Tekken 8 | Provato (PS5) | Il Re dei picchiaduro 3D non intende cedere il trono

Il ricordo più vecchio che ho di Tekken risale a Tekken 3 (1997, giusto per ricordarvi quanti anni sono passati): ero una bambina appassionatissima dell’Uomo Tigre e cosa poteva esserci di più bello che vederlo rappresentato in un videogioco? Forse, da qualche parte tra i pensieri, ero anche consapevole come King non fosse davvero quello che io credevo fosse ma gli elementi c’erano tutti. Era un wrestler e indossava una maschera da tigre – giaguaro, lo so bene, ma ancora non facevo certe distinzioni.

Perciò il mio viaggio con Tekken è iniziato da qui, dall’entusiasmo verso un personaggio che per larga parte era il frutto delle mie convinzioni infantili. Ventisei anni dopo mi ritrovo ancora una volta con un pad in mano, il mio personale Uomo Tigre nel cuore ma un altro lottatore come cosiddetto main, pronta più che mai a prendere e dare cazzotti come se da quel lontano 1997 non fosse passato un solo giorno: se la passione è rimasta la stessa, tuttavia, lo stesso non si può dire del gioco perché Tekken 8 strizza l’occhio, come vedremo, proprio a Tekken 3 ma è tutt’altra cosa. Graficamente e ludicamente, com’è giusto che sia, ancora una volta pronto a dimostrare perché è ritenuto il Re dei picchiaduro 3D.

Dopo averlo visto principalmente da lontano, eccezion fatta per un closed test che mi ha dato assaggio minuscolo del gioco e dei suoi personaggi, ho avuto l’occasione di provarlo per quasi cinque ore nel corso di un evento dedicato in quel di Milano. Una versione pressoché completa, che come sempre verrà rifinita fino alla pubblicazione il prossimo 26 gennaio, ma in grado di restituire l’esperienza per quella che sarà quando tutti avremo modo di giocarci. Ed è, senza dubbio, uno spettacolo per gli occhi.

Tra alcuni capitoli della Modalità Storia, un po’ di sano allenamento, sessioni di Arcade Quest e feroci battaglie a Tekken Ball (eccola, la strizzata d’occhio!) al cui confronto l’eterna lotta Mishima/Kazama è poco più di una scaramuccia tra bambini, Tekken 8 è tornato in splendida forma e persino di più.

La faida giunge al termine?

Non credo io per prima a questo asserto, poiché negli anni abbiamo visto come, in un modo o nell’altro, Heihachi Mishima soprattutto riuscisse a tornare per non dare pace al figlio Kazuya, che a sua volta non si risparmia nei confronti del figlio Jin. Insomma, un dilemma familiare capace però di coinvolgere e sconvolgere il mondo intero. A questo giro, tuttavia, qualcosa potrebbe davvero essere diverso, a cominciare dal fatto che Heihachi è scomparso; non si sa come né perché, eppure è così.

Nel frattempo Jin, intenzionato a eradicare una volta per tutte il diavolo incarnato, affronta in campo aperto Kazuya; sebbene all’inizio possa sembrare uno scontro alla pari, la supremazia di suo padre è evidente e Jin si ritrova inesorabilmente sconfitto. Mostrandosi in mondovisione per ciò che è davvero, Kazuya dichiara come l’umanità debba riscoprire cosa significhi combattere, dopo secoli trascorsi a piegarsi di fronte a norme e convenzioni sociali, inaugurando un nuovo Torneo del Pugno di Ferro: chi si mostrerà degno – aka il vincitore – meriterà un posto nel nuovo mondo da lui governato. I perdenti, al contrario, saranno cancellati dalla Terra assieme alle rispettive nazioni. Insomma, a questo giro la posta in gioco è altissima e da qui si torna alla, seppur difficile da credere, domanda iniziale.

Un Jin fuori controllo affronta il padre, Kazuya, perfettamente consapevole dei suoi poteri

Possibile che la storia di Tekken, dopo tutti questi anni, possa prendere un corso diverso? Kazuya è andato “all in” e le regole del Torneo sono piuttosto feroci. Che possa essere sul serio la fine dell’eterna faida famigliare, nonché di un gene del diavolo le cui radici pare verranno ben contestualizzate? Forse ma non dobbiamo dimenticare due fattori importanti, ovvero la scomparsa di Heihachi e, di riflesso, l’improvvisa comparsa di Reina – misteriosa studentessa della Mishima Polytechnical School il cui stile è un po’ troppo, come dire, focalizzato per essere frutto di semplici studi o allenamenti. Il suo interesse per Jin, inoltre, non fa altro che insospettire riguardo la sua identità o i suoi veri intenti, come vedrete voi stessi giocando. Insomma, nel suo essere sempre costantemente sopra le righe, sembra che a questo giro Tekken 8 abbia deciso di prendere più sul serio la propria storia e il proprio passato in particolare, non rinnegando esagerazioni come quella di Azazel ma, piuttosto, abbracciandole per integrarle in modo quanto più sensato possibile. Alla sua maniera, ovvio.

