Il trailer di Doom Eternal è stato presentato un paio di settimane fa durante il QuakeCon 2018, un Lan Party durante il quale si organizzano tornei dei migliori videogiochi del momento e si presentano le novità in arrivo sul mercato.
L’ennesimo capitolo di uno dei videogiochi più sanguinosi della storia non è stato salutato con grida di giubilio, come aveva sperato la ID Software, società sviluppatrice del titolo. In realtà quei buontemponi della ID potevano immaginare quale sarebbe stata la reazione del pubblico alle battute che fanno da sottofondo al gameplay e che hanno fatto sanguinare le orecchie dei giocatori politicamente corretti.
“Non chiamateli Demoni”
La storia alla base di Doom Eternal (e che è emersa dal trailer) vede una massiccia presenza di Demoni sulla Terra. A quanto pare ai Demoni è stato concesso di stabilirsi sul nostro pianeta (quindi di … immigrare) e di vivere assieme agli umani,solo che il Demone perde il pelo ma non il vizio e, com’era prevedibile, la popolazione demoniaca ha finito con il distruggere il nostro pianeta. Ovviamente la missione del giocatore è sparare a qualsiasi cosa si muova, a patto naturalmente che siano esponenti della razza immigrata … importata … insomma a qualsiasi cosa si muova e che non abbia il buon gusto di essere umana.
Di per sé la trama di Doom Eternal potrebbe passare sotto silenzio dal momento che si basa sull’amatissimo e classico schema “spara al mostrone”, ma è l’atteggiamento della casa produttrice che ha trasformato l’uscita del gioco nell’inizio di una polemica piuttosto seria.
Nel trailer infatti vengono recitate in sottofondo delle linee vocali che forniscono dei pratici consigli di etica nell’approccio con i Demoni.
Ricorda, ‘demone’ può essere un termine offensivo. Riferisciti a loro come con l’espressione “sfidato a morte”.
E giusto per non farsi mancare niente, una guida demoniaca con tono serio (ma serissimo) ricorda al player che:
La Terra è il Melting Pot dell’Universo!
Quest’ultima affermazione potrebbe risultare piuttosto oscura agli occhi di un Europeo, ma per un americano è una chiarissima provocazione. “Melting Pot” si traduce in italiano con “crogiolo, calderone” ed è un’espressione tradizionalmente utilizzata per indicare la società degli Stati Uniti, nata dall’ “americanizzazione” di immigrati con bagagli culturali diversissimi che hanno mescolato le proprie culture fino a definire l’attuale cultura americana. New York in particolare è la città a cui ci si riferisce per antonomasia con il termine “Melting Pot”.
I sottintesi razzisti
Naturalmente non bisogna essere particolarmente acuti per vedere gli evidenti parallelismi tra i Demoni e gli immigrati che, secondo una certa linea di pensiero, sono potenzialmente in grado di distruggere la società che li ha accolti e che, nel frattempo, cerca rocambolesche espressioni linguistiche per non offendere la loro sensibilità. “Non chiamateli negri”, giusto per essere espliciti.
La reazione dei Social Justice Warriors
Se ID Software voleva a tutti i costi far parlare del proprio prodotto ci è riuscita e lo ha fatto con una pericolosa operazione di marketing, ovvero attirando su di sé una vera e propria shitstorm da parte dei cosiddetti Social Justice Warriors.
Quest’espressione tutt’altro che lusinghiera corrisponde un po’ al nostro ormai onnipresente “buonista” e, tra l’altro, è legata a doppio filo all’ambiente videoludico. Nonostante il fatto che abbia avuto origine diversi decenni fa con implicazioni molto positive, è tornata in auge durante il Gamergate con un’accezione terribilmente negativa. Oggi si definisce SJW chiunque aderisca in maniera apparentemente acritica a convinzioni estremiste di inclusività culturale, femminismo e altre opinioni ritenute politicamente corrette in linea generale. Cose del tipo “Ovviamente ce l’hai con me perché sono femmina”.
Il trailer di Doom Eternal quindi è una chiara provocazione nei confronti di tutti coloro che, nell’ambiente videoludico ma anche all’esterno di esso, si proclamano sostenitori del politicamente corretto a tutti i costi e ovviamente ha centrato il bersaglio.
I commenti contro il videogioco si sono moltiplicati e hanno fatto parlare così diffusamente del trailer incriminato che siamo qui a scrivere un articolo in merito.
Qualche esempio:
Ho guardato il gemerplay del nuovo Doom e non posso essere stato l’unico a notare la retorica molto esplicita contro l’immigrazione, giusto? Giustapponendo affermazioni come “La Terra è il Melting Pot dell’Universo” con immagini di una terra dannata, invasa dai demoni.
Non è ammissibile prendersi gioco delle posizione pro – immigrazione mettendole nel contesto di un genocidio, un’invasione demoniaca dall’Inferno e farlo passare come qualcosa di diverso dall’essere reazionario e razzista.
Qualcuno partendo da questi presupposti guarda al futuro con pochissima fiducia, certo che quello che il trailer di Doom sia soltanto il prequel di una pessima storia.
Non sono sicuro di poter supportare il gioco con la coscienza pulita. Alcune persone dicono che il SJW e il politicamente corretto hanno rovinato il gaming, ma comincio a pensare che Doom Eternal sia il primo [videogioco] contro cui l’opposizione è giustificata.
C’è chi sostiene Doom Eternal
Naturalmente, come accade sempre, se c’è qualcuno che grida allo scandalo, c’è qualcuno che accoglie con una grossa dose di soddisfazione l’atteggiamento degli autori di Doom, sostenendo che i SJW abbiano rovinato l’ambiente videoludico.
La cosa sta così: se davvero ci si offende perché in Doom i Demoni vengono chiamati “Sfidati a Morte”, si sta implicitamente ammettendo che l’intera linea di pensiero del “politicamente corretto” è solo un rottame e quindi può essere facilmente presa in giro.
Il gaming è politico o non lo è?
Il problema sollevato dal trailer di Doom Eternal è di carattere squisitamente etico, e implica moltissimi interrogativi a cui, presto o tardi, i giocatori si troveranno a dover trovare una risposta individuale.
Il gaming ha implicazioni politiche? Se l’intrattenimento videoludico dev’essere elevato a dignità di sport o di arte, come sostengono le frange più entusiaste dei designer e dei player di questo genere di prodotti, è implicito che gli autori di tali prodotti debbano diventare responsabili dei messaggi che veicolano, esattamente come gli autori un libro, di un film, di una qualsiasi opera d’arte destinata all’intrattenimento. Per questo motivo la risposta è sì, i videogiochi hanno implicazioni politiche come qualsiasi altro prodotto culturale.
Quindi, per fare una riflessione un po’ estrema, se ci sono persone che rifiutano di leggere il Mein Kampf, potrebbero esserci persone che rifiutano di giocare a videogiochi che incitino all’odio razziale e al genocidio facendo dei chiari riferimenti alla situazione politica reale e che si rifiutano di risolvere la questione con un “non esageriamo, si gioca per ridere”.
Voi da che parte state? I videogame dovrebbero essere al di sopra di qualsiasi implicazione politica perché sono finalizzati al mero divertimento? Uccidere demoni immigrati è esattamente come rubare le auto e sparare ai passanti in GTA e non dev’essere demonizzato?