Momenti BG 52: Mephiston, il Signore della Morte

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Mephiston, Signore della Morte, Capo Bibliotecario degli Angeli Sanguinari, Console Eterico del Comandante Dante, Interlocutore dei Sacri Lineamenti, Guardiano dell’Accurst, Signore del Quorum Empyrric, Custode della Quindicesima Basilica e Araldo Vindicta. Un personaggio iconico dell’universo di Warhammer 40.000 la cui storia si estende per diversi secoli, avendo vissuto per almeno 500 anni. L’unico membro noto degli Angeli Sanguinari ad aver superato sia la Sete Rossa che la Rabbia Nera, cambiando profondamente e diventando una persona completamente differente. La sua vita iniziò come un ragazzo il cui nome da angelo era Calistarius e il cui potenziale psionico lo portò a grandi gesta tra alieni, eretici e demoni, ma anche a profondi confronti con la natura della sua anima.

Il Peccato della Dannazione

Nel 589.M41, Calistarius era un Lexicanium, ossia il rango più basso tra i Bibliotecari. La sua mente e le sue abilità molto potenti lo resero piuttosto isolato dai suoi confratelli, cosa che lui stesso non disdegnava. A quel tempo Calistarius aveva già affrontato gli orrori del Warp e forse fu la combinazione di tutti questi fattori, tra nemici affrontati e puro carattere, a renderlo un individuo pressoché incapace di osservare i propri confratelli con alcuna forma di empatia. Nonostante detenesse ancora il rango più basso, le sue abilità vennero notate da Raphael, Capitano della Prima Compagnia durante quel periodo, perciò venne inserito nella Prima come membro onorario. Una delle operazioni a cui Calistarius partecipò fu quella sul relitto spaziale Peccato della Dannazione, un evento molto importante per la storia del Capitolo.

Nel 996.M40, il relitto Peccato della Dannazione si presentò nel sistema Secoris e gli Angeli Sanguinari vennero chiamati per intervenire, andando ad affrontare orde e orde di genoraptor. Nonostante fossero stati uccisi oltre dodicimila nemici, l’operazione fu un disastro e di mille membri del Capitolo ne rimasero solo cinquanta, tra cui i Capitani Kadeus e Dante. Kadeus venne successivamente nominato Maestro Capitolare, ma prima della fine del millennio si verificò l’insurrezione del sottosettore Kallius. Kadeus era riuscito in poco tempo a riportare il Capitolo oltre i 300 astartes, ma questo conflitto portò solo altra distruzione e gli Angeli Sanguinari rimasero con circa 200 astartes e tutti i Capitani morti tranne Dante. Kadeus riuscì a sopravvivere abbastanza a lungo da tornare su Baal, ma perì nella fortezza-monastero nominando Dante, l’ultimo Capitano rimasto, come suo successore. Fu quindi nei tempi del Maestro Capitolare Dante che il Capitolo venne contattato dal Mercante Corsaro Borrak Vorra, il quale, per poco, non era rientrato dal Warp direttamente sopra il Peccato della Dannazione, recentemente apparso a pochi anni luce dal sistema Baal. Gli Angeli Sanguinari inviarono la Prima Compagnia guidata dal Capitano Raphael.

Confratello Calistarius

Circa ottanta astartes sbarcarono sul Peccato della Dannazione, mentre Raphael rimase sull’incrociatore Spada dell’Angelo per coordinare l’operazione. Calistarius intervenne all’interno del relitto spaziale salvando la vita al confratello Claudio, il quale aveva recentemente perso il proprio Sergente e i suoi altri tre compagni Angelo, Germanus e Victis. Calistarius spiegò di dover soccorrere la squadra Lorenzo, poiché rimasta totalmente priva di sensi con una paralisi del sistema nervoso a causa di un attacco psionico proveniente da una fonte sconosciuta. Dopo aver completato la propria operazione secondaria, Calistarius iniziò a sentire qualcosa dentro di sé, come fosse un canto nel proprio sangue. Disse di sentire qualcosa che chiamava lui e i suoi confratelli, la voce di Sanguinius che li guidava verso un sentiero differente. Dopo che pure la squadra Gideon si riunì al gruppo, si discusse sul da farsi. Il Sergente Gideon non approvò totalmente l’idea di seguire questa sensazione provata da Calistarius, tuttavia Lorenzo non volle neppure permettere che un Bibliotecario finisse per viaggiare da solo all’interno di un pericoloso relitto spaziale famoso per aver sterminato il 95% del Capitolo. Venne contattato Raphael, il quale approvò questa nuova operazione aggiuntiva, ma al fianco della squadra Lorenzo. La squadra Gideon avrebbe proseguito con la missione precedentemente assegnata, continuando ad esplorare il relitto alla ricerca di un modo per sterminare una volta per tutte i genoraptor.

Guidando la squadra Lorenzo, Calistarius scoprì i resti della Rabbia di Baal, una tra le navi agglomerate nell’accozzaglia di vascelli semidistrutti che andavano a formare il Peccato della Dannazione. Ricorrendo alla propria memoria, Calistarius ricordò la presenza di un artefatto degli Angeli Sanguinari all’interno della Rabbia di Baal e questo non fece altro che scatenare la sua curiosità e la sua rabbia. I genoraptor erano già entrati all’interno dei resti di questa nave e forse avevano già profanato il luogo in cui era custodito questo oggetto, magari danneggiandolo o causandone la perdita nel vuoto. Indagando e affrontando ondate di alieni, Calistarius riuscì a recuperare l’artefatto intatto, ossia un Calice del Sangue con la coppa a forma di teschio. Durante lo scontro, confratello Goriel venne decapitato mentre Lorenzo rimase indietro e venne dato per morto.

Calistarius e il resto della squadra Lorenzo uscirono dalla Rabbia di Baal, si riunirono con altri Space Marine sopravvissuti e portarono avanti l’assalto, sfruttando i dati raccolti durante il suo svolgimento per diffondere un gas tossico capace di infliggere devastanti perdite tra i genoraptor. Lorenzo riapparve dalle profondità della Rabbia di Baal dopo essersi fatto strada tra orde di nemici, riportando di aver visto un esemplare particolarmente imponente di genoraptor, probabilmente il suo leader. Calistarius entrò nella mente di Lorenzo e analizzando i suoi ricordi capì quale fosse il reale richiamo avvertito da lui e i confratelli precedentemente svenuti. Si trattava realmente del leader di questi genoraptor, un esemplare che solo dopo avrebbe preso il nome di Signore della Nidiata. A quel punto, Raphael ordinò di raccogliere campioni di tessuto da questi alieni per analisi future, per poi andarsene.

Molti furono i morti, tra cui i confratelli Zael, Leon e Claudio, ma tutto terminò con un ultimo duello tra il Bibliotecario e il Signore della Nidiata. Le menti dei due si connetterono e Calistarius vide:

Spazio e tempo presero una nuova prospettiva, tutte le emozioni drenate dalla sua anima. Era senza tempo, senza fine, immortale. Uno tra incommensurabili miliardi, una particella in un uragano di menti. Fugace, eppure eternamente rinato. La mente alveare lo collegò ad altri concetti, condividendo i suoi pensieri, la sua fame, il suo istinto di riproduzione e crescita. Eppure non erano i suoi pensieri. Erano alieni. Calistarius non riusciva a percepire dove finisse lui e dove iniziasse la mente della nidiata. Si sforzò di resistere. Si sentì strattonato all’angolo della propria personalità, un grande faro psionico che abbagliava in ogni direzione. Era come l’Astronomican che usava per guidare le navi attraverso il Warp, eppure molto più debole e osceno. Era un tumore, ora piccolo, ridotto dalle morti subite dalla nidiata. Realizzò che lontano, nelle profondità dello spazio, vi erano altri fari oscuri, altre menti della nidiata. E qualcosa di più grande. Qualcosa che ingoiava tutto ciò che si trovava sul proprio sentiero. Qualcosa che il genere umano non aveva mai visto prima. Impossibilmente distante e impossibilmente antico. Un’ombra nel Warp.

Durante questa connessione il tempo non si fermò e Calistarius riprese il controllo di sé trovandosi con la propria lama conficcata nel corpo del Signore della Nidiata. La estrasse lasciando cadere la vittima, per poi tagliarne ogni arto e infine la testa.

Con il leader morto, Lorenzo e Calistarius si diressero verso un condotto di scarico per andarsene. Il Peccato della Dannazione aveva ancora genoraptor al suo interno, ma la massa maggiore era stata sgominata, una reliquia recuperata e i confratelli di un tempo finalmente vendicati.

La visione premonitrice

Alcuni anni dopo le vicende del Peccato della Dannazione, Calistarius fu assegnato a un’indagine a bordo di un relitto spaziale recentemente classificato come SA-BA-325. Inizialmente l’esplorazione del relitto non sembrò portare a nulla, finché i confratelli guidati dal Sergente Dioneas non individuarono la traccia di calore lasciata dall’armatura terminator di uno space marine. Nonostante le condizioni critiche del soggetto e i danni elevati all’armatura, lo space marine risultò ancora vivo; tuttavia, il suo transponder era ormai inutilizzabile e sull’armatura non erano rimasti segni di riconoscimento visibili se non quelli che lo identificavano come un Angelo Sanguinario, rendendo quindi impossibile la raccolta di ulteriori informazioni. Con queste premesse, a Dioneas non rimase altra scelta se non richiedere al Capitano Raphael l’intervento del Lexicanium.

Dopo i normali convenevoli con i confratelli Dioneas, Santiago, Marciano e altri due presenti, Calistarius esplorò la mente del confratello. Scoprì di avere davanti a sé un confratello di nome Vespesario, nome che portò Dioneas a trovare i dati riguardanti la nave su cui si trovavano. Non un nuovo relitto spaziale, ma il Presagio di Disperazione, scoperto 246 anni prima nella cintura di Verium Placus vicina al sistema Ordanio, un luogo distante circa 17.000 anni luce dal luogo in cui si trovavano in quel momento. Dopo essere stato scoperto, due squadre della Prima Compagnia erano state inviate per investigare, ma non ne uscirono mai più poiché il relitto spaziale tornò spontaneamente nel Warp poco dopo. Tutti i confratelli e le rispettive armature vennero ritenuti persi.

Mentre i Terminator di Dioneas si occupavano di nuovi segni vitali sconosciuti in avvicinamento, Calistarius rientrò nella mente di Vespesario per saperne di più. Il loro confratello parve essere morto contro i propri nemici mentre era in preda alla Rabbia Nera e Calistarius ne ebbe conferma esplorando i suoi ricordi. Durante la propria indagine mentale, Calistarius si trovò davanti a ricordi confusi dove si mescolavano tre linee temporali: le parole pronunciate nel presente, gli eventi vissuti da Vespesario oltre due secoli prima e le visioni legate a Sanguinius indotte dalla Rabbia Nera. Oltre a scoprire la presenza di genoraptor all’interno del relitto spaziale, Calistarius si dimostrò curioso di poter esaminare nel dettaglio la mente di una vittima della Rabbia Nera, un’occasione da cogliere per poter comprendere meglio ciò che vivevano gli Angeli Sanguinari come lui e forse una possibilità di alleviare la loro sofferenza e fare un passo in avanti verso una cura.

La sua analisi continuò ancora per svariati minuti mentre la squadra Dioneas cercò di difendere il perimetro dal numero crescente di genoraptor e relativi ibridi che iniziarono ad avvicinarsi alla zona. Pezzo per pezzo e con grande impegno, Calistarius riuscì a discernere la verità accaduta sul Presagio dalle visioni della Rabbia Nera, fornendo progressivamente dettagli sul modus operandi adottato dai genoraptor due secoli prima, il quale si stava ripetendo su di loro. Eppure non era ancora tutto, Calistarius sentì di poter scoprire ancora qualcosa se fosse arrivato ai ricordi legati agli avvenimenti sul ponte principale.

Il Presagio di Disperazione non è una minaccia itinerante, non un visitatore casuale di mondi e sistemi, depositato dai capricci del Warp. C’è uno scopo dietro al suo peregrinare. Si muove con una volontà guidata dalla creatura rigonfia che comanda sulla nidiata, una creatura superiore a un qualsiasi patriarca genoraptor. Questa nave, il cuore del relitto spaziale, fornì qualcosa di nuovo e rinvigorente, qualcosa che alterò la genetica e il destino dei genoraptor a bordo. Il terzo occhio è tutto ciò che serve a capire, la prova dell’oscena natura dell’incrocio genetico avvenuto per dozzine di generazioni. l’occhio del Navigator, una mutazione genetica portata avanti dalle Casate dei Navigator durante l’Oscura Era della Tecnologia in modo da poter guardare nel Warp stesso e guidare una nave. Quei ceppi genici si incrociarono con gli alieni ancora e ancora attraverso ospiti umani, tentando di perfezionare attraverso la mutazione casuale ciò che gli antichi scienziati della Terra avevano prodotto nei laboratori, finché non venne data una forma finale al patriarca-navigator.