Passando oltre l’aspetto puramente narrativo, la prima cosa a balzare all’occhio è senza ombra di dubbio la qualità grafica: come ormai sappiamo a seguito di diverse interviste a Kazuhiro Harada così come a un’altra pietra miliare della serie quale Michael Murray, l’ottavo capitolo è stato sviluppato su Unreal Engine 5 e dunque ricostruito da zero. Nessun asset del precedente Tekken 7 è stato utilizzato, poiché uno degli obiettivi era rendere al meglio ambienti, personaggi, dettagli e in generale l’intera esperienza visiva. Un centro pressoché perfetto, bisogna dire, perché Tekken 8 è ottimo da giocare almeno quanto è bello a vedersi proprio grazie alla qualità sia dei personaggi sia degli scenari.

Victor Chevalier, combattente d’élite, capo delle forze delle Nazioni Unite e nel tempo libero anche spezzacuori

A proposito dei primi, il corposo roster iniziale (al quale senza dubbio si aggiungeranno altri lottatori nel corso del tempo) già prevede tre inediti: la già menzionata Reina, Victor Chevalier, ritratto qui sopra e doppiato nientemeno che da Vincent Cassel, e infine l’esuberante Azucena – entrata subito tra i miei personaggi preferiti anzitutto per caratterizzazione, poi per stile di combattimento. La parte di storia che ho potuto vedere ha messo in scena soltanto Victor e Reina, entrambi più coinvolti di quanto potrà essere Azucena che presumo sarà tra i partecipanti al torneo, ma già solo il coinvolgimento di Victor mi ha permesso di apprezzare un altro elemento di Tekken 8: il doppiaggio.

Che i personaggi parlino la loro lingua madre non è certo una novità introdotta dall’ottavo capitolo, tuttavia la maggior enfasi sulla storia, le numerose interazioni tra persone – e personalità – diverse nonché una quantità di filmati superiore rispetto al passato permettono di godersi al meglio questa peculiare caratteristica. Non sarà quindi raro sentir parlare, nel giro di poco, giapponese, coreano, inglese, francese, italiano e chi più ne ha ne metta: una Babele videoludica in cui sorrido al pensiero che i personaggi parlino lingue diverse tra loro ma siano tutti perfettamente in grado di capirsi, ma al contempo ne apprezzo il realismo.

Una maggior ricercatezza cinematografica, se così possiamo definirla, porta Tekken 8 ad aggiungere un altro, apprezzatissimo tassello che ben unisce narrazione e gameplay: la continuità dei combattimenti, senza più l’artificiosa distinzione tra round. In Tekken 7 capitava che alcuni scontri fossero divisti in due round non dichiarati, divisi da un intermezzo video che andava anche a cambiare terreno di scontro seguendo la storia, ma in generale si trattava per lo più di singoli incontri. Qui, al contrario, all’interno di uno stesso scenario come potrebbe essere il ring del Torneo del Pugno di Ferro i vari round vengono uniformemente inseriti all’interno della narrazione, adeguandosi a essa. Mi è rimasto impresso in particolare il combattimento tra Jin e Reina ma da quanto ho visto ce ne aspettano non pochi così. Laddove in passato si percepiva comunque una vaga sensazione di scollamento, qui non ne ho avvertita alcuna; certo, andrà valutato sull’intero pacchetto e non solo su una porzione, sono però fiduciosa che Tekken 8 non deluderà in tal senso. Ci aspetta una Modalità Storia di tutto rispetto.

Con calma e per favore, Kazuya

L’ultima, non per importanza, introduzione di rilievo nel gameplay soprattutto per il fatto di essere inedita riguarda la presenza di QTE. Proprio così, durante specifici momenti della storia saremo chiamati a reagire a una minaccia, per esempio le nocche di Kazuya sul nostro setto nasale, schivando oppure rendendo pan per focaccia: inutile sottolineare come la scelta avrà un effetto tangibile sul combattimento, portandoci in una posizione di favore oppure approfittando della cosa per infliggere anche un po’ di danno in più al nostro avversario. Una novità gradita che obbliga a stare sempre con i sensi all’erta. Potrei dilungarmi ancora su quanto visto, pur trattandosi di una piccola parte di ciò che la storia promette essere, ma diamo una doverosa ripassata al sistema di combattimento.

