A rovinare lo sviluppo dei videogiochi è stato questo dettaglio tecnico: lo spiega un ex sviluppatore di The Last Of Us

ellie di the last of us che guarda fuori dal finestrino della macchina
A rovinare lo sviluppo dei videogiochi è stato questo dettaglio tecnico: lo spiega un ex sviluppatore di The Last Of Us (player.it)

Per fare un bel videogioco serve una grafica fotorealistica? Secondo un artista di The Last of Us, proprio la grafica sarebbe ciò che sta rovinando lo sviluppo odierno.

Cos’è che permette di effettuare un salto generazionale, nel mondo dei videogiochi? Beh, non è certo facile rispondere a una domanda simile. Prima di tutto perché a ogni salto generazionale, sono diversi i criteri che permettono di ravvisare un’effettiva evoluzione. Se è vero che tanti di questi criteri, riguardano dettagli tecnici, che il pubblico generalista non riesce davvero a percepire sensibilmente, un aspetto che ha sempre impressionato, vista l’immediatezza recettiva, è la grafica.

sam porter di death stranding 2 che osserva un paesaggio roccioso di montagna
A rovinare lo sviluppo dei videogiochi è stato questo dettaglio tecnico: lo spiega un ex sviluppatore di The Last Of Us (player.it)

L’aspetto grafico è da sempre qualcosa che, per molti videogiocatori, rappresenta uno degli scogli più insormontabili: spesso, videogiochi di pregio vengono sottovalutati, proprio per dettagli grafici che non vengono considerati all’altezza. Negli ultimi anni però, la tendenza al fotorealismo è ciò cui molte aziende anelano, con risultati che hanno dell’incredibile, come nel caso di Death Stranding 2. Eppure, forse proprio quest’aspetto, potrebbe essere il vero, grande problema per lo sviluppo videoludico odierno.

Videogiochi ultra realistici o rovina dell’industria?

L’ultra realismo nei videogiochi, è un aspetto che spesso ha diviso il pubblico di appassionati: da una parte c’è chi non può che restare stupefatto, davanti a un gioco che sa osare, proponendo dettagli visivi estremamente vicini a umani reali; dall’altra, c’è chi vede in questa pratica più un ostacolo che un pregio. E proprio da queste premesse, negli scorsi giorni, è nata un’animata discussione su X.

In soldoni, ciò che un utente evidenziava, era la differenza tra come i giochi venivano sviluppati anni fa e come vengono sviluppati adesso. Se prima infatti, era si importante concentrarsi sulla grafica, non dovendo puntare sull’aspetto fotorealistico, era necessario uno sforzo (anche economico) minore. Adesso, con gli standard che vengono richiesti, non solo l’intero sviluppo di un titolo viene rallentato, richiedendo molti anni in più, ma l’enorme esborso economico richiesto, rischia di mandare in bancarotta una software house in caso di flop.

E se potrebbero apparire come semplici discussioni di appassionati, delusi da metodi che non riescono a condividere, è stato uno il commento a generare più discussioni: alla conversazione si è infatti aggiunto tale Del, un ex artista di Naughty Dog che ha lavorato, tra le altre cose, anche a The Last Of Us, un gioco che ha sempre cercato di impressionare anche lato grafica.

Come viene spiegato, seguire questi metodi di sviluppo, avrebbe rallentato incredibilmente tutti i processi. Banalmente, in un gioco che punta all’ultra realismo, alternare la camminata alla corsa, richiederebbe circa 50 animazioni diverse, mentre prima ne sarebbero bastate soltanto 6. Un risultato forse più arcade, ma che snelliva tantissimi processi. È dunque la ricerca dell’ultra realismo a rovinare i videogiochi? Beh, si tratta ovviamente di un’iperbole, come precisa lo stesso Del. Resta il fatto che, i problemi legati a quest’aspetto non sono certo pochi e variano anche in base al tipo di motore grafico utilizzato.