Vespesario usò le sue ultime forze vitali per mostrare tutti i suoi ricordi a Calistarius, il quale capì di trovarsi in una trappola tesa accuratamente dall’orribile creatura classificabile come patriarca-navigator. Quest’ultimo stava solo aspettando l’arrivo di rinforzi da parte degli Angeli Sanguinari, così da attivare immediatamente i motori Warp intrappolando ancora una volta degli astartes sfortunati all’interno del relitto spaziale. Per questo motivo, Calistarius spiegò il suo piano. Evidentemente il patriarca sapeva che loro fossero solo una squadra d’esplorazione, quindi, se se ne fossero andati senza richiedere l’aiuto dei rinforzi, egli avrebbe semplicemente optato per rientrare immediatamente nel Warp piuttosto che andarsene senza alcuna nuova vittima. Calistarius e la squadra Dioneas avrebbero dovuto chiedere l’invio di rinforzi per far credere al patriarca che il suo piano stesse andando come programmato e nel frattempo loro si sarebbero dovuti occupare del patriarca prima dell’arrivo dei rinforzi stessi. Un’idea molto rischiosa, ma forse anche l’unica soluzione.

Così Calistarius guidò la carica verso il ponte-principale, arrivando davanti al patriarca navigator. Ancora più orrendo di quanto avesse visto nei ricordi di Vespesario, il patriarca si era espanso arrivando a riempire metà del ponte, disgustose crescite di soffice carne e chitina sospese da cavi metallici e tubi di alimentazione pulsanti che riempivano l’aria con un fetore di decomposizione. Il terzo occhio era diventato un’appendice semi-indipendente, sporgente dal viso rigonfio del patriarca. Sentì ancora una volta il collegamento con il vuoto senza tempo della nidiata, distante e antico, ma lo affrontò, questa volta insieme ai ricordi infusi dalla Rabbia Nera di Vespesario. Nello scontro iniziò a immaginarsi come Sanguinius contro Horus, l’Angelo che creò un’apertura importante nell’armatura del Signore della Guerra. Questa volta, però, Calistarius non fu colui che creò l’apertura, ma colui che la sfruttò. Ricorrendo ai ricordi che gli mostrarono una ferita da requiem d’assalto inflitta da Vespesario due secoli prima e ora rimasta come un punto debole nella spessa carne del patriarca, Calistarius trapassò il nemico con la propria spada psionica rilasciando la potenza di tutta la Rabbia Nera del confratello e ponendo fine al terrore del Presagio di Disperazione.

Nei minuti seguenti alla vittoria, Calistarius tornò in sé, cadendo in una calma innaturale dovuta al disturbo provocatogli da una visione passata fugacemente nell’esatto momento in cui rilasciò la Rabbia Nera di Vespesario. Per una frazione di secondo, Calistarius si sentì intrappolato, sepolto in un grande mausoleo, stretto da una terribile sete di sangue, urlante e schiavo della Rabbia Nera…

Segnali

La visione avuta sul Presagio di Disperazione fu il primo, ma non ultimo segnale della Rabbia Nera crescente nell’animo di Calistarius. Il Bibliotecario aveva tra i suoi grandi amici il Reclusiarca Quirinus e una delle tante operazioni condotte insieme fu quella sul pianeta Arlesium. Gli Space Marine del Caos dei Predicatori avevano preso la città fortezza di Ecastor e gli Angeli Sanguinari furono chiamati per intervenire. Su una Thunderhawk in volo, Quirinus e Calistarius osservarono il campo di battaglia sotto di loro mentre il nemico cercava di abbatterli. I due si conoscevano fin dal loro addestramento come Esploratori e Quirinus disse una frase che per loro era come un rituale prima di ogni sbarco: “Una degna battaglia ci attende.”, frase a cui Calistarius avrebbe risposto con “Che sia possibile esser sempre benedetti in tal modo.” Eppure quel giorno Calistarius non pronunciò subito quelle parole, bensì: “Horus si pentirà amaramente quest’oggi.” Il suo tono furioso, la voce non sua.

Quirinus lo osservò con sguardo tagliente e solo un momento dopo Calistarius rispose come di consuetudine. Calistarius chiese se ci fosse qualcosa che non andasse e Quirinus rispose solo dicendo: “Spero di no.”

La Seconda Guerra di Armageddon

Infine, tra il 941 e il 943.M41, venne la Seconda Guerra di Armageddon. Calistarius partecipò ai rinforzi inviati dagli Angeli Sanguinari come supporto alle forze imperiali schierate a difesa dell’Alveare Hades, ma, durante la battaglia, fu colto improvvisamente dalla Rabbia Nera. Presentandosi davanti al Cappellano Quirinus, Calistarius venne inserito all’interno della Compagnia della Morte, ma mantenne la possibilità di usare la propria spada psionica Vitarus, accompagnata da una pistola plasma; la mattina seguente prese parte all’assalto finale nell’Ecclesorium dell’Alveare Hades. Durante lo scontro con gli orki, l’intero edificio crollò, uccidendo e seppellendo tanti tra nemici e alleati. Calistarius non morì, ma si ritrovò sepolto tra le macerie. Per sette giorni e sette notti visse ciò che oltre tre secoli prima aveva già visto, pervaso dalla pazzia della Rabbia Nera e della Sete Rossa. Nel bel mezzo di questo lasso di tempo, si dice che gli apparve in visione il primarca Sanguinius, il quale gli disse di resistere per sé e per tutti i suoi fratelli, così da mostrare loro la possibilità di superare le loro due maledizioni. Con sforzi estremi e una suprema forza di volontà, Calistarius sopravvisse finché, nella notte del settimo giorno, distrusse la propria prigione rocciosa e tornò rinato come Mephiston, Signore della Morte.

Quirinus, nel frattempo, si ritirò sulla fregata classe Gladius Fede Straziante. Prima di poter conoscere il nuovo Mephiston, una tempesta Warp si manifestò brevemente nell’orbita di Armageddon a causa del massacro in corso sulla superficie, catturando al suo interno la Fede Straziante e facendola sparire nell’Immaterium.

Quando Mephiston si liberò, l’Alveare Hades era già stato riconquistato, ma gli orki si aggiravano ancora sulla superficie del pianeta. Furono il bersaglio perfetto per il Signore della Morte il quale diede immediatamente sfoggiò del proprio nuovo potere, frutto del totale risveglio del proprio seme genetico. Disarmato e con un’armatura a brandelli, Mephiston si mosse con una rapidità stupefacente e in pochi secondi uccise dozzine di pelleverde fino a strappare il cuore dal petto del più grosso orko presente. Con l’armatura grondante di sangue dei propri nemici, Mephiston continuò a uccidere masse di orki finché oltre un centinaio si radunarono per tentare di abbatterlo. Tuttavia, Mephiston era in preda a una furia incontrollabile. Non la Rabbia Nera, ma un nuovo potere capace di affogare il suo senno nel sangue, tant’è che i suoi colpi non fecero più differenza tra pelleverde o Imperiale. Interi squadroni di corazzati e di Stormraven caddero a causa sua, ma ciò non lo fermò.

Mephiston volo con le Ali di Sanguinius e si fece strada nella morte altrui per ore fino a trovarsi nelle Lande di Bactrus, a tre miglia dall’Alveare Hades. Altri pelleverde morirono, ma ad un certo punto una voce penetrò nella sua mente dicendogli di fermarsi. Mephiston vide una figura in armatura con in mano una spada. Lo scambiò per un eretico, uno stregone, quindi lo attaccò e, sebbene il suo nemico fosse abile, lo fece volare tra le macerie. Dopo che le nuvole di polvere sollevate si diradarono, Mephiston vide meglio la figura davanti a sé, riconoscendo un Bibliotecario del proprio Capitolo con una corta barba grigia e il volto dalla pelle scura e rugosa: Gaius Rhacelus, Epistolante e altro grande amico di Calistarius. Mephiston raggiunse lentamente la calma e disse che Calistarius fosse morto; lui ora era Mephiston. Non dimostrandosi d’accordo, Rhacelus sostenne che Calistarius fosse ancora in lui, ma che, pur non capendo il cambiamento nel proprio amico, dovesse ricordarlo. Il suo nuovo potere si sarebbe dovuto aggrappare a qualcosa, avrebbe dovuto ricordare l’uomo che era. Mephiston giurò di farlo e nel volto di Rhacelus trasparì la speranza che fosse vero.

Dalla sua trasformazione avvenuta su Armageddon, Mephiston scalò i ranghi del Capitolo fino a diventare Capo Bibliotecario degli Angeli Sanguinari. Divenne una figura riverita dalla maggior parte dei propri confratelli, i quali lo videro pure come un mentore nei tempi più bui, eppure altri non riuscirono più a riconoscerlo e a capire come il volubile Calistarius di un tempo fosse mutato in un Mephiston particolarmente silenzioso se non in momenti di grande bisogno. Pur essendo stato abbastanza isolato in gioventù, Calistarius riuscì ad arrivare ad un punto della propria vita in cui cercava la compagnia dei propri fratelli sia in battaglia che al di fuori di essa. Mephiston, invece, spendeva ore e ore solo e in silenzio, al massimo in compagnia dei confratelli a lui più cari come Rhacelus. Come se non bastasse, il suo viso, seppur ancora nobile nei momenti di calma, trasmetteva la sensazione di un’animo ancora a disagio. Altri ancora, sia nel Capitolo che tra i suoi Successori, ebbero sospetti sulla vera fonte dei nuovi poteri di Mephiston, ma quest’ultimo diede sempre prova della propria fedeltà, mettendo costantemente a tacere gli scettici. Con il trascorrere degli anni, le sue imprese furono molte, ma alcune di esse spiccarono particolarmente.

Nel 965.M41, Mephiston venne catturato da M’kar, principe demone che durante la propria vita mortale servì come Apostolo Oscuro nella Legione dei Predicatori, per poi raggiungere l’ascensione demoniaca durante l’Eresia di Horus. Mephiston fu imprigionato all’interno delle caverne di cristallo presenti sul pianeta Solon V e il principe demone iniziò a tentarlo in modo da corromperlo. Apparendo in mille riflessi moltiplicati dai cristalli e chiamandolo sempre per nome con una familiarità paragonabile a quella di una vecchia e cara conoscenza, M’kar lo accusò di essere già pienamente sul sentiero per l’ascensione demoniaca e per il palazzo della saggezza, suggerendo che col tempo avrebbe solo portato oscurità fino alla propria distruzione. Resistendo davanti a queste parole, Mephiston riuscì a liberarsi e affrontò M’kar, uccidendolo e bandendolo nuovamente nell’Immaterium.

NOTA: il palazzo della saggezza citato in Mephiston: Lord of Death di David Annandale è un possibile riferimento a Il matrimonio del cielo e dell’inferno del poeta William Blake, libro pubblicato intorno al 1790 in cui l’autore inserì i propri Proverbi dell’Inferno. Uno dei più famosi è proprio: “La strada dell’eccesso porta al palazzo della saggezza”. Con questo riferimento, è possibile ipotizzare che M’kar non stesse suggerendo un’ascensione demoniaca legata classicamente a Khorne, ma a Slaanesh.

Nel 992.M41, Mephiston guidò la forza d’attacco Sanguinatus per rispondere alla richiesta d’aiuto inviata dal mondo formicaio Hollonan. Inizialmente si trovò davanti a un’infestazione da parte di un Culto di Genoraptor, problema che venne presto risolto, ma poco dopo una scheggia della Flotta Alveare Kraken si manifestò nel sistema. Capendo di non poter vincere con le forze a propria disposizione, Mephiston inviò una richiesta di rinforzi diretta verso Baal e verso Corinal, il vicino mondo capitolare degli Angeli Vermigli, uno dei Capitoli Successori degli Angeli Sanguinari. In attesa d’aiuto, le battaglie seguenti si rivelarono estenuanti e Hollonan parve spacciata, poiché le forze imperiali riuscivano a respingere il nemico solo in presenza di Mephiston, il quale, ovviamente, non poteva essere ovunque contemporaneamente. Nel corso delle due settimane seguenti, il Signore della Morte non si concesse un attimo di riposo e durante l’ultima difesa della Cappella del Riposo dell’Imperatore riuscì a tenere a bada da solo un intero sciame di Tiranidi, dilaniò a mani nude un Carnifex riducendolo in pezzi e uccise il Tiranno dell’Alveare insieme tutte le sue guardie del corpo. Purtroppo, però, alla fine fu il violento colpo di una Trigone in preda alla follia a stenderlo. Ciò non abbassò il morale delle truppe, bensì lo rafforzò, permettendo loro di sopravvivere fino all’arrivo dei rinforzi. Compagnie fresche di Angeli Sanguinari e Angeli Vermigli sbarcarono sulla superficie, ma non furono soli. Presto apparve anche una forza di Eldar di Ulthwé guidata dal Veggente Eldrad Ulthran, la quale si scagliò contro i Tiranidi combattendo al fianco dei figli di Sanguinius per ragioni sconosciute agli Imperiali. La presenza tiranide venne estirpata ed Eldrad rimase finché non vide Mephiston recuperato dalle macerie. Ferito, ma vivo e con una leggenda ancora più grande di prima.

Tuttavia, questi sono piccoli esempi delle imprese di Mephiston. Dagli ultimi anni del 41° Millennio in poi, il Signore della Morte dovette affrontare sfide ancora più grandi, sia nella profondità della propria mente che sul campo di battaglia insieme ai propri confratelli. Col tempo, Mephiston diede il nome Dono ai propri poteri e lentamente arrivò a capirne alcuni dettagli. Non avrebbe sofferto la Rabbia Nera o la Sete Rossa e avrebbe avuto poteri straordinari, ma nei momenti di maggiore furia avrebbe perso il controllo, diventando un mostro portatore di distruzione. Prima o poi avrebbe dovuto capire la fonte di questa sua trasformazione e un modo per controllare le proprie nuove capacità.

