puro, spetterà al giocatore decidere come meglio affrontare i rischi.

Questa scelta viene sottolineata sia dall’ottimo uso della telecamera che può passare dalla soggettiva (mentre ci si muove) alla terza persona (durante gli scontri) ma anche e soprattutto dall’ottimo design degli schemi che sono dei veri set in cui si possono trovare scorciatoie o strade alternative di modo da ponderare le scelte tattiche. Per farvi un esempio, in una scena di infiltrazione in uno stabilimento chimico, mi è capitato di non sparare mezza cartuccia del mio arsenale e di chiudere quasi senza uccisioni l’intera missione proprio perché sono riuscito ad aggirare le sentinelle di guardia grazie alle strade alternative dello schema. Certo, si può prediligere anche la forza bruta e anche in questo caso Human Revolution mostra il suo divertimento con scontri a fuoco frenetici e mai banali benché l’intelligenza artificiale generale per ora non mi sembra ancora cosi elegante ma anzi si ha una sorta di effetto trenino per alcuni tipi di soldato che tendono a coprirsi poco o di conseguenza a non fare tattiche di soppressione. Negli scontri a fuoco fra l’altro, mi è capitato di cecchinare un soldato di spalle con un dardo soporifero e non fargli nulla solamente perché aveva una spessa armatura, il colpo di classe avviene che colpendo lo stesso soldato alle gambe con il medesimo dardo, quest’ultimo finiva finalmente nel mondo dei sogni – insomma, contano anche le parti del corpo che colpirete. Attenzione comunque se affronterete le missioni in modalità stealth, ricordatevi di nascondere i corpi perché se altre sentinelle dovessero trovare dei compagni a terra, oltre a rianimarli, farebbero sempre scoppiare gli allarmi interni.

Andando oltre ai semplici scontri, buonissima la gestione dell’inventario, dei poteri e della mappa che si dimostra fruibile fin da subito. L’inventario è diviso in celle in cui incastrare armi, oggetti e munizioni che si trovano in giro o frugando nelle tasche dei soldati…se avete presente l’inventario di Resident Evil, qui è praticamente uguale: una pistola ad esempio occupa due quadrati, un fucile ne può occupare sei e via di questo passo – man mano che si sale di livello lo spazio aumenta e potremo arrivare a portarci dietro una gran quantità di cosette. Durante le fasi del gioco potremo poi scegliere su tutta una serie di potenziamenti che andranno dalla forza più evoluta alla velocità ma anche a cose tecnologicamente superiori come ad esempio armi nelle braccia di Jensen o la vista a raggi X utile per scovare i nemici ovunque si trovino. Va comunque detto che alcuni nemici saranno assai scaltri e non tutti saranno solo umani o in parte tali ma vi troverete ad affrontare Droidi potenziati o veri e propri Mech da guerra.

LE CITTA’ DEL FUTURO
Human Revolution non è però un gioco da missione frenetica continua anzi, lascia al giocatore qualche momento di libertà per guardarsi in torno. Non ci troviamo per le mani un vero e proprio gioco open box ma Eidos ha voluto creare città in cui muoverci (all’inizio è quella di Detroit) e in cui trovare missioni secondarie o negozi secondari dove fare rifornimento di armi o potenziamenti. Devo però dire che questo punto mi ha lasciato piuttosto freddo perché la “vita artificiale” della città è molto fredda e vuota, con pochi passanti o comunque gente posizionata in punti appositi ma che non vive per davvero. Addirittura non c’è traffico e l’unico mezzo che si muove è una funivia che passa ogni tanto sopra la nostra testa. Il brutto di questa poca ricercatezza si scontra con la bellezza generale della metropoli che ha comunque un fascino pazzesco e richiama davvero bene la Tokio vista in Akira. Insomma, non mi aspettavo di trovare qualcosa alla GTA o alla Assassin’s Creed ma solamente perché siamo nel futuro, non vuol dire che la città doveva essere cosi fredda.

Detto questo, passiamo alla vera nota dolente del gioco, ovvero il piano grafico. Il design generale del titolo è assolutamente ottimo: sappiate che i designer si sono dati da fare nel creare qualcosa come 1000 oggetti per riempire gli scenari e renderli i più ricchi possibile ma quello che non mi ha colpito moltissimo è una modellazione poligonale generale un filino troppo spigolosa e poco ricercata. Va bene che il gioco è un multipiattaforma ma nella versione PC da noi testata, con tutti i dettagli al massimo, vedere le spalle quadrate delle persone, ci ha messo un filino tristezza. Anche le animazioni generali non brillano troppo per fluidità anzi, alcune sono davvero troppo goffe. Inoltre, confrontando il gioco fra PC e console, quello che si nota chiaramente fra le due versioni sono solamente le texture più marcate per la seconda versione. Insomma, che lo facciate girare su console o su PC, esteticamente, cambia poco: questo è un vero peccato per chi come noi, comprerà il gioco per il sistema Windows. Ottime, se non magistrali, le scene di intermezzo realizzate in CGI che brillano davvero per creatività e regia d’impatto.

Molto bella, invece, la colonna sonora, con dei brani azzeccati e suonati benissimo, che aiutano enormemente ad entrare nell’atmosfera del gioco. D’altro canto, alla base delle musiche, troviamo un signore che corrisponde al nome di Michael McCann, geniale compositore che ha lavorato a centinaia di spot e programmi televisivi. Per i videogiochi ha realizzato la colonna sonora di Sprinter Cell Double Agent, che gli aveva garantito popolarità e svariati premi.
Sempre per quanto concerne l’audio, un’ultima considerazione va fatta sulla localizzazione in lingua italiana: si tratta di un lavoro estremo e altamente encomiabile ma talvolta ci si trova a sentire delle castronerie immani che potrebbero far storcere il naso ai pignoli. Anche sul fronte doppiaggio, il tutto è di buona qualità, con una recitazione adeguata.

RIVOLUZIONE UMANA
Questo nuovo capitolo di Deus Ex è sicuramente una delle più belle sorprese che i giocatori possano aspettarsi: sia quelli che seguono la saga dal primo capitolo che i nuovi arrivati. Il risultato ottenuto è uno di quei giochi che si devono avere per forza, visto che si tratta di un titolo davvero ricco e divertente, con una storia raccontata in maniera sublime. Abbiamo poi una personalizzazione di Jensen davvero eccellente e una calibrazione delle missioni sulla linea della perfezione. Graficamente il titolo non eccelle davvero in nulla e ci si aspettava qualcosa di decisamente più marcato ma con una storia e un gameplay del genere, è davvero importante storcere il naso per questo motivo? Ottimo anche il fronte audio che si rivela una delle migliori colonne sonore del 2011. Le uniche pecche che riguardano il gioco, oltre alla parte grafica, rimangono la mancanza di una discreta IA (non stupida ma pecca in parecchie occasioni) e l’assenza del multiplayer…per il resto, compratelo ad occhi chiusi.

Votazione finale: 8,7/10