La guerra tra giganti è già iniziata, Amazon si scontra duramente contro l’innovazione

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ChatGPT è un chatbot dotato di AI che sta facendo scalpore nel settore tecnologico da quando è stato lanciato durante lo scorso Novembre. Il servizio messo in piedi da OpenAI è stato creato con un’intelligenza artificiale in grado di generare risposte complesse basate su ricerche approfondite.

ChatGPT ha fatto tremare l’industria tecnologica da quando è diventato popolare l’anno scorso, e ora anche Amazon vuole correre ai ripari.

Il logo di ChatGPT unito al logo di Amazon, ma la bocca è al contrario componendo una faccia scontenta.

Il successo di ChatGPT…

OpenAI ha sviluppato la sua tecnologia anche grazie ad alcuni investitori di alto profilo che hanno messo disposizione svariati milioni di dollari, tra cui Fidelity Investments, Andreessen Horowitz, Peter Thiel e Microsoft.

Ovviamente neanche ChatGPT è riuscita ad evitare critiche e situazioni controverse, mettendosi spesso al centro di preoccupazioni riguardo l’utilizzo etico dell’intelligenza artificiale e la mancata tutela dei diritti d’autore. Alcuni sistemi scolastici, come il Dipartimento dell’Istruzione di New York, sono stati costretti a vietare l’utilizzo del chatbot per evitare imbrogli e facili scorciatoie agli studenti.

…spaventa il mondo

In molti si sono chiesti quanto ci vorrà prima che questa AI venga migliorata e integrata tra gli strumenti delle aziende, mettendo potenzialmente in pericolo il posto di lavoro di un’ampia fetta di dipendenti. Per chiarire le enormi capacità di questa piattaforma, sappiate che il chatbot è stato in grado di superare un esame finale a Wharton in un corso di livello MBA, dove ha faticato con alcuni calcoli aritmetici di base, inoltre è stata utilizzata per emulare i testi di Nick Cave.

Se volete sapere cosa ne pensa il cantautore trovate qui l’articolo, ma vi possiamo già dire che non ha un’opinione molto positiva al riguardo. Il chatbot ha prodotto anche guide alla risoluzione di problemi di database e ha aiutato a scrivere manuali di formazione tecnica. A preoccuparsi della diffusione di ChatGPT c’è anche Google: dopo una riunione da “codice rosso” ha deciso di accelerare i lavori per la creazione di un chatbot da integrare al noto motore di ricerca, prima che ChatGPT diventi il portale più utilizzato del settore. Se volete saperne di più sui piani e le paure di Google, vi rimandiamo alla nostro articolo dove troverete tutti i dettagli: cliccate qui per leggerla.

Studi interni di Amazon.

Neanche Amazon poteva ignorare la scalata al successo di ChatGPT: secondo le comunicazioni interne dell’azienda visionate da Insider, un avvocato di Amazon ha invitato i dipendenti a non condividere il codice con il chatbot AI. Insider ha riferito che l’avvocato ha chiesto specificamente ai dipendenti di non condividere con ChatGPT “alcuna informazione confidenziale di Amazon” che includono anche il nuovo codice su cui Amazon sta lavorando. Le indicazioni arrivano dopo che l’azienda avrebbe assistito a risposte di ChatGPT che comprendevano alcuni dati interni privati di Amazon.

La risposta di Amazon

“Questo è importante perché i vostri input potrebbero essere utilizzati come dati di addestramento per un’ulteriore iterazione di ChatGPT, e non vorremmo che i suoi risultati includessero o assomigliassero alle nostre informazioni riservate (e ho già visto casi in cui i suoi risultati corrispondono strettamente a materiale esistente)”, ha scritto l’avvocato, secondo quanto riportato da Insider.

Amazon ha probabilmente ragione sul fatto che ChatGPT abbia ottenuto i suoi dati, il chatbot ha infatti risposto correttamente alle domande previste dal colloquio per una posizione di codifica software presso la stessa Amazon. Secondo le trascrizioni del canale Slack, esaminate da Insider, l’intelligenza artificiale ha fornito soluzioni corrette alle domande di codifica del software e ha persino apportato miglioramenti ad alcuni codici di Amazon.

La fusione del logo di ChatGPT e Amazon torna a sorridere.

“Sono rimasto onestamente impressionato!”, avrebbe scritto un dipendente su Slack: “Sono allo stesso tempo spaventato ed entusiasta di vedere quale impatto avrà sul modo in cui conduciamo i colloqui di codifica”. OpenAI non ha spiegato quali dati utilizza per addestrare ChatGPT o come le interazioni degli utenti influiscono sull’AI, ma l’avvocato di Amazon ha espresso comunque il timore che le informazioni aziendali non confidenziali possano finire incorporate nell’addestramento di ChatGPT. Sia chiaro, Amazon non ha vietato l’accesso a ChatGPT, ma i dipendenti che visitano il sito web del chatbot sono comunque avvertiti che si tratta di un servizio di terze parti, in alcun modo approvato ufficialmente da Amazon Security.

La discussione interna ha incluso anche un interessante accenno alla riposta di Amazon in merito all’esplosione di interesse per l’IA generativa. L’avvocato ha scritto che Amazon sta lavorando su una tecnologia analoga legata ad Alexa e ad una funzione denominata CodeWhisperer.