Divinus Prime e la Lama Petrific

Tutto iniziò con l’evacuazione di Thermia V nel Settore Croniano. Il pianeta fu teatro di una battaglia tra l’Astra Militarum, comprendente soldati dal 12° Vharuniano, e la specie xenos comunemente nota come vermi della sabbia, ossia letali creature vermiformi lunghe circa tre metri, capaci di nascondersi facilmente sotto la sabbia e uccidere con la potenza delle proprie mascelle e di inserirsi nella cavità orale delle proprie vittime per poi animarle come marionette nonmorte, per poi causare una crescita esponenziale della massa corporea fino alla creazione di enormi mostri bipedi di carne deforme alti anche nove metri. Nonostante l’intervento degli Angeli Sanguinari, il pianeta fu dichiarato perso e l’evacuazione iniziò. Durante il suo svolgimento, Mephiston fu supportato dal Lexicanium Lucius Antros e dalle forze del Capitano Vatrenus della 4a Compagnia. Il Capo Bibliotecario affrontò miriadi di vermi della sabbia (che lui aveva rinominato Sepolcrali, parola baalita per le “creature delle tombe”), ma i nemici non diedero il benché minimo segno di diminuire. Antros, cercando di raggiungerlo, lo trovò in un cratere che da tempo tormentava i suoi sogni, ma a ciò si aggiunse presto una nuova visione. Mephiston diventò incontrollabile e, quando per breve tempo mancò qualche colpo e sembrò indebolirsi, improvvisamente scoppiò in una furia ancora più immensa. Come fosse la nascita di una nuova stella, una luce inondò chiunque intorno a lui e Antros vide:

Serpenti si avvolsero pigramente attraverso le stelle, frantumando i cieli con le loro mascelle dislocate. Un grifone si impennò proteggendo una fiamma e ruggendo il nome “Mephiston”. Un mondo bruciò. Soffocante sotto le macerie. Ruggente in una furia senza fine. Morto e imperituro. Una donna intenta ad avvicinarsi attraverso il fumo, chiamando aiuto. Il suo volto velato. La sua pelle strappata via. Il velo macchiato di sangue nei punti in cui aveva toccato il volto rovinato. Che cosa hai visto?

Quando Antros si riprese, Mephiston apparve come una figura curva su una pila cadaveri, la sua armatura pervasa da luce eterea, la sua pelle dipinta da fiamme nere e oleose, i suoi occhi rosso carminio. Un attimo dopo, Mephiston assaltò un soldato dell’Astra Militarum sopravvissuto e Antros urlò implorandolo di fermarsi. Durante la battaglia, Antros iniziò a sentire un crescente collegamento mentale con il proprio Capo Bibliotecario e la visione non fece altro che rafforzarlo fino a renderlo permanente. Mephiston si fermò davanti alle parole di Antros e la sanità tornò nella sua mente, ma gli chiese che cosa avesse visto. Antros non seppe spiegarlo al meglio e Mephiston gli ordinò di ritirarsi e di non parlare delle visioni con nessuno. Dopo aver finito le proprie faccende nel Settore Croniano, lo avrebbe convocato in privato.

NOTA: sebbene il Capitano della 4a Compagnia dovesse essere Francesi Castigon, la presenza di Vatrenus è probabilmente dovuta agli eventi di Tolos, avvenuti in quel periodo storico. Castigon guidò la Forza d’Attacco Nobilitus contro gli Eldar Oscuri su Tolos. Dopo aver visto gli orrori fatti dal nemico, gli Angeli Sanguinari cadono preda della Sete Rossa e ottengono la vittoria uccidendo tutti gli Eldar Oscuri presenti, ma vanno incontro ad una disonorevole punizione. Dalla presenza di Vatrenus durante gli eventi su Thermia (e successivamente su Divinus Prime) si evince che per Castigon la punizione fu la temporanea perdita del comando sulla Compagnia, come successo anche ad altri Capitani durante la storia, ad esempio Darnath Lysander.

Nelle sei settimane seguenti, Mephiston viaggiò da solo e negli ultimi dodici giorni fece tappa su Divinus Prime. Dieci anni prima, il pianeta scomparve improvvisamente dal proprio sistema senza alcun preavviso e senza alcuna spiegazione. Non una tempesta Warp, nulla. Anche dai più determinati cori astropatici, il pianeta risultò semplicemente non rilevabile. Un Confessore dell’Adeptus Ministorum chiamato Zin, abitante dello stessa sistema stellare, passò il decennio seguente vedendo Mephiston nei propri sogni e sentendo il suo nome associato al titolo di Astra Angelus, colui che avrebbe riportato alla luce Divinus Prime. A sua volta, Mephiston ebbe le proprie visioni e la prima parte lo portò su Thermia, mentre la seconda su Divinus Prime. Per raggiungerlo, attuò un potente rituale riuscendo ad entrare e viaggiare di persona nel Warp fino a trovare un passaggio per il pianeta. Durante quegli ultimi dodici giorni, Mephiston perlustrò Divinus Prime, per poi tornare su Baal tramite un altro rituale che però non andò totalmente come previsto: dal varco da cui Mephiston tornò con l’aiuto dei propri Bibliotecari, si manifestò una massa di demoni di Nurgle che lo avevano individuato e seguito, invadendo il Librarius della fortezza-monastero Arx Angelicum. Mephiston, Rhacelus, Antros e altri Bibliotecari si occuparono dei nemici e dopo pochi minuti il problema fu risolto.

Successivamente si tenne un concilio tra Mephiston, i Bibliotecari e una proiezione olografica del Confessore Zin, il quale spiegò a chiunque non fosse il Capo Bibliotecario la faccenda riguardante l’Astra Angelus. Dicendo di voler aiutare, Mephiston chiarì che ne avrebbero parlato meglio una volta che Zin fosse arrivato su Baal. Dopo la fine dell’incontro, Mephiston decise di parlare in privato con Rhacelus, l’unica persona a cui avesse mai parlato del Dono. Togliendosi un guanto, gli mostrò la sua pelle, sotto la quale danzavano fiamme nere. In alcuni punti, la mano era già completamente nera. Il Dono stava iniziando ad essere sempre meno controllabile e il suo corpo si stava annerendo, ma Mephiston si convinse che forse avrebbe trovato qualcosa di utile su Divinus Prime. Oltre a questo, confessò di volerne parlare anche con Antros. Pur essendo solo un Lexicanium e assolutamente non una conoscenza di vecchia data, su Thermia V i due crearono involontariamente un collegamento tale che Antros iniziò a sentire numerosi pensieri del proprio Capo Bibliotecario. Prima o poi lo avrebbe scoperto comunque.

Nella settimana seguente, Antros indagò su qualsiasi cosa che potesse essere utile a rivelare il mistero di Divinus Prime, tentando di trovare qualcosa di legato a delle persone nominate vagamente da Zin durante il concilio: Figli del Voto. Non trovò nulla al riguardo, ma trovò un particolare simbolo simile a una T rovesciata e il nome Lama Petrific. Mephiston fece chiamare tempestivamente Antros e Rhacelus lo condusse nelle camere del proprio signore, il Sepulcrum Maleficus. Una volta incontratisi, Mephiston spiegò di aver sentito il nome Lama Petrific nella mente di Antros e quindi di aver finalmente capito cosa lo stesse chiamando su Divinus Prime.

Sebbene il nome richiamasse alla mente l’idea di una spada e pure il suo simbolo a forma di T assomigliasse vagamente a un’elsa, la Lama Petrific non era una spada, bensì un macchinario creato durante l’Oscura Era della Tecnologia, capace di controllare e sfruttare anche le più forti onde psichiche. I Figli del Voto crearono un’intera fede attorno a questo oggetto, scambiandolo per una spada sacra che l’Imperatore usò in passato e che prima o poi sarebbe tornato a riprendersi. Chiamarono questo oggetto Lama Petrific e giurarono di nasconderne l’esistenza a chiunque. Mephiston sentì la chiamata di questa macchina, convinto di poterla sfruttare per ottenere il totale controllo delle proprie abilità.

Poco dopo l’arrivo di Zin su Baal, Mephiston lo prese con sé e preparò il resto del proprio seguito: Lucius Antros, Gaius Rhacelus, il Capitano Vatrenus e alcuni membri della 4a Compagnia, ossia le squadre tattiche Hestias e Seriphus, il Sacerdote Sanguinario Casali e il Techmarine Gallus. Attuando un nuovo oscuro rituale sacrificando un prete di Divinus segretamente portatosi dietro durante il proprio ritorno dal primo viaggio, il gruppo arrivò su Divinus Prime, subendo però la perdita di tredici marine provenienti dalle due squadre tattiche. Iniziando ad esplorare i dintorni del luogo d’arrivo, i presenti conobbero gli Alberi Penitenti, strutture simili ad alberi fatti d’ossa che Zin spiegò essere, secondo i miti di Divinus Prime, gli scheletri degli infedeli che l’Imperatore fece morire quando alzò al cielo la Lama Petrific. Un’altra cosa stupefacente fu l’aspetto del cielo. Dopo l’inspiegabile isolamento del pianeta, gli abitanti di Divinus Prime continuarono a vedere il sole, ma non videro più il resto del cielo. bensì cominciarono a vedere solo un riflesso della superficie planetaria, come se l’intero pianeta fosse stato circondato da uno specchio.

Proseguendo, Mephiston e i suoi raggiunsero l’Abbazia Tarn. Osservando la strada vicina, notarono come fosse costeggiata da innumerevoli persone crocifisse in gabbie che riproducevano la sagoma di un’aquila, i loro corpi nudi e anneriti dal calore diurno. Zin rimase incredulo e Mephiston spiegò di aver visto una guerra civile in corso sul pianeta durante il suo primo viaggio. In mezzo a questo orrore, Vatrenus riuscì a trovare un sopravvissuto: Prete Brennus. Dopo essere stato assistito da Casali, Brennus spiegò la situazione sul pianeta. Gli aderenti alla fede classica di Divinus Prime (i Figli del Voto) si stavano scontrando con i nuovi Illuminati, seguaci del Principe Ingenito, un uomo in armatura bianca che professava l’abbandono delle tradizioni, la rottura del Voto e il progresso attraverso il cambiamento. I Figli del Voto si erano rifugiati nella città di Mormotha, la sede dell’Arci-Cardinale, ma presto il Principe Ingenito l’avrebbe attaccata.

Dopo la spiegazione venne effettuata una perlustrazione dell’Abbazia, all’interno della quale apparì improvvisamente il Principe Ingenito, presentandosi con il nome di Pieter Zorambus. Ne seguì uno scontro dove Pieter Zorambus fu ucciso svariate volte, rivelando di poter manifestare varie copie di sé, le quali si duplicarono dopo ogni morte. Dopo aver trovato inefficaci i convenzionali metodi per uccidere, la soluzione alla sua duplicazione fu trovata nel bruciarlo invocando le fiamme psioniche dell’Esortazione del Fuoco Cavo. Le copie vennero distrutte, ma del vero Zorambus non vi fu traccia e per poco Antros non perse il controllo sull’Esortazione. Poco dopo si misero in marcia per raggiungere Mormotha sfruttando un veicolo trovato vicino all’Abbazia.

Una volta giunti a destinazione, Mephiston scoprì che la città stesse aspettando il ritorno dell’Arci-Cardinale Dravus da un pellegrinaggio nelle Pianure Arazi che, a quanto sostenuto dal prete locale Cyriak, gli avrebbe donato una visione contenente la soluzione ai recenti turbamenti. Non avendo l’Arci-cardinale a disposizione, Mephiston chiese senza alcuna spiegazione di essere portato da Padre Orsuf. Nessuno capì a cosa si riferisse, a parte Rhacelus che chiese se fosse ancora vivo, ma Cyriak lo condusse comunque da lui. All’insaputa di molti, Mephiston conosceva molto bene Adamis Orsuf, un Prete che un tempo combatté al fianco del Signore della Morte imbracciando la propria spada a catena, guadagnandosi così la sua simpatia. Nei tre giorni seguenti, Mephiston e Orsuf trascorsero il tempo a conversare e questo diede il tempo a Rhacelus di dare nuovi insegnamenti ad Antros al fine di controllare al meglio l’Esortazione del Fuoco Vuoto e altre invocazioni scritte nel tomo intitolato La Falce Inghiottita.

Con il ritorno dell’Arci-Cardinale Dravus, Mephiston congedò Orsuf permettendogli di tornare nelle proprie stanze e ordinò a Vatrenus e le sue due squadre di raggiungere i cancelli dell’anfiteatro in cui Dravus avrebbe tenuto un discorso, mentre agli altri ordinò di seguirlo. Con la conoscenza di tutta la storia della città nelle proprie mani grazie a Orsuf, Mephiston li guidò attraverso labirintici tunnel sotterranei e poi vari corridori secondari dell’anfiteatro fino a una grande balconata sopraelevata. Se Pieter Zorambus avesse sfruttato l’evento per assassinare Dravus, Mephiston sarebbe potuto intervenire.