Get Ready for the Next Battle!

Tekken 8 è un gioco estremamente frenetico e votato all’aggressività, molto più dei capitoli che l’hanno preceduto, eppure si dimostra in grado di rispettare in particolare i fondamentali di Tekken 7. Combo che si basano sul juggling aereo, previsione dell’avversario, qualche dito sacrificato all’altare dei set di mosse per ciascun personaggio… nulla di tutto questo è cambiato e a prima vista può sembrare che, se siete anche solo appassionati di Tekken 7, possiate immergervi nel nuovo capitolo senza problemi. Nei fatti è così, ciononostante quando si va ad analizzare il gameplay un po’ più in profondità ci si rende conto di quanto la musica sia diversa – votata a un ritmo tutto suo che non per questo dimentica da dove sia nata. Tutto per merito del Heat System, inizialmente criticato dalla fanbase più esperta perché visto come una semplificazione quando in realtà aggiunge ulteriore valore.

Di cosa si tratta? Molto in breve, potrei definirlo come un potenziamento disponibile a ogni round, che si attiva in base a specifiche combinazioni di tasti oppure tramite l’uso di uno specifico, e permette l’esecuzione di mosse inedite, devastanti nella loro brutalità, che al netto di una durata estesa (a patto non lo consumiate tutto subito con una mossa in particolare) e della difficoltà in cui pone chiunque se ne trovi vittima, non altera in modo sensibile gli equilibri di combattimento. Le accortezze di cui sopra, ossia la lettura dell’avversario, il posizionamento, i movimenti laterali e quant’altro restano invariate da ambo le parti – offesa e difesa. Diventa presto chiaro come l’Heat System sia una meccanica votata a quell’aggressività che Harada e il suo team hanno voluto amplificare, senza per questo sbilanciare gli equilibri: non a caso c’è stata una rivalutazione dei danni base, leggermente inferiori proprio in virtù del fatto che l’Heat System (assieme alle già note Rage e Rage Art) permette di ridurre l’indicatore di salute in tempo zero se si capisce, soprattutto per i veterani, come traslare le proprie capacità nel nuovo ma al contempo familiare sistema di combattimento di Tekken 8. Per i novizi, non vi preoccupate: avrete modo di perfezionarvi grazie a un’ottima modalità allenamento e al fatto che, volendo, potete inizialmente sfruttare lo Stile Speciale, più semplificato e rivolto proprio a chi è un giocatore occasionale oppure ha appena cominciato il suo percorso in Tekken.

King in una possibile attivazione dell’Heat System

Al netto di tutto questo, resta l’evidenza che una maggior enfasi su uno stile aggressivo va a penalizzare un poco quello difensivo e, per un curioso ribaltamento di ruoli, potrebbe rendere proprio i novizi pericolosi in virtù delle enormi possibilità offensive dell’Heat System. Come ogni picchiaduro, è probabile che anche Tekken 8 andrà incontro a qualche ribilanciamento post-lancio per una sempre migliore gestione dell’online. Reina, per esempio, è fin troppo devastante mentre gli stessi King e Lars restano tra i personaggi che mangiano via generose porzioni di salute. In generale, un po’ tutti i personaggi sono la versione sotto steroidi dei loro modelli precedenti ma con alcuni si nota in modo particolare. Tuttavia, pur considerando queste variabili, l’aspetto che mi preme particolarmente non trovare più nell’online (su cui non posso esprimermi perché la build era tutta offline) è la possibilità di cambiare Stile a piacere durante il combattimento. Capite da voi quanto questa possibilità possa essere abusata in maniera scorretta, portando un giocatore in difficoltà ad attivarla per trovarsi ogni comando semplificato e potenzialmente ribaltare una situazione sfavorevole. L’ultima volta che ne ho avuta traccia è stata nel closed test e da allora sono passati mesi: è possibile inoltre che quell’opzione fosse stata aggiunta di proposito in quell’occasione, per permettere di provarla. Non resta che aspettare il gioco completo di online per valutare quello che, bilanciamento a parte, mi sembra uno tra gli aspetti cruciali proprio per mantenere una certa equità durante le competizioni online.

