Gentlemen Around a (Coffee) Table: Exit, il Museo Misterioso e Exit, la Villa Inquietante – Senza spoilers!

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Non c’è due senza tre.

Se le serie di Escape Room da tavolo più vendute in Italia rappresentassero la Trinità, posso dire con certezza di averne recensito il Figlio (Unlock!) e lo Spirito Santo (Deckscape).

Il Padre, invece, non può che essere Exit, sia per motivi legati all’ordine cronologico di uscita, sia perché è stata la scintilla che ha portato nel mercato ludico un’infinità di variazioni sul tema.

Giochi Uniti è ormai arrivata a ben dieci diverse scatole pubblicate, più tre libri (i quali, però, non ho ancora avuto modo di provare). Oggi son qui per parlarvi delle ultime due arrivate, ovvero Exit: il Museo Misterioso e Exit: la Villa Inquietante, giochi da tavolo creati dai coniugi Inka e Markus Brand assieme a Ralph Querfurth, da uno a sei giocatori.

Exit vs gli altri. Differenze e analogie.

Per chi non lo sapesse, Exit ha diversi punti in comune con le altre Escape Room da tavolo (sfrutta sia carte che altri materiali, ad esempio), ma si differenzia da esse a causa di una particolarità: il gioco deve essere distrutto per poter essere completato.

Buona parte degli enigmi infatti richiede di strappare, piegare, tagliare e maltrattare i componenti. La follia/decenza/arguzia decidete voi quale sostantivo vi aggrada umana ha portato alla creazione di metodi per ovviare a questo problema, fotocopiando ad esempio l’intero gioco per giocare su una copia di esso, oppure semplicemente imponendosi di non rovinare i componenti.

Exit fa dell’arte della distruzione la sua parte più importante per coinvolgere al meglio i giocatori, renderli partecipi di un qualcosa di unico, e regalar loro un’esperienza che nasce in una scatola incellofanata e muore nell’ardore del caminetto (a meno di qualche ricordino che i partecipanti vogliono portarsi a casa).

Ascoltate quindi il consiglio di un povero stolto: trovatevi con gli amici (personalmente tendo a non giocare a delle Escape Room con più di quattro giocatori per evitare che qualcuno si senta escluso), spendete meno dell’equivalente di una birra media a testa, e divertitevi per un’ora.

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I tipi di carte in Exit. Le carte suggerimento sono tre per enigma: l’ultima di esse fornisce la soluzione.

Componentistica

In ogni Exit ci sono tre diversi tipi di carte, che compongono altrettanti mazzetti:

  • Le carte Enigma, che contengono – appunto – gli enigmi;
  • Le carte Suggerimento, che forniranno aiuti nel caso fossero necessari;
  • Le carte Soluzione, che servono a controllare se la risposta data è corretta o errata.

Oltre a un libricino contenente immagini, enigmi, testi e quant’altro, un altro componente imprescindibile di Exit è la Ruota Decodificatrice: un congegno che, tramite numeri e simboli, permette di inserire le risposte e ottenere le carte Soluzione da consultare.

Il Museo Misterioso

La prima versione di cui parleremo oggi è Il Museo Misterioso, di complessità “Principiante“. Siamo a Firenze, più precisamente all’interno del Museo di Storia Naturale, quando un oggetto attira la nostra attenzione

Per chi ha già masticato tante Escape Room, questa versione di Exit è estremamente semplice. Gli enigmi sono lineari, senza voli pindarici o momenti di sconforto. Tuttavia, consiglio a chiunque di giocarla.

Il Museo Misterioso è, secondo me, la versione migliore di Exit da far provare a un neofita. Non solo per la semplicità e l’abbondanza di tipologie diverse di enigmi, ma anche perché sa meravigliare.

Come ho già scritto nella recensione di Dietro il Sipario, adoro quando un gioco da tavolo mi lascia a bocca aperta. E questa versione di Exit dona un momento meraviglioso, in cui a un giocatore scatterà una lampadina in testa che reciterà “mi pare assurdo che abbiano fatto una cosa del genere, ma se l’han fatta è veramente una genialata“. E mentre si appresterà a provare quella soluzione così assurda, tutti lo fisseranno con la stessa espressione che si rivolgerebbe al pazzo del villaggio.

E invece sì, la genialata l’han fatta. Ed è per questo che Il Museo Misterioso, seppur poco challenging, rientra tra le mie Escape Room da tavolo preferite.

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Per la prima volta nella mia vita ho trovato di difficile comprensione il regolamento di un Exit.

La Villa Inquietante

La seconda versione è La Villa Inquietante, con difficoltà “Avanzata“. Pensavamo che la magione accanto alla nostra abitazione fosse disabitata, ma una lettera del vicino (che chiede di prenderci cura del gatto durante la sua assenza) ci smentisce. Entriamo e – nemmeno a dirlo – la porta si chiude dietro le nostre spalle.

L’ambientazione da brivido pone delle ottime basi, ma nulla può contro ciò che realmente mi fa sobbalzare sulla sedia: il regolamento è in olandese?!?

Per fortuna l’errore non si è propagato sul resto dei materiali, ma è rimasto contenuto nell’unico componente di cui non necessito. Tiro un respiro di sollievo, e si parte.

La Villa Inquietante è la quintessenza di Exit: pochi materiali ma che raffigurano una gamma di enigmi ampia e cattiva, molto cattiva. Exit infatti, nelle sue uscite più impegnative, è un gradino sopra i suoi contenders in quanto a difficoltà. Questa versione metterà alla prova il vostro problem-solving in molti ambiti, con una particolare attenzione a enigmi legati al posizionamento. Inoltre, fa ricordare come ogni componente del gioco può essere distrutto per arrivare al termine.

Nessun componente possiede una plot armor, insomma.

Conclusioni

Exit è la serie di Escape Room da tavolo che più mi da filo da torcere, ma che non pensavo sarebbe mai riuscita a stupirmi come ne Il Museo Misterioso: l’ennesima scatola che entra di diritto nell’olimpo delle mie preferite.

La Villa Inquietante, invece, pone un livello di sfida interessante, cattivello (ma non quanto gli apici che la serie ci ha mostrato in precedenza) e corredato da una storia un po’ debole. Insomma, una versione sicuramente valida, ma che non spicca rispetto alle precedenti.

Ringrazio Giochi Uniti per le copie di review.