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Snapchat vuole diventare il punto di riferimento per il gaming sociale

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il 2019 è è stato sicuramente un anno complicato per il mondo dei videogiochi: nuovi negozi digitali, l’avvento del game streaming, l’arrivo dei servizi in abbonamento per piattaforme fisse e store mobile. Abbiamo visto arrivare sugli scaffali titoli che sembravano infinitamente lontani come Death Stranding o Shenmue 3, ci siamo lasciati conquistare dalla fine della storia di Sora in Kingdom Hearts 3 ed abbiamo anche affrontato uno degli eventi mediatici dal maggiore impatto della recente storia videoludica con il buco nero di Fortnite.

Il 2019 alcuni se lo ricorderanno anche per essere l’anno in cui Snapchat, social network basato sulla condivisione di storie e contenuti audio/video, si gettò nel mondo dei videogiochi attraverso il rilascio di Snap Games, un suo store interno che va quasi ad inaugurare un mercato il cui pioniere va ricercato nel Facebook di un lustro fa.

Snap (la società dietro Snapchat e Snap Games) è solo una tra le mille compagnie che nel corso di quest’annata hanno deciso di gettarsi a capofitto nel mondo dei videogiochi. Abbiamo già visto l’ingresso di Google nel mercato delle console attraverso la problematica Google Stadia, abbiamo visto Apple con i suoi videogiochi Apple Arcade, abbiamo visto Facebook cercare di solidificare la sua posizione nel mondo dello streaming di contenuti videoludici; non c’è nulla di cui stupirsi. Nel corso di un’ intervista a GamesIndustry.biz, John Imam ha raccontato alcuni dei retroscena dietro la comparsa del la compagnia nel mondo dei videogiochi, lasciando intravedere un modo di pensare al divertimento decisamente diverso da quello che noi solitamente ci siamo raccontati nel corso di questi anni.

Vediamo insieme come è composta questa scommessa a lungo termine messa in piedi da Snap.

Snapchat per il social gaming.

Snap Games: Ready? Set. Play! | Snap Partner Summit 2019

Mettiamo in chiaro un dato abbastanza significativo: nonostante non se ne parli molto in italia, Snapchat può vantare oltre 210 milioni di utenti attivi in modo quotidiano.
Durante il mese di Aprile Snap ha dato il via a Snap Games, con sei videogiochi al lancio e nel corso dei successivi sette mesi ne ha aggiunti altri due. La maggior parte di questi titoli sono realizzati internamente dalla compagnia con qualche eccezione lasciata nelle sapienti mani di compagnie come Zynga (quelli di Farmville, quindi sicuramente capaci di monetizzare sul pubblico) e quelli di SpryFox.

I titoli in questione sono ben lontani dall’essere i videogiochi tripla A con cui, magari quotidianamente, ci interfacciamo sui nostri bei televisori attaccati alle nostre console e ai nostri pad. Snap ha voluto per la sua piattaforma un formato videoludico differente: un videogioco veloce, in grado di sfruttare a pieno il mondo social e in grado di sfruttare la comunicazione tra utenti.

Chi gioca ad un titolo su Snap Games non deve aver motivo per uscire al di fuori di Snap Games, in sostanza.

Per cercare di sviluppare dei videogiochi quanto più vicini possibili alle caratteristiche della piattaforma, Snap ha lavorato in estremo contatto con i vari game developer esterni assistendoli passo passo lungo lo sviluppo, cercando di mettere a fuoco le caratteristiche esclusive che solo su tale social network si possono trovare. Snapchat è il social network inventore del concetto di story (ovvero un contenuto destinato a scomparire dopo un tot di ore) ed ha da sempre giocato con la realtà aumentata attraverso l’utilizzo di filtri; come se non bastasse dalla sua l’applicazione ha delle emoji tridimensionali customizzabili chiamate Bitmojis, una specie di versione attuale (ed esteticamente terribile) dei nostri amati Mii di Nintendiana memoria.

Imam ha raccontato ai microfoni di Gamesindustry:

“Lavorando con gli studi di sviluppi abbiamo imparato a coinvolgere tutti nello sviluppo di una piattaforma funzionante. Teniamo moltissimo al feedback che ci viene dato dagli sviluppatori e crediamo che una comunicazione costante tra le due parti sia uno degli ingredienti principali per lo sviluppo di un gioco ed una piattaforma di qualitò.”

Questo perché Snap Games è una piattaforma particolarmente chiusa. Tutti i titoli li presenti sono scelti dall’azienda madre con la massima cura sia a livello qualitativo che contenutistico, al fine di poter avere la maggiore risonanza possibile con l’utenza che alla fine andrà a giocatore. I titoli presenti sulla piattaforma sono tutti gratuiti e multigiocatore, lasciando la monetizzazione ad un comparto pubblicitario fatto attraverso spot da sei secondi (privi di skip). Sempre secondo quanto dichiarato ai microfoni di Gamesindustry, al momento la compagnia sta lavorando anche su altri sistemi di monetizzazione senza ottenere particolare successo.

Pochi ma buoni?

snapchatAl momento, come abbiamo visto prima, il negozio di Snap Games ha all’interno del suo catalogo otto videogiochi. Non ci vuole un genio della matematica o un esperto di marketing per arrivare alla conclusione che otto videogiochi rilasciati nel giro di sette mesi all’interno di quella che dovrebbe essere una piattaforma di massimo grido non siano esattamente moltissimi; Snap ha motivato anche questo all’interno della sua dichiarazione d’intenti.