Pur avendo l’intero roster a disposizione, cinque ore non sono affatto sufficienti per provare ciascun personaggio nel dettaglio e coglierne eventuali sfumature. A maggior ragione se parte della prova è stata dedicata alla storia, con i suoi specifici personaggi da usare, e se io personalmente ho un debole per Lars. Ad ogni modo, come ho già accennato, dei tre personaggi nuovi Reina mi è parsa la più bella da giocare e al contempo la più devastante; qualcuno che forse potrebbe essere lievemente ritoccato per non renderlo eccessivamente sbilanciato. Victor ha stile da vendere ma il fatto di usare tre armi diverse lo rende un po’ più complesso da usare, mentre Azucena mi dà la sensazione che, più degli altri, sia la più votata alla complessità dei movimenti e alla gestione degli spazi, nonché soprattutto della tridimensionalità.

In cerca della gloria Arcade

Se volete prendervi una pausa da vendette famigliari di sorta, Tekken 8 ha pensato a tutto. Anziché seguire le orme altrui, perché non costruirsi una carriera propria? Soprattutto, perché non farlo a colpi di arcade che non passano mai davvero di moda? Arcade Quest è una modalità single player a sé in cui, con un nostro avatar creato ad hoc per l’occasione e personalizzabile in qualunque momento, possiamo affrontare i nostri rivali e scalare la vetta per diventare i nuovi campioni di Tekken 8 arcade. Come potete immaginare, si tratta di un contenuto pensato anzitutto per familiarizzare con il gioco e il suo sistema di combattimento, in virtù del fatto di avere un PNG mentore al nostro fianco durante le prime fasi che ci insegnerà qualche trucchetto utile, ed è anche un ottimo modo per racimolare accessori per personalizzare i nostri lottatori preferiti – in barba alla moda o al senso dell’estetica.

Arcade Quest è un ottimo modo per affrontare le basi di Tekken 8

Un approccio analogo lo abbiamo visto in Street Fighter 6, con la differenza che nel picchiaduro di Capcom le prendevamo in prima persona. Progredendo nella storia, ovviamente, gli avversari saranno più forti e dovremo esserlo noi di conseguenza. Per fortuna, eventuali sconfitte non hanno effetto sul nostro grado che, a quanto pare, può soltanto crescere: da novizi a campioni la strada è lunga, piena di sfidanti capaci di darci del filo da torcere ma anche di aiutarci a migliorare passo dopo passo. La storia, che di per sé è un pretesto per rendere l’Arcade Quest più di un mero scontro continuo con PNG, è simpatica nella sua estrema semplicità e mette un po’ di nostalgia a chiunque abbia trascorso giornate alle sale giochi in compagnia di amici.

A chiudere questa lunga disamina restano le Super Ghost Battle, di cui probabilmente avete già sentito parlare per quanto riguarda le lobby online: si tratta di sfide contro personaggi la cui intelligenza artificiale è modellata sulla base del giocatore che, mentre aspettiamo in una lobby, decidiamo di sfidare per passare il tempo. Basandosi sull’analisi di combattimenti avvenuti realmente da parte del giocatore in questione, il sistema di Tekken 8 ricostruisce una versione simulata dello stesso. Bene, all’interno dell’Arcade Quest è possibile fare la medesima cosa con noi stessi: creare, dunque, scontro dopo scontro, un fantasma che si modellerà a mano a mano su di noi e su come ci comportiamo sul ring. Questo avviene in una specifica sala giochi e sebbene possa essere più soddisfacente sfidare i fantasmi di altri giocatori, anche avere a che fare con se stessi può tornare molto utile per migliorare.

Come vedete dall’indicazione sulla destra, il nostro fantasma è in fase di apprendimento

Tekken 8 ha tutte le carte in regola per essere un ritorno in grandissimo stile, a cominciare da una storia molto più cinematografica e coesa, seppur al solito sopra le righe, per arrivare alle finezze del sistema di combattimento e a contenuti non meno rilevanti quali l’intera modalità single player Arcade Quest o l’indimenticabile Tekken Ball. Unreal Engine 5 mostra tutti i suoi muscoli e si vede, vi basta prendere un qualsiasi momento del capitolo precedente per capire il salto di qualità sotto ogni possibile aspetto, da quello estetico a quello ludico. Non manca molto al 26 gennaio e personalmente non vedo l’ora di gettarmi ancora una volta nella mischia del Torneo del Pugno di Ferro.