Il doomsday prepping è la nuova fissazione dei grandi miliardari: prepararsi all’apocalisse imminente. Ecco cosa fanno.
Secondo alcuni complottisti, un nutrito gruppo di miliardari si starebbe da mesi segretamente preparando alla fine del mondo. Avendo intuito che il collasso sociale o economico globale potrebbe essere imminente, chi ne ha la facoltà si starebbe quindi organizzando per correre ai ripari.
Al di là della suggestiva teoria del complotto, c’è chi ha studiato il fenomeno con un approccio meno paranoico e sensazionalistico. Si è mosso qualche sociologo importante. Poi ci sono state delle inchieste da parte di accreditati giornalisti investigativi, tra cui Douglas Rushkoff.
Rushkoff ha, per esempio, documentato degli incontri con miliardari interessati a scenari post-apocalittici. Altre inchieste hanno dimostrato che alcuni miliardari stanno investendo in rifugi sotterranei di lusso, in proprietà in luoghi nascosti (soprattutto in Nuova Zelanda o nelle isole del Pacifico) e in sistemi di sicurezza avanzati. C’è chi compra isole private, chi riempie le proprie ville di scorte alimentari e mediche e chi si costruisce un bunker.
Le élite potrebbero temere l’instabilità geopolitica attuale e paventare un nuovo conflitto fra blocco occidentale e Russia. Magari sono anche spaventati dalla crisi climatica e dallo scoppio di rivolte sociali legate all’insopportabile disuguaglianza economica.
Sta arrivando l’apocalisse e i miliardari già lo sanno?
Ci sono anche imprenditori del settore tech che stanno discutendo su come prepararsi a sopravvivere economicamente dopo l’apocalisse. Il sospetto è dunque che i super-ricchi sappiano qualcosa che noi poveracci ignoriamo…

In generale, anche da parte dei miliardari c’è scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni. E chi può si sta quindi organizzando in autonomia per salvarsi. Il che è assai avvilente. Chi ha le risorse investe milioni per sottrarsi a una possibile apocalisse, senza spendere nemmeno un centesimo per trovare delle soluzioni collettive.
Un chiaro sintomo della forza del fenomeno del doomsday prepping sta nel boom del mercato dei bunker di lusso e delle tecnologie di sopravvivenza. Aziende come Vivos e Rising S Company offrono infatti bunker di lusso a clienti facoltosi, con piscine, palestre e sistemi di filtraggio dell’aria. C’è pure chi sta assoldando degli eserciti privati e chi ha già comprato una flotta di elicotteri o un bel jet privato blindato.
Il prepping esiste, è un fenomeno reale, quasi una moda. Ma non deve essere necessariamente associato all’idea di un imminente collasso. Per molti ricconi può essere una forma di assicurazione estrema, come appunto firmare una polizza sanitaria da milioni di dollari.