Enormi quantità di Figli del Voto con in mano una riproduzione argentea del simbolo a forma di T rovesciata, probabilmente quasi tutti quelli rimasti, urlarono all’arrivo di Dravus, il quale tirò fuori a sua volta una piccola elsa e iniziò a parlare dicendo di aver capito il vero significato del cielo specchiato, definendolo il Miracolo. Dall’alto venne fatta cadere una moltitudine di fogli su cui, secondo Dravus, i fedeli avrebbero potuto leggere la verità. Con un sorriso beffardo, Dravus prese uno dei fogli e iniziò a leggerlo insieme ai Figli del Voto. In quel momento Mephiston, osservando il comportamento dell’Arci-Cardinale, capì che Dravus non fosse il possibile bersaglio di un assassinio, ma il vero traditore in mezzo ai sopravvissuti. Spiccando il volo con delle grosse ali nere generate con i propri poteri, Mephiston tentò di fermare il discorso di Dravus mentre contattò Vatrenus tramite vox per ordinargli la chiusura dei cancelli. Prima di poter fare qualsiasi cosa, Dravus esplose in una colonna di fuoco blu e rosa che rivelò il suo vero aspetto di stregone dalla pelle ricoperta di scaglie iridescenti, mentre la folla acclamante eruttò in un’orribile metamorfosi che li ridusse a masse di mutanti tentacolati e impazziti. Seriphus cadde, ma Vatrenus e gli altri astartes al suo comando riuscirono a chiudere i cancelli. Mephiston e Dravus duellarono e quest’ultimo si chiese come fosse possibile che avesse chiuso i cancelli, poiché non c’erano metodi conosciuti per serrarli. Mephiston rivelò di aver appreso l’esistenza di particolari serrature, ma anche che non fosse la cosa più interessante da lui scoperta. Dimostrando la sua ampia superiorità, Mephiston fece cadere Dravus dall’altura su cui si trovavano, facendolo schiantare sulla pietra dopo una caduta di oltre cinquanta metri. Prima di causarne la morte, però, strappò dal collo di Dravus un oggetto che portava come collana: un bossolo di ferro. Lo nascose sotto il mantello, il suo scopo ancora ignoto.

Comunicando un altro ordine tramite vox, Mephiston fece tirare una leva nascosta al Techmarine Gallus e il luogo in cui si trovavano si rivelò per ciò che era veramente. Non un anfiteatro, ma un enorme faro di segnalazione. Ondate di olio si riversarono sui mutanti e su quelli che ormai potevano essere reputati folli cultisti, poi Mephiston puntò la propria pistola plasma verso il basso e sparò. Il faro si accese e tutto bruciò.

Per la città di Mormotha non ci fu più granché da fare, ma Dravus, nel proprio discorso, parlò ai propri seguaci dicendo loro di raggiungere Volgatis, poiché Zorambus li avrebbe attesi lì. Con la prossima destinazione nota e la nuova comprensione che il “Miracolo” fosse destinato a trasformare tutto Divinus Prime tramite la stregoneria, Mephiston e i suoi presero un velivolo e partirono nuovamente. Nel raggiungere Volgatis, vennero colti da una schiera di demoni di Tzeentch che Zorambus aveva evocato poco tempo prima. Il loro velivolo si schiantò, ma Mephiston usò i propri poteri per rallentare il tempo, permettendo a tutti i passeggeri di sbarcare mentre il trasporto si accartocciò lentamente come fosse un foglio di carta. Intorno a loro i demoni si scontrarono contro nuove schiere di Sorelle Guerriere Seraphim dell’Ordine del Cancello Benedetto emerse dalle mura di Volgatis. Gli Angeli Sanguinari si unirono alla potenza di fuoco delle Sorelle e salirono sulle mura per difenderle, poi Antros si guardò intorno per un momento e notò che non ci fosse traccia del Capo Bibliotecario. Quando lo vide, fu uno spettacolo mostruoso. Al centro di un ciclone di correnti psichiche che investì amici e nemici indiscriminatamente, Mephiston apparì come un sole nero in cui non fu comprensibile se fosse ancora conscio delle proprie azioni oppure in preda alla furia del Dono. Le forze degli Angeli Sanguinari si sparsero e tutti furono messi in difficoltà finché Mephiston non riuscì a canalizzare la propria ondata di potere. Archi colossali di potere scorsero dal cielo fino alle braccia alzate di Mephiston, il quale le proiettò verso tutti i demoni presenti come se si stesse collegando a loro tramite dei fili cremisi, dopodiché serrò i pugni e le creature del Warp implosero. Il silenzio calò sul campo di battaglia, rotto solo da un leggero vento. Con i demoni svaniti, da lontano giunse Zorambus in armatura bianca e in arcione a un grossa creatura serpentina.

+È più significativo di quanto avessi pensato, più forte di quanto avessi pensato+, disse Mephiston nella mente di Antros.

Hai sconfitto la sua armata”, disse Antros, confondendo le Sorelle abbastanza vicine da sentirlo. “Cosa può sperare di ottenere ora?”

+Non è un mero stregone. È una marionetta in qualcosa di molto più potente.+ il tono di Mephiston divenne ardente. +Non c’è solo la lama in ballo. Ora lo vedo. Vedo perché sono stato chiamato qui. Qualcuno voleva che io sapessi tutto ciò. Qualcuno desiderava vedermi qui – in questa battaglia. Era destino.+

Mephiston si lanciò contro Zorambus, ma capì di essere davanti a un diversivo. Zorambus non attaccò la città con i demoni sperando di vincere, ma usò il tempo guadagnato per preparare un rituale che animò le gigantesche statue che reggevano le mura di Volgatis. Colossi alti venti metri si ersero facendo precipitare le mura e scuotendo la valle su cui sorgeva la città. Nel frattempo, Mephiston e Zorambus si scambiarono colpi con le proprie lame, ma il Signore della Morte riuscì a bloccarlo rinchiudendolo in una sfera di sangue. Il viso e l’armatura di Mephiston si riempirono di fratture nere come fossero pronti ad esplodere in una tempesta di fuoco e oscurità. Antros urlò constatando la distruzione di Volgatis e Zorambus approfittò di una momentanea distrazione di Mephiston per liberarsi. Tuttavia, prima che potesse attaccare, Rhacelus intervenne da dietro trapassandone il petto con la propria spada. Zorambus sorrise e si disintegrò trasformandosi in uno sciame di piccoli creature a metà tra insetti e serpenti che venne prontamente bruciata. Zorambus parve sconfitto.

Una Seraphim di nome Santa Ophiusa accorse nel luogo dello scontro. Nel vedere Mephiston, lo chiamò Astra Angelus e sostenne di aver avuto risposta alle proprie preghiere. Ophiusa lo guardò con il proprio volto scorticato e il velo macchiato di sangue. Mephiston comprese e un’altra verità fu svelata. Ophiusa pregò per molto tempo sperando nell’arrivo di Mephiston e le sue preghiere, forse per latenza psionica, arrivarono fino alla mente di Mephiston, il quale non avrebbe mai saputo che in realtà Ophiusa fu ingannata. Per altrettanto tempo credette di parlare con il Signore della Morte e di pregare con lui nell’attesa che arrivasse, non sapendo che in realtà a parlarle fosse un’altra figura camuffata, un monaco dal volto con un becco ricurvo, signore di Zorambus e di un’altra persona che per tutto questo tempo aveva agito nell’ombra. Livia, sedicente Figlia del Voto e segreta adoratrice di Tzeentch che, anni prima, organizzò una sfida con Zorambus davanti al monaco, il loro signore. Uno di loro sarebbe riuscito ad ottenere la Lama Petrific e, mentre Zorambus agì stando davanti agli occhi di tutti, Livia rimase nell’ombra facendo credere d’essere una Figlia del Voto sopravvissuta insieme a qualche compagno fidato. Tutto ciò faceva parte di un gioco.

Poco prima, però, Livia uscì allo scoperto tentando di raggiungere l’Ædicula Sacrum, luogo in cui era custodita la Lama Petrific. Ciò che successe un attimo dopo fu sconvolgente perché Rhacelus tentò di parlare, ma la sua testa cominciò a gonfiarsi e la sua bocca si piegò in un sorriso che non sarebbe mai apparso normalmente sul volto dell’Espistolante. Zorambus ritornò all’attacco, questa volta possedendo il corpo di uno dei migliori amici di Mephiston, il quale non comprese più nulla. Un oltraggio simile non fece altro che peggiorare la situazione e il Dono lo pervase, impedendogli di sentire Antros che cercò di ricordargli il reale motivo per cui erano venuti su Divinus Prime. Conscio di non poter fare nulla per lui, Antros chiese a Ophiusa dove fosse la Lama Petrific e, pur non rispondendo, i suoi occhi caddero su una distante statua di un grifone situata più in alto rispetto alla loro posizione. Antros corse verso la statua e non capì che la ragazza che incrociò sul suo cammino non fosse una comune civile in fuga, ma Livia. Quest’ultima fermò il Bibliotecario intrappolandolo in una fenditura nello spazio a mezz’aria. Nello scontro, Mephiston e Zorambus piroettarono fino a collidere vicino alla statua del grifone e Livia si apprestò nel tentativo di ottenere la Lama.

Antros osservò la scena senza poter fare nulla; Mephiston canalizzò il proprio potere in Vitarus, facendo fuoriuscire Zorambus dal corpo di Rhacelus e incenerendolo definitivamente; Livia afferrò uno scrigno tenuto sotto una zampa del grifone. L’esito di questo viaggio sarebbe stato deciso nei prossimi secondi.

Rhacelus tornò alla normalità e si rialzò, ma Mephiston, impazzito, lo afferrò per la gola e lo alzò da terra, pronto a spezzargli la spina dorsale. Appena in tempo, Rhacelus estrasse una siringa e la conficcò nel collo del Capo Bibliotecario, facendo scomparire le linee d’oscurità dalla sua pelle. Mephiston si guardò intorno come un ubriaco e Antros urlò avvertendo della fuga della strega, ma Mephiston non fece nulla. Il Lexicanium vide davanti a sé il proprio leader lasciare che Livia, una strega del Caos, fuggisse con l’artefatto per cui erano venuti sul pianeta, poi perse i sensi.

Quando si risvegliò, Divinus Prime fu salva. Il cielo tornò visibile e Mephiston chiarì che ora sarebbero ritornati su Baal tramite una normale nave protetta da campi Geller. Antros sollevò la propria pistola requiem, poiché aveva visto il proprio leader aiutare una strega del Caos a fuggire, ma Mephiston lo interruppe.

“Forse mi ucciderai, Lexicanium Antros, ma non oggi. Siamo esseri transitori, Antros. Vivere vuol dire cambiare. Non ricordiamo cosa eravamo ieri e non conosciamo cosa saremo domani. Forse non saprò mai cosa mi salvò quel giorno, forse non saprò mai chi strappò Calistarius dall’Alveare Hades e creò questo mostro chiamato Mephiston. Ma so cosa sono adesso, cosa sono in questo momento. Il sangue di Sanguinius è nelle mie vene, Antros, lo so. L’Angelo vede più di quanto quei due dannati stregoni possa mai immaginare di fare. A loro non importava nulla delle anime di questo mondo, Antros. Sono venuti qui per competere per un premio. L’ho realizzato nel momento in cui ho incontrato Zorambus. Nonostante tutto il potere richiesto per crearlo, il ‘Miracolo’ era solo un discreto velo, posato su Divinus Prime per nascondere un gioco triviale a cui stavano giocando per divertire il proprio signore. Per decadi ho cercato di localizzare il flagello di questo settore, Antros – il marionettista dietro a tutte queste inutili guerre. Ma è così astuto, così potente. Non sono mai stato capace di dare uno sguardo alla sua ombra. Devo ammetterlo, mi ci è voluto del tempo prima di comprendere perché l’Angelo avesse permesso a Santa Ophiusa di chiamarmi qui. Ho pensato che fosse per salvarmi. Fu solo a Mormotha che lo vidi, ma ora capisco. Non sono stato portato qui per salvarmi. Non c’è salvezza per me. La Lama Petrific non è una cura o un modo di sfruttare il mio Dono. Adesso lo vedo. Il mostro che affligge il Settore Croniano non è più oltre la mia portata. Era così impegnato nel suo piccolo, arrogante gioco che gli è sfuggita la maschera. Quella strega sta correndo dritta verso casa per ottenere la propria ricompensa, Antros – correndo per regalare la Lama Petrific al proprio signore. Lei sarà la mia guida. Osserva.”

Mephiston guidò la mente di Antros tra le stelle e gli mostrò una piccola nave non registrata e schermata da scudi stealth, impegnata a lasciare Divinus Prime.

“La Lama Petrific non è mai stata un modo per salvarmi dalla distruzione, Antros. Il potere di Sanguinius non può essere temprato. Non sono destinato alla salvezza, ma sono destinato a salvare il nostro Capitolo. Provare d’essere degni eredi di Sanguinius. Non ho bisogno di controllare il Dono, ho bisogno di vivere abbastanza da scatenarlo nel posto giusto. E ora ho una mappa.”

