Intervista Simone “AKirA” Trimarchi

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Simone "AKirA" Trimarchi si è concesso ai nostri microfoni per rispondere ad alcune domande sul suo intervento su Rai 2 e sull'eSport in Italia.

Ospite alla eSports Cathedral del Lucca Comics&Games, Simone “AKirA” Trimarchi si è concesso ai nostri microfoni per rispondere ad alcune domande in merito al suo intervento su Rai 2, sull’eSport in Italia e su questa edizione del Lucca Comics.

I: Lucca 2017 si è appena conclusa. Ti va di condividere con noi la tua esperienza dell’evento?
AkirA: Onestamente credo che sia stato l’evento più bello e professionale a cui abbia mai partecipato come caster organizzato da italiani. Intendiamoci, io sono stato caster del più grande evento mai fatto in Italia nella storia dell’esport ovvero le finali del World Cyber Games di Monza ma l’organizzazione lì era dei coreani così come l’investimento (gigantesco). Qui invece è stata Progaming Italia a organizzare tutto e, ripeto, non ho mai visto nulla di questo livello, almeno come produzione televisiva, nel mio paese. Credo che insieme alla PG Arena organizzata da PG Esports alla Milan Games Week, l’Italian Esports Open rappresenti davvero un’eccellenza. L’Italia che tifa esport non può che sorridere. Onestamente dopo vent’anni nel settore penso che finalmente le stelle si stiano allineando.
I: Parlando invece del lavoro che hai fatto in Rai, pensi che il messaggio trasmesso sia stato un passo avanti per far progredire la cultura degli eSports in Italia?
 AKirA: Bella domanda! TG2 dossier è stato davvero un punto di svolta storico. Un momento unico. Vorrei ringraziare pubblicamente Laura Gialli, autrice del programma, per non aver dato il SOLITO taglio catastrofico ma anzi un punto di vista umano e positivo al fenomeno. Credo che quella trasmissione sicuramente abbia aiutato più di una persona ad incuriosirsi, questo sicuramente. Certo 45 minuti una tantum mi sembrano davvero poco per far progredire la cultura degli esports in Italia. Per quanto riguarda la mia ospitata a Uno Mattina ancora peggio, in pochi minuti puoi piazzare qualche buon concetto ma non credo che la gente si ricorderà  di te per più di mezza giornata. La TV non credo possa cambiare la cultura di un paese ma il tempo può e i social stanno dando sicuramente una mano, se usati bene.
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Il pubblico della eSports Cathedral di Lucca.
I: Pensi che gli eSports siano già  “televisibili” come già  accade in altri paesi del mondo (vedi ESPN 2 in America, TV4 in Svezia)?
AKirA: Ci stiamo lavorando. L’Italia e il pubblico di massa italiano non sono pronti per LOL, Counterstrike o Starcraft. Di certo sono pronti per FIFA, come chiunque direi. La tv non è la chiave, secondo me, è solo un plus. Va benissimo Twitch per far crescere il movimento. Sicuramente però se ci sarà  una rappresentanza italiana ai giochi olimpici invernali di Stacraft II magari sarebbe il caso che qualche network televisivo si svegliasse. Ma, ripeto, mi sembra ancora troppo presto.

“So che è impossibile ma l’obiettivo delle mie telecronache è rendere fruibile (almeno a livello di emozioni) una partita per mio padre.”

I: Michele Posa ha paragonato gli esports al Wrestling: l’importanza delle storyline e dello spettacolo. Cosa ne pensi del legame tra intrattenimento e esports?
AKirA: Non sono proprio d’accordissimo. Ho sempre visto gli esport come una roba un po’ più seria e, data la loro complessità, che necessita spiegazioni su spiegazioni più che intrattenimento. Quando me lo chiedono, credo che la cosa più vicina all’eSport sia la scena competitiva e professionistica di Magic the Gathering. Giochi strategici, di solito difficilmente gustabili senza almeno un’infarinatura generale delle loro regole/strutture, diventati spettacolo per milioni di persone.
I: Il caster  una figura che sta diventando sempre più importante nel mondo degli eSports, cosa consigli ai ragazzi che vogliano intraprendere questa strada?
AKirA: Data l’enorme varietà di giochi e stili consiglio innanzitutto di porsi le seguenti domande: Quale gioco sto castando? Per chi? Come voglio essere ricordato? Io ad esempio sono un divulgatore, ho sempre cercato di spiegare a parole semplici (cercando di usare POCHI o zero termini tecnici) cosa succede a schermo. Mentre faccio questo, però, mi esalto e la passione che ho avuto nel giocare anni a quei giochi esce fuori nel volume e nelle emozioni della mia voce. Magari un giorno, quando il pubblico sarà molto più a conoscenza di ciò che sta guardando, cambierò il mio modo di castare e potrà finalmente sbizzarrirmi nell’analisi tecnica di una partita di Starcraft o Counter Strike. Fino ad allora mi piace allargare sempre di più il pubblico potenziale degli eSport. So che è impossibile ma l’obiettivo delle mie telecronache è rendere fruibile (almeno a livello di emozioni) una partita per mio padre.
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AKirA e Vicious durante il live casting a Lucca.
I: eSports da mobile sono davvero il futuro? Cosa pensi inoltre degli eSports su console?
AKirA: Prima domanda la risposta è sì, per quanto riguarda gli investimenti e i soldi che questi giochi generano. E’ un peccato però che il giocatore che gioca al cellulare colpisca meno, a livello estetico, di quello al PC. Immaginate i tornei di Brawl Stars in futuro con i tre della squadra vicini chini sul cellulare. No, non è molto televisivo. Quelli su console invece esistono già e sono sempre esistiti. Anche in Italia li abbiamo portati con The Gameland, nel 2007. Allora là il punto è uno solo: i giochi su console cambiano di continuo perchè cambiano le console. LOL esiste dal 2011, Starcraft dal ’98, quante console sono passate sotto i punti in questi anni? Si riesce a generare una scena, console, con questi presupposti? La risposta è sì in verità , guarda FIFA. Ma ci vuole ben più di un’intervista e ben più di AKirA per capire gli interessi in ballo e come si muoverà il mercato.
I: Grazie per questa intervista, c’è qualche considerazione finale che vorresti aggiungere? Ringraziamenti particolari?
AKirA: La prima considerazione che vorrei aggiungere va al popolo dell’ eSport, ora abbiamo i riflettori puntati addosso, dobbiamo cercare di sbagliare il meno possibile. Il mio primo consiglio è supportare le community di giochi che non giocate. Se c’è un evento come quello di Lucca o la PG Arena, mettetevi online su twitch e fate numero! Basta personalismi: siamo
un movimento, dimostriamo al mondo che siamo uniti. Ringrazierei tutti i lettori di questa intervista in primis e poi voi di player.it  per l’opportunità  offertami. Concludo con tutti quelli che da anni mi seguono e mi supportano: non sarei qui a continuare di sperare di inventarmi un mestiere se non fosse per voi!
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