Transformers Rise of the Dark Spark – Recensione

Recensione a cura di Claudio Consoli
Di videogiochi a tema Transformers se ne contano molti, ma ci sono stati due titoli capaci di elevarsi per qualità: i due della saga Cybertron. Con il nuovo Transformers: Rise of The Dark Spark, in uscita nel periodo di lancio del film “Age of Extinction” per sfruttarne l’onda emotiva, speravamo di poter proseguire la campagna dei predecessori, giungendo finalmente sulla terra e usando gli amati robottoni della serie G1, rimasti nel cuore di molti giovani degli anni ’80. Non tutto, però, è andato nella direzione giusta.
Torna la formula già di successo
Se avete già giocato a “Battaglia per Cybertron” e il seguente capitolo dedicato alla caduta del pianeta, avete poco di nuovo da aspettarvi da questo tie-in. Le meccaniche sono infatti identiche: si combatte con visuale in terza persona e liberamente spostabile da spalla a spalla, sfruttando una delle tante armi a disposizione, selezionabili tra principale e secondaria pesante, e con l’immancabile possibilità di cambiare forma in qualsiasi momento da robot a macchina, insetto o dinosauro. Ciascun personaggio è dotato di specifica mossa speciale: se Rift può letteralmente tagliare a metà i nemici con la propria katana, Optimus ha uno scudo che si ricarica d’energia quando colpito, per poi scagliare un colpo diretto ad alto potenziale. In questo senso le variabili sono molte, da lacci per arrampicarsi a droni sentinella fino all’invisibilità, ma davvero poco di nuovo rispetto al passato. La campagna principale vede alternarsi equamente livelli dedicati ad Autobot e Decepticon, nei quali si utilizzano alternativamente tutti i principali protagonisti, buoni e cattivi, della serie. Per la gioia dei fan è ancora possibile utilizzare robot di grandi dimensioni, Dinobot inclusi, e persino gli Insecticon. Cogliendo a piene mani dai due ottimi giochi citati, il gameplay è ancora solido e divertente, nonostante la sensazione di uno sbilanciamento di alcuni parametri. Per quanto si pilotino robottoni giganteschi, bastano infatti poche raffiche per essere abbattuti, anche a bassa difficoltà. Lo stesso avviene nei confronti dei nemici, che è possibile rottamare con un paio di colpi ben piazzati. Avremmo decisamente preferito più resistenza da entrambe le parti, per sfide più combattute. Purtroppo le quattordici missioni proposte, alcune ambientate sulla terra, altre sul pianeta d’origine dei protagonisti, non arrivano a dare il livello di varietà apprezzato nei due Cybertron, ricchi di cambi situazionali. Salvo una fase alla guida di Bruticus, ben realizzata, e una con Grimlock, davvero inarrestabile, non c’è molto altro che spezzi quelle da sparatutto classico. A dirla tutta, entrambe le situazioni erano già state apprezzate in Fall of Cybertron, dove soprattutto Grimlock era realizzato decisamente meglio, avendo un look più classico che quello, a nostro avviso pessimo, ereditato dal film.
Cartone animato? Film? Troppa confusione
Mentre l’avventura scorre, scopriamo l’evolversi di una trama che, costantemente, cerca di agganciarsi a quella della pellicola recente, mantenendosi nei canoni della serie TV. Questo diventa presto un problema quando si inizia a notare il forte contrasto tra l’estetica dei personaggi, alcuni dei quali riprendono le fattezze del film, altri quelli della serie Cybertron, altri ancora quella della prima generazione di giocattoli Hasbro, messi di fianco tutti insieme senza una ragione valida. Vediamo ad esempio alcuni Insecticon, realizzati in stile pseudo-realistico, con tanto di membrane che si muovono animate alla perfezione, a due metri di distanza da uno Shockwave color pastello e forme squadrate. Il senso generale che questo minestrone trasmette è di grande caos, e non aiuta la narrazione, che cerca di strizzare l’occhio a più ere della saga, film inclusi, buttando nel pentolone anche viaggi nel tempo mal spiegati. Senza spoilers, diciamo solo che persino il finale lascia l’amaro in bocca, facendoci solo intravedere qualcosa che non avremo occasione di utilizzare, se non in multiplayer. Ed è proprio dal comparto multi giocatore che arriva la delusione finale.