Da quel momento, Mephiston ebbe sempre in mente la ricerca di questo nemico, eppure molti altri problemi si misero in mezzo alla sua missione negli anni seguenti.

L’Insurrezione di Arkio

Nel 998.M41, gli Angeli Sanguinari furono coinvolti nella Terza Guerra Armageddon, guerra che, tra le altre cose, portò alla perdita del Capitano Erasmus Tycho della 3a Compagnia, venendo rimpiazzato da Machiavi. Oltre a questo conflitto, il Capitolo fu scosso anche da un conflitto interno.

Tale conflitto piantò le proprie radici quando il confratello Arkio, fratello del Sergente Rafen da prima di divenire Space Marine, venne assegnato alla nave Bellus per partecipare al recupero di un prezioso artefatto chiamato Lancia di Telesto, un’arma che Sanguinius utilizzò durante l’Eresia di Horus e che fu creduta persa per dieci millenni. Al comando dell’Inquisitore Ramius Stele, il quale godeva della fiducia del Capitolo, la 6a Compagnia degli Angeli Sanguinari riuscì a recuperare la Lancia, ma Arkio non seppe di essere preda delle macchinazioni di Stele, segreto collaboratore del Signore del Mutamento Malfallax. Senza farsi scoprire, Stele riuscì a piantare nella schiena di Arkio un particolare uovo creato da Malfallax che presto lo avrebbe fatto mutare in una rappresentazione perfetta di Sanguinius. Successivamente, le forze della Bellus intervennero sul pianeta Cybele per aiutare degli Angeli Sanguinari impegnati contro dei Predicatori guidati dall’Apostolo Oscuro Iskavan l’Odiato. Benché gli ordini fossero di rimanere su Cybele, dopo aver conquistato la vittoria Arkio e il Sacerdote Sanguinario Sachiel, incoraggiati da Stele, decisero di inseguire gli eretici fino alla loro base sul pianeta Shenlong. Arkio ricevette l’onore di presentare personalmente al Capitolo la Lancia di Telesto, racchiusa dalla sua custodia metallica. Tuttavia, Arkio disobbedì ancora agli ordini e estrasse la Lancia dalla custodia. Nel toccarla, un bagliore riempì la stanza facendo apparire Arkio con l’aspetto di Sanguinius agli occhi dei confratelli presenti. Tutti gridarono al miracolo senza sapere i veri piani di Stele e solo Rafen rimase dubbioso.

Mephiston venne a sapere di questi eventi grazie a un messaggio inviato da Rafen usando i codici identificativi del Sergente Koris, dopodiché riportò la notizia al Comandante Dante. Pur essendo parole apparentemente inviate da un Sergente fidato, la faccenda fu troppo strana e Mephiston suggerì di isolare Arkio e far ritornare lui e la Lancia su Baal. Per ordine di Dante, questo compito sarebbe gravato sulle spalle del Capitano Gallio, il quale sarebbe partito con l’incrociatore Amareo insieme a uomini da lui scelti. Mephiston decise di inviare anche Vode, uno dei suoi Bibliotecari. Entrambi con il dubbio nella mente, aspettarono notizie.

Purtroppo, l’incontro non andò a buon fine e Vode, percependo corruzione in Arkio, lo attaccò. Sia Vode che Gallio furono uccisi e Arkio ordinò di abbattere l’Amareo, uccidendo tutto il personale a bordo. Proiettando i propri pensieri nel Warp, Mephiston percepì la morte dei propri fratelli. Proprio mentre comunicava quest’altra notizia a Dante, da Shenlong arrivò un nuovo messaggio in cui Sachiel, parlando a nome del presunto Angelo Rinato, richiese un’udienza con il Comandante Dante sulla superficie del pianeta Sabien tra nove giorni. Mephiston convinse Dante nel presentarsi al posto suo, perciò preparò Europae, il proprio vascello personale.

Mephiston si presentò su Sabien con appena una manciata di confratelli alle proprie spalle. Fu la seconda volta che vi mise piede, la prima fu secoli prima quando ancora rispondeva al nome Calistarius. Quando l’incontro avvenne, Mephiston trovò davanti a sé Arkio con la Lancia di Telesto in mano e mutato, ora dotato di ali come il proprio primarca. Scandagliando nella sua mente, vide la corruzione proveniente da ciò che Stele aveva piantato nel corpo di Arkio, perciò li dichiarò eretico e sfidò Arkio a duello. Quest’ultimo accettò, ma, prima che cominciassero, il Sergente Rafen li interruppe proponendosi come avversario di Arkio. Mephiston vide nella mente del Sergente delle visioni avute in tempi recenti che prevedevano la morte di Arkio per mano del suo stesso fratello, perciò accettò. I due si affrontarono e ad un certo punto il duello sembrò volgere a favore di Rafen, ma Stele uccise psionicamente Sachiel dando la colpa a Mephiston, facendo crollare la calma intorno ai due sfidanti. Pur fuggendo, Arkio fu raggiunto da Rafen e alla fine il Sergente trionfò, prendendo in mano la Lancia di Telesto e impalando il proprio fratello.

Con la morte di Arkio, Stele fu tradito da Malfallax, il quale possedette il corpo dell’Inquisitore per poi manifestarsi su Sabien. Sfruttando i propri poteri demoniaci, Malfallax fece scoppiare la Rabbia Nera nelle menti di svariati confratelli. Il demone non riuscì a trionfare e fu sconfitto grazie agli sforzi di Mephiston e Rafen, rispettivamente armati con Vitarus e la Lancia di Telesto. Dopo la vittoria, però, Rafen riuscì a controllare la Rabbia Nera grazie al collegamento instaurato con la Lancia di Telesto, mentre Mephiston venne avvolto da un miasma nero, la sua rabbia sempre più crescente. La sanità abbandonò nuovamente Mephiston, ma Rafen riuscì a intervenire sfruttando il potere della Lancia. La calma ritornò su Sabien e l’Insurrezione di Arkio ebbe fine.

Nei mesi successivi, Mephiston prese Rafen sotto la propria ala e aiutò nel recupero dalle perdite subite dal Capitolo collaborando nell’organizzazione di un concilio con i Capitoli Successori. Il concilio portò i Successori ad accettare l’idea di Dante, il quale richiese ai suoi pari Maestri Capitolari di donare parte dei propri marine per risanare le perdite degli Angeli Sanguinari.

Lo Scudo di Baal infranto

Nel 998.M41, Mephiston e gli Angeli Sanguinari dovettero affrontare un’altra grande minaccia, ossia l’invasione del Sistema Cryptus. Ognuno dei suoi quattro mondi abitati – Asphodex, Lysios, Aeros e Tartortos – ruotava attorno alla coppia di soli conosciuta come Occhi di Cryptus. Col tempo, questi pianeti crearono un solido bastione imperiale che fece guadagnare loro il nome di Mondi Scudo o Scudo Cryptiano, ossia un punto strategico per la difesa del sistema Baal contro gli invasori. L’arrivo della Flotta Alveare Leviathan cambiò radicalmente le cose e tutto il sistema venne completamente invaso. La Flotta Imperiale, le Forze di Difesa Planetaria, l’Astra Militarum, l’Adepta Sororitas e le cinture d’asteroidi non poterono far altro che rallentare i Tiranidi. Con un massacro in corso e l’Ombra del Warp incombente, solo un angosciato grido telepatico riuscì ad oltrepassare i confini del sistema per chiedere aiuto. Quel grido arrivò a destinazione e pochi giorni dopo gli Angeli Sanguinari e i Supplizianti giunsero nel Sistema Cryptus.

Sul ponte della Lama della Vendetta, il Maestro Capitolare Dante, il Primo Capitano Karlaen e il Capo Bibliotecario Mephiston si scambiarono punti di vista sulla situazione e consigli. Concluse le discussioni, Dante schierò le forze presenti dei due Capitoli per tutto il sistema, dando inizio alla riconquista di Cryptus.

Mephiston guidò insieme a Dante l’assalto su Asphodex puntando a Porto Helos, l’unico spazioporto della città di Phodia rimasto ancora tra le mani dell’Imperium. Se Dante aveva con se le Guardie Sanguinarie, Mephiston poté contare sull’Epistolante Martellos, un potente psionico della 1a Compagnia. Ciononostante, Mephiston decise di rimanere nelle vicinanze del proprio Maestro Capitolare e in una sola ora fu possibile scacciare i Tiranidi dallo spazioporto e iniziare a pensare alle evacuazioni per eventuali Imperiali sopravvissuti. L’assalto iniziale si rivelò un successo, ma fu stupefacente con quale velocità i Tiranidi si raggrupparono per rispondere all’attacco. Dopo pochi minuti, Mephiston avvertì la presenza di potenti presenze psioniche, consigliando a Dante di far riparare le truppe dietro al cancello meridionale fortificato dello spazioporto. Passò solo manciata di attimi prima che dalle rovine spuntasse un trio di Maleceptor circondati da Zoantropi. All’arrivo di una tale concentrazione di bestie psioniche si susseguì quello di nuove masse brulicanti di fanteria tiranide. Aiutato da Martellos, Mephiston concentrò i propri poteri sui Maleceptor, dando inizio a uno scontro di volontà tra lui e il trio malevolo. Saette rosse e tentacoli d’ombra si crearono nel bel mezzo del loro scontro mentale e inizialmente Mephiston non trovò troppe difficoltà nell’abbattere svariati Zoantropi presenti, finché i Maleceptor non si concentrarono unicamente su di lui in un impulso che fece stringere i denti a tutti gli Angeli Sanguinari nelle vicinanze, eppure nulla rispetto a ciò che sentì Mephiston, il quale si trovò ferocemente colpito dalla Mente Alveare stessa. Altre menti sarebbero state disintegrate, ma Mephiston non era come tutti gli altri. Seppure temporaneamente compromessa, la sua mente resistette e la totale concentrazione dei Maleceptor su di lui diede a Dante l’occasione perfetta per far calare il giudizio della propria Ascia Mortalis. Uccidendo una delle bestie, le altre due fuggirono ritirandosi.

La battaglia proseguì e, poco tempo dopo, Corbulo assicurò a Dante che Mephiston si sarebbe ripreso dall’attacco psionico sferratogli. Tuttavia, fino al termine della Campagna di Cryptus non gli fu possibile intervenire ulteriormente. Il Sistema riuscì a salvarsi, ma le perdite imperiali furono ingenti e l’unico risultato fu quello di ritardare l’arrivo dei Tiranidi nel Sistema Baal. La resa dei conti si fece sempre più vicina.

L’Eclissi della Speranza

Nel 999.M41, gli Angeli Sanguinari furono chiamati per intervenire nel Sistema Supplicium. Mephiston e una schiera della 4a Compagnia comandata dal Capitano Castigon si presentarono su Supplicium Secundus con l’incrociatore Esortazione Cremisi, trovando masse decedute di forze planetarie e Guardie di Ferro Mordiane. Ciò che risultò strano fu l’assenza di qualsiasi segno che denotasse il fatto che ci fosse stata una guerra sul pianeta. Tutti i morti sembravano essersi uccisi tra loro. Poco dopo, l’Esortazione Cremisi riportò il ritrovamento della flotta Mordiana, completamente alla deriva e priva di vita intorno a Supplicium Secundus. Incapaci di trovare una causa a questi morti, gli Angeli Sanguinari ascoltarono le richieste d’aiuto ancora provenienti da Supplicium Tertius. Nel viaggio a velocità sub-luce fino a Supplicium Tertius, le trasmissioni divennero sempre più tremende e piene di urla acute, finché calò totalmente il silenzio.

Ad un certo punto, l’Esortazione Cremisi si trovò davanti a una nave immensa. Un incrociatore da battaglia dell’Adeptus Astartes, ma dalla forma distorta. Lo scafo troppo lungo, la struttura del ponte tozza e soprattutto l’assenza di numerosi dettagli. Agli occhi di tutti, la nave parve come una caricatura sfocata, ma Mephiston la riconobbe come l’Eclissi della Speranza, un incrociatore degli Angeli Sanguinari distrutto cinque millenni prima durante la Quinta Crociata Nera. Nessuno si spiegò come fosse possibile la sua presenza in questo luogo e in questo tempo, perciò venne ritenuto un fantasma, un lontano ricordo che aveva ottenuto forma. Castigon ordinò l’utilizzo del cannone nova sulla nave, ma, come previsto non ebbe alcun effetto, perciò venne organizzata una squadra per tentare di abbordarla.

Usando la Stormraven Spina Insanguinata guidata dal pilota Orias, Mephiston portò con sé l’Epistolante Stolas, il Sacerdote Sanguinario Albinus, il Cappellano Dantalion, il Techmarine Phenex e il Sergente Gamigin. Scoprirono di poter effettivamente sbarcare su questa sorta di proiezione dell’Eclissi della Speranza e presto notarono la continua assenza di dettagli nella costruzione della nave, tra cui porte mancanti. Quest’ultime apparvero poco dopo e Mephiston comprese che la nave stesse usando i loro ricordi per completare le sue parti mancanti. Esplorandola, si diressero verso il ponte principale, luogo in cui sperarono di trovare delle risposte. Man mano che si avvicinarono al ponte principale, Mephiston percepì la crescita di una strana intelligenza nella nave, come se i ricordi la stessero lentamente rendendo cosciente. A due minuti dal ponte principale, l’Eclissi di Speranza divenne finalmente cosciente in un’esplosione psichica che rimbombò nelle menti degli Angeli. Per Mephiston, fu come se la nave avesse appena sorriso.

