Amazon preferisce gli azionisti | Finisce la beneficenza: “mancano i soldi”

basta beneficenza sono finiti i soldi per amazon

Amazon, il colosso delle spedizioni online, diventato ormai presenza fissa nella vita di ognuno di noi grazie alla celerità del suo servizio e alla convenienza che riserva, sembra aver preso una decisione che lascerà molti scontenti. Sono tante le critiche vengono mosse ad Amazon, ma per la prima volta si arriva a parlare anche di questo e ora tutti, col fiato sospeso, attendono novità per capire che direzione vorrà prendere il colosso delle spedizioni. Ma di che si tratta?

Amazon e le polemiche: piovono dal cielo

Logo Amazon
Ancora polemiche

Amazon è ormai un servizio che chiunque utilizza e i motivi sono molteplici: capita spesso che i prodotti su Amazon vengano sottoposti a forte scontistica, dando la possibilità a tanta gente di accaparrarsi ciò che cercano, ad un prezzo sicuramente competitivo. A questo si aggiunge l’efficienza delle spedizioni.

Amazon è infatti leader nel settore delle spedizioni e nella spesa online, grazie al fatto che, al costo contenuto di un abbonamento annuale, permette di avere (quasi) tutte le consegne gratis e in tempi brevissimi. A seconda della zona in cui ci si trova, possono essere richiesti al massimo un paio di giorni, a volte solo uno.

Oltre a questo, Amazon offre una gamma di servizi collaterali niente male, che coprono un po’ tutti gli aspetti dell’intrattenimento personale: Prime Video, servizio di streaming per guardare serie TV, film, anime, spettacoli e quant’altro; Amazon Music, piattaforma di streaming musicale su cui è possibile ascoltare, quasi tutta la musica del mondo; Twitch Prime, con cui è possibile sostenere economicamente il proprio steamer di Twitch preferito, in maniera totalmente gratuita.

Non mancano però le polemiche.
Amazon è spesso infatti al centro di discussioni per quanto riguarda lo stato in cui versano i suoi dipendenti, tra chi dice che Amazon è un ottimo datore di lavoro e tra chi vede, nelle sue pratiche, misure inumane e depersonalizzanti.

Giusto pochi mesi fa poi, lo spauracchio della robotica ha iniziato ad incombere proprio sui suoi dipendenti, a seguito della presentazione di “Sparrow”. Sparrow è un braccio robotico, che secondo molti rischierebbe di sostituire il lavoro umano, soprattutto per quanto riguardo il lavoro di magazzino. Abbiamo affrontato la questione in un articolo che potete leggere qui.

Questa volta la polemica arriva per un altro servizio che Amazon offriva, in aiuto dei più bisognosi e che a quanto pare, a breve scomparirà. Di che si tratta?

Amazon smette con la beneficenza?

Logo Amazon Smile
Let’s put a Smile on your face

A quanto pare, Amazon è intenzionato a chiudere il programma Smile. Cos’è il programma Smile?
Si tratta di un programma di beneficenza fondato circa 10 anni fa che, con una funzione molto semplice, permetteva un aiuto a diverse organizzazioni no-profit.

Il funzionamento è questo: Amazon stesso selezionava dei prodotti. Su quei prodotti, parte del ricavato (lo 0,5% per la precisione) veniva devoluto ad un ente benefico, a totale discrezione del cliente che finalizzava l’acquisto.

Amazon ci ha tenuto a far notare come, nei 10 anni di attività, tramite Smile siano stati raccolti all’incirca 400 milioni di dollari di donazioni nei soli Stati Uniti. 449 milioni di dollari in tutto il resto del mondo.

Tuttavia, Amazon ha tenuto ad avvisare i suoi utenti tramite mail che, dal 20 febbraio, il servizio non sarà più utilizzabile. La motivazione addotta sarebbe che “con così tante organizzazioni idonee, la nostra capacità di essere incisivi è venuta spesso meno”. Il colosso americano ha infatti fatto notare come, nel 2022, su tutto il territorio degli Stati Uniti sono stati raccolti soltanto 230 dollari. Ciò ci fa pensare che non ci siano abbastanza soldi per sostenere il programma.

Gli enti benefici non l’hanno presa bene.

Ad insorgere, varie organizzazioni no-profit, specialmente quelle più contenute come numeri. A detta di tali organizzazioni, quello di Smile sarebbe stato negli anni, un aiuto non indifferente e, proprio per questo, varie onlus hanno deciso di protestare contro la decisione dell’azienda tramite social network, corroborati da normali utenti delusi.

Ad aprire le danze ci ha pensato la Squirrelwood Equine sanctuary, rifugio per cavalli e vari animali da fattoria, sito presso il fiume Hudson che, tramite un post Twitter ha voluto puntualizzare che i 10.000 dollari raccolti tramite il programma Smile “abbiano fatto la differenza”.