Esclusiva: Dalla Sicilia a The Evil Within – Intervista a Giuseppe Mattiolo

Noi di Games.it abbiamo avuto l’opportunità in intervista in esclusiva Giuseppe Mattiolo, software engineer presso The Workshop Entertainment a Los Angeles. Dalla Sicilia a Los Angeles per lavorare nel mondo dei videogiochi: il sogno di ogni giovane è stato realizzato da Giuseppe, di certo una storia che merita di essere raccontata. Il suo ultimo lavoro? The Evil Within.

Prima di approdare a The Workshop Entertainment in passato ha lavorato presso Digital Domain, uno studio di special effects, Electronic Arts, dove ha contribuito a giochi della serie FIFA, MADDEN, e TIGER WOODS e presso Splash Damage dove ha collaborato per lo sparatutto BRINK.
The Workshop Entertainment sta al momento sviluppando autonomamente un shooting game a squadre chiamato PWND, del quale potete vedere una foto esclusiva qui sotto. 

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E ora via con l’intervista!

Parlaci brevemente di te, della tua istruzione e successiva decisione (opportunità) di andare a lavorare in California.
Sono Giuseppe Mattiolo. Sono Siciliano, nato ad Augusta. Ho studiato presso l’Universita degli Studi di Catania dove mi sono laureato in Ingegneria Informatica. Ho anche avuto l’opportunità di far parte della Scuola Superiore di Catania, un istituto che seleziona studenti da tutte parti d’Italia e del Mediterraneo per supportarli nello studio e avviarli precocemente alla ricerca. Mi sono laureato con una tesi sul protocollo bittorrent per file sharing. Ho poi avuto una breve esperienza lavorativa presso Telecom Italia Lab a Torino dove sono stato per circa 6 mesi.
Poi ho cominciato il mio dottorato in Matematica applicata e ho deciso di lavorare in particolare su problemi di computer vision e  computer grafica. Ho sempre voluto lavorare nella industria dell’intrattenimento essendo stato sin da piccolo un avido consumatore di fumetti, film e video giochi
La prima opportunità di entrare in contatto con la Industry l’ho avuta quando durante il mio dottorato sono stato invitato come ricercatore in visita presso la University of Southern California dove ho fatto parte per un anno del laboratorio di grafica del Prof Paul Debevec, famoso per le sue ricerche nell’ambito del rendering fotorealistico.
Là ho lavorato ad un  progetto sponsorizzato da Google dove abbiamo cercato di creare una applicazione in grado di aiutare un utente umano a importare e geotaggare le sue foto in google map. A quel tempo sketcheup stava prendendo piede e c’erano svariati modelli 3d di edifici fatti da appassionati da tutte le parti del mondo. Ho anche lavorato allo sviluppo di tecniche per sostituire i volti di due attori umani.
Questo genere di applicazioni diventa particolarmente interessante nell’industria cinematografica dove e’ desiderabile avere il volto di un attore famoso sovrapposto in maniera realistica e quello di uno stuntman impegnato in manovre e azioni pericolose. I realizzato che potevo applicare ciò che ho studiato sull’informatica e la matematica per rendere immagine e sequenze video più realistiche e espressive.
Mi e’ sempre piaciuta la linea sottile tra arte e tecnologia.
Appena finito il dottorato ho mandato il mio curriculum a diverse software house specializzate nei videogiochi e negli effetti speciali e Splash Damage in Inghilterra mi ha dato l’opportunita’ di fare il salto nell’industria.
Dopo circa 4 anni in inghilterra dove ho avuto l’opportunita’ di lavorare presso l’electronic arts. Mi sono poi trasferito a Los Angeles dove ho lavorato presso una compagnia storica di visual effect chiamata digital domain. Ho lavorato alla realizzazione di simulazioni di corpi molli da usare per rendere personaggi virtuali più fisicamente realistici mentre in movimento.
Più di recente lavoro per The  Workshop Entertainment una azienda di video giochi a Marina del rey, los angeles. Abbiamo di recente completato lo sviluppo di un gioco chiamato The Evil within in collaborazione con Shinji Mikami il creatore della serie di resident evil e il suo  studio in giappone Tango entertainment.