transformers-the-dark-spark-video-modalita-escalation
Multiplayer smantellato
Se c’è qualcosa che contraddistingueva i due Cybertron passati, da altre produzioni fallimentari sui Transformers, era il buon comparto multiplayer. Finita l’avventura, ci si catapultava nel multi giocatore online, che permetteva persino di creare il proprio Trasfrormer personalizzato, con cui affrontare numerose modalità. Quest’ultimo esponente sembra nascere anch’esso orientato al multiplayer: persino durante la campagna si accumulano punti esperienza e si sale di livello, sbloccando delle casse che, se aperte, regalano consumabili utili sia in multi che in singolo, oltre che tanti personaggi secondari specifici per il multi giocatore online. La voglia di accumularli tutti diventa un motivo trainante per completare la storia, in cinque o sei ore al massimo, ma il problema è che il multi giocatore è praticamente inesistente. Incredibile ma vero, è stata inserita solamente la modalità Escalation, di fatto una sopravvivenza, da giocare in cooperativa da due a quattro giocatori. In altre parole, abbiamo una valanga di robot pronti a combattere, ma una sola modalità dove usarli, peraltro obbligati a trovare almeno un altro giocatore online, dato che non è possibile avviarla se si vuole giocare da soli. Si tratta di scelte assurde, dato che per sua natura, un survival è fatto per impegnare il giocatore più a lungo possibile e non solo per qualche minuto, a meno di non lasciare a metà una partita quando stanchi di giocare, ma rovinando così l’esperienza ai compagni interessati a resistere fino alla fine. Vedere così curato tutto quello che è di contorno al multiplayer, e poi l’assenza di modalità valide, ci fa immaginare che, probabilmente, i tempi di produzione abbiano avuto un peso in questo senso, e che sia stato necessario qualche taglio in corso d’opera, per arrivare sugli scaffali in tempo per l’uscita dell’ultimo film. Chiaramente questa è solo una nostra ipotesi, ma se così fosse, sarebbe un andazzo sul quale riflettere.
Nuova generazione, vecchia grafica
In merito alla componente visiva del gioco, ci siamo già detti molto analizzando le differenze estetiche, davvero troppo marcate, tra personaggi provenienti da saghe e contesti diversi, buttati nel calderone tutti insieme. E’ persino evidente che alcuni siano realizzati più frettolosamente di altri: vi sono ottimi modelli come quelli degli Insecticon mentre altri, come Bruticus, rivestiti di texture in bassa risoluzione e animati in maniera grezza. Il contesto di gioco non è poi meglio. Cybertron, pianeta ormai inabitato in quanto terreno di scontro da lungo tempo, mostra le sue strutture futuristiche in scenari estremamente lineari, e quindi sufficientemente dettagliati. La terra, dal canto suo, è completamente inabitata, e sebbene il gioco suggerisca che questo dipenda da una evacuazione di sicurezza, questo non dolcifica l’amarezza del non poter combattere tra la folla in fuga. Quello che resta è una città desolata, dove poche automobili parcheggiate, anch’esse mal fatte, sono l’unica presenza in strade contornate da edifici spartani. Manca inoltre del tutto la libertà di movimento, dato che anche sulla terra gli scenari sono estremamente vincolanti, salvo una singola mappa che offre un minimo di verticalizzazione.

transformers-the-dark-spark-trailer-ufficiale
Conclusioni
Transformers: Rise of The Dark Spark, è una mezza delusione. Sia chiaro, il gioco non è pessimo, ed anzi risulta abbastanza divertente per via di un gameplay collaudato, che sarà facilmente apprezzato dai fan dei due capitoli dedicati agli scontri su Cybertron, dai quali eredita pari pari le meccaniche. Purtroppo, però, il mix tentato per rendere il gioco appetibile sia agli amanti di quella serie, sia a chi uscendo dal cinema sentisse la voglia di ripetere le gesta appena viste, finisce per dar vita ad un ibrido che potrebbe non accontentare entrambi i tipi di pubblico. La mancanza di una modalità multiplayer che abbia senso d’essere giocata, è la conferma di una produzione che poteva essere davvero all’altezza dei due ottimi capitoli Cybertron con molto poco sforzo, ma alla quale è mancata una direzione creativa più convinta, e forse anche qualche altro mese di sviluppo.