Quantic Dream tra maghi e storie in evoluzione: abbiamo provato Spellcasters Chronicles

Spellcaster Chronicles

Il 2025 è stato un anno in cui abbiamo visto molte certezze smolecolarsi come pezzi di pane sotto un pesante martello. Tra le certezze che ci hanno abbandonato, troviamo anche il ruolo di Quantic Dream all’interno dell’industria videoludica, passata da azienda arcinota per fare unicamente videogiochi completamente narrativi a… sviluppatrice di un videogioco multigiocatore, competitivo e free-to-play. Sì, sappiamo anche noi che potrebbe non avere senso, ma mentre continuano i lavori per il prossimo grande titolo dell’azienda, Star Wars Eclipse, la software house francese capitanata da David Cage ha deciso di provare a mettere le mani in pasta altrove.

Certo, passare da Heavy Rain e Detroit Become Human a un videogioco più simile a un ibrido tra un MOBA e un RTS può sembrare strano, ma, d’altronde, come stampa ci lamentiamo sempre di quanto si sperimenti poco nel mondo dei videogiochi ad alto budget. Questa si configura esattamente come una sperimentazione bella e buona, quindi perché non gettarci a capofitto nell’esperienza? La parte “divertente” è che, comunque, il DNA della software house è ancora presente all’interno di quest’esperienza, nonostante il suo genere di riferimento sia diametralmente opposto a quanto fatto storicamente.

Una storia in divenire

Il caos che si può generare durante un game di SpellCaster Chronicles
Una storia in divenire (player.it)

Partiamo da un concetto centrale: Quantic Dream, con Spellcaster Chronicles, ha voluto costruire un videogioco multiplayer competitivo in cui lo storytelling avesse un peso all’interno dell’equazione del divertimento. Questo perché, risultando “vincenti” durante il corso di una stagione, si avrà una maggiore influenza nel decidere gli equilibri del gioco durante il passaggio alla season successiva.

Contestualizziamo meglio: nell’universo di Spellcasters Chronicles il mondo è animato da una fonte di energia magica chiamata Source, utilizzabile soltanto da poche figure. Queste combattono battaglie all’ultimo sangue per potersi accaparrare quanto più potere possibile. Quest’ultimo è fondamentale per poter modificare “l’arazzo”, ovvero un artefatto in grado di rappresentare il futuro del mondo. Ne consegue che chi ha più potere magico è in grado di alterare in maniera univoca la direzione del mondo, anche al di fuori della propria normale sfera di influenza.

I personaggi di SpellCaster Chronicles
Una storia in divenire (player.it)

Alla fine della stagione, ne consegue, che i giocatori che avranno raccolto più potere avranno modo di modificare la grande storia corale che sottostà all’esperienza. Questo potrebbe voler dire diverse cose, come bilanciare particolari eroi, modificare il funzionamento di abilità, cambiare le mappe e così via.

Un’idea molto forte e anche intrigante, che però pone il fianco a un ragionamento: i giocatori che performano male, magari perché entrati nell’esperienza nelle fasi avanzate della stagione, saranno ricompensati in qualche maniera?

Carne al fuoco: parecchia

Un esempio di battaglia da SpellCaster Chronicles
Carne al fuoco: parecchia (player.it)

Bando alle ciance: abbiamo avuto modo di provare il gioco, pad alla mano, per una partita e mezza (purtroppo la seconda è implosa su sé stessa, fortunatamente mentre stavamo perdendo) durante il corso di una sessione di Hands On da remoto, giocando direttamente in streaming dal computer degli sviluppatori.

Partiamo dal presupposto: Spellcasters Chronicles è un vero e proprio MOBA 3 contro 3 in cui due squadre se la danno di santa ragione in partite che durano 25 minuti. L’obiettivo che una squadra deve raggiungere per vincere è semplice: abbattere quante più costruzioni possibili tra le tre tenute al sicuro dalle singole squadre, muovendosi progressivamente su di una mappa.

Spellcaster Chronicles è un vero e proprio MOBA tre contro tre in cui due squadre se la danno di santa ragione su una mappa a tre corsie. L’obiettivo che una squadra deve perseguire per vincere è molto semplice: è necessario distruggere quante più Torri possibili tra quelle presenti in una delle estremità della mappa. Per farlo, la squadra può costruire, attraverso delle apposite abilità, i creeps che negli altri MOBA sono generati automaticamente e controllati dall’intelligenza artificiale. Durante il corso della nostra prova, abbiamo interpretato due eroi differenti, entrambi facenti parte della stessa macro-categoria. Ogni eroe è dotato della possibilità di evocare due diverse unità da terra (i sopracitati creep) e della possibilità di utilizzare abilità di attacco melee, abilità di movimento o magie di vario genere. Il nostro Incantatore del fuoco, ad esempio, aveva la possibilità di generare una tempesta di fiamme dal palmo della sua mano oppure la possibilità di scatenare una vera e propria pioggia fiammeggiante attraverso la pressione di un tasto.