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Come nasce un videogioco, quali e quante fasi occorre affrontare (raccontaci la tua esperienza diretta e ciò che ti circonda)?
Un video gioco nasce da un’idea divertente. Una meccanica nuova, un personaggio principale accattivante, una bella storia da vivere in prima persona. Questa e’ la parte cosiddetta del design e il design team e’ di solito responsabile di decidere le regole, lo stile di gioco, il genere. Il team si occupa anche di progettare i livelli e le serie di sfide che il giocatore si troverà ad affrontare durante una partita.
Il design team di solito lavora strettamente a contatto con gli artisti: modellatori 3D, disegnatori, lighting artists, texture artists, animatori. Dalla loro collaborazione nasce lo stile artistico e il carattere ludico del videogioco. Si può scegliere di realizzare un gioco dove la grafica e il modo in cui  gli oggetti si muovono e’ realistico o si può andare anche verso l’altro estremo.  La cosa bella e’ che non ci sono davvero limiti a quello che si può realizzare. Gli unici vincoli sono le capacita’ tecniche dell’hardware che si ha a disposizione. Ed e’ qui che entra in gioco l’ingegneria.
Dietro una bella immagine generata al computer ci sono strutture dati, algoritmi, modelli matematici tesi a imitare fenomeni naturali come l’interazione tra i diversi materiali e le sorgenti luminose, le forze e i momenti che muovono gli oggetti nel mondo virtuale che si sta realizzando. Queste idee devono essere tradotte in un linguaggio di programmazione perché possano essere eseguite da un computer.
Il lavoro del team di sviluppo consiste nell’occuparsi della realizzazione tecnica delle richieste generate dall’art team. Gli artisti hanno bisogno di avere controllo su quello che accade in un livello, le luci, i materiali le ombre, le proprietà fisiche degli oggetti in esso contenuti, l’intelligenza artificiale e i comportamenti dei personaggi non controllati dal giocatore, il suono generato dagli eventi che si verificano durante la partita, l’interfaccia utente che consenta ad un essere umano di fornire input al video gioco e ricevere informazioni sullo stato della partita, sulla salute del personaggio principale etc., salvare la posizione nel gioco.
Un altro dipartimento importante nello sviluppo di videogame e’ il QA o Quality Assurance.
Si tratta di solito di hard core gamers cui viene dato il compito di testare il gioco per scovare bug o situazioni in cui il sistema non è performante,  non reagisce bene agli input degli utenti  o semplicemente cessa di funzionare.
Tipicamente nello sviluppo di un video gioco si hanno delle fasi iniziali in cui si provano idee e tecnologie allo scopo di realizzare la visione di designer e artisti. Si itera sulle versioni iniziali del gioco sino ad arrivare a un set stabile di feature e di gameplay che si ritiene sufficiente e lo si rende stabile eliminando i bug piu’ compromettenti per il suo corretto funzionamento generale.
Nessuno e’ ahime esenti da bug. Lo scopo non e’ eliminare tutti i difetti presenti ma quelli principali  in considerazione anche del tempo limitato a disposizione.
Se si produce un gioco per una console si deve di solito passare una sorta di esame presso Microsoft Sony o Nintendo per dimostrare di rispettare le specifiche che le aziende proprietarie di queste  piattaforme decidono di voler garantire per qualunque titolo pubblicato sulle loro console.

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Che consigli dai a chi vuole intraprendere la tua stessa strada?
Dipende molto da quale settore interessa e cosa piace fare.
Se si e’ interessati al lato del design consiglio vivamente di unirsi a una delle tante mod community su internet che di solito si divertono a creare nuovi livelli per giochi gia’ esistenti. Spesso gli sviluppatori mettono a disposizione l’editor che e’ stato usato per creare missioni e livelli per il gioco principale così gli appassionati posso creare nuovo content e scelte di gameplay e design. Esistono anche competizioni e spesso molte software house nascono proprio cosi, da gruppi di modders online che diventano famosi e decidono di creare i loro meccanismi di giochi anziché’ creare nuovi contenuti per giochi gia’ esistenti.
Se si e’ più interessati al alto artistico occorre davvero tanta passione per il disegno e la modellazione digitale digitale, l’animazione. Si deve essere pronti a spendere tanto tempo imparando uno dei diversi software  disposizione. Esistono corsi, scuole, video online e forums dove confrontarsi con altri che sognano di diventare un giorno artisti per il cinema la tv o i video giochi.
Il lato tecnico richiede certamente grande interesse per la tecnologia, per la programmazione, l’informatica e la matematica.
Ci si trova spesso ad avere a che fare con problemi che non si sono mai affrontati prima d’ora, con sistemi di cui non si sa molto perche’ magari il responsabile o creatore ha lasciato la compagnia e che occorre capire e modificare per rispettare le nuove esigenze software dello studio.
Direi che tanta pazienza, tenacia e passione per risolvere problemi sono un must.
Diverse nozioni e familiarita’ sono ovviamente richieste a seconda di quale del gioco si desidera lavorare grafica, intelligenza artificiale, tool di sviluppo, suono, animazione, simulazione fisica, network.

