Midway Arcade Origins – Recensione

Recensione di Roberto Semprebene
Se siete nati negli anni a cavallo fra i ’70 e gli ’80, Midway è un nome che difficilmente vi lascerà indifferenti e l’immagine del logo della società stampato sul lato dei cabinati da sala giochi sarà un piacevole tuffo nella memoria. Se siete più giovani invece assocerete questo nome più che altro al brand di Mortal Kombat e agli adattamenti con i personaggi DC.


Ma qui oggi parliamo di storia: Warner Bros ha infatti deciso di portare sulle console di ultima generazione una raccolta dei classici realizzati da Midway nei tempi in cui le console da casa non erano così diffuse e il videogioco era principalmente utilizzato in bui e fumosi locali la cui frequentazione era osteggiata dai genitori e desiderata da ogni adolescente. Joust, Rampage, Gauntlet, Defender… Molti dei titoli che giochiamo oggi sono in qualche misura debitori di queste glorie del passato, ma che effetto fa rigiocarle oggi?
La risposta a questa domanda è piuttosto articolata, e potrebbe variare in base a chi siete voi: un nostalgico dei tempi che furono potrebbe essere investito da una serie di ricordi d’infanzia non dissimile da quella vissuta dal critico gastronomico di Ratatouille della Pixar, un giocatore moderno che non abbia il necessario bagaglio di reminescenze potrebbe invece restare alquanto perplesso… Effettivamente stiamo parlando di giochi che giravano su sistemi comparabili alle console 8 e 16 bit: la grafica era quello che era, il sistema di controlli era limitato – ad esempio in Joust si usa un singolo tasto abbinato alla croce direzionale! – e le meccaniche di gioco altrettanto elementari. C’è però un elemento che potrebbe incuriosire anche i nuovi giocatori: la cattiveria intrinseca in ogni gioco che sia stato concepito per la sala. Considerate infatti che all’epoca il videogioco era pensato per intrattenere l’utente con una sfida ostica, che comportasse un grosso dispendio di gettoni e calcolava i risultati con un punteggio utile a comparare le prestazioni dei singoli giocatori, creando sfide accesissime per scrivere le prime tre lettere del proprio nome nella top ten.


Questo comporta delle situazioni per le quali giocando a giochi come quelli presenti in questa collection si è sempre potenzialmente ad un passo da un feroce senso di frustrazione che trova un suo incomprensibile equilibrio con la volontà di andare oltre, superare quel quadro così impegnativo, raggiungere un nuovo livello…riuscirci all’epoca dava un senso di onnipotenza difficilmente descrivibile. Non sono certo che agli utenti di oggi una partita a Robotron farebbe lo stesso effetto, anche perché, a differenza di allora, la mancanza del limite dei gettoni permette di continuare a giocare anche nel momento in cui si siano esaurite le proprie possibilità semplicemente premendo un tasto, annullando il senso di ineluttabilità della scritta GAME OVER.


Ricapitolando, se siete dei nostalgici rigiocare questi giochi potrebbe essere una necessità più che un’opzione, se non ci avete mai giocato potreste volerlo fare un po’ per lo stesso meccanismo che induce a vedere un grande classico cinematografico. In entrambi i casi, difficilmente resterete a lungo su questi titoli e preferirete tornare ad Injustice: un album di vecchie foto è bello da sfogliare, ma solo una volta ogni tanto.

Di seguito l’elenco dei titoli presenti nel gioco:

    •    Defender
    •    Gauntlet
    •    Joust
    •    Rampage
    •    Total Carnage
    •    720°
    •    A.P.B.
    •    Arch Rivals
    •    Bubbles
    •    Championship Sprint
    •    Tournament Cyberball 2072
    •    Defender II
    •    Gauntlet II
    •    Joust 2
    •    Marble Madness
    •    Pit-Fighter
    •    Rampart
    •    Robotron 2084
    •    Root Beer Tapper
    •    Satan’s Hollow
    •    Sinistar
    •    Smash TV
    •    Spy Hunter
    •    Spy Hunter II
    •    Super Off Road
    •    Super Sprint
    •    Toobin’
    •    Vindicators Part II
    •    Wizard of Wor
    •    Xenophobe
    •    Xybots.