Il gameplay di SpellCaster Chronicles
Carne al fuoco: parecchia (player.it)

L’altro eroe da noi provato invece era dotato della capacità di generare uno scudo su cui far rimbalzare i proiettili avversari, ma anche della possibilità di evocare al posto dei Creep delle vere e proprie cripte in grado di generare unità da mischia molto deboli, ma in maniera costante durante il corso del tempo. La mappa era liberamente esplorabile, complice anche la mobilità assoluta di tutti gli eroi del gioco (tutti possono volare, planare, scattare e così via) e, al di fuori delle varie corsie, esistono dei luoghi di interesse che i giocatori faranno bene a conoscere molto rapidamente. Qui, infatti, nascono dei nemici generati dall’intelligenza artificiale che rappresentano vere e proprie sacche di esperienza da ottenere. Questi solitamente proteggono dei forzieri che contengono oggetti da utilizzare durante il corso della battaglia. Tali oggetti permettono di lanciare gratuitamente alcune delle probabilità o di utilizzare abilità appartenenti ad altri personaggi.

Le partite sono state piuttosto adrenaliniche, complice anche il grande numero di elementi a schermo e in generale il buon ritmo di gioco, costringendo tutti i giocatori a barcamenarsi in maniera costante tra le varie Lane. La parte davvero intrigante è arrivata quando, dopo una decina di minuti di gioco, si è avuta l’opportunità di evocare un Titano, ovvero un creep gigantesco controllato dall’intelligenza artificiale. Quest’ultimo rappresenta una minaccia davvero pericolosa per gli avversari, che si devono coalizzare per abbatterlo oppure devono scegliere se utilizzare il loro Titano per affrontare ad armi pari la situazione.

Durante la scelta dei personaggi, abbiamo anche potuto scegliere un set di abilità da associare a questi. Nella nostra prova, ogni personaggio poteva essere buildato secondo uno tra due possibili preset, ma è legittimo pensare che con l’uscita della Beta chiusa del gioco la situazione possa diventare ancora più variegata.

In che direzione vuole andare questo gioco?

Altro gameplay da SpellCaster Chronicles
In che direzione vuole andare questo gioco? (player.it)

Da quanto abbiamo potuto provare, l’esperienza di gioco è senza dubbio esaltante. L’ottima Art Direction del titolo di Quantic Dream, innanzitutto, ha costruito un mondo che è bello da vedere oltre che semplice da leggere. Questa semplicità nella lettura ci ha permesso di imparare molto rapidamente le meccaniche più importanti di gioco, complice anche una buona schermata riassuntiva richiamabile con la pressione di un tasto.

Ludicamente parlando, le criticità ci sono sembrate più legate al livello di confusione che è possibile raggiungere a schermo nei momenti più concitati. Come però accade per i videogiochi multiplayer, confidiamo che l’abitudine nel gioco permetta di leggere molto più rapidamente le schermate con tantissimi avversari e/o abilità. Il sistema di controllo da noi sperimentato tramite joypad si è dimostrato all’altezza, al netto delle hitbox di alcuni colpi che non ci sono sembrate chiarissime e che, ancor peggio, hanno vanificato i nostri sforzi in situazioni particolari.

I dubbi, di conseguenza, si concentrano nel posizionamento del gioco all’interno del mercato. Spellcaster Chronicles, con le sue indubbie qualità, deve comunque posizionarsi all’interno di un mondo multiplayer free-to-play con una montagna di videogiochi intriganti e di buona qualità, potendo sfruttare a suo vantaggio il suo essere uno dei pochi esponenti di uno dei generi meno semplici da masticare in circolazione: quello del MOBA. Se League Of Legends e Dota 2 rimangono sostanzialmente inattaccabili per questioni storiche e qualitative, la nicchia rimasta scoperta è quella dei MOBA in terza persona, orfana di un seguito “degno” per lo SMITE che con il suo secondo capitolo ha fatto un brutto capitombolo verso il basso.

Conclusioni

Le innovazioni portate da Spellcaster sono senza dubbio interessanti: la possibilità attiva per il giocatore di gestire la storyline del gioco in corso d’opera è una scelta coraggiosa. Ma basterà per posizionare un ottimo gioco in un contesto dove a farla da padrone sono videogiochi in cui si sono investite anche migliaia di ore? Noi, comunque, tifiamo per lui.