Alcuni si specializzano in una particolare area e si tengono costantemente aggiornati sulle novità tecniche e scientifiche che possano trovare potenzialmente applicazione nel loro ambito. Articoli dal siggraph o altre conferenze scientifiche si trovano non di rado sulla scrivania o sullo schermo di un programmatore di video games. Altri ancora diventano generalisti, pronti ad affrontare la prossima sfida, qualunque essa sia,  in una delle tante aree di sviluppo. Ottime basi matematiche pazienza e tanta voglia di imparare sono l’elsa il filo e la punta della spada di colui che sviluppa videogiochi.

Hai speso parecchio tempo all’estero. Cosa raccomanderesti a chi decide di abbandonare il proprio paese per trovare fortuna all’estero?
Penso che se hai gia cominciato a pensare seriamente di lasciare il nido per volare verso nuovi lidi, probabilmente non sei molto lontano dal farlo. Posso dire una cosa per certo. Occorre essere consapevoli che tempi difficili ti aspettano. Ma incredibilmente esaltanti allo stesso tempo.
Io ho cominciato a vivere all’estero un  po’ tardi quando sono andato per studiare grafica e realta’ virtuale in Danimarca per circa 8 mesi. Vengo da un paesino siciliano e ho passato gran parte dei miei anni giovanili la. studiando, guardando film  e giocando ai video giochi ovviamente.
Andare all’estero ha cambiato tutto drasticamente. E’ un po’ come nascere di nuovo. In un certo senso si ha la possibilità di scegliere cosa si vuole essere e ricominciare da capo. Ho cominciato a rompere il guscio di timidezza che mi aveva sempre contraddistinto per necessita’. Non avevo piu’ i miei genitori e amici pronti ad aiutarmi o a tenermi compagnia nei momenti di bisogno. Dovevo trovarne di nuovi, dovevo rendere quel posto la mia nuova casa per un tempo piu’ o meno determinato. Sono cresciuto molto devo dire lontano da casa mia in un a maniera che non si sarebbe potuta verificare là.
All’inizio si e’ molto soli. E questo non deve fare paura perché col tempo si conosceranno nuove persone e si costruirà un piccolo gruppo di amicizie e conoscente nell’ambito lavorativo e non che si possano chiamare amici. Non si deve mollare. Credi sempre alle tue intuizioni e istinti quando hai deciso di lasciare tutto.
Vivendo fuori si scopre di avere abilità che non si immaginavano nemmeno  prima e in  fondo e’ proprio quando si e’ in una situazione difficile, di “pericolo” o disagio che si trovano nuove risorse per andare avanti. E’ quasi un istinto di sopravvivenza. Ti mancherà la tua casa, e cosi mancherai ad essa. Poco a poco il nuovo posto dove abiti diventerà sempre più familiare e allo stesso tempo la tua terra diventerà un po’ meno familiare e un po’ piu’ idealizzata e un giorno scoprirai che in fondo non ne fai piu’ parte davvero.
Ma sarà sempre corroborante ritornarci e indulgere nelle abitudini e nei luoghi del proprio passato, in compagnia di vecchi amici e familiari. Li si vedrà in un modo diverso e per questo forse li si apprezzerà di piu’. Il prezzo di lasciare la propria casa e’ che la si perde. In cambio uno ne crea di nuove.

Grazie Giusepper per l’intervista, speriamo di risentirti presto con le novità su PWND, lo sparatutto a squadre che state sviluppando!