Se volete immergervi nella mente (e nella casella di posta elettronica) di Jeffrey Epstein, un team indipendente ha ideato un “clone” di Gmail per facilitarvi il lavoro.
Nelle ultime settimane, il Governo Trump ha dovuto affrontare uno dei peggiori momenti da quando ha avuto inizio il secondo mandato dell’ora soprannominato ‘Taco’. Il motivo della crisi è da ricercare tra gli ormai celebri “Epstein Files”. Si tratta di mail e documenti di varia natura, che Jeffrey Epstein avrebbe avuto con personalità influenti del mondo economico e politico, tra cui si presume vi sia lo stesso Trump.

Per chi non lo sapesse, Epstein era un finanziere di New York che nel 2008 venne condannato per sfruttamento sessuale su ragazze minorenni e per aver creato un’elaborata rete, caratterizzata da meccanismi predatori e abusanti, coadiuvato dalla sua compagna Ghislaine Maxwell. Epstein, morto suicida in carcere, aveva contatti con tantissime persone influenti, da politici ad attori, da musicisti a showman. Tra questi, spicca sicuramente il rapporto di lunga amicizia con Donald Trump, che a oggi ha pubblicamente ripudiato Epstein, nonostante continui a mostrare una certa reticenza nel rilascio degli Epstein Files.
E sebbene dunque, non tutto sia stato ancora divulgato e chissà se lo sarà mai (dati i meccanismi burocratici che, attualmente, ne hanno bloccato la condivisione), c’è chi ha ideato un modo tanto geniale quanto inquietante, per rendere facilmente fruibili e consultabili quelli resi noti finora. La domanda è: ve la sentite di leggere le parole di un mostro?
Nella mente di Epstein
Sul caso Epstein si dibatte da tempo e tantissime mail sono state pubblicate negli anni. Consultarli tutti però, è abbastanza complicato, cosa che ha spinto Luke Igel e Riley Walz a dar vita a Jmail. In poche parole, il lavoro di Igel e Walz è stato quello di ridefinire il formato dei documenti originali, dando vita a un’interfaccia praticamente identica a quella di Gmail. Accedendovi, da questo link, vi ritroverete dentro una sorta di simulazione dell’account di Jeffrey Epstein.
Igel e Walz, che non sono certamente nuovi a simili trovate in cui il tech incontra la critica e l’esperimento sociale, hanno anche dichiarato di aver utilizzato l’IA di Google, Gemini, per il processo di “optical character recognition” (OCR), che consiste nel convertire le immagini di testo (come scannerizzazioni, PDF, foto ecc) in testo digitale, facile da modificare e da indicizzare per una ricerca.

Il motivo, come spiega Walz in un post su X sarebbe legato a un lavoro davvero scarso in termini di OCR, svolto dalle autorità statunitensi della House Oversight Committee. Adesso infatti, vi basterà accedere al sito e, come se da Gmail steste cercando una mail vecchia, digitare poche parole chiave per trovare tutti gli scambi di posta (resi pubblici) presenti tra i già noti Epstein Files.
I creatori del software hanno anche pensato al fatto che, avvalendosi di un LLM per l’operazione di OCR sui file, alcune trasposizioni sarebbero potute venir falsate. Per evitare qualunque problema e permettere una consultazione davvero puntuale e precisa, in ogni mail è stato inserito il link di rimando al file originale in formato PDF. Se siete curiosi di leggere mail come quella in cui Epstein parla di Trump e dice che “sapeva delle ragazze”, non dovete far altro che cercare e in pochi secondi, vi ritroverete dentro la mente del criminale americano.