Pur senza tirare fuori dati precisi, la compagnia ha dichiarato che ci sono motivazioni specifiche dietro questo gettito limitato di videogiochi all’interno del suo store: vedere un proprio videogioco all’interno dello store significa farlo passare tra le mani di numerosi team di opinionisti estremamente severi, che puntano a volere prodotti unici per idee e per integrazione con la piattaforma.

“Riceviamo un mucchio di richieste da parte di case di sviluppo che vogliono vedere il loro gioco pubblicato su Snap Games. Dopo aver annunciato la piattaforma mesi e mesi fa abbiamo inizianto a scremare fin da subito le richieste, iniziando col richiedere alle software house informazioni specifiche sul tipo di prodotto che vogliono sviluppare, come si dovrebbe comportare sul nostro snapchat, quale è la mission della loro azienda e così via. Diversi team interni ragionano su queste informazioni e se, di comune accordo, si sceglie di accettare il titolo all’interno del nostro marketplace allora inizia la collaborazione vera e propria. Cerchiamo di affiancare un team di nostri sviluppatori a quelli che lavorano sul videogioco, offrendo supporto continuo allo sviluppo al fine di avere una transizione quanto più liscia possibile dallo status di videogioco comune allo status di Snap Game. La scarsa presenza di videogiochi sul nostro store è tutto fuorché mancanza di interesse!”

Cosa vuol dire per un videogioco essere uno snap game?
Secondo le informazioni rilasciate da Imam, Snap Games ha bisogno di prodotti caratterizzati da idee uniche, con qualità e creatività che navigano di pari passo. I titoli attualmente presenti sulla piattaforma sono:

  • Bitmoji Party
  • Bitmoji Tennis
  • Zombie Rescue Squad
  • Snake Squad
  • Alphabear Hustle
  • Tiny Royale
  • C.A.T.S. Drift Race
  • Subway Surfers Airtime

Essi sono quasi tutti riedizioni in salsa Snap di titoli o generi già esistenti all’interno del nostro mondo dei videogiochi, con qualche twist particolare. Tutti questi videogiochi, almeno secondo le dichiarazioni rilasciate su Gamesindustry.biz, sono stati realizzati avendo l’intento di avere titoli universalmente accessibili, destinati ad essere condivisi con i propri amici della piattaforma; nessuna barriera all’entrata, nessun picco di difficoltà, niente che possa rovinare una bella giornata.
L’aspetto social è enfatizzato anche dalla presenza praticamente costante delle Bitmoji, avatar personalizzabili che fungono da personaggi all’interno dei vari titoli della sua piattaforma.

Per cercare di incentivare l’utilizzo di ciò nei suoi prodotti l’azienda responsabile ha prodotto un SDK (Software Developement Kit) chiamato Bitmojis For Games per permettere agli sviluppatori di inserire questi avatar all’interno dei loro giochi con semplicità, sia all’interno dell’ecosistema Snap Games che fuori. Portare le Bitmojis al di fuori della piattaforma è possibile grazie all’utilizzo di licenze e porta agli sviluppatori vantaggi di tipo pubblicitario, vista la connessione con una piattaforma social tra le più popolari all’estero.

Dove volano i casual gamer.

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Al momento non sono stati rilasciati dati riguardanti il successo della piattaforma più per una questione di giovinezza che di metrica. Snap ha fatto sapere di non avere paura di essere nel pieno del declino del social games rilasciati tramite le piattaforme perché intenzionata a portare avanti un progetto multidisciplinare a lungo termine. L’azienda ha si investito grandi quantità di denaro in progetti come Snap Games e in Bitmoji For Games, ma cerca di abbracciare anche altri lati del mondo gaming. Iconica è la connessione che intercorre tra il brand esportivo FaZe e il social, con tanto di emojis personalizzate create appositamente per celebrare il marchio; oltre a ciò è importante non dimenticare gli  interessi di Snap nel mondo della realtà aumentata, una delle prossime intersezioni tra il gaming più casual ed il mondo dei social (al momento portata avanti da titoli come Pokémon Go, Harry Potter Wizards Unite e così via)

L’obbiettivo di Snapchat è quello di diventare una gaming destination, ovvero un punto di ritrovo anche per una certa tipologia di giocatori che si ritrova sparsa in un mercato incredibilmente diluito. Nelle parole rilasciate a Gamesindustry Snapchat si racconta come se fosse la destinazione perfetta per tutti quei videogiocatori che non hanno gli amici di una vita nei videogiochi e che, in un modo o nell’altro, possono connettersi anche dal punto di vista prettamente ludico. Mettendo insieme funzioni innovative e dinamiche social, Snap Games ha la possibilità di mettere d’accordo un utenza particolarmente grande e di generare engagement in grado di portare a ricavi pubblicitari degni di nota.

Se la compagnia riuscirà a non rimangiarsi le parole date e a tenere quanto più alto possibile il livello qualitattivo dei prodotti, per i casual game, Snapchat diventerà il prossimo place to be.

Ora resta solo da vedere se Instagram (e Facebook) finiranno per copiare anche queste caratteristiche.

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