Le pareti persero definizione e dalle superfici cominciarono a plasmarsi orde di Sanguinari di Khorne. Inizialmente resistettero, ma poi le orde si fecero troppo grandi e Albinus disse che non sarebbero potuti rimanere lì. Un momento dopo Dantalion cadde, il suo elmo penetrato dalla spada di un demone fino a raggiungere il cervello dell’astartes. Gamigin suggerì di dirigersi verso il ponte, ma Mephiston penetrò nei pensieri della nave senziente, scoprendo che il nucleo a cui era ancorata questa proiezione del Warp non si trovava sul ponte, ma nel Librarius. Facendosi strada tramite uno scudo a bolla creato da Mephiston, gli Angeli Sanguinari avanzarono fino al Librarium. Davanti alla porta, il Capo Bibliotecario decise di essere accompagnato da Stolas, mentre Albinus e gli altri avrebbero resistito fino al loro ritorno. Fino a quel momento. Albinus cercò costantemente di parlare con Mephiston come un amico, poiché conosceva bene Calistarius. La trasformazione incrinò il loro rapporto e, sebbene Albinus tentasse di riferirsi ancora a lui con la parola fratello, Mephiston non riuscì a recuperare la confidenza passata.

Una volta scambiate le ultime parole, Mephiston entrò nel Librarius insieme a Stolas. Il luogo si dimostrò essere l’unica parte reale della nave e non il prodotto di una proiezione. Mephiston giunse ad un altare centrale dove su cui era spiegata un’antica carta stellare raffigurante un sistema stellare: Pallevon. Alzando lo sguardo, su un trono situato appena oltre l’altare vide una statua di bronzo con le esatte fattezze di Mephiston. Evidentemente il loro incontro con l’Eclissi della Speranza non fu un caso, ma qualcosa di premeditato. Successivamente, toccando un libro, per un istante Mephiston fu colpito da una visione raffigurante un’immensa ombra cornuta e dagli occhi rossi e maligni. Resistendo alla tentazione della conoscenza corrotta di questi tomi, Mephiston redarguì Stolas. L’Epistolante non lo ascoltò e in un momento fu perso nella dannazione. I suoi occhi diventarono neri come la pece e le lacrime che scesero dai suoi occhi si trasformarono presto in tentacoli. Mephiston agì e diede fuoco a tutto, incenerendo anche Stolas. Con la morte del nucleo centrale dell’Eclissi della Speranza, i Sanguinari scomparvero e gli Angeli poterono tornare sull’Esortazione Cremisi. Il fantasma dell’incrociatore rimase lì, inerte, mentre la loo nave ricevette trasmissioni da Supplicium Tertius che riportarono il ritorno alla calma. Questa trasmissione fu seguita da una seconda, questa volta proveniente da Pallevon e inviata da un confratello ritenuto perduto da tempo.

L’Esortazione Cremisi partì per Pallevon e Mephiston, meditando, non si stupì nel sentire una lontana risata.

Il Mistero di Pallevon

Fu Albinus a svegliare Mephiston quando raggiunsero il Sistema Pallevon. Recandosi sul ponte principale, Mephiston venne aggiornato da Castigon sulla situazione. Una fregata classe Gladius si stava scontrando contro il ben più grande incrociatore Destino del Dolore appartenente alla banda da guerra traditrice dei Santificati, ossia un ramo dei Predicatori che in un momento storico imprecisato si dedicò totalmente all’adorazione di Khorne, riuscendo anche a evocare l’Assetato di Sangue An’ggrath durante il famoso Assedio di Vraks. La fregata venne identificata come la Fede Straziante, nave che scomparve durante la Seconda Guerra di Armageddon. Mentre l’Esortazione Cremisi aprì il fuoco contro la Destino del Dolore, Mephiston guidò ancora una volta la squadra inviata per investigare. portando con sé anche Albinus e Gamigin.

La nave non parve essere un fantasma come l’Eclissi della Speranza, ma trasmise comunque una sensazione strana, come se la sua esistenza fosse finita e le molecole di cui era composta fossero sempre sul punto di slegarsi da un momento all’altro. Individuarono il passaggio di membri dei Santificati, ma ancora non capirono chi potesse aver inviato il messaggio; forse un servitore-vox, forse realmente un confratello ritrovato. Mephiston condusse la squadra fino alla cappella, all’interno della quale avvenne uno scontro con nove astartes eretici. Li affrontarono ed ebbero il supporto di un Cappellano appena apparso all’altro capo della cappella. Mephiston riconobbe subito la voce di quel confratello e, quando si ristabilì la calma, i due si guardarono.

“Quirinus.” mormorò.

“Calistarius?”

Mephiston e la sua squadra condussero Quirinus a bordo dell’Esortazione Cremisi e fu in quel momento che la Fede Straziante perse il suo legame con la realtà dissolvendosi nel nulla. Quirinus fu scettico davanti alla spiegazione di cosa fosse Mephiston e Albinus cercò di calmare le acque sostenendo che Mephiston non fosse l’unico ad aver sconfitto la Rabbia Nera. Quando Quirinus disse che Lemartes non fosse un buon esempio, Albinus cercò di rispondere dicendo di non riferirsi a lui, ma al Sergente Rafen. Tuttavia, venne interrotto prima di pronunciarne il nome. Il loro dialogo continuò e la loro amicizia passata parve raggiungere il punto di rottura davanti alla natura di Mephiston e a un Quirinus in cui il Capo Bibliotecario sentì essere cresciuto del fanatismo. Castigon li interruppe per riprendere la missione e spiegò che, durante il recupero di Quirinus, la Destino del Dolore avesse ricevuto seri danni e che si fosse ritirata nel Warp, un comportamento che per i Santificati fu ritenuto strano, poiché soliti combattere fino all’ultimo. Effettuando delle scansioni sul pianeta, Castigon scoprì che i nemici fossero ancora presenti nella città di Vekaira. Le truppe vennero preparate e gli Angeli Sanguinari scesero su Pallevon.

Informandosi sul pianeta, Mephiston non scoprì alcun documento più recenti di cinque millenni prima, come se improvvisamente tutto si fosse interrotto. Essendo stato recentemente su una nave vecchia di cinque millenni che gli aveva mostrato una mappa del sistema in cui si trovava in quel momento, Mephiston non vide in tutto ciò il caso, ma uno schema. Avrebbe portato avanti la missione, ma si sarebbe tenuto all’erta.

Le truppe presenti raggiunsero i cancelli di Vekaira, ma vennero accolti solo dal silenzio. I cancelli vennero abbattuti e le forze disponibili schierate in una linea di fanteria e corazzati lunga oltre due chilometri, senza contare i velivoli nel cielo. La città fu attraversata senza alcuna interruzione o disturbo e Mephiston notò come ogni edificio non fosse stato riparato da millenni. Evidentemente, pure le superficie sembrò rispecchiare l’interruzione di ogni sviluppo come nei documenti. Nel frattempo, Quirinus parlò delle glorie che li avrebbero attesi su questo pianeta e del sacro compito che stavano svolgendo. Mephiston rimase di tutt’altra opinione, mentre Albinus si fece trasportare dalle parole del Reclusiarca.

Improvvisamente, da alcuni edifici sibilarono dei missili. Tre Santificati tesero loro un’imboscata, uccidendo undici confratelli, però tre comuni astartes corrotti non poterono reggere alcun confronto con Mephiston, il quale si occupò di loro in pochissimo tempo. Avanzando ancora, lo scontro si fece reale e gli Angeli Sanguinari spiegarono le truppe attraverso i palazzi e dando inizio a un feroce conflitto urbano. I Santificati non furono comunque in grado di prevalere e le poche perdite degli Imperiali furono sciocchezze davanti a quelle nemiche. A questo si aggiunse anche la furia di Mephiston, la quale fu scatenata in un oscuro ciclone di energia che fece precipitare una cattedrale e infine la ritirata del nemico. Alla vista di questo spettacolo, Quirinus pronunciò con scherno il titolo Signore della Morte, poi proseguirono fino a raggiungere il centro della città, un enorme depressione perfettamente circolare e a cerchi concentrici senza alcun edificio. Addentrandosi nella depressione, Mephiston poté osservare la prima traccia di civiltà. Non più abitanti della città, ma poche migliaia di tribali vestiti di stracci con delle capanne come riparo. Intorno a loro fu visibile un fenomeno inspiegabile: l’intera depressione apparve costellata di Space Marine impegnati ad affrontare altri Space Marine, ma tutti immobili come statue come se qualcuno avesse repentinamente interrotto lo scorrere del tempo. Le armature erano totalmente corrose e non fu possibile capire chi fossero.

Perfettamente al centro della depressione si ergeva una grande torre, luogo alla cui base i Santificati si erano ritirati. Raggiungendoli e ingaggiandoli in un altro scontro accompagnato dalle esortazioni di Quirinus sull’importanza della loro missione. Un numero preoccupante di confratelli fu presa dalla Rabbia Nera e Mephiston continuò a trovare strano il comportamento dei Santificati, i quali non spararono neanche un colpo dai propri corazzati e finirono per ritirarsi ancora una volta.

Entrando nella torre, Mephiston e tutti gli Angeli Sanguinari videro una stanza alta quanto la torre intera e al suo centro un piedistallo su cui si ergeva una statua d’oro e argento raffigurante in modo assolutamente perfetto e a grandezza naturale l’aspetto del primarca Sanguinius. Quirinus cadde in ginocchio e iniziò a cantare il nome di Sanguinius, seguito a ruota dai confratelli della 4a Compagnia. Mephiston non ne fu convinto e fu l’unico a essere ancora pieno di scetticismo, comportamento al quale Quirinus rispose accusandolo di non essere più un Angelo Sanguinario. Poiché, secondo lui, privato della Rabbia Nera e dell’anima, non avrebbe mai reagito come loro davanti a una tale reliquia. Mephiston non comprese come un così caro amico di Calistarius potesse essere diventato così cieco, ma cercò di non badarci. Castigon sostenne che, nonostante i segni poco promettenti, la missione si era rivelata un successo e le parole del Reclusiarca vere. Mephiston negò la possibilità che potesse essere tutto così semplice, finché non sentì il suono di voci mormoranti. Cercando di individuarne la provenienza, notò che il Sergente Gamigin stesse guardando nella sua stessa direzione e i due si diressero verso le capanne scoprendo che gli abitanti stessero i loro canti adoranti. Una capanna attirò la loro attenzione e al suo interno scoprirono anche di cosa vivessero questi tribali: loro stessi. Cannibali.

Albinus raggiunse Mephiston, il quale gli ordinò di guardare anch’egli in quella capanna. Il dubbio si insinuò anche nella mente di Albinus e Mephiston spiegò meglio i propri dubbi. Nonostante la perfezione della statua, non sapevano nulla della sua provenienza e, se non fosse stata per la sua presenza, tutto il resto li avrebbe portati a radere completamente al suolo questo posto. Secondo Mephiston, il Capitolo avrebbe dovuto imparare a non farsi ingannare da un altro falso idolo, riferendosi velatamente ad Arkio e alla sua Insurrezione.

Con il sopraggiungere del crepuscolo, i Santificati passarono di nuovo all’attacco, questa volta caricando in modo totalmente suicida. Oltre a non comprendere perché avessero tanto a cuore una torre contenente una statua del primarca degli Angeli Sanguinari, non ci fu alcuna tattica nel loro assalto. Nessun tentativo di sfruttare una copertura o di schivare i colpi, assolutamente nulla se non un cieco caricare in preda alla furia. Mephiston disse che ci fosse uno schema in atto, ma Castigon gli chiese che cosa potesse fare se non continuare ad abbatterli prima del loro arrivo. Dopo poco tempo, la rabbia infuse Vitarus e pure Mephiston si unì al massacro, ma dopo essere riuscito a controllare la propria furia, notò qualcosa di anomalo, ovvero quattro Santificati sul bordo della depressione impegnati in un rituale d’evocazione. Con un colpo di pistola plasma vaporizzò la testa del primo, due reagirono attaccandolo e l’ultimo rimase impassibile davanti alla crescita di un globo rosso sospeso a mezz’aria. I due che lo attaccarono vennero uccisi in poco tempo. Prima di poter intervenire contro l’ultimo stregone rimasto, quest’ultimo si immolò immergendo la testa nel globo e uscendone senza di essa, privo di vita. Il globo iniziò a innalzarsi, acquistando velocità fino a colpire la torre. Per un momento calò il buio della notte, poi si formarono fratture nel cielo e si sentì il rintocco di una campana accompagnato da quello ingranaggi sbloccati, come se avessero ripreso a muoversi dopo tanto tempo.

Gli Space Marine statuari ripresero a muoversi con la stessa ferocia di un berserker e una nuova battaglia si aggiunse a quella già presente. Ad un tratto, un altro fenomeno disturbante: gli Angeli Sanguinari morti si rialzarono e Albinus fu costretto ad abbattere il confratello al fianco del quale stava combattendo fino a un momento prima. Mephiston tornò alla torre, trovando al suo interno Quirinus. Il Signore della Morte ignorò le intimazioni di Quirinus volte a dissuaderlo dall’idea di danneggiare la statua. Prima di poter sferrare il colpo, Quirinus sollevò il Crozius Arcanum e cercò di colpire il proprio amico.

Per la seconda volta, Mephiston fu costretto ad affrontare un amico fidato, ma questa volta non si trattava di un compagno temporaneamente posseduto, bensì del Reclusiarca che lo attaccò guidato solo dalle proprie convinzioni. Dopo un breve scambio di colpi e parate, Mephiston bloccò i movimenti di Quirinus con i propri poteri e in quel momento Albinus accorse, ricevendo l’ordine di tenere fermo il Reclusiarca. Dopo essersi assicurato che fosse contenuto da Albinus, Mephiston sferrò un fendente contro la statua, tagliandola facilmente come fosse stata carne, infine la statua svanì nel nulla, conducendo un’energia accumulatosi per cinquemila anni attraverso Vitarus e poi all’interno di Mephiston. Dalla sua bocca scaturirono urla d’agonia talmente acute da risultare silenti; dagli occhi e dalle mani raggi di pura energia del Warp. Ogni suo senso risultò assente e la conoscenza che fluì in lui non gli mostrò solo ricordi di cinque millenni prima, ma anche visioni risalenti a diecimila anni prima e poi oltre, prima dell’Eresia, prima dell’Imperatore, prima dell’Era della Tecnologia e infine l’Era della Terra, quasi quarantamila anni prima. Mephiston capì che la perfezione della statua fosse dovuta alla manifestazione fisica di un ricordo appartenente a un essere presente nel momento in cui Horus uccise Sanguinius. Con tutta questa energia dentro di sé, il suo corpo divenne sovraccarico di rabbia, prossimo all’auto-annientamento, ma non cadde nella follia omicida. Concentrandosi, Mephiston riuscì a canalizzare l’energia e a rilasciarla in un’immensa esplosione diretta contro tutto ciò che si rivelò corrotto. La torre fu disintegrata e così anche gli Space Marine risvegliati e i Santificati. Il silenzio tornò nella depressione e al posto della statua si presentò una fenditura nel materium. Mephiston osservò Albinus tenere fermo Quirinus, il quale aveva cominciato a gridare in Alto Gotico insultando Horus. Vittima della Rabbia Nera, Albinus cercò di riportarlo alla ragione, ma Quirinus ebbe solo un ultimo momento di sanità mentale.

“Sei ritornato?” Albinus ripeté.

“Non ritornerò.” disse. Non stava parlando con Albinus, ma con Mephiston.

“Perché?” chiese il Signore della Morte.

“Io… perderei troppo. Non sarò un mostro.”

Così Mephiston scambiò le sue ultime parole con Quirinus, un tempo grandi amici, ora estranei. Senza alcun preavviso, la calma venne rotta, una voce parlò dalla fenditura e l’apocalisse avvolse Pallevon.

Una pioggia torrenziale di sangue e cenere cominciò a cadere intorno ai resti della torre. Il Warp gridò e dalle fratture nello spazio emerse una nuova armata di Sanguinari di Khorne. I Figli di Sanguinius formarono un circolo difensivo e una profonda voce gutturale continuò a parlare dalle fenditura, chiedendo perché Mephiston gli negasse la sua rabbia nonostante fosse stato così importante nei suoi piani, nel suo gioco. Rifiutando con disprezzo queste parole, dalla fenditura si manifestò il vero nemico. Un Principe Demone gigantesco dalla testa coronata da due lunghe corna incurvate, il volto simile a quello di un rettile su cui si stringevano due occhi neri, una mascella che avrebbe potuto facilmente strappare via la testa di un orko, gambe grandi quanto spesse quanto un intero Space Marine e artigli lunghi come gladii. La sua armatura e la sua pelle furono difficili da distinguere, poiché entrambi rosse come il sangue coagulato, inoltre, dai suoi spallacci, emergevano umani disperati e prossimi all’affogamento, come se lo spallaccio stesso fosse una profonda pozza di sangue e teschi in cui quelle persone sono costrette a lottare eternamente. Davanti a loro non si presentò un Principe Demone qualsiasi, davanti a loro si presentò Doombreed, uno dei primi servi d Khorne. Cinque millenni prima, Doombreed estinse i Capitoli dei Veneratori e dei Falchi Guerrieri durante la Quinta Crociata Nera, ma alla fine venne sconfitto.

Quella che ci fu subito dopo fu un poderoso scontro, durante il quale la depressione si riempì di lava e fiamme. Spostandosi verso la città, Mephiston cercò di far precipitare degli edifici contro Doombreed, ma fu inutile ricorrere a dei normali metodi per danneggiarlo. Mephiston fu scaraventato contro un muro e sollevato in aria dal possente braccio del Principe Demone. Conscio di aver fallito nel portare tutti gli Angeli Sanguinari presenti al tradimento, Doombreed cercò di convertire almeno Mephiston, ma il Signore della Morte non si fece abbattere e riuscì a distinguere la rabbia incontrollata di Pallevon da quella degli Angeli Sanguinari. Diretta, pura, sacra e capace di frantumare l’adamantio. Mephiston la concentrò e la brandì. Doombreed lasciò la presa sul Capo Bibliotecario, la sua mano fumante a causa di un’energia immonda per la sua pelle, poi Mephiston generò un nuovo globo di sangue e poi tutto esplose in un lampo di luce.

Doombreed scomparve e di conseguenza anche la sua armata demoniaca. Gli Angeli Sanguinari si riorganizzarono e, quando furono tornati sull’Esortazione Cremisi sottoposero Pallevon all’Exterminatus. Come risultato, circa metà della 4a Compagnia risultò morta o soggetta alla Rabbia Nera. Mephiston non riuscì più a sentire Doombreed, ma capì di averlo liberato da un pianeta che fino a quel momento costituì una prigione per lui. Quel giorno sopravvissero, ma scatenarono Doombreed nella galassia.

La Devastazione di Baal

Nel 999.M41, circa cinque mesi dopo gli eventi dell’Invasione di Cryptus, gli Angeli Sanguinari furono pronti ad affrontare la Leviathan su Baal. Nella notte, mentre Dante camminava per l’Arx Murus, le mura che circondavano la fortezza-monastero Arx Angelicum, Mephiston si presentò davanti a lui accompagnato da Jerron Leeter, Maestro degli Astropati del Capitolo. Dopo un breve saluto, i tre si scambiarono dati sull’adunata dei Figli di Sanguinius. Ventisette Capitoli erano già arrivati, circa quindicimila Space Marine della linea genetica di Sanguinius presenti e la stima di raggiungere una quota di venticinquemila prima dell’arrivo della Leviathan. Parlando di Cadia, Mephiston non poté dire molto, poiché 1a, 2a e 5a Compagnia non trasmisero più alcuna comunicazione dopo essere entrati nel conflitto del Sistema Diamor, ma almeno poté confermare il fatto che non fossero morti. Dopo poco si congedarono, l’aria non fu pregna di ottimismo.

Mephiston si ritirò nel Sepulcrum Maleficus, luogo in cui il suo sarcofago poteva sempre accoglierlo. Intorno a lui i sarcofagi contenenti i resti preservati dei Capi Bibliotecari passati la cui anima ancora aleggiante poteva essere contattata da Mephiston per ottenere consiglio in caso di bisogno. Il Signore della Morte entrò nel proprio sarcofago e, addormentandosi, sognò. Una fatto inusuale perché Mephiston non era solito sognare incontrollatamente. Una visione iniziò a formarsi, accompagnata da una voce che gli disse che tutto sarebbe iniziato su Diamor, poi vide Cadia ed enormi schiere di demoni e Space Marine del Caos provenienti dalle Legioni traditrici. In mezzo alla devastazione vide atti di eroismo e singole figure. Un enorme e mostruoso tecno-prete del Mechanicus, un’Inquisitrice fuori dal tempo e uno Space Marine con l’armatura di un maresciallo dei Templari Neri. Non poteva sapere che fossero Belisarius Cawl, Katarinya Greyfax e Marius Amalrich, tre individui che avrebbero svolto un ruolo fondamentale nei mesi seguenti. A queste figure si aggiunse una presenza senza volto, una risata e il baleno di una maschera argentea accompagnato da una mente eldar. Il tempo guizzò e cominciò a vedere Lupi Siderali in guerra su Fenris, poi cambiò ancora e vide Cadiani tentare di difendersi dai Necron dietro barricate fatte dei loro stessi commilitoni morti. Infine vide dei grandi piloni e la loro caduta, mentre tre volte udì la parola “Giudizio!”. La maschera argentata apparve nuovamente e questa volta parlò con la voce di una donna eldar. Cercò di scacciarla, ma lei condusse la sua mente fino al dominio di Khorne nel Warp e lì vide l’Assetato di Sangue Ka’Bandha, la Rovina degli Angeli. Vide un’armata di demoni rossi comprendente Ka’Bandha scontrarsi contro una di demoni neri e l’eldar avvertì Mephiston che Ka’Bandha sarebbe giunto.

La visione terminò, il sarcofago si aprì e Mephiston cadde a terra ripieno di rabbia, nudo e ancora parzialmente collegato ai cavi di ibernazione. Fu preso dalle convulsioni e vomitò urlando e grugnendo, finché riuscì a riprendere il controllo e a calmare la furia. Gli allarmi suonarono e i Bibliotecari accorsero immediatamente. Gaius Rhacelus fu il primo ad arrivare e ad aiutarlo nel rimettersi in piedi, poi disse di chiamare Albinus, ma Mephiston disse che non fosse il momento adatto. Mephiston disse di avere altro da fare e che da ciò dipendesse la vita di tutto il terzo di Capitolo inviato nel Sistema Diamor. Sapendo della presenza del Codicista Asasmael su Diamor, Mephiston e Rhacelus cercarono di contattarlo. Con dolore e uno sforzo incalcolabile, considerata la distanza, riuscirono appena a toccare la mente di Asasmael, poi le entità del Warp si volsero verso di loro e furono costretti a interrompersi. Mephiston chiamò il Bibliotecario Marcello ordinando di contattare Baal Secundus e di far concentrare gli Astropati del Capitolo verso il Sistema Diamor in modo da trovare il Capitano Karlaen e contattare Asasmael. L’ordine venne riportato e su Baal Secundus Jerron Leeter riuscì a contattare Asasmael, ricevendo informazioni sullo stato della missione nel Sistema Diamor. Le notizie non furono buone e Mephiston, evitando di nominare Ka’Bandha, si diresse da Dante per parlarne.

Con Rhacelus alle spalle, Mephiston oltrepassò la lunga fila di astartes dei Capitoli Successori, in attesa che Dante li ricevesse. Molti Bibliotecari gli fecero un cenno di riconoscimento o apprezzamento, molti altri marine ebbero reazioni più legate al disagio. Mephiston li ignorò e proseguì raggiungendo la cima della fila, alla cui testa notò il Castellano Zargo, Maestro Capitolare degli Angeli Carmini. Inizialmente le Guardie Sanguinarie davanti alla porte non lo fecero passare, poiché Dante era impegnato con le autorità degli Angeli Penitenti, ma gli occhi di Mephiston cominciarono a brillare, perciò gli venne dato immediatamente dato il permesso di entrare. Il Reclusiarca Relian degli Angeli Penitenti espresse il proprio disgusto nei confronti di Mephiston mentre uscì, ma lui non vi badò e parlò con Dante, al suo fianco alcune autorità del Capitolo: CorbuloIncarael, Maestro della Lama; Bellerophon, Custode del Cancello Celeste; Adanicio, Guardiano dei Cancelli; Ordamael, Paternis Sanguis e secondo in comando di Astorath.

Mephiston riportò l’orribile destino della 5a Compagnia comandata dal Capitano Sendini, arrivata nel Sistema Diamor poco tempo prima delle restanti forze capeggiate da Astorath, Karlaen della 1a, Aphael della 2a e Phaeton della 7a. Su una Compagnia di quasi 100 elementi, 94 caddero a causa della Rabbia Nera su un totale di 290 confratelli inviati verso Diamor. Meno di 400 confratelli degli Angeli Sanguinari rimasero a difesa di Baal. Successivamente, Mephiston riportò le proprie visioni riguardanti Cadia e Corbulo confermò di aver avuto visioni simili, inclusi i portenti urlanti l’arrivo del giudizio, citati anche nelle Pergamene di Sanguinius. Tra tutto, capirono solo di non trovarsi davanti a una Crociata Nera con Abaddon diretto verso la Terra, ma davanti a qualcosa di molto più grande e di legato all’Occhio del Terrore.

NOTA: Dopo l’Insurrezione di Arkio e le sue successive missioni, il Sergente Rafen servì all’interno della 5a Compagnia comandata dal Capitano Sendini. Se per assurdo consideriamo che la Compagnia di “quasi 100 elementi” corrisponda a 99, sappiamo che 94 di essi sono caduti definitivamente preda della Rabbia Nera, per poi essere destinati a morire in battaglia. Ciò vuol dire che al 95% Rafen è morto combattendo dopo essere stato introdotto nella Compagnia della Morte. Se consideriamo che “quasi 100 elementi” possa anche essere leggermente meno di 99 e che Rafen, senza l’aiuto della Lancia di Telesto, ebbe già difficoltà a non cedere totalmente alla Rabbia, le possibilità si alzano ulteriormente.

Mephiston evitò di parlare della faccenda riguardante Ka’Bandha e disse di voler parlare di un’altra questione solo con Dante. Dovendo ricevere ancora molti confratelli dei Capitoli Successori, Dante promise di incontrarlo il giorno dopo. Nell’attesa, Mephiston si recò nei tunnel delle Carceri Arcanum, uno dei luoghi più antichi dell’Arx Angelicum la cui costruzione rimase totalmente ignota a qualunque membro del Capitolo. Si ipotizzava pure che fossero vecchi di milioni di anni. Il Capitolo li utilizzò per conservare artefatti e creature impossibili da distruggere o la cui distruzione avrebbe causato più danni che giovamento. Mephiston si spinse nei tunnel più profondi e si presentò davanti a una porta sorvegliata dal Dreadnought Bibliotecario Marest, Capo Bibliotecario in tempi ormai lontani, ora guardiano di ciò che lo ferì mortalmente. Capendo la gravità della situazione, Marest lasciò passare Mephiston, il quale arrivò a incontrare l’Octocalvariae, una creatura aliena ad otto arti e corrotta dal Caos. L’Octocalvariae si rifiutò di aiutarlo, ma Mephiston ne sottomise la mente e la usò per guardare nel Regno del Caos, confermando la visione mostratagli dall’eldar. Ka’Bandha si stava realmente spianando la strada verso Baal.

Con il loro incontro, Mephiston spiegò a Dante dell’imminente arrivo di Ka’Bandha. Dante chiese se fosse possibile fermarlo e magari impedire il suo arrivo, quindi Mephiston disse di poter tentare l’utilizzo di qualche rituale. Oscuro, ma probabilmente utile. Dante accettò chiarendo di farlo a qualunque costo e di non parlare della questione al di fuori di loro due e chiunque avesse partecipato ai rituali.

Mentre la battaglia imperversò e la Leviathan si abbatté su Baal e le sue due lune, Mephiston rimase in meditazione per giorni, sorvegliato da Rhacelus e Lucius Antros. Ad attenderlo rimasero anche numerosi Bibliotecari degli Angeli Sanguinari e dei Capitoli Successori. Una grossa componente militare rimossa dal campo di battaglia, ma che forse avrebbe potuto fare qualcosa di molto più utile che uccidere Tiranidi. Quando Mephiston si risvegliò, fece preparare due Thunderhawk e con difficoltà volarono dovendosi destreggiare tra stormi di mostruosità Tiranidi. Raggiunsero il cuore delle Montagne Cruor entrando in un tunnel ritenuti contemporanei delle Carceri Arcanum, ma forse plasmati da mani non umane, per poi entrare in una grande sala nota come Ruberica, il Cuore di Baal. Il Ruberica emanò energia psionica rafforzando e rinvigorendo le menti dei Bibliotecari presenti. Tutti gli psionici si misero in formazione e Mephiston elargì i dettagli.

Il rituale cominciò e Mephiston pronunciò parole che nessun servo dell’Imperatore avrebbe mai dovuto pronunciare. In mezzo a loro si aprì una fenditura nel regno del Dio del Caos Khorne, permettendo loro di vedere Ka’Bandha impegnato ad abbattere gli ultimi demoni neri rimasti a sbarrargli la strada. Ka’Bandha e Mephiston si scambiarono parole d’odio, poi il demone attaccò. Mephiston parò, ma il colpo riecheggiò nelle menti dei Bibliotecari, facendo vacillare il loro controllo sul rituale. Ka’Bandha colpì ancora, ma Mephiston respinse nuovamente e i Bibliotecari iniziarono a morire. Il Signore della Morte contrattaccò e infine i Bibliotecari generarono lance di sangue per ferirlo. La fenditura venne chiusa all’improvviso, ma il rituale fallì. Rhacelus e Antros sopravvissero, ma Mephiston vide la metà dei Bibliotecari morti intorno a sé e i tunnel crollati a causa delle scosse.

Per Mephiston e i Bibliotecari sopravvissuti con lui la battaglia finì così. La crescita della Cicatrix Maledictum diede a Ka’Bandha la spinta necessaria a manifestarsi su Baal Primus, ma il rituale, seppur fallito, indebolì di molto il legame del demone con il piano materiale, impedendogli per gran parte del tempo di volare e diminuendo ampiamente il tempo a lui disponibile per causare danni.

Dante e le altre autorità degli Angeli Sanguinari furono quasi sicuri che Mephiston fosse morto, ma alla fine riemerse dopo la fine della battaglia. L’apertura della Cicatrix Maledictum mandò in cortocircuito il collegamento psionico dei Tiranidi con la Mente Alveare, mandandola nel caos più totale. Dante, quasi rimettendoci la vita, uccise il Signore dello Sciame e poi ricevette soccorso medico da parte di Albinus. Roboute Guilliman arrivò lasciando che la flotta della Crociata Indomitus ripulisse gli ultimi resti della Leviathan ancora intorno a Baal e gli Angeli Sanguinari, compreso Mephiston, scoprirono di essere stati soggetti a una forte distorsione temporale come in molti altri della galassia. Per loro passò circa un mese dall’inizio della battaglia, ma per il resto della galassia passarono circa settant’anni. Molto era cambiato e i Figli di Sanguinius dovettero iniziare a comprendere.

Morsus e la Crociata Rediviva

In seguito all’apertura della Cicatrix Maledictum e all’introduzione degli Space Marine Primaris all’interno dell’organizzazione Capitolare, Mephiston si occupò di altri problemi. Uno di essi fu una sua improvvisa cecità psionica.

Mephiston si recò su Hydrus Ulterior, un mondo attaccato dagli Orki e su cui l’Astra Militarum e gli Skitarii guidati dal Magos Calx stavano cercando di difendersi. Siccome molti persero la vita causa di una strana pazzia dilagante, Mephiston credette che Hydrus Ulterior potesse essere la fonte della propria cecità. In realtà, così non fu, poiché Mephiston devastò le orde pelleverde e uccise il Tipo Ztrano responsabile della pazzia, ma ciò non risolse nulla. Mephiston lasciò il pianeta abbandonando i suoi difensori, considerando la propria missione molto più importante.

Ancora in cerca della fonte della cecità psionica, la nave da battaglia Giuramento di Sangue fu attaccata dai Necron, i quali la abbordarono. Gli Angeli Sanguinari, tra cui il Luogotenente Primaris Servatus, respinsero gli invasori, mentre Rhacelus cercò di contattare Mephiston. Lo trovò impegnato in un grottesco rituale da cui ne uscì completamente scorticato e ricoperto di sangue. La sua pelle si estese come fili attraverso la stanza e rimase attaccata al corpo solo tramite una piccola parte della schiena, facendolo apparire come un angelo grondante sangue. Ricomponendosi e facendo sì che la pelle tornasse lentamente al proprio posto, Mephiston mostrò la mappa stellare tracciata dalle proprie mani mentre la sua mente vagava nel Warp, su di essa un grande serpente atto a simboleggiare la Cicatrix Maledictum e linee confuse dedicate a ciò che Mephiston non riuscì a vedere a causa della cecità psionica. Mephiston sostenne che il suo vero nemico, causa del suo male, fosse anche uno degli architetti della Cicatrix Maledictum. Rivolgendosi a Rhacelus, lo descrisse:

“Un vecchio monaco, fragile e ingobbito, il suo volto nascosto in un cappuccio. Quando il cappuccio si scosta, Rhacelus, c’è solo il teschio di un uccello – lungo e sbiancato, come un artiglio. Recita un mantra. Noi sogniamo, sognando, sognati. Ancora e ancora. Il mantra si riferisce alla Grande Fenditura, ne sono certo.”

Mephiston tracciò la propria cecità psionica fino alle Stelle Redivive, più precisamente fino al mondo tomba Morsus. Negli anni passati durante la loro lotta contro i Tiranidi, la Crociata Rediviva cercò di respingere i Necron, ma alla fine il mondo fu abbandonato e Guilliman integrò le forze schierate all’interno della Crociata Indomitus. Con l’attacco dei Necron in corso, Mephiston, aprì una comunicazione con Lord Suphys, primo araldo del Faraone Menkhaz l’Immortale. Dimostrando di conoscere la quinta regola dei trattati militari delle Tavole di Zanakh, Mephiston colse in contropiede la burocrazia dei Necron e fermò temporaneamente il loro attacco.

Nel frattempo, Lucius Antros, promosso a Codicista, cercò di trovare un modo per controllare i pieni poteri di Mephiston. Dopo svariati tentativi falliti nei mesi precedenti, Antros venne a contatto con il Capitolo dei Figli di Helios, i quali parvero riuscire a rimanere puri nonostante la loro costante vicinanza con la Cicatrix. I Figli di Helios insegnarono ad Antros una forma di meditazione conosciuta come Miglio Insonne, durante la quale avrebbe dovuto recitare le parole Noi sogniamo, sognando, sognati per resistere all’influenza del Warp. Antros poté osservare il pieno potere del Miglio Insonne quando i Figli di Helios riuscirono a entrare nella Cicatrix per recuperare alcuni confratelli perduti e si apprestò nel tornare da Mephiston in modo da trasmettergli la scoperta. Antros non poté sapere che i Figli di Helios fossero caduti involontariamente nelle braccia del Caos. Il loro Maestro Capitolare Dragomir, osservando i pellegrini che accompagnavano il suo Capitolo, ne vide uno incappucciato e con un lungo becco. I pellegrini si rivelarono tutti demoniaci e, a differenza di Antros, Dragomir comprese la verità. Antros stesso, più tardi, ebbe una visione praticando il Miglio Insonne, vedendo Mephiston impegnato a trattare con i Necron, impiantando definitivamente nella sua mente l’idea che potesse essere un traditore.

Su Morsus, Mephiston e gli Angeli Sanguinari al suo comando affrontarono i Necron della Dinastia Khenisi, il cui Faraone era ormai impazzito. L’Eliomante Xhartekh cercò di ribaltare il potere del Faraone girando intorno alla sua pazzia e guadagnandosi la fiducia di altri elementi della Dinastia in modo da utilizzare un macchinario noto come Orchestrion. Secondo Xhartekh, le sue proprietà sarebbero state capaci di eliminare le tempeste Warp vicine a Morsus e Mephiston riconobbe proprio l’Orchestrion come fonte della propria cecità psionica. Xhartekh lo notò e Mephiston lo tenne occupato spiegando di conoscere il funzionamento dell’Orchestrion grazie alle proprie visioni. Proprio in quel momento Antros raggiunse Mephiston e assistette alla scena vista nella propria mente, ottenendo la sua apparente prova che Mephiston fosse un traditore in combutta con gli xenos. Decise quindi di tornare sulla Giuramento di Sangue senza dire nulla.

Mephiston attivò l’Orchestrion usando i propri poteri per portarlo al sovraccarico, scatenando tutta la sua potenza su ogni Necron collegato alla rete e causando la loro vaporizzazione. Solo Xhartekh sopravvisse teletrasportandosi via. L’Orchestrion fu distrutto nel processo e Mephiston fu finalmente libero dalla propria cecità.

Tornando sulla Giuramento di Sangue, Rhacelus chiese ad Antros se avesse trovato qualcosa di realmente utile dai Figli di Helios, a differenza dei precedenti tentativi. Antros mentì e sostenne di non aver nulla tra le mani, per poi ritirarsi in privato e riprendere la meditazione attraverso il Miglio Insonne. Nonostante fosse venuto a conoscenza del fatto che alla fine Mephiston avesse causato la morte dei Necron, nella sua mente non riuscì a staccarsi dal dubbio. Quando un thrall del Capitolo passò di lì, rimase confuso da ciò che vide nelle ombre: un monaco in tunica con il volto coperto da un cappuccio. La figura si mosse e il thrall trovò davanti a sé Lucius Antros, pensando subito di essersi sbagliato e che le ombre gli avessero giocato uno scherzo.

Bibliografia

Manuali

  • Regolamento Space Hulk, 3a edizione
  • Regolamento Space Hulk, 4a edizione
  • Codex: Armageddon, 3a edizione
  • Codex: Angeli Sanguinari, 3a edizione
  • Codex: Angeli Sanguinari, 5a edizione
  • Codex: Angeli Sanguinari, 7a edizione
  • Codex: Angeli Sanguinari, 8a edizione
  • Shield of Baal: Leviathan
  • Shield of Baal: Exterminatus
  • Black Crusade: Angel’s Blade
  • Gathering Storm: Fall of Cadia

Romanzi e racconti brevi

  • Space Hulk: The Novel, di Gav Thorpe
  • Dante: Lord of the Host, di James Swallow
  • Sanguis Irae, di Gav Thorpe
  • Eclipse of Hope, di David Annandale
  • Mephiston: Lord of Death, di David Annandale
  • Deus Encarmine, di James Swallow
  • Deus Sanguinius, di James Swallow
  • Red Fury, di James Swallow
  • Black Tide, di James Swallow
  • Mephiston: Blood of Sanguinius, di Darius Hinks
  • Space Marine Conquests: The Devastation of Baal, di Guy Haley
  • Mephiston: Revenant Crusade, di Darius Hinks

Altre pubblicazioni

  • Warlords of the Dark Millennium: